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Coloro cui sfugge completamente l'idea che è possibile aver torto non possono imparare nulla, tranne la tecnica. (Gregory Bateson)
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Emozioni e Comunicazione nel Web 2.0: il miglior antivirus è il tuo senso critico
TEORIE > CONCETTI > EMOZIONI
Scopo di questa pagina
Le notizie negative che riceviamo dai massmedia o dai socialmedia condizionano il nostro umore. Il giornalista James Berges scrive: "A leggere o vedere le notizie in TV spesso si sente come un senso di impotenza. Passa a qualsiasi canale di notizie principale e sei bombardato da un flusso costante di negatività. Solo morte e distruzione accompagnate dalla voce ingenua di un conduttore televisivo - È un po 'come ascoltare i pettegolezzi in ufficio e lamentarsi tutto il giorno senza proporre soluzioni. Non solo la notizia ci lascia sensazioni di depressione e ansia, ma ci fa sentire stupidi. Perché deve essere così? Sono solo affari. Nell'era dei cicli di notizie 24 ore su 24, 7 giorni su 7, l'attenzione diventa la merce calda. I contenuti sensazionali squarciano il rumore e incollano i tuoi occhi alla TV."  Alcuni ricercatori (uno di Facebook e due della Cornell University: Kramer, Guillory e Hancock hanno condotto, nel gennaio 2012 per la durata di una settimana, un discusso esperimento che ha manipolato le emozioni di circa 700.000 persone. Lo scopo dei ricercatori era quello di dimostrare che è possibile contagiare emotivamente le persone agendo sulle informazioni (positive o negative) che esse ricevono in rete. Dato che, sempre più spesso, le persone condividono le loro emozioni su Facebook e queste vengono visualizzate dagli “amici” attraverso il News Feed, che filtra informazioni, messaggi, storie e azioni pubblicate sul social network, i ricercatori hanno modificato il contenuto che viene mostrato o omesso dal News Feed inviando post (di contenuto positivo o negativo). Normalmente questo contenuto è determinato da un algoritmo che Facebook ha sviluppato in modo da privilegiare i contenuti più rilevanti per l’utente. I risultati dell'esperimento sono stati piuttosto prevedibili: quando gli utenti vedevano un minor numero di messaggi positivi sui propri feed, non solo producevano a loro volta un minor numero di post positivi, ma incrementavano i messaggi negativi. Di contro, quando i ricercatori hanno ridotto il numero dei post negativi sui feed, le persone coinvolte sono diventate più positive. Le conseguenze dell'esperimento possono essere, con una battuta, così riassunte: "A causa di Facebook un giorno di pioggia a Milano può rendere triste qualcuno anche nella soleggiata Pantelleria". Ma, mettendo da parte le battute, quest'esperimento ha mostrato l'enorme potenziale di condizionamento emotivo che Facebook possiede, ad esempio quello di condizionare e orientare le espressioni di voto degli elettori.
Il neurofisiologo Antonio Damasio ha così descritto la relazione tra esperienze culturali ed emozione: "Ogni esperienza nella vita di un essere umano è contraddistinta da un certo grado di emozione, e tale grado aumenta quanto più l'esperienza coinvolge aspetti personali o sociali. Sia che l'emozione venga prodotta da uno stimolo creatosi durante l'evoluzione e utile alla sopravvivenza, sia che provenga da uno stimolo appreso culturalmente, essa entrerà a far parte di un catalogo emotivo personale che si arricchirà con la ripetizione delle esperienze. Le esperienze vissute dall'individuo formano delle associazioni con le emozioni sperimentate." Ciò equivale a dire che è il nostro catalogo emotivo personale che prende le decisioni e che ci fa cliccare "mi piace". Mentre l'empatia è un processo conscio, il contagio emotivo è invece un processo automatico inconscio e consiste nella tendenza a provare emozioni e attuare comportamenti indotti da altri. Così, mentre l'empatia è la capacità di rimanere se stessi  ma, allo stesso tempo, avere la capacità di assumere la prospettiva altrui e vedere attraverso gli occhi di un'altra persona. Il contagio emotivo avviene inconsapevolmente, esso si basa sulla comunicazione non verbale ed è spesso indotto dal sistema dell'informazione con programmi televisivi, cinema e, oggi, dal web (social network, e-mail, forum e chat, ecc).
Le persone predisposte a questi 'virus sociali' tendono, inconsciamente,  a imitare espressioni facciali, vocali, posture e comportamenti di chi li circonda (o dei personaggi più presenti sui mass media), al fine di "catturare" le emozioni indotte da quei personaggi.
emozioni e comunicazione
You must give me thrill, otherwise I am forced to think.
Punto chiave di questa pagina
CONTAGIO EMOTIVO: Mentre l'empatia è un processo conscio, il contagio emotivo è invece un processo automatico inconscio e consiste nella tendenza a provare emozioni e attuare comportamenti indotti da altri. Così, mentre l'empatia è la capacità di rimanere se stessi  ma, allo stesso tempo, avere la capacità di assumere la prospettiva altrui e vedere attraverso gli occhi di un'altra persona. Il contagio emotivo avviene inconsapevolmente, esso si basa sulla comunicazione non verbale ed è spesso indotto dal sistema dell'informazione con programmi televisivi, cinema e, oggi, dal web (social network, e-mail, forum e chat, ecc).
Le persone predisposte a questi 'virus sociali' tendono, inconsciamente, a imitare espressioni facciali, vocali, posture e comportamenti di chi li circonda (o dei personaggi più presenti sui mass media), al fine di "catturare" le emozioni indotte da quei personaggi. La scoperta dei neuroni specchio (G.Rizzolatti) ha introdotto nuovi elementi di riflessione nello studio dell'empatia.
Punti di riflessione
Lo spazio comunicativo è dominato dalle emozioni e nessuna decisione viene presa senza emozioni (anche se nessuno lo ammette).
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Le reazioni ai contenuti delle notizie video rivelano una tendenza media per gli esseri umani a essere più eccitati e attenti alle notizie negative. (Stuart Soroka)

