La terapia ACT: Il pensiero critico può risolvere i problemi materiali, ma è inefficace per fronteggiare la sofferenza psichica
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Noi viviamo nel "mondo del linguaggio", anzi possiamo dire che siamo intrappolati nel linguaggio, siamo così presi da tutte quelle parole e immagini che ci girano in testa che perdiamo il contatto con il mondo della esperienza diretta, mediato dai nostri cinque sensi. La consapevolezza (mindfulness) è una navetta che ci riporta dal mondo del linguaggio a quello dell'esperienza diretta. L'essere umano tende a usare il "pensiero critico" e il "problem solving" sia per risolvere i problemi materiali sia per fronteggiare gli stati mentali e la sofferenza psichica che procurano. Il pensiero critico e le capacità logiche possono risolvere molti problemi materiali, ma sono inefficaci per fronteggiare gli stati mentali che sono refrattari al controllo verbale, infatti dirsi di smettere di pensare a qualcosa provoca l'effetto contrario, come dimostrato dal linguista George Lakoff nel libro "Non pensare all'elefante". Uno dei principali meccanismi mentali patologici è costituito dalla "fusione" cognitiva, cioè dalla tendenza innata della mente a ritenere che i pensieri siano la realtà, e non semplicemente rappresentazioni o astrazioni della realtà. Questa distorsione della nostra visione del mondo spinge la mente a costruire una serie di soluzioni disfunzionali che portano verso la sofferenza psichica, quali: credenze distorte, evitamenti, rinunce, rigidità. Ad esempio l'evitamento è un'operazione mentale che molte persone attuano quotidianamente nel tentativo di evitare pensieri dolorosi o stati mentali negativi che li allontanano dalla felicità. In tal modo viene evitata ogni esperienza emotiva realistica e, nelle relazioni, viene immobilizzata l'influenza reciproca. Il soggetto blocca ogni possibilità di essere influenzato dalla realtà e rimane in uno stato di indifferenziazione primitiva tornando così al punto di partenza dello sviluppo umano. Per ovviare a questo comportamento così diffuso, causato dalla fusione con i propri pensieri occorre praticare la "defusione", cioè riconoscere che i pensieri sono solo parole, storie o discorsi che appaiono nella nostra mente senza la pretesa di essere "vere". Comunemente si pensa che la maggior parte della popolazione umana fruisca di una "normalità" psicologica. E si pensa anche che la normalità preveda benessere e felicità quali condizioni alle quali aspirare. Queste si rivelano essere solo "credenze" di fronte alla realtà presentata dal WHO (World Health Organization) che sostiene che la depressione è la principale causa invalidante nel mondo e che quasi il 75% delle persone con disturbi mentali rimane non trattato nei paesi in via di sviluppo, con quasi 1 milione di persone che si tolgono la vita ogni anno. Negli ultimi anni è stata messa a punto una forma di terapia cognitivo-comportamentale: il modello ACT (Acceptance and Commitment Therapy). La terapia ACT promuove il cambiamento e il benessere psicologico applicando competenze di accettazione e impegno (commitment). Tale terapia, fortemente controintuitiva, si basa su una nuova concezione della sofferenza umana, proponendo l' "accettazione" come punto essenziale per provocare un cambiamento clinico.
I'm scared.
Great. It means that you are still alive.
Great. It means that you are still alive.
