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Origine della vita sulla Terra e DNA europeo / italiano
TEORIE > CONCETTI > RESILIENZA
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Il nutrizionista e psicoanalista Fabio Piccini, riguardo all'origine della vita su questo pianeta, scrive nel libro "Alla scoperta del microbioma umano": "Gli scienziati  hanno postulato diverse teorie nel tentativo di spiegare come le prime forme di vita siano comparse negli oceani primordiali. Vi è chi ha ipotizzato che tutto sia iniziato a seguito della ricaduta di polveri provenienti dallo spazio (la cosiddetta panspermia) e chi, invece, ritiene più probabile un'origine casuale delle prime forme di vita, che si sarebbero sviluppate all'interno di depositi argillosi localizzati sul fondo degli oceani stessi. Probabilmente in origine vi furono forme di vita basate esclusivamente su RNA e solo in un secondo tempo si verificò l'evoluzione verso forme di vita basate su DNA e proteine. [...] Comunque siano andate le cose, certo è che le prime forme di vita che comparvero sulla Terra furono microrganismi unicellulari (in pratica batteri). E per circa tre miliardi di anni essi rimasero gli unici abitanti del pianeta."  In fondo la nostra specie altro non è se non una goccia d'acqua in un oceano di vita popolato principalmente da batteri. Il nostro stesso corpo costituisce la prova di tutto ciò in quanto contiene campioni di microrganismi appartenenti a tutte le principali ramificazioni dell'albero della vita; dai protobatteri metanogeni che vivono nel nostro intestino (appartenenti alla famiglia degli Archea), ai funghi che talora infestano la nostra pelle (che appartengono agli organismi Eucarioti), agli altri batteri che vivono un pò dovunque in giro per il corpo umano (tutti appartenenti alla grande famiglia dei Procarioti). L'archeogenetica ha consentito, negli ultimi anni, di fare delle scoperte inaspettate sul nostro passato: l'analisi del DNA di antiche popolazioni euroasiatiche ha rivelato flussi migratori preistorici di cui si ignorava l'importanza nel determinare la storia umana. Ad esempio gli studi sul DNA antico del continente euroasiatico del genetista David Reich, riportati nel libro "Chi siamo e come siamo arrivati fin qui", hanno indagato nella preistoria dell'Eurasia meridionale l'abbandono, circa 12.000-10.000 anni, dei modi di vita basati su caccia e raccolta, l'avvento di pastorizia e agricoltura, lo sviluppo di villaggi sedentari e poi città, e negli ultimi 4000 anni la diffusione delle lingue IndoEuropee. A causa della notevole estensione latitudinale della penisola, che si estende dalle Alpi al cuore del Mar Mediterraneo, i gruppi umani che si diffusero anticamente lungo di essa furono probabilmente costretti a far fronte a condizioni ecologiche, ambientali e climatiche molto diverse. Di conseguenza, il background genomico italiano eterogeneo è stato maturato in risposta al differente contesto ambientale determinando una longevità basata, rispettivamente, su una minore suscettibilità degli italiani del Nord a sviluppare diabete e obesità e una minore suscettibilità degli italiani del Sud a sviluppare nefropatie e tumori della pelle.
Il punto chiave
Sei più microbo di quanto sei umano. (Robert Knight)
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Il nostro è il secolo della biologia, perchè la biologia, come potrebbe dire Husserl, è la scienza delle decisioni ultime ed è insieme il luogo ambiguo dell'umano e della sua verità. (Carlo Sini)
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In fondo la nostra specie altro non è se non una goccia d'acqua in un oceano di vita popolato principalmente da batteri. Il nostro stesso corpo costituisce la prova di tutto ciò in quanto contiene campioni di microrganismi appartenenti a tutte le principali ramificazioni dell'albero della vita; dai protobatteri metanogeni che vivono nel nostro intestino (appartenenti alla famiglia degli Archea), ai funghi che talora infestano la nostra pelle (che appartengono agli organismi Eucarioti), agli altri batteri che vivono un pò dovunque in giro per il corpo umano (tutti appartenenti alla grande famiglia dei Procarioti). (Fabio PIccini)
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L'elevata strutturazione genetica che prima dell'Età del bronzo aveva caratterizzato l'Eurasia occidentale crollò, dopo l'Età del bronzo, all'attuale bassissimo livello di differenziazione genetica. E' un esempio straordinario del modo in cui la tecnologia, in questo caso la domesticazione, ha contribuito all'omologazione, non solo culturale ma anche genetica. Dimostra che quanto sta succedendo, prima con la rivoluzione industriale e poi con quella dell'informazione nella nostra epoca, non è un caso unico nella storia della specie umana. (David Reich)