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Facebook non è gratis. Lo paghiamo con le nostre informazioni, la nostra visione del mondo, i nostri ricordi e le nostre esperienze. Ogni volta che accediamo alla piattaforma, paghiamo. Queste informazioni sono potere, e il potere si può scambiare e vendere. (Laurie Penny, p.35)
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"Ultime notizie: sta succedendo una brutta merda, e potrebbe succedere anche a te!" Guardare le notizie spesso sembra un esercizio di impotenza. Gira tutti i principali canali di notizie e sei bombardato da un flusso costante di negatività. Una volta che ti rendi conto che il dramma fa bene agli affari, smetti di vedere le notizie come una fonte di informazioni, e più come uno spettacolo televisivo di realtà modificato con cura.  (James Berges)
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La malattia è il rifiuto dei sentimenti; il rimedio è sentirli. (Arthur Janov)
Il miglior antivirus è il tuo senso critico
Il caso del contagio Coronavirus è stato emblematico di come il cervello della maggior parte delle persone, di fronte a certe sollecitazioni mediatiche, si disconnetta dalla realtà. Per resistere al contagio emotivo indotto dai media tradizionali (soprattutto la TV) e dai social media occorre tenere in funzione il sistema 2 (pensiero razionale) e non lasciarsi fuorviare dalle emozioni (Sistema 1 pensiero intuitivo). Un esempio recente è il panico indotto dalla TV (soprattutto quella pubblica) nel trattare il problema all'inizio della pandemia: molta gente, non avendo ancora un'informazione attendibile sul virus e sul rischio di contagio ha dato un'attenzione esasperata a tutte le notizie riguardanti il coronavirus che hanno alterato la percezione del rischio spingendo le persone a fare incetta di generi alimentari nei supermercati ed acquistare mascherine a qualunque prezzo.