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ACT MADE SIMPLE: Uno dei principali meccanismi mentali patologici è costituito dalla "fusione" cognitiva, cioè dalla tendenza innata della mente a ritenere che i pensieri siano la realtà, e non semplicemente rappresentazioni o astrazioni della realtà. Questa distorsione della nostra visione del mondo spinge la mente a costruire una serie di soluzioni disfunzionali che portano verso la sofferenza psichica, quali: credenze distorte, evitamenti, rinunce, rigidità. Ad esempio l'evitamento è un'operazione mentale che molte persone attuano quotidianamente nel tentativo di evitare pensieri dolorosi o stati mentali negativi che li allontanano dalla felicità. In tal modo viene evitata ogni esperienza emotiva realistica e, nelle relazioni, viene immobilizzata l'influenza reciproca. Il soggetto blocca ogni possibilità di essere influenzato dalla realtà e rimane in uno stato di indifferenziazione primitiva tornando così al punto di partenza dello sviluppo umano. Per ovviare a questo comportamento così diffuso, causato dalla fusione con i propri pensieri occorre praticare la "defusione", cioè riconoscere che i pensieri sono solo parole, storie o discorsi che appaiono nella nostra mente senza la pretesa di essere "vere". In pratica occorre convincersi che i nostri pensieri potrebbero essere veri, ma non bisogna crederci automaticamente. Essi potrebbero essere utili ma nessun pensiero, per quanto doloroso, è una minaccia reale, come scrive lo psicoterapeuta Russ Harris (vedi bibliografia 2010 p.53): "Rapportati ai tuoi pensieri in modo nuovo, così che abbiano un impatto e un’influenza molto minori su di te. […] essi perderanno la capacità di spaventarti, preoccuparti, stressarti o deprimerti. E man mano che imparerai a praticare la defusione dai pensieri inutili, come le convinzioni che ti limitano e l’autocritica feroce, essi avranno molta meno influenza sul tuo comportamento".
Punti di riflessione
Dove c'è sofferenza, c'è vita. La terapia ACT presuppone che anche nel mezzo di un tremendo dolore e sofferenza, c'è un'opportunità per trovare significato, scopo, e vitalità. In ACT, non miriamo semplicemente a ridurre la sofferenza umana; noi miriamo anche ad aiutare le persone a imparare e crescere a causa della loro sofferenza e ad usare il loro dolore come trampolino di lancio nella creazione di vite ricche e significative. (Russ Harris)
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La terapia ACT non riguarda l'allenamento alla normale modalità mentale. Si tratta di uscire dalla propria mente ed entrare nella propria vita. Alla mente non piace ciò che ACT le propone. (Russ Harris)
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La relazione indifferenziata è un fenomeno naturale dove è presente un "altro" funzionamento psichico che, in seguito, si ritrova nelle relazioni degli individui dove il passaggio da indifferenziazione a differenziazione non è avvenuto sufficientemente. (Giorgio Castelletti)
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Non v'è nulla di buono o di cattivo che non sia il pensiero a renderlo tale (Shakespeare - Amleto, atto II, scena II)
Influenza del 'linguaggio' sulla mente
Noi viviamo nel "mondo del linguaggio", anzi possiamo dire che siamo intrappolati nel linguaggio, siamo così presi da tutte quelle parole e immagini che ci girano in testa che perdiamo il contatto con il mondo della esperienza diretta, mediato dai nostri cinque sensi. La consapevolezza (mindfulness) è una navetta che ci riporta dal mondo del linguaggio a quello dell'esperienza diretta. L'essere umano tende a usare il "pensiero critico" e il "problem solving" sia per risolvere i problemi materiali sia per fronteggiare gli stati mentali e la sofferenza psichica che procurano. Il pensiero critico e le capacità logiche possono risolvere molti problemi materiali, ma sono inefficaci per fronteggiare gli stati mentali che sono refrattari al controllo verbale, infatti dirsi di smettere di pensare a qualcosa provoca l'effetto contrario, come dimostrato dal linguista George Lakoff nel libro "Non pensare all'elefante".
Come scrive lo psicoterapeuta Russ Harris nel libro "ACT made simple" (vedi libri consigliati):
Usiamo la parola "mente" per descrivere un insieme incredibilmente complesso di processi cognitivi interattivi, come analizzare, confrontare, valutare, pianificare, ricordare, visualizzare e così via discorrendo. E tutti questi processi complessi si basano sul sofisticato sistema di simboli che chiamiamo linguaggio umano.
Il pensiero critico e le capacità logiche possono risolvere molti problemi materiali, ma sono inefficaci per fronteggiare gli stati mentali che sono refrattari al controllo verbale, infatti dirsi di smettere di pensare a qualcosa provoca l'effetto contrario
Come affrontare la sofferenza psichica?
