Le persone predisposte a questi 'virus sociali' tendono, inconsciamente, a imitare espressioni facciali, vocali, posture e comportamenti di chi li circonda (o dei personaggi più presenti sui mass media), al fine di "catturare" le emozioni indotte da quei personaggi. La scoperta dei neuroni specchio (G.Rizzolatti) ha introdotto nuovi elementi di riflessione nello studio dell'empatia.
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Quando si tratta di notizie quotidiane, la valutazione secondaria sotto forma dell'affrontare lo stress svolge un ruolo molto più piccolo, poiché la maggior parte delle notizie sono viste al di fuori del controllo della persona. In effetti, non è stato riscontrato alcun effetto diretto o indiretto del far fronte agli affetti, oltre a un piccolo effetto diretto del far fronte all'effetto positivo. Seguendo il ragionamento della teoria della valutazione cognitiva, ciò implica che, affinché le persone siano meno colpite dall'esposizione alle notizie, le notizie devono essere percepite come meno gravi o più sotto il controllo delle persone. Un modo per raggiungere questo obiettivo potrebbe essere che i media smettano di sottolineare la negatività e la gravità delle notizie quotidiane e di fornire maggiori informazioni su come le persone potrebbero far fronte a determinate informazioni, un concetto recentemente descritto come giornalismo costruttivo (McIntyre & Gibson,2016 ). Anche se gli spettatori potrebbero non avere molto controllo sulle notizie, hanno il controllo su come affrontano le loro risposte emotive. Ulteriori studi dovrebbero quindi esaminare il ruolo del coping incentrato sulle emozioni nell'esposizione alle notizie.
«Il constructive journalism è come un elefante rosa. Non è essere acritici, è concentrarsi su temi. Il giornalismo costruttivo deve aggiungere soluzioni alle news, deve saper dare una prospettiva diversa. È critico, ma non è cinico, pone questioni, cerca di dare un ampio contesto»
I risultati, basati su oltre 1.000 intervistati in 17 paesi e 6 continenti, suggeriscono che esiste, in media, un pregiudizio di negatività nelle reazioni psicofisiologiche ai contenuti delle notizie video. Esistono, tuttavia, anche notevoli differenze nel modo in cui gli individui reagiscono a contenuti di notizie negativi rispetto a quelli positivi. Queste differenze a livello individuale non sono facilmente spiegabili dalla cultura o dal paese. In effetti, vi è una notevole variazione all'interno del paese nelle risposte al contenuto delle notizie. Questo fatto evidenzia la possibilità che il contenuto delle notizie possa attirare l'attenzione di alcuni cittadini anche se non è sistematicamente negativo.
La copertura delle notizie di attualità è prevalentemente negativa. I resoconti americani di questa tendenza tendono a concentrarsi sulle pratiche giornalistiche, ma questo non può facilmente spiegare il contenuto di notizie negative in tutto il mondo. È più probabile che la negatività nelle notizie sia il prodotto di una tendenza umana a essere più attenta al contenuto delle notizie negative. Quanto è diffusa questa tendenza? Le nostre prove suggeriscono che, in tutto il mondo, l'essere umano medio è più fisiologicamente attivato da notizie negative che positive. Anche così, c'è una grande quantità di variazione tra gli individui. Quest'ultimo risultato è di reale importanza per i giornalisti: soprattutto in un ambiente mediatico diversificato, i produttori di notizie non dovrebbero sottovalutare il pubblico per contenuti di notizie positivi.
Dato che, sempre più spesso, le persone condividono le loro emozioni su Facebook e queste vengono visualizzate dagli “amici” attraverso il News Feed, che filtra informazioni, messaggi, storie e azioni pubblicate sul social network, i ricercatori hanno modificato il contenuto che viene mostrato o omesso dal News Feed inviando post (di contenuto positivo o negativo). Normalmente questo contenuto è determinato da un algoritmo che Facebook ha sviluppato in modo da privilegiare i contenuti più rilevanti per l’utente. I risultati dell'esperimento sono stati piuttosto prevedibili: quando gli utenti vedevano un minor numero di messaggi positivi sui propri feed, non solo producevano a loro volta un minor numero di post positivi, ma incrementavano i messaggi negativi. Di contro, quando i ricercatori hanno ridotto il numero dei post negativi sui feed, le persone coinvolte sono diventate più positive. Le conseguenze dell'esperimento possono essere, con una battuta, così riassunte: "A causa di Facebook un giorno di pioggia a Milano può rendere triste qualcuno anche nella soleggiata Pantelleria".
