E' vero che è dal paradosso, dallo stupore che il mondo ci causa, che (insegnano Platone nel Teeteto e Aristotele nella Metafisica) nasce la filosofia. Con uno sguardo incantato, e con un sorriso. (Ermanno Bencivenga p.10 del libro "la logica dei paradossi")
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Il sorite è un paradosso molto antico: a quanto ci risulta è stato inventato da Eubulide, insieme al mentitore. Soròs vuol dire "mucchio" o "cumulo" in greco, e soreìtes era detto l'argomento "per accumulo". Se diciamo che un certo quantitativo di granelli di sabbia è un mucchio di sabbia, togliendo un granello non cambia molto: continua ad essere un mucchio; ma questo vale ancora per tutti i granelli successivi: quale sarà allora il punto in cui un mucchio cessa di essere tale? Inversamente: se tre granelli di sabbia non sono un mucchio, allora non lo sono neppure quattro, e neppure cinque ecc. (Franca D'Agostini p.163 del libro "Paradossi")
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Un problema è definito classicamente come un conflitto epistemico, più precisamente come un contrasto tra le 'credenze possedute' e 'una situazione per cui tali credenze si rivelano inappropriate' (cfr. Copi, Cohen, 1998 p.83). E' questa situazione che genera le condizioni del dubbio, esattamente nella forma in cui abbiamo descritto la situazione paradossale al suo primo presentarsi: "so che è così, eppure vedo che non è così; è così, eppure non può esserlo". Il dubbio genera la ricerca, che Peirce (1877) definisce come "tensione verso uno stato di credenza". La tensione si risolve quando la nuova credenza è conquistata. Ora supponiamo una tensione irrisolta verso una stato di credenza, ovvero una ricerca che non riduce il dubbio: è questa esattamente la situazione paradossale al suo stadio finale, ossia di fronte a quei paradossi la cui soluzione è (si presume essere) inaccessibile. (Franca D'Agostini p.185 del libro "Paradossi")
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L'aspetto interessante del paradigma quantistico sta proprio nel fatto che ci offre una rappresentazione della realtà diversa da quella a cui siamo abituati, dandoci l'idea che sia molto più articolata e complessa di quella che percepiamo, costringendoci in un certo senso a guardare la realtà delle cose con occhi diversi. (Doriano Dal Cengio p.47 del libro "La realtà delle cose")
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In filosofia, un paradosso è una situazione o un’affermazione che sembra contraddire l’opinione comune o che sembra auto-contraddittoria, ma che in realtà può essere dimostrata vera o utile se si guarda più attentamente. Ad esempio, il paradosso del mentitore (in cui una persona afferma di mentire, creando una contraddizione) o il paradosso di Zenone (in cui un oggetto che si muove a una certa velocità sembra non poter mai raggiungere la meta, a causa dell’infinita divisione del tempo e dello spazio)
sono esempi di paradossi che sfidano la logica comune, ma che possono essere utili per indagare i limiti della nostra comprensione. (Agenda filosofica)
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Tutte le volte che la natura essenziale delle cose è analizzata dall'intelletto, essa non può non apparire assurda e paradossale. Ciò è sempre stato riconosciuto dai mistici, ma solo recentemente è divenuto un problema interno alla scienza. Per secoli, gli scienziati sono andati alla ricerca delle 'leggi fondamentali della natura' soggiacenti alla grande varietà dei fenomeni naturali. Questi fenomeni facevano parte dell'ambiente macroscopico degli scienziati e quindi erano direttamente accessibili alla loro esperienza sensoriale. Le immagini e i concetti intellettuali del linguaggio che essi usavano, dato che erano stati tratti da questa stessa esperienza mediante un processo di astrazione, risultavano sufficienti e adeguati per descrivere i fenomeni naturali. (Fritjof Capra p.59 del libro "Il Tao della fisica)