Uno dei principali meccanismi mentali patologici è costituito dalla "fusione" cognitiva, cioè dalla tendenza innata della mente a ritenere che i pensieri siano la realtà, e non semplicemente rappresentazioni o astrazioni della realtà. Questa distorsione della nostra visione del mondo spinge la mente a costruire una serie di soluzioni disfunzionali che portano verso la sofferenza psichica, quali: credenze distorte, evitamenti, rinunce, rigidità. Ad esempio l'evitamento è un'operazione mentale che molte persone attuano quotidianamente nel tentativo di evitare pensieri dolorosi o stati mentali negativi che li allontanano dalla felicità. In tal modo viene evitata ogni esperienza emotiva realistica e, nelle relazioni, viene immobilizzata l'influenza reciproca. Il soggetto blocca ogni possibilità di essere influenzato dalla realtà e rimane in uno stato di indifferenziazione primitiva tornando così al punto di partenza dello sviluppo umano. Per ovviare a questo comportamento così diffuso, causato dalla fusione con i propri pensieri occorre praticare la "defusione", cioè riconoscere che i pensieri sono solo parole, storie o discorsi che appaiono nella nostra mente senza la pretesa di essere "vere". In pratica occorre convincersi che i nostri pensieri potrebbero essere veri, ma non bisogna crederci automaticamente. Essi potrebbero essere utili ma nessun pensiero, per quanto doloroso, è una minaccia reale, come scrive lo psicoterapeuta Russ Harris (vedi bibliografia 2010 p.53):
Rapportati ai tuoi pensieri in modo nuovo, così che abbiano un impatto e un’influenza molto minori su di te. […] essi perderanno la capacità di spaventarti, preoccuparti, stressarti o deprimerti. E man mano che imparerai a praticare la defusione dai pensieri inutili, come le convinzioni che ti limitano e l’autocritica feroce, essi avranno molta meno influenza sul tuo comportamento.
Uno dei principali meccanismi mentali patologici è costituito dalla "fusione" cognitiva, cioè dalla tendenza innata della mente a ritenere che i pensieri siano la realtà, e non semplicemente rappresentazioni o astrazioni della realtà
La sofferenza psichica e la terapia ACT
Comunemente si pensa che la maggior parte della popolazione umana fruisca di una "normalità" psicologica. E si pensa anche che la normalità preveda benessere e felicità quali condizioni alle quali aspirare. Queste si rivelano essere solo "credenze" di fronte alla realtà presentata dal WHO (World Health Organization) che sostiene che la depressione è la principale causa invalidante nel mondo e che quasi il 75% delle persone con disturbi mentali rimane non trattato nei paesi in via di sviluppo, con quasi 1 milione di persone che si tolgono la vita ogni anno.
Negli ultimi anni è stata messa a punto una forma di terapia cognitivo-comportamentale: il modello ACT (Acceptance and Commitment Therapy)
A = Accept your thoughts and feelings, and be present (Accetta i tuoi pensieri e sentimenti, e sii presente)C = Choose a valued direction (Scegli una direzione significativa)T = Take action (Agisci)
La terapia ACT promuove il cambiamento e il benessere psicologico applicando competenze di accettazione e impegno (commitment). Tale terapia, fortemente controintuitiva, si basa su una nuova concezione della sofferenza umana, proponendo l' "accettazione" come punto essenziale per provocare un cambiamento clinico.
Lo psicoterapeuta Marco Vicentini descrive così l'origine dell'ACT (vedi bibliografia 2008):
Se la prima fase della psicoterapia fu caratterizzata dal comportamentismo e la seconda dal cognitivismo, la terza fase è un movimento che si incardina su interventi che includono, in maniera differente, l’utilizzo dell’accettazione incondizionata, della meditazione, della relazione, dei valori e della spiritualità, in funzione dei differenti obiettivi terapeutici (Mace, 2007). Più che focalizzarsi sulla riduzione dei sintomi, la finalità primaria della ACT consiste nell’aiutare i clienti ad accettare i propri pensieri ed emozioni e vivere in maniera coerente con i propri valori. Così, ad esempio, quelli che sono chiamati i sintomi dell’ansia non sono considerati come elementi problematici. Si ritiene infatti che la fonte principale del disagio (o sofferenza) sia il tentativo senza fine di controllare e gestire i sintomi.