Successivamente, via via che le informazioni su virus e rischio diventavano più chiare e attendibili c'è stata la possibilità di distinguere i comportamenti delle persone (e dei governanti!) distinguendo i responsabili (guidati dal pensiero razionale) dai negazionisti (guidati dal pensiero intuitivo). Dal documento sulle malattie infettive del Ministero della Salute italiano riportiamo: "Un nuovo Coronavirus (nCoV) è un nuovo ceppo di coronavirus che non è stato precedentemente mai identificato nell'uomo. In particolare quello denominato SARS-CoV-2 (precedentemente 2019-nCoV), non è mai stato identificato prima di essere segnalato a Wuhan, Cina, a dicembre 2019".
Nel corso della pandemia di Covid-19 del 2020, via via che le informazioni su virus e rischio diventavano più chiare e attendibili, c'è stata la possibilità di distinguere i comportamenti delle persone (e dei governanti!) separando i responsabili (guidati dal pensiero razionale) dai negazionisti (guidati dal pensiero intuitivo)
In che modo le notizie negative "quotidiane" influenzano gli stati emotivi
Gli psicologi Natascha de Hoog e Peter Verboon hanno condotto una ricerca sperimentale su 85 persone (vedi bibliografia 2019), per valutare l'effetto di notizie negative quotidiane (non solo eventi gravi) sulle emozioni delle persone. Essi sono arrivati alla seguente conclusione:

Quando si tratta di notizie quotidiane, la valutazione secondaria sotto forma dell'affrontare lo stress svolge un ruolo molto più piccolo, poiché la maggior parte delle notizie sono viste al di fuori del controllo della persona. In effetti, non è stato riscontrato alcun effetto diretto o indiretto del far fronte agli affetti, oltre a un piccolo effetto diretto del far fronte all'effetto positivo. Seguendo il ragionamento della teoria della valutazione cognitiva, ciò implica che, affinché le persone siano meno colpite dall'esposizione alle notizie, le notizie devono essere percepite come meno gravi o più sotto il controllo delle persone. Un modo per raggiungere questo obiettivo potrebbe essere che i media smettano di sottolineare la negatività e la gravità delle notizie quotidiane e di fornire maggiori informazioni su come le persone potrebbero far fronte a determinate informazioni, un concetto recentemente descritto come giornalismo costruttivo (McIntyre & Gibson,2016 ). Anche se gli spettatori potrebbero non avere molto controllo sulle notizie, hanno il controllo su come affrontano le loro risposte emotive. Ulteriori studi dovrebbero quindi esaminare il ruolo del coping incentrato sulle emozioni nell'esposizione alle notizie.

Esempi di giornalismo costruttivo
Nel grafico interattivo, realizzato dalle ricercatrici Karen McIntyre e Cathrine Gyldensted è concettualizzato il giornalismo costruttivo con tecniche di psicologia positiva per la produzione di notizie. Fai clic sulle mele per accedere a un foglio di calcolo di Google in cui puoi aggiungere i tuoi esempi dei vari generi di giornalismo costruttivo. Grafica prodotta da Joshua Smith alla Virginia Commonwealth University.
Giornalismo costruttivo: come applicare la psicologia al giornalismo
Il "giornalismo costruttivo" viene praticato in varie redazioni di tutto il mondo e gli studiosi stanno iniziando a studiarne il processo e l'impatto. La giornalista Cathrine Gyldensted lo descrive così:

«Il constructive journalism è come un elefante rosa. Non è essere acritici, è concentrarsi su temi. Il giornalismo costruttivo deve aggiungere soluzioni alle news, deve saper dare una prospettiva diversa. È critico, ma non è cinico, pone questioni, cerca di dare un ampio contesto»
Secondo il "giornalismo costruttivo"  i media dovrebbero smettere di sottolineare la negatività e la gravità delle notizie quotidiane e dovrebbero fornire maggiori informazioni su come le persone potrebbero far fronte a determinate informazioni
Perchè i media pubblicano soprattutto notizie negative?: perchè c'è un bias nella mente umana
Sulla prevalenza di notizie negative il docente di scienze della comunicazione Stuart Soroka et al. hanno condotto uno studio sperimentale  (vedi bibliografia 2019)  sul quale hanno scritto:

I risultati, basati su oltre 1.000 intervistati in 17 paesi e 6 continenti, suggeriscono che esiste, in media, un pregiudizio di negatività nelle reazioni psicofisiologiche ai contenuti delle notizie video. Esistono, tuttavia, anche notevoli differenze nel modo in cui gli individui reagiscono a contenuti di notizie negativi rispetto a quelli positivi. Queste differenze a livello individuale non sono facilmente spiegabili dalla cultura o dal paese. In effetti, vi è una notevole variazione all'interno del paese nelle risposte al contenuto delle notizie. Questo fatto evidenzia la possibilità che il contenuto delle notizie possa attirare l'attenzione di alcuni cittadini anche se non è sistematicamente negativo.

