Gli studi comprendenti compiti decisionali e di manipolazione del rischio forniscono la prova che i deficit nella generazione e/o rappresentazione ed elaborazione dell'eccitazione fisiologica sono profondamente associati a comportamenti decisionali svantaggiosi e più rischiosi (Bechara, 2004; Bechara, Damasio, Damasio & Anderson, 1994; North & O'Carroll, 2001). Dati recenti confermano che l'accuratezza con cui vengono percepiti i segnali corporei e cardiaci è associata a benefici nel prendere decisioni (Werner, Jung, Duschek e Schandry, 2009). Inoltre, la "consapevolezza interocettiva" ha dimostrato di costituire un fattore decisivo per l'autoregolazione comportamentale in situazioni che consentono l'autocontrollo di comportamenti come il carico di lavoro fisico (Herbert, Ulbrich e Schandry, 2007b). Questi risultati indicano che la "consapevolezza interocettiva" è crucialmente associata all'autoregolazione del comportamento in diverse situazioni della vita quotidiana che sono accompagnate da cambiamenti somatici e/o fisiologici che danno luogo a "marcatori somatici" [cioè a meta-rappresentazioni degli stati corporei]. La rilevanza dei nostri "sentimenti di pancia" per la decisione, la creazione e il comportamento si manifestano soprattutto in situazioni di incertezza e complessità in cui siamo liberi di decidere sulle nostre azioni (Damasio, 1994 ). Inoltre, l'importanza delle strutture cerebrali interocettive, in particolare l'AIC [corteccia anteriore dell'insula], è stata dimostrata per la previsione del rischio ( Preuschoff, Quartz, & Bossaerts, 2008 ) e i sentimenti di valore atteso durante le decisioni di acquisto e vendita (Knutson, Rick, Wimmer, Prelec e Loewenstein, 2007). Queste intuizioni sono diventate una parte rilevante della ricerca in neuroeconomia (Loewenstein, Rick, & Cohen, 2008).
La scoperta dell'importanza dei segnali provenienti dal corpo per le funzioni cognitive più importanti, quali l'attività decisionale in condizioni di incertezza e la previsione del rischio in neuroeconomia, è stata scoperta solo di recente, a seguito di numerosi studi neuroscientifici. Queste nuove ricerche confermano l'intuizione degli inventori del termine "intelligenza emotiva", Peter Salovey e John Mayer (vedi bibliografia 1990), che inaugurarono una visione moderna delle emozioni che le vede come processi neurofisiologici che indirizzano le attività cognitive in modo adattivo. Recentemente le ricerche neuroscientifiche hanno cercato di dimostrare che la mente è qualcosa di più della semplice cognizione e che, ad occuparsi dei processi cognitivi, se ne scoprirebbe solo una parte e, forse, non la più significativa. Il neurobiologo Joseph Ledoux, autore di ricerche ventennali sulle emozioni, nel 2017 ha pubblicato un report (vedi bibliografia 2017), insieme al filosofo Richard Brown, nel quale ipotizza che le emozioni coscienti non siano qualcosa di innato e pre-programmato nel cervello, bensì che "le emozioni coscienti siano stati cognitivi derivanti da una variegata raccolta di informazioni elaborate dalle aree cerebrali superiori e nelle quali intervengono pesantemente input provenienti sia dalla memoria autobiografica sia dalle conoscenze fattuali acquisite" (vedi bibliografia Le Scienze).
La definizione che Salovey e Mayer diedero inizialmente delle emozioni e dell'intelligenza emotiva è la seguente (pp. 2-5):
Le emozioni sono risposte organizzate, che attraversano i confini di molti sottosistemi psicologici, inclusi quelli fisiologici, cognitivi, motivazionali ed esperenziali. Le emozioni tipicamente emergono in risposta a un evento, sia interno che esterno, che ha una valenza positiva o negativa per l'individuo. [...] Noi definiamo l'intelligenza emotiva come un sottoinsieme dell'intelligenza sociale che include la capacità di monitorare i propri sentimenti e le proprie emozioni oltrechè quelli degli altri, di discriminarli tra loro e di usare tale informazione per indirizzare pensiero e azione dell'individuo.