La psicoterapeuta Nicoletta Cinotti così descrive il modello ACT (nel suo blog "Esperienze di Acceptance & Commitment Therapy"):
La Acceptance and Commitment Therapy è una forma di psicoterapia cognitivo comportamentale con solide conferme scientifiche di efficacia (Hayes, 2004). La Acceptance and Commitment Therapy appartiene a un movimento molto articolato, basato e costruito su precedenti terapie comportamentali e cognitivo-comportamentali, la cosiddetta “terza ondata”. Le terapie cosiddette di “terza ondata” sono caratterizzate da strategie di cambiamento su basi contestuali ed esperienziali (oltre agli aspetti più didattico-direttivi) e da una forte sensibilità al contesto dei fenomeni psicologici e non alla loro forma o al loro contenuto.
La depressione è la principale causa invalidante nel mondo. Quasi il 75% delle persone con disturbi mentali rimane non trattato nei paesi in via di sviluppo, con quasi 1 milione di persone che si tolgono la vita ogni anno
ACT, una terapia controintuitiva e i suoi processi mentali: dall'inflessibilità alla flessibilità
ACT fornisce un modello unificato di cambiamento comportamentale e sviluppo personale, e si è affermata come una forma di terapia basata sull'evidenza. La flessibilità psicologica favorisce forme sane di cambiamento (attraverso l'accettazione e la defusione cognitiva), la selezione (attraverso i valori), la ritenzione (attraverso le abitudini comportamentali formate dalla pratica) e la sensibilità del contesto (attraverso un'attenzione flessibile al presente e ad una maggiore consapevolezza cosciente che emerge da un senso trascendente di sé).
La terapia ACT sfida la saggezza convenzionale e ribalta le regole di base della maggior parte della psicologia occidentale. Ad esempio, la maggior parte dei modelli di terapia sono focalizzati sulla riduzione dei sintomi. Benchè ACT riesca a ridurre i sintomi (più lentamente che con altri modelli terapeutici), non è questo il suo scopo principale. Sull'importanza del linguaggio nell'evitare o generare dolore, scrive Russ Harris nel libro "ACT made simple" (p. 19):
Tutti noi, nel corso della nostra vita proveremo frustrazione, delusione, rifiuto, perdita e fallimento. Tutti sperimenteremo malattie, lesioni, e invecchiamento. Affronteremo tutti la nostra stessa morte e la morte dei nostri cari. In cima a ciò, molte emozioni umane di base, che sperimenteremo ripetutamente, sono intrinsecamente dolorose: paura, tristezza, colpa, rabbia, shock e disgusto, solo per citarne alcune. E come se tutto ciò non bastasse, ognuno di noi ha una mente che può evocare dolore in qualsiasi momento. Grazie al linguaggio umano, ovunque andiamo, qualunque cosa facciamo, possiamo provare dolore istantaneamente, ad esempio ripescando nella memoria episodi dolorosi del passato o facendo predizioni infauste per il futuro.
La terapia ACT ha sei processi centrali (Harris, 2006):
- Accettazione: questo processo consiste nell'accettare tutto ciò che è al di fuori del nostro personale controllo e riguarda la creazione di spazio per emozioni, impulsi e sentimenti che altrimenti tendiamo a sopprimere o evitare (evitamento esperienziale). Questo ci consente di evitare di gonfiarli eccessivamente o di sprecare troppa energia su di essi.