Sui risultati dello studio scrivono:

La copertura delle notizie di attualità è prevalentemente negativa. I resoconti americani di questa tendenza tendono a concentrarsi sulle pratiche giornalistiche, ma questo non può facilmente spiegare il contenuto di notizie negative in tutto il mondo. È più probabile che la negatività nelle notizie sia il prodotto di una tendenza umana a essere più attenta al contenuto delle notizie negative. Quanto è diffusa questa tendenza? Le nostre prove suggeriscono che, in tutto il mondo, l'essere umano medio è più fisiologicamente attivato da notizie negative che positive. Anche così, c'è una grande quantità di variazione tra gli individui. Quest'ultimo risultato è di reale importanza per i giornalisti: soprattutto in un ambiente mediatico diversificato, i produttori di notizie non dovrebbero sottovalutare il pubblico per contenuti di notizie positivi.

Il giornalista James Berges scrive (vedi bibliografia 2016): "A leggere o vedere le notizie in TV spesso si sente come un senso di impotenza. Passa a qualsiasi canale di notizie principale e sei bombardato da un flusso costante di negatività. Solo morte e distruzione accompagnate dalla voce ingenua di un conduttore televisivo - È un po 'come ascoltare i pettegolezzi in ufficio e lamentarsi tutto il giorno senza proporre soluzioni. "Ehi Tom, come ti senti riguardo a questa tragedia?" "Piuttosto tragico, Bob!" Non solo la notizia ci lascia sensazioni di depressione e ansia, ma ci fa sentire stupidi. Perché deve essere così? Sono solo affari. Nell'era dei cicli di notizie 24 ore su 24, 7 giorni su 7, l'attenzione diventa la merce calda. I contenuti sensazionali squarciano il rumore e incollano i tuoi occhi alla TV."
Stuart Soroka scrive: "La copertura delle notizie di attualità è prevalentemente negativa. I resoconti americani di questa tendenza tendono a concentrarsi sulle pratiche giornalistiche, ma questo non può facilmente spiegare il contenuto di notizie negative in tutto il mondo. È più probabile che la negatività nelle notizie sia il prodotto di una tendenza umana a essere più attenta al contenuto delle notizie negative. Quanto è diffusa questa tendenza? Le nostre prove suggeriscono che, in tutto il mondo, l'essere umano medio è più fisiologicamente attivato da notizie negative che positive". Perché deve essere così? Sono solo affari. Nell'era dei cicli di notizie 24 ore su 24, 7 giorni su 7, l'attenzione diventa la merce calda. I contenuti sensazionali squarciano il rumore e incollano i tuoi occhi alla TV
I giornalisti guardano sempre il "culo" delle notizie
Fonte: osipovva
I risultati, basati su oltre 1.000 intervistati in 17 paesi e 6 continenti, suggeriscono che esiste, in media, un pregiudizio di negatività nelle reazioni psicofisiologiche ai contenuti delle notizie video
Il contagio emotivo di Facebook
Alcuni ricercatori (uno di Facebook e due della Cornell University: Kramer, Guillory e Hancock ved.bibliografia) hanno condotto, nel gennaio 2012 per la durata di una settimana, un discusso esperimento che ha manipolato le emozioni di circa 700.000 persone.
Dato che, sempre più spesso, le persone condividono le loro emozioni su Facebook e queste vengono visualizzate dagli “amici” attraverso il News Feed, che filtra informazioni, messaggi, storie e azioni pubblicate sul social network, i ricercatori hanno modificato il contenuto che viene mostrato o omesso dal News Feed inviando post (di contenuto positivo o negativo). Normalmente questo contenuto è determinato da un algoritmo che Facebook ha sviluppato in modo da privilegiare i contenuti più rilevanti per l’utente. I risultati dell'esperimento  sono stati piuttosto prevedibili: quando gli utenti vedevano un minor numero di messaggi positivi sui propri feed, non solo producevano a loro volta un minor numero di post positivi, ma incrementavano i messaggi negativi. Di contro, quando i ricercatori hanno ridotto il numero dei post negativi sui feed, le persone coinvolte sono diventate più positive. Le conseguenze dell'esperimento possono essere, con una battuta, così riassunte: "A causa di Facebook un giorno di pioggia a Milano può rendere triste qualcuno anche nella soleggiata Pantelleria".
Ma, mettendo da parte le battute, quest'esperimento ha mostrato l'enorme potenziale di condizionamento emotivo che Facebook possiede, ad esempio quello di condizionare e orientare le espressioni di voto degli elettori.
Lo scopo dei ricercatori era quello di dimostrare che è possibile contagiare emotivamente le persone agendo sulle informazioni (positive o negative) che esse ricevono in rete.
Albero delle emozioni (classificazione)
Antonio damasio
Classificazione delle emozioni secondo Antonio Damasio (Alla ricerca di Spinoza p.61)
Differenza tra emozioni e sentimenti
Sulla differenza tra emozioni e sentimenti Damasio sostiene che le emozioni appartengono al corpo e si esprimono in esso visceralmente, mentre i sentimenti appartengono alla mente e si esprimono nel pensiero.
Egli esprime così questa differenza (pp.42-43):