DNA
We were created to ask ourselves: "Why were we created?" A real stroke of genius.
Il passato della Terra e l'origine della vita
Il nutrizionista e psicoanalista Fabio Piccini (vedi bibliografia 2020), riguardo all'origine della vita su questo pianeta, scrive nel libro "Alla scoperta del microbioma umano" (p.15):


Gli scienziati  hanno postulato diverse teorie nel tentativo di spiegare come le prime forme di vita siano comparse negli oceani primordiali. Vi è chi ha ipotizzato che tutto sia iniziato a seguito della ricaduta di polveri provenienti dallo spazio (la cosiddetta panspermia) e chi, invece, ritiene più probabile un'origine casuale delle prime forme di vita, che si sarebbero sviluppate all'interno di depositi argillosi localizzati sul fondo degli oceani stessi. Probabilmente in origine vi furono forme di vita basate esclusivamente su RNA e solo in un secondo tempo si verificò l'evoluzione verso forme di vita basate su DNA e proteine. [...] Comunque siano andate le cose, certo è che le prime forme di vita che comparvero sulla Terra furono microrganismi unicellulari (in pratica batteri). E per circa tre miliardi di anni essi rimasero gli unici abitanti del pianeta.

Piccini ha inoltre evidenziato l'importanza genetica del microbioma per la salute psico-fisica dell'individuo, e scrive nel libro "Alla scoperta del microbioma umano" (p.21):

In un corpo umano circa il 99% della componente genetica è di origine batterica. E ciò porta a fare alcune interessanti riflessioni; la prima su quanto vi sia di veramente "umano" in noi, dato che la maggior parte delle cellule che costituiscono il nostro organismo non è di natura umana. Possiamo addirittura dire che l'uomo possiede in realtà non uno, ma due genomi; il primo fisso e immutabile, ereditato dai genitori attraverso i cromosomi umani, ed il secondo molto più dinamico, acquisito dai batteri che coabitano con il suo corpo.
Per circa tre miliardi di anni i batteri furono gli unici abitanti del pianeta Terra
Com'è nata la vita umana
Il biologo Carlo Alberto Redi descrive la nascita dell'universo e la formazione della materia vivente
Esperimento di Miller-Urey
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Il brodo primordiale da cui è nata la vita sul pianeta Terra
“Semi-creazione”. Titolava così il Time sessantuno anni fa. E non esagerava troppo: la rivista descriveva i dettagli dell’ esperimento di Stanley Miller, il biochimico statunitense che, a soli ventitrè anni, era riuscito a ricreare in laboratorio, in condizioni controllate, l’ atmosfera primitiva della Terra e il brodo primordiale da cui si pensava avesse avuto origine la vita sul nostro pianeta.
In fondo la nostra specie altro non è se non una goccia d'acqua in un oceano di vita popolato principalmente da batteri. Il nostro stesso corpo costituisce la prova di tutto ciò in quanto contiene campioni di microrganismi appartenenti a tutte le principali ramificazioni dell'albero della vita; dai protobatteri metanogeni che vivono nel nostro intestino (appartenenti alla famiglia degli Archea), ai funghi che talora infestano la nostra pelle (che appartengono agli organismi Eucarioti), agli altri batteri che vivono un pò dovunque in giro per il corpo umano (tutti appartenenti alla grande famiglia dei Procarioti)
La rivoluzione del DNA antico
Pastori nomadi delle steppe asiatiche all'origine del DNA europeo?
Primi europei: occhi azzurri, capelli e pelle scura
Scrive il genetista David Reich nel libro "Chi siamo e come siamo arrivati fin qui" (p.134):

L'analisi del DNA antico dimostra che circa 8000 anni fa i cacciatori-raccoglitori della parte occidentale dell'Europa avevano gli occhi azzurri ma pelle e capelli scuri, una combinazione oggi rara. La pelle chiara in Europa trova le sue origini nelle migrazioni di agricoltori.
Il genoma dei popoli europei: come europei siamo tutti figli delle steppe?
L'archeogenetica ha consentito, negli ultimi anni, di fare delle scoperte inaspettate sul nostro passato: l'analisi del DNA di antiche popolazioni euroasiatiche ha rivelato flussi migratori preistorici di cui si ignorava l'importanza nel determinare la storia umana. Ad esempio gli studi sul DNA antico del continente euroasiatico del genetista David Reich, riportati nel libro "Chi siamo e come siamo arrivati fin qui", hanno indagato nella preistoria dell'Eurasia meridionale l'abbandono, circa 12.000-10.000 anni, dei modi di vita basati su caccia e raccolta, l'avvento di pastorizia e agricoltura, lo sviluppo di villaggi sedentari e poi città, e negli ultimi 4000 anni la diffusione delle lingue IndoEuropee.