- Defusione cognitiva: è una strategia di consapevolezza che prevede il riconoscimento oggettivo delle nostre esperienze psicologiche piuttosto che percepirle come minacce o realtà percepite. I nostri sentimenti, quindi, sono semplicemente sentimenti e non presagi di condanna imminente. I pensieri sono pensieri e non necessariamente veri, intelligenti o importanti. Meditazioni guidate sono utili per la defusione cognitiva
- Essere presenti: promuovere la consapevolezza di come ci sentiamo attualmente, sia fisicamente che mentalmente. Piuttosto che soffermarsi sul passato o preoccuparsi del futuro, connettersi con il presente significa impegnarsi completamente con "l'adesso". Gli esercizi e le attività di ACT sulla consapevolezza sono utili al riguardo
- Il Sé come Contesto o Il Sé Osservante: questo processo vede le nostre esperienze psicologiche e fisiche come transitorie e in continua evoluzione (Neff, 2003; Neff & Tirch, 2013). Diventare auto-trascendenti in modo da percepire le nostre emozioni, sensazioni, pensieri e altro ancora come periferici e dinamici significa allontanarci dall'alternativa, dove ci definiscono (Koltko-Rivera, 2006)
- Chiarimento dei valori: è un processo in cui esploriamo e chiariamo le cose che riteniamo personalmente significative. I fogli di lavoro di chiarimento in ACT sono spesso esercizi di auto-riflessione che aiutano i pazienti a trovare direzione e motivazione. La terapia ACT sostiene che la qualità della vita dipende da azioni consapevoli guidate da valori, indipendentemente da quanti sintomi si avvertano purchè questi vengano trattati con consapevolezza.
- Azione impegnata: questo principio o processo riguarda la definizione degli obiettivi e l'idea è che questi sono obiettivi di vita a lungo termine basati sui valori. I professionisti di ACT possono quindi aiutare i pazienti a impegnarsi e lavorare con impegno verso gli obiettivi attraverso l'azione.
La terapia ACT sfida la saggezza convenzionale e ribalta le regole di base della maggior parte della psicologia occidentale
................a
da................
Flessibilità psicologica
I processi corretti dalla terapia ACT
Inflessibilità psicologica
Hexaflex: i sei processi mentali patologici innescati dalla "fusione cognitiva"
Strumenti psicologici della terapia ACT
Una soluzione controintuitiva per il rinforzo della resilienza individuale e la riduzione dello stress, basata sulla terapia ACT, la offre la psicoterapeuta Nicoletta Cinotti, esperta di mindfulness e bioenergetica. La Cinotti descrive l'atteggiamento umano che le sembra essere la causa di molti problemi, cioè l'evitamento esperienziale. Infatti molte delle nostre difese ruotano attorno all'evitamento. Per quanto possa sembrare strano, è una delle difese più amate e praticate. Evitiamo gli scontri, gli argomenti difficili, le tensioni “inutili”. Evitiamo, in una parola, di stare in quello che c’è. La Cinotti descrive, nella newsletter del 10 luglio 2019, alcuni strumenti psicologici che potrebbero consentire di interrompere l'evitamento esperienziale, incoraggiando la persona a liberarsi dalla rete psicologica nella quale è avvolta. Essi sono:
- Non lottare. Lottare energizza le nostre difese e le nostre difese ci lasciano intrappolati perché ci fanno combattere un nemico non più presente.
- Lasciar andare: Non cercare di avere l’ultima parola. Oppure avere un’ultima parola: basta così. Basta quello che abbiamo provato. Non sarà l’ultimo tentativo quello definitivo.
- Accettare: se le cose non sono cambiate finora la possibilità che cambino improvvisamente da ora in poi è bassa, sempre più bassa man mano che passa il tempo.
- Addio sensi di colpa: l’emozione più narcisistica del mondo. Nasce con l’idea che siamo indispensabili e in realtà vuole proteggere un’immagine grandiosa di noi. È autorizzato il rimorso, quello che si prova quando ci rendiamo conto di aver fatto male a qualcuno o a sé stessi. Il senso di colpa è quella cosa che proviamo dopo aver mangiato il gelato e siamo preoccupati di ingrassare. Tanto mangeremo un altro gelato prima o poi.
- Se non siamo felici non c’è qualcosa che non va: succede a tutti. Lascia perdere i tentativi di essere felice rapidamente perché in genere fanno malissimo alla salute. Se provi gratitudine sei già un po’ più felice. Se provi gratitudine per quello che c’è sei già un po’ meno incastrato.