Ma, mettendo da parte le battute, quest'esperimento ha mostrato l'enorme potenziale di condizionamento emotivo che Facebook possiede, ad esempio quello di condizionare e orientare le espressioni di voto degli elettori.
E' legittimo chiedersi perchè le emozioni precedano i sentimenti. La risposta è semplice: se abbiamo le emozioni prima e i sentimenti poi è perchè nell'evoluzione essi comparvero in quest'ordine. Le emozioni sono costruite a partire da semplici reazioni che promuovono la sopravvivenza di un organismo.
costruite a partire da semplici reazioni che promuovono la sopravvivenza di un organismo e che pertanto si conservarono dall'evoluzione
- Emozioni di fondo:
sono gli aggiustamenti metabolici associati a qualsiasi esigenza interna stia insorgendo o sia appena stata soddisfatta; il prodotto sempre mutevole, di questo calderone di interazioni è lo stato del nostro essere: buono, cattivo, o una via di mezzo tra le due cose. Quando qualcuno ci chiede: Come ti senti? noi consultiamo questo nostro stato e rispondiamo di conseguenza.
- emozioni primarie (o fondamentali): paura, rabbia, disgusto, sorpresa, tristezza, felicità
- emozioni sociali: compassione, imbarazzo, vergogna, senso di colpa, orgoglio, gelosia, invidia, gratitudine, ammirazione, indignazione, disprezzo
I like it.
Nel libro "Alla ricerca di Spinoza" (pp.177-178), il neurofisiologo Antonio Damasio ha così descritto la relazione tra esperienze culturali ed emozione:
Ogni esperienza nella vita di un essere umano è contraddistinta da un certo grado di emozione, e tale grado aumenta quanto più l'esperienza coinvolge aspetti personali o sociali. Sia che l'emozione venga prodotta da uno stimolo creatosi durante l'evoluzione e utile alla sopravvivenza, sia che provenga da uno stimolo appreso culturalmente, essa entrerà a far parte di un catalogo emotivo personale che si arricchirà con la ripetizione delle esperienze. Le esperienze vissute dall'individuo formano delle associazioni con le emozioni sperimentate.
Secondo Damasio la differenza tra emozioni e sentimenti consiste nel fatto che le prime riguardano il corpo e sono quindi visibili all'esterno, i secondi riguardano invece la mente e, come tutte le immagini mentali, sono invisibili. Ecco come egli descrive questa differenza (p.103):
L'evoluzione sembra aver assemblato i meccanismi cerebrali dell'emozione e dei sentimenti procedendo per gradi. Dapprima viene il meccanismo per produrre reazioni a un oggetto o a un evento, orientate verso l'oggetto stesso o le circostanze: il meccanismo dell'emozione. Poi viene il meccanismo per produrre una mappa cerebrale e successivamente un'immagine mentale - un'idea - delle reazioni e dello stato dell'organismo che ne risulta: il meccanismo del sentimento.
Quando i pensieri che di solito causano le emozioni appaiono alla mente, inducono emozioni che danno origine a sentimenti, i quali evocano a loro volta altri pensieri, associati per contenuto, che probabilmente amplificheranno lo stato emozionale [...] Ulteriori emozioni daranno origine a ulteriori sentimenti e il ciclo continuerà finchè non sarà interrotto da una distrazione o dall'intervento della ragione.
[il sistema] usa le informazioni [su di noi] per scopi che nulla hanno a che vedere con il nostro benessere o la nostra crescita (anche se non si può escludere che esso risponda in qualche modo ai nostri "bisogni" e soprattutto ai nostri desideri).