Reich ha analizzato il DNA di 524 individui, appartenenti a diverse antiche popolazioni Euroasiatiche. I dati hanno confermato che gli agricoltori neolitici europei discendono da popolazioni dell'Anatolia, l'attuale Turchia e rivelano che la stessa discendenza, nello stesso periodo, si ritrova nei primi agricoltori dell'Altopiano Iranico e dell'Asia Centrale. La presenza di questa componente, tra gli antenati degli individui analizzati, diminuisce con un trend graduale (cline) nel corso del tempo, fino alle soglie 3° millennio a.C. Scrive David Reich ne suo libro (pp.133-134):

Gli agricoltori del Medio Oriente, sospinti dalla tecnologia rivoluzionaria della domesticazione di piante e animali che permetteva di sostentare densità demografiche assai più elevate che con la caccia e la raccolta, iniziarono a migrare e a mescolarsi con i vicini. Ma nel Medio Oriente, invece di avere un gruppo che sfrattava tutti gli altri e li spingeva verso l'estinzione, come era successo in alcune delle precedenti diffusioni di cacciatori-raccoglitori in Europa, tutti i gruppi in espansione diedero un contributo alle popolazioni successive.

Ciò dimostra che la pretesa nascita e diffusione del "pacchetto" di piante e animali caratteristico dell'agricoltura Neolitica MedioOrientale (la cosiddetta Mezzaluna Fertile ipotizzata dall'archeologo James Breasted) fu "creata" da migrazioni di genti che, provenendo dalle steppe asiatiche, si mescolarono a più riprese con diverse società locali, muovendosi non solo verso ovest, ma anche verso est. Lo studio ha anche considerato, la diffusione delle lingue Indo-Europee e il ruolo della cultura dei nomadi dell'età del Rame detta di "Yamnaya" in questo processo. Questa cultura, dalla soglia del 3300 a.C. in poi, si era già diffusa in una vasta area che va dall'Ungheria ai Monti Altai, sostituendo rapidamente precedenti profili genetici Iranici-Anatolici. Il nucleo originario di questa diffusione, che procedette sia verso ovest, in direzione dell'Europa occidentale, che verso sud-est, cioè verso l'India, si trova nelle pianure tra Mar Nero e Mar Caspio, già da tempo indicate da parte degli studiosi come la terra di origine delle arcaiche comunità linguistiche proto-Indo-Europee.
Le nuove analisi mostrano chiaramente come, dopo il 2100 a.C., nei cimiteri di alcune antiche città compaiano individui con l'ascendenza genetica dei pastori nomadi della grande fascia delle steppe che attraversa a metà, come una spina dorsale piatta, l'intera Eurasia - appunto, i nomadi di Yamnaya.
Scrive l'archeologo Massimo Vidale (vedi bibliografia 2019):

Possiamo ora scartare l'ipotesi precedente secondo cui le lingue Indo-Europee si sarebbero diffuse dall'Anatolia insieme alla cosiddetta Rivoluzione Neolitica. Si trattò invece di un fenomeno ben più tardo, legato alle migrazioni dei pastori nomadi delle steppe di 5000 anni fa. Come Europei, siamo forse tutti figli delle steppe.
L'archeogenetica, cioè l'analisi del DNA antico dei resti di individui del passato, ha consentito di rivelare flussi migratori preistorici di cui si ignorava l'importanza nel determinare la storia umana. Flussi che hanno consentito l'abbandono, circa 12.000-10.000 anni, dei modi di vita basati su caccia e raccolta, l'avvento di pastorizia e agricoltura, lo sviluppo di villaggi sedentari e poi città, e negli ultimi 4000 anni la diffusione delle lingue IndoEuropee
La rivoluzione neolitica: i pastori delle steppe asiatiche arrivarono in Europa nella media età del bronzo (2300-1500 a.C.)
L'analisi del DNA antico e dei dati genomici di diversi asiatici del sud, mostra come gli antenati della steppa "legarono geneticamente" l'Europa e l'Asia meridionale nell'età del bronzo e identificano le popolazioni che quasi sicuramente furono responsabili della diffusione delle lingue indoeuropee in gran parte dell'Eurasia.
Il genoma degli italiani è il più geneticamente differenziato rispetto al resto d'Europa
Un recente studio dei biologi Marco Sazzini, Paolo Abondio e Paolo Garegnani (vedi bibliografia 2020),  ha chiarito il contributo che molteplici eventi migratori e adattativi hanno avuto nel plasmare l'eterogeneo background genomico italiano, e le interazioni gene-ambiente che hanno avuto un ruolo significativo nella formazione del genoma dell'Europa continentale e meridionale. Essi scrivono:

Fino ad oggi, diversi studi miravano a chiarire l'eredità genetica delle moderne popolazioni europee, avendo accumulato prove del fatto che è stato plasmato da complessi processi preistorici e storici risultanti dal contatto tra gruppi con origini notevolmente diverse. In particolare, la composizione genetica dell'attuale meta-popolazione europea è risultata caratterizzata da una distribuzione clinica delle variazioni, con una sottile divergenza osservabile soprattutto tra le persone dell'Europa continentale e meridionale. Questo modello è ricapitolato in modo univoco dalla variazione genetica distribuita lungo la penisola italiana, suggerendo che la dissezione di eventi demografici ed evolutivi verificatisi in quest'area potrebbe migliorare la comprensione delle dinamiche chiave della popolazione e delle interazioni gene-ambiente che hanno contribuito alla formazione dell'attuale panorama genomico europeo.

Per millenni, e sino alla fine del periodo glaciale (circa 19.000 anni fa), le popolazioni che erano migrate nell'Italia del Nord sono state sottoposte a bruschi cambiamenti climatici, che hanno portato all'evoluzione di cambiamenti biologici: le popolazioni del nord Italia hanno sviluppato un metabolismo ottimizzato per una dieta ricca di calorie e grassi animali, che sono essenziali per sopravvivere nei climi freddi. Il clima ha modificato alcuni geni per adattare l'organismo all'ambiente in modo diverso nell'Italia del Nord rispetto a quella del Sud, come scrivono i biologi:

Abbiamo proposto pressioni selettive legate al clima come potenziali fattori che hanno influenzato l'evoluzione adattativa dei geni correlati all'insulina, specialmente negli antenati degli italiani del Nord. Regolando l'omeostasi del glucosio, adiposità e termogenesi in risposta alle diete ipercaloriche adottate per far fronte a condizioni ambientali energicamente impegnative, questi eventi adattivi potrebbero anche aver contribuito a rendere le persone del Nord Italia meno inclini a sviluppare T2D [diabete di tipo 2] e obesità nonostante il difficile contesto nutrizionale imposto dai moderni stili di vita. Al contrario, si suppone che i possibili adattamenti contro i patogeni e la modulazione della melanogenesi in risposta a radiazioni UV elevate abbiano avuto un ruolo nella ridotta suscettibilità delle persone dell'Italia meridionale rispettivamente alla nefropatia immunoglobulinica-A e ai tumori della pelle. Infine, sono stati trovati molteplici processi adattativi sviluppati dalla popolazione italiana complessiva, ma essendo risultati più pronunciati nelle persone delle regioni meridionali della penisola, hanno il potenziale per modulare secondariamente il fenotipo della longevità.

Viene quindi ipotizzata, in risposta al differente contesto ambientale, una minore suscettibilità degli italiani del Nord a sviluppare diabete e obesità e una minore suscettibilità degli italiani del Sud a sviluppare nefropatie e tumori della pelle. Inoltre lo studio suppone che la diversità genetica e culturale dei popoli italiani, rispetto al resto del continente europeo, sia stata influenzata da migrazioni di popoli arrivati dal mare, come scrivono i biologi:

Il flusso genico proveniente dal Vicino Oriente sembra aver interessato principalmente l'Italia centrale e per un periodo più lungo rispetto ad altre regioni della penisola. Infine, è stato scoperto che gli italiani del sud presentavano affinità genetica con popolazioni del Mediterraneo orientale e in particolare di Creta, Cipro e delle isole Anatoliche / Dodecaneso, con persone siciliane che mostravano anche una percentuale maggiore di componenti ancestrali probabilmente introdotte durante l'occupazione araba dell'isola. [...] A causa della notevole estensione latitudinale della penisola, che si estende dalle Alpi al cuore del Mar Mediterraneo, i gruppi umani che si diffusero anticamente lungo di essa furono probabilmente costretti a far fronte a condizioni ecologiche, ambientali e climatiche notevolmente diverse. Di conseguenza, il background genomico italiano eterogeneo potrebbe aver rappresentato un substrato favorevole per l'azione della selezione naturale che consente l'evoluzione di diversi adattamenti locali innescati da una varietà di pressioni selettive.
Differenze genetiche tra Nord Italia e Sud Italia
Uno studio dei biologi Marco Sazzini et Al. ha ipotizzato che le popolazioni del Nord Italia e del Sud Italia abbiano maturato, in risposta al differente contesto ambientale, una longevità basata, rispettivamente, su una minore suscettibilità degli italiani del Nord a sviluppare diabete e obesità e una minore suscettibilità degli italiani del Sud a sviluppare nefropatie e tumori della pelle.
A causa della notevole estensione latitudinale della penisola, che si estende dalle Alpi al cuore del Mar Mediterraneo, i gruppi umani che si diffusero anticamente lungo di essa furono probabilmente costretti a far fronte a condizioni ecologiche, ambientali e climatiche molto diverse. Di conseguenza, il background genomico italiano eterogeneo è stato maturato in risposta al differente contesto ambientale determinando una longevità basata, rispettivamente, su una minore suscettibilità degli italiani del Nord a sviluppare diabete e obesità e una minore suscettibilità degli italiani del Sud a sviluppare nefropatie e tumori della pelle
Conclusioni (provvisorie): l'analisi archeogenetica delle popolazioni europee ha mostrato che il DNA si è modificato per adattare il metabolismo umano alle condizioni ambientali
Gli scienziati  hanno postulato diverse teorie nel tentativo di spiegare come le prime forme di vita siano comparse negli oceani primordiali. Vi è chi ha ipotizzato che tutto sia iniziato a seguito della ricaduta di polveri provenienti dallo spazio (la cosiddetta panspermia) e chi, invece, ritiene più probabile un'origine casuale delle prime forme di vita, che si sarebbero sviluppate all'interno di depositi argillosi localizzati sul fondo degli oceani stessi. Probabilmente in origine vi furono forme di vita basate esclusivamente su RNA e solo in un secondo tempo si verificò l'evoluzione verso forme di vita basate su DNA e proteine. [...] Comunque siano andate le cose, certo è che le prime forme di vita che comparvero sulla Terra furono microrganismi unicellulari (in pratica batteri). E per circa tre miliardi di anni essi rimasero gli unici abitanti del pianeta. L'archeogenetica ha consentito, negli ultimi anni, di fare delle scoperte inaspettate sul nostro passato: l'analisi del DNA di antiche popolazioni euroasiatiche ha rivelato flussi migratori preistorici di cui si ignorava l'importanza nel determinare la storia umana. Il genetista David Reich ha analizzato il DNA di 524 individui, appartenenti a diverse antiche popolazioni Euroasiatiche. I dati hanno confermato che gli agricoltori neolitici europei discendono da popolazioni dell'Anatolia, per cui la pretesa nascita e diffusione del "pacchetto" di piante e animali caratteristico dell'agricoltura Neolitica MedioOrientale fu "creata" da migrazioni di genti che, provenendo dalle steppe asiatiche, si mescolarono a più riprese con diverse società locali. Per millenni, e sino alla fine del periodo glaciale (circa 19.000 anni fa), le popolazioni che erano migrate nell'Italia del Nord sono state sottoposte a bruschi cambiamenti climatici, che hanno portato all'evoluzione di cambiamenti biologici, infatti le popolazioni del nord Italia, a differenza di quelle del Sud Italia, hanno sviluppato un metabolismo ottimizzato per una dieta ricca di calorie e grassi animali, essenziali per sopravvivere nei climi freddi, mentre quelle del sud hanno fruito dei contributi genetici di popolazioni arrivate dal mar mediterraneo. Il clima ha dunque modificato alcuni geni per adattare l'organismo all'ambiente in modo diverso nell'Italia del Nord rispetto a quella del Sud. E' stata ipotizzata, in risposta al differente contesto ambientale, una minore suscettibilità degli italiani del Nord a sviluppare diabete e obesità e una minore suscettibilità degli italiani del Sud a sviluppare nefropatie e tumori della pelle.
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Libri consigliati
a chi vuole approfondire DNA delle popolazioni europee e italiane
Spesa annua pro capite in Italia per gioco d'azzardo 1.583 euro, per l'acquisto di libri 58,8 euro (fonte: l'Espresso 5/2/17)

Pagina aggiornata il 7 febbraio 2021

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Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 2.5 Generico
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