- Fai attenzione al processo più che al contenuto: Noi siamo appassionati di storie e ci innamoriamo della trama. Succede così anche nella nostra vita. E se invece che il contenuto, la trama, fosse più importante il processo? Il modo con cui entriamo in relazione con l’esperienza? Guardi con superiorità o inferiorità quello che ti succede? Sei intimo con l’esperienza o la eviti? Ti senti piccolo o grande? Ti fidi di quello che percepisci? Riconosci i segnali di pericolo?
- Non è necessario cambiare: Basta essere consapevoli perché il cambiamento di sviluppi in modo auto-regolato. Lo so che non ci credi ma è così. Perché quando diventiamo consapevoli si apre lo spazio di possibilità. Quello che si riduce quando siamo incastrati e aggrappati alla storia che ci siamo già raccontati mille volte. Ecco essere incastrati è proprio questo: raccontarsi sempre la stessa storia. Cambiano i personaggi, ma la storia rimane sempre uguale. Qualche volta anche comprare un quaderno nuovo aiuta. Ci ricorda che ogni giorno è una pagina non ancora scritta.
L'atteggiamento umano che sembra essere la causa di molti problemi è l'evitamento esperienziale. Infatti molte delle nostre difese ruotano attorno all'evitamento: evitiamo gli scontri, gli argomenti difficili, le tensioni “inutili”. Evitiamo, in una parola, di stare in quello che c’è
Matrice ACT
Un esempio di matrice
La matrice ACT: un metodo semplice per applicare la strategia terapeutica ACT
L'uso dell'Hexaflex (l'esagono con i sei principali processi del metodo ACT), si è rivelato difficile, così lo psicologo Kevin Polk, insieme ad altri, ha messo a punto, nel 2009, un metodo semplice per applicare i principi dell'ACT. Questo metodo, denominato "matrice ACT", è descritto nel libro "La matrice ACT" (vedi libro consigliato). Semplicemente si tratta di separare ciò che si farebbe normalmente per allontanarsi dalla sofferenza mentale (tutti i comportamenti errati quali rinunce ed evitamenti) da ciò che si decide realmente di fare per vivere in conformità ai propri valori. Polk descrive così l'uso che si può fare della matrice (pp. 14-16):
La matrice si riduce a due linee su un pezzo di carta. La matrice ci invita a collocare le nostre esperienze, i nostri comportamenti e le nostre storie all'interno dei quattro quadranti formati dalle linee perpendicolari. [...] Traccia le due linee della matrice su un pezzo di carta. Nel quadrante in basso a destra, scrivi il nome di qualcuno che è importante per te. Nel quadrante in basso a sinistra, scrivi un pensiero, un'emozione o un ricordo che può emergere e ostacolarti nel fare qualcosa per avvicinarti a questa persona importante. Nel quadrante in alto a sinistra, scrivi una cosa che ti si potrebbe veder fare quando le cose in basso a sinistra si manifestano - come visibilmente ti sei allontanato da queste o come hai agito sotto il loro controllo. Infine, nel quadrante in alto a destra, scrivi almeno una cosa che ti si potrebbe veder fare per muoverti verso questa persona.
La matrice ACT consente di separare ciò che si farebbe normalmente per allontanarsi dalla sofferenza mentale (tutti i comportamenti errati quali rinunce ed evitamenti) da ciò che si decide realmente di fare per vivere in conformità ai propri valori
Conclusioni (provvisorie): il pensiero critico è inefficace a fronteggiare gli stati mentali e la sofferenza psichica, mentre il metodo ACT funziona
Uno dei principali problemi umani è la fusione cognitiva
Comunemente si pensa che la maggior parte della popolazione umana fruisca di una "normalità" psicologica. E si pensa anche che la normalità preveda benessere e felicità quali condizioni alle quali aspirare. Queste si rivelano essere solo "credenze" di fronte alla realtà presentata dal WHO (World Health Organization) che sostiene che la depressione è la principale causa invalidante nel mondo e che quasi il 75% delle persone con disturbi mentali rimane non trattato nei paesi in via di sviluppo, con quasi 1 milione di persone che si tolgono la vita ogni anno.