E' legittimo chiedersi perchè le emozioni precedano i sentimenti. La risposta è semplice: se abbiamo le emozioni prima e i sentimenti poi è perchè nell'evoluzione essi comparvero in quest'ordine. Le emozioni sono costruite a partire da semplici reazioni che promuovono la sopravvivenza di un organismo.
Cosa sono le emozioni
Secondo il neurofisiologo Antonio Damasio (Alla ricerca di Spinoza 2003 pp.42-43), le emozioni sono funzionali all'autoconservazione di fronte al pericolo e alle opportunità, esse sono:

costruite a partire da semplici reazioni che promuovono la sopravvivenza di un organismo e che pertanto si conservarono dall'evoluzione

Secondo Antonio Damasio (pp.59-62), volendo tentare una classificazione per quanto inadeguata, le emozioni possono suddividersi in tre categorie:

  • Emozioni di fondo:
sono gli aggiustamenti metabolici associati a qualsiasi esigenza interna stia insorgendo o sia appena stata soddisfatta; il prodotto sempre mutevole, di questo calderone di interazioni è lo stato del nostro essere: buono, cattivo, o una via di mezzo tra le due cose. Quando qualcuno ci chiede: Come ti senti? noi consultiamo questo nostro stato e rispondiamo di conseguenza.

  • emozioni primarie (o fondamentali): paura, rabbia, disgusto, sorpresa, tristezza, felicità