- Valutazione ed espressione delle emozioni in se stessi e negli altri
- Regolazione delle emozioni in se stessi e negli altri
- Uso delle emozioni in modo adattivo
Alessitimia: Disturbo che compromette la consapevolezza e la capacità descrittiva degli stati emotivi esperiti, rendendo sterile e incolore lo stile comunicativo. I pazienti alessitimici, oltre alle difficoltà nel riconoscere, nominare e descrivere i propri stati emotivi, presentano stati emotivi attenuati o completa incapacità di provare emozioni. Nella mente degli individui alessitimici le emozioni si confondono con le sensazioni corporee percepite. Se interrogati riguardo a manifestazioni quali il pianto o il riso, tali individui non riescono a ricondurle a un’esperienza emotiva riconoscibile che comprenda e giustifichi le modificazioni somatiche presentate e le sensazioni somatiche riferite. Inoltre, essi esibiscono un impoverimento del pensiero simbolico e una notevole difficoltà nell’identificazione delle emozioni altrui.
Le teorie recenti della cognizione incarnata suggeriscono nuovi modi di guardare a come elaboriamo l'informazione emotiva. Le teorie suggeriscono che percepire e pensare alle emozioni consiste nel "rivivere" in se stessi l'emozione in modo motorio, percettivamente e somatovisceralmente (denominata "incarnazione"). L'incarnazione dell'emozione, quando indotta in partecipanti umani manipolando l'espressione facciale e la postura in laboratorio, influisce causalmente su come l'informazione emotiva viene elaborata. Congruenza tra l'espressione corporea del ricevente e il tono emotivo del linguaggio del mittente, ad esempio, facilita la comprensione della comunicazione, mentre l'incongruenza può compromettere la comprensione.
Ci vuole igiene emotiva per conservare la salute mentale, e i disturbi mentali riflettono per lo più un ordine emotivo infranto. Le emozioni possono avere conseguenze utili, ma anche patologiche.
Un fatto della psicologia noto a tutti è la relativa incapacità di strumenti quali i voti scolastici, il QI o i punteggi Sat di prevedere in modo infallibile quali individui avranno successo nella vita - e questo nonostante l'aura mistica dalla quale tali strumenti sono circondati. [...] Al massimo, il QI contribuisce in ragione del 20 percento ai fattori che determinano il successo nella vita - il che lascia evidentemente l'80 per cento determinato da altre variabili. [...] Perfino Richard Herrnstein e Charles Murray, che nel loro libro "The Bell Curve" attribuiscono un'importanza primaria al QI lo hanno riconosciuto; essi stessi hanno affermato che "forse una matricola con un punteggio Sat in matematica di 500 farebbe meglio a non aprirsi il cuore alla speranza di diventare un matematico; d'altra parte, se desiderasse gestire i propri affari, diventare senatore degli Stati Uniti o fare miliardi, non avrebbe motivo di accantonare i suoi sogni... L'importanza del nesso fra i punteggi scolastici e quest'ultimo tipo di realizzazione è minimizzata da tutto l'insieme delle altre caratteristiche che l'individuo riversa nella propria vita". [...] Personalmente sono interessato a un insieme chiave di queste "altre caratteristiche", ossia all'intelligenza emotiva: si tratta, ad esempio, della capacità di motivare se stessi e di persistere nel perseguire un obiettivo nonostante le frustrazioni; di controllare gli impulsi e rimandare la gratificazione; di modulare i propri stati d'animo evitando che la sofferenza ci impedisca di pensare; e, ancora, la capacità di essere empatici e di sperare.
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Lisa Feldman Barrett (2016), Are You in Despair? That’s Good - The New York Times
Peter Salovey, John Mayer (1990), Emotional Intelligence (PDF) [12000 citazioni]
Jenna Goodreau (2012), La vita emotiva del cervello (recensione) - Forbes
Lisa Feldman Barrett (2017), Neuroscientist Lisa Feldman Barrett explains how emotions are made - The Verge
Ilaria Betti (2016), 10 parole per descrivere 10 emozioni inspiegabili. Awumbuk, malu, torschlusspanik: in un libro tutti i nomi delle sensazioni "strane" - The Huffington Post
Lisa Feldman Barrett (2011), Constructing emotion (PDF)
Andreas Komninos (2016), Norman's Three Levels of Design - Interaction Design Foundation - Come vengono progettati i prodotti per colpire le emozioni umane
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Joseph V. Ciarrochi, Amy Y.C. Chan, Peter Caputi (1999), A critical evaluation of the emotional intelligence construct (PDF) [1451 citazioni]
(2017), Se le emozioni nascono da un'elaborazione cognitiva - Le Scienze
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- George Loewenstein, Scott Rick, Jonathan D. Cohen (2008), Neuroeconomics (PDF) [418 citazioni]
- Rosalba Miceli (2016), Economia emotiva: il ruolo delle emozioni nelle scelte economiche - La Stampa
- Silvia Granziero (2020), Cosa sono i meta-momenti, lo strumento migliore per non perdere mai il controllo - Youmanist
Pagina aggiornata il 6 giugno 2024