Il pensiero critico e le capacità logiche possono risolvere molti problemi materiali, ma sono inefficaci per fronteggiare gli stati mentali patologici dato che essi sono refrattari al controllo verbale, infatti dirsi di smettere di pensare a qualcosa provoca l'effetto contrario. Uno dei principali meccanismi mentali patologici è costituito dalla "fusione" cognitiva, cioè dalla tendenza innata della mente a ritenere che i pensieri siano la realtà, e non semplicemente rappresentazioni o astrazioni della realtà. Per ovviare a questo comportamento così diffuso, causato dalla fusione con i propri pensieri occorre praticare la "defusione", cioè riconoscere che i pensieri sono solo parole, storie o discorsi che appaiono nella nostra mente senza la pretesa di essere "vere". Noi viviamo nel "mondo del linguaggio", anzi possiamo dire che siamo intrappolati nel linguaggio, siamo così presi da tutte quelle parole e immagini che ci girano in testa che perdiamo il contatto con il mondo della esperienza diretta, mediato dai nostri cinque sensi.
Come praticare la defusione cognitiva
La consapevolezza (mindfulness) è una navetta che ci riporta dal mondo del linguaggio a quello dell'esperienza diretta. L'essere umano tende a usare il "pensiero critico" e il "problem solving" sia per risolvere i problemi materiali sia per fronteggiare gli stati mentali e la sofferenza psichica che procurano. Il pensiero critico e le capacità logiche possono risolvere molti problemi materiali, ma sono inefficaci per fronteggiare gli stati mentali che sono refrattari al controllo verbale, infatti dirsi di smettere di pensare a qualcosa provoca l'effetto contrario, come dimostrato dal linguista George Lakoff nel libro "Non pensare all'elefante". Uno dei principali meccanismi mentali patologici è costituito dalla "fusione" cognitiva, cioè dalla tendenza innata della mente a ritenere che i pensieri siano la realtà, e non semplicemente rappresentazioni o astrazioni della realtà. Questa distorsione della nostra visione del mondo spinge la mente a costruire una serie di soluzioni disfunzionali che portano verso la sofferenza psichica, quali: credenze distorte, evitamenti, rinunce, rigidità. Ad esempio l'evitamento è un'operazione mentale che molte persone attuano quotidianamente nel tentativo di evitare pensieri dolorosi o stati mentali negativi che li allontanano dalla felicità. In tal modo viene evitata ogni esperienza emotiva realistica e, nelle relazioni, viene immobilizzata l'influenza reciproca. Il soggetto blocca ogni possibilità di essere influenzato dalla realtà e rimane in uno stato di indifferenziazione primitiva tornando così al punto di partenza dello sviluppo umano. Per ovviare a questo comportamento così diffuso, causato dalla fusione con i propri pensieri occorre praticare la "defusione", cioè riconoscere che i pensieri sono solo parole, storie o discorsi che appaiono nella nostra mente senza la pretesa di essere "vere". In pratica occorre convincersi che i nostri pensieri potrebbero essere veri, ma non bisogna crederci automaticamente. Essi potrebbero essere utili ma nessun pensiero, per quanto doloroso, è una minaccia reale, come scrive lo psicoterapeuta Russ Harris: "Rapportati ai tuoi pensieri in modo nuovo, così che abbiano un impatto e un’influenza molto minori su di te. […] essi perderanno la capacità di spaventarti e senza l’autocritica feroce, essi avranno molta meno influenza sul tuo comportamento."