Alcune emozioni sono pessime consigliere, e possiamo quindi studiare il modo per sopprimerle o attenuare le loro conseguenze. In questo momento sto pensando a tutte quelle reazioni che conducono ai pregiudizi razziali e culturali, basate in parte sul dispiegamento automatico di emozioni sociali evolutivamente intese a rilevare 'differenze' negli altri; la differenza può infatti segnalare la presenza di un rischio o di un pericolo, e il suo rilevamento può quindi promuovere una reazione di allontanamento o di aggressione. Probabilmente, in una società tribale, quel tipo di reazione consentiva di raggiungere obiettivi utili. [...] Possiamo dunque essere consapevoli del fatto che il nostro cervello contiene ancora meccanismi che lo fanno reagire come reagiva moltissimo tempo fa, in contesti diversissimi. E, forti di quella consapevolezza, possiamo imparare a ignorare tali reazioni e persuadere gli altri a fare altrettanto.
Da quando si è avuta conoscenza degli esperimenti di contagio emotivo condotti in rete da Facebook, si è cominciato a parlare anche dell'importante differenza tra contagio emotivo ed empatia.
Secondo S.Bonino e B.Giordanengo (L'empatia, condividere ma non troppo), se provare empatia significa condividere un sentimento che ci aiuta a comprendere l'altro, la risposta a favore dell'altro deve variare in funzione del contesto; infatti soprattutto le professioni mediche o paramediche hanno la necessità di difendersi da un eccesso di empatia per evitare la sindrome di burnout (esaurimento).
Il contagio emotivo che oggi viene favorito e amplificato dai social media è sempre stato un pericolo per la democrazia, come sottolineato da Erich Fromm che riporta le parole del filosofo John Dewey del 1939 (Fuga dalla libertà p.6):
La vera minaccia per la nostra democrazia non è l'esistenza di Stati totalitari stranieri. E' l'esistenza, nei nostri atteggiamenti personali e nelle nostre istituzioni, di condizioni che in paesi stranieri hanno dato la vittoria all'autorità esterna, alla disciplina, all'uniformità e alla sottomissione al Capo. E quindi il campo di battaglia è anche qui: in noi stessi e nelle nostre istituzioni.
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Il contagio emotivo corre su Facebook - Le Scienze 3/6/2014
"Mi piace", l'opzione di Facebook che svela i dati sensibili - Le Scienze 12/3/2013
- Laurie Penny, Gli esperimenti totalitari di Facebook - Internazionale 11/7/2014
A.D.I. Kramer, J.E. Guillory, J.T. Hancock, Experimental evidence of massive-scale emotional contagion through social networks - PNAS 25 marzo 2014
- R.M. Bond, C.J. Fariss, J.J. Jones, A.D. I. Kramer, C. Marlow, J.E. Settle, J.H. Fowler, A 61-million-person experiment in social influence and political mobilization - Nature 12 settembre 2012
- A Look Back, il video personalizzato della tua storia su Facebook - Wired 2014
- Nancy Eisenberg (1996), Empathy and Sympathy (PDF)
- Gloria Galloni (2009), Basi motorie dell’empatia cognitiva? (PDF)
- Emilio Ferrara, Zayao Yang (2015), Measuring Emotional Contagion in Social Media (PDF)
- L. Inzani, I. Cazzaniga, D. Martelli, P.R. Salina (2014), Il contagio emotivo: quando le emozioni “passano” tra le persone (PDF) - ACP – Rivista di Studi Rogersiani
- Massimiliano Cappuccio (2009), I neuroni specchio sono i "Correlati neuronali" dell'empatia? (PDF) - Academia.edu
- (2020), Coronavirus: come affrontarlo – Consigli per evitare il contagio emotivo - Croce Rossa Italiana
- Natascha de Hoog, Peter Verboon (2019), Is the news making us unhappy? The influence of daily news exposure on emotional states (PDF)
- Andreas Rossbach (2020), Constructive Journalism: – The Effects of Using Positive Psychology To Create Narratives in Modern-Day Journalism in Russia (Master Thesis) (PDF)
- Karen Elizabeth McIntyre, Rhonda Gibson (2016), Positive News Makes Readers Feel Good: A “Silver-Lining” Approach to Negative News Can Attract Audiences
- Stuart Soroka, Patrick Fournier, Lilach Nir (2019), Cross-national evidence of a negativity bias in psychophysiological reactions to news (PDF) [42 citazioni]- PNAS
- James Berges (2016), Constructive Journalism Can Save Us From Going Crazy - Medium
- (2011), Emozioni, Teoria della mente ed empatia (PDF) - UNIGE Lez.24
Pagina aggiornata il 25 luglio 2022