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Nel 1932 Aldous Huxley scrisse "Il mondo nuovo", immaginando una società disumanizzata, tecnologicamente avanzata ma con gli uomini ridotti ad automi senza emozioni e sentimenti. Oggi, viviamo in un "mondo nuovo" irretito da tecnologie che si propongono di cambiare la natura umana, un mondo artificiale che prelude a una fase di mutazione umana basata sulle nanotecnologie alla quale le corporation della Silicon Valley si stanno preparando.
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Sloterdijk propone una visione sistemica dell’antropocene, come epoca nella quale l’uomo deve riconoscere, da un lato, l’irrimediabile e catastrofica retroattività delle sue azioni sull’intera biosfera; dall’altro, assumere programmaticamente le conseguenze di questa circostanza
Abbiamo riportato come, secondo Sloterdjik, il processo di antropogenesi, la nascita dell'essere umano propriamente detto, avvenga a partire dalla sua coesistenza già culturale nell'orda. Sarebbe stata la convivenza in entità microsociali ai tempi della preistoria ad aver influito in maniera decisiva sull'evoluzione dell'essere umano, provocando una sua deriva da essere vivente della specie homo sapiens a Uomo. Abbiamo quindi definito l'uomo come l'unico animale che si separa dal corso biologico-evolutivo della propria specie in virtù di un'automanipolazione dovuta al proprio modo di rapportarsi (tecnico) alla natura circostante. Sloterdjik definirà questi processi autoplastici col termine "antropotecniche".
A partire dalla mano che afferra la pietra, l’uomo ha sempre cercato di superare i limiti imposti dall’ambiente naturale e, attraverso l’uso delle più moderne tecnologie, ha avviato quel processo di “domesticazione” che lo ha portato a far parte del “parco umano”. «Se ‘c’è’ un uomo è solo perché una tecnica l’ha prodotto a partire dalla preumanità», egli, quindi, non si dà mai come semplice essere naturale, ma, al contrario, è sempre il risultato di un artificio, per cui l’agire tecnico è, come sostiene anche Gehlen, la vera essenza dell’uomo, in quanto gli permette di superare i suoi inadattamenti, primitivismi e carenze grazie alla sua capacità di creare un modo culturale.
Sviluppare l’omeotecnica diviene una necessità per noi che viviamo quotidianamente nel rischio di una catastrofe ecologica per il nostro pianeta e di un mutamento genetico per la nostra specie; in questa direzione si colloca il testo di Sloterdijk del 2009 "Devi cambiare la tua vita" dove l’antropotecnica assorbe le istanze omeotecniche attraverso una nuova prospettiva che non considera più gli individui nella loro costituzione psico-biologica e sociale, ma nella loro capacità di agire su se stessi attraverso le pratiche filosofiche e l’esercizio atletico.
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Antonio Lucci (2012), L’animale acrobatico. Origini e sviluppo del concetto di antropotecnica nel pensiero di Peter Sloterdijk (PDF)
Cateno Tempio (2011), Devi cambiare la tua vita (Recensione)
Marco Dotti (2009), Sloterdijk e i suoi imperativi (PDF) - Il Manifesto
Andrea Coccia (2014), Un'intervista impossibile con Aldous Huxley
- Paolo Bonsignore (1996), "Il Pensiero Politico di Aldous Huxley" Tesi di Laurea
- (2020), Benvenuti nell’Antropocene - Duegradi.eu
- Marco Pavanini (2016), Per un’etica co-immunologica
Pagina aggiornata il 18 novembre 2023