La Terapia ACT propone un'attenzione flessibile al presente
Negli ultimi anni è stata messa a punto una forma di terapia cognitivo-comportamentale: il modello ACT (Acceptance and Commitment Therapy). La terapia ACT promuove il cambiamento e il benessere psicologico applicando competenze di accettazione e impegno (commitment). Tale terapia, fortemente controintuitiva, si basa su una nuova concezione della sofferenza umana, proponendo l' "accettazione" come punto essenziale per provocare un cambiamento clinico. ACT fornisce un modello unificato di cambiamento comportamentale e sviluppo personale, e si è affermata come una forma di terapia basata sull'evidenza. La flessibilità psicologica favorisce forme sane di cambiamento (attraverso l'accettazione e la defusione cognitiva), la selezione (attraverso i valori), la ritenzione (attraverso le abitudini comportamentali formate dalla pratica) e la sensibilità del contesto (attraverso un'attenzione flessibile al presente e ad una maggiore consapevolezza cosciente che emerge da un senso trascendente di sé). La terapia ACT sfida la saggezza convenzionale e ribalta le regole di base della maggior parte della psicologia occidentale. Ad esempio, la maggior parte dei modelli di terapia sono focalizzati sulla riduzione dei sintomi. Benchè ACT riesca a ridurre i sintomi (più lentamente che con altri modelli terapeutici), non è questo il suo scopo principale. Sull'importanza del linguaggio nell'evitare o generare dolore, scrive Russ Harris nel libro "ACT made simple": "Tutti noi, nel corso della nostra vita proveremo frustrazione, delusione, rifiuto, perdita e fallimento. Tutti sperimenteremo malattie, lesioni, e invecchiamento. Affronteremo tutti la nostra stessa morte e la morte dei nostri cari. In cima a ciò, molte emozioni umane di base, che sperimenteremo ripetutamente, sono intrinsecamente dolorose: paura, tristezza, colpa, rabbia, shock e disgusto, solo per citarne alcune. E come se tutto ciò non bastasse, ognuno di noi ha una mente che può evocare dolore in qualsiasi momento. Grazie al linguaggio umano, ovunque andiamo, qualunque cosa facciamo, possiamo provare dolore istantaneamente, ad esempio ripescando nella memoria episodi dolorosi del passato o facendo predizioni infauste per il futuro." La terapia ACT ha sei processi centrali: Accettazione, Defusione cognitiva, Essere presenti, Il Sé come contesto, Chiarimento dei valori, Azione impegnata. La matrice ACT consente di separare ciò che si farebbe normalmente per allontanarsi dalla sofferenza mentale (tutti i comportamenti errati quali rinunce ed evitamenti) da ciò che si decide realmente di fare per vivere in conformità ai propri valori.
per scaricare le conclusioni (in pdf):
Letteratura che orienta la realtà
In un'intervista di Stefano Massini a Daniel Pennac, i due scrittori discutono dell'influenza che la letteratura esercita sulla società. Essi elencano gli autori che hanno permesso loro di orientarsi in situazioni difficili, come quella in cui non si riesce a padroneggiare la realtà. Il libro suggerito per liberarsi da "complessi e paure" è: "La metamorfosi" di Franz Kafka.
La razionalità richiede impegno personale!
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Bibliografia (chi fa delle buone letture è meno manipolabile)
- Steven Hayes, Heather Pierson (2005), Acceptance and Commitment Therapy (PDF) [200 citazioni]
- Steven Hayes, Jacqueline Pistorello, Michael E. Levin (2012), Acceptance and Commitment Therapy as a Unified Model of Behavior Change (PDF)
- Steven Hayes, Jacqueline Pistorello, Antony Biglan (2005), Acceptance and Commitment Therapy: model, data, and extension to the prevention of suicide (PDF)
- Marco Vicentini (2008), Acceptance and Commitment Therapy (ACT): Nuove prospettive per la Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale? (PDF)
- Giorgio Castelletti (2008), L'evitamento dell'esperienza - Istituto Irisp
- Nicoletta Cinotti (2014), Aggrapparsi, evitare e il pilota automatico
- Rachel Musolino (2018), Quello che la mente dice: l’influenza dei pensieri e il concetto di defusione - State of Mind
- Barbara Barcaccia (2012), Il processo di defusione nella terapia dell’Accettazione e dell’Impegno (ACT) (PDF)
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Spesa annua pro capite in Italia per gioco d'azzardo 1.583 euro, per l'acquisto di libri 58,8 euro (fonte: l'Espresso 5/2/17)
Pagina aggiornata il 1 giugno 2023