  • emozioni sociali: compassione, imbarazzo, vergogna, senso di colpa, orgoglio, gelosia, invidia, gratitudine, ammirazione, indignazione, disprezzo
Se abbiamo le emozioni prima e i sentimenti poi è perchè nell'evoluzione essi comparvero in quest'ordine. Le emozioni sono costruite a partire da reazioni fisiologiche che promuovono la sopravvivenza di un organismo. I sentimenti sono stati affettivi più duraturi e meno intensi legati a esperienze mentali interne (pensiero, memoria, immaginazione, ecc). Le emozioni appartengono al corpo, i sentimenti al pensiero
Mi piace
I am making love.
I like it.
Parti del cervello umano coinvolte nel processo decisionale
sistema limbico
Cosa succede ogni volta che clicchiamo "mi piace"
Quante volte abbiamo cliccato "mi piace" su Facebook, Youtube, o altre applicazioni? Sicuramente tante, ma facendolo probabilmente non abbiamo pensato al ciclo di attività che questo gesto avvia in rete, e per quali scopi verranno utilizzate le nostre preferenze. Le applicazioni analitiche dei Big Data hanno la possibilità di ricavare solo dai 'Like' che esprimiamo su Facebook il quadro completo dei nostri interessi.
I nuovi mezzi di comunicazione del Web 2.0 impiegano le emozioni per i loro scopi, e siamo noi che, spesso inconsapevolmente, gliene diamo la possibilità. I social network e social media hanno tanti vantaggi ma altrettanti svantaggi dei quali è meglio essere consapevoli
Svantaggi del pulsante "mi piace"
Ogni volta che clicchiamo mi piace danneggiamo l'imparzialità dell'informazione che riceveremo in futuro. Questo perchè in tal modo forziamo il sistema mediatico digitale a restringere sempre più il nostro campo informativo solo alle cose che ci piacciono, eliminando tutte le altre alternative (e le ragioni a favore di esse), impoverendo così la nostra visione d'insieme. I guardiani algoritmici che filtrano le informazioni destinate a noi determinano cosa vedremo in futuro e, soprattutto, cosa non vedremo.
Possiamo vedere tutti i "mi piace" che abbiamo cliccato mediante l'applicazione likejournal su Facebook o installando gli add-ons sul proprio browser
Vantaggi del pulsante "mi piace"
I vantaggi sono: la possibilità di condividere un contenuto su facebook, la possibilità di incrementare le visite a un website, e l'incremento di credibilità che il sito ne riceve. Quindi si tratta di un ciclo di passaparola automatico tra utenti che condividono un contenuto su vari social networks. Ad esempio: questo sito riceve un incremento di visibilità dalla condivisione attraverso facebook. Si tratta di un vantaggio che riteniamo superiore agli svantaggi. Per sapere come funziona il conteggio dei "mi piace" cliccare qui.
Le nostre decisioni sono sempre emotive

Uno dei primi (nel 1955) ad accorgersi che l'essere umano, a differenza di quanto proposto dalla teoria economica neoclassica, ha una razionalità limitata, fu l'economista Herbert Simon. Egli si limitò però a ipotizzare che la razionalità fosse limitata dalle condizioni in cui le decisioni venivano prese e dai limiti cognitivi del decisore. Più tardi (negli anni '70) toccò a due psicologi cognitivisti, Daniel Kahneman e Amos Tversky, ipotizzare che gli esseri umani, nel prendere decisioni, utilizzano delle euristiche, vale a dire delle scorciatoie mentali che si attivano inconsapevolmente sotto la guida delle emozioni. Un processo euristico è un metodo per la soluzione di problemi posti dalla realtà che non impiega un percorso lineare ma si affida all'intuito e alla valutazione delle circostanze. Nel 2001, lo psicologo tedesco Gerd Gigerenzer ha ipotizzato un ruolo più ampio per le euristiche nell'attività razionale umana.

Nel libro "Alla ricerca di Spinoza" (pp.177-178), il neurofisiologo Antonio Damasio ha così descritto la relazione tra esperienze culturali ed emozione:

Ogni esperienza nella vita di un essere umano è contraddistinta da un certo grado di emozione, e tale grado aumenta quanto più l'esperienza coinvolge aspetti personali o sociali. Sia che l'emozione venga prodotta da uno stimolo creatosi durante l'evoluzione e utile alla sopravvivenza, sia che provenga da uno stimolo appreso culturalmente, essa entrerà a far parte di un catalogo emotivo personale che si arricchirà con la ripetizione delle esperienze. Le esperienze vissute dall'individuo formano delle associazioni con le emozioni sperimentate.


Ciò equivale a dire che è il nostro catalogo emotivo personale che prende le decisioni e che ci fa cliccare "mi piace".
Secondo Damasio la differenza tra emozioni e sentimenti consiste nel fatto che le prime riguardano il corpo e sono quindi visibili all'esterno, i secondi riguardano invece la mente e, come tutte le immagini mentali, sono invisibili. Ecco come egli descrive questa differenza (p.103):


L'evoluzione sembra aver assemblato i meccanismi cerebrali dell'emozione e dei sentimenti procedendo per gradi. Dapprima viene il meccanismo per produrre reazioni a un oggetto o a un evento, orientate verso l'oggetto stesso o le circostanze: il meccanismo dell'emozione. Poi viene il meccanismo per produrre una mappa cerebrale e successivamente un'immagine mentale - un'idea - delle reazioni e dello stato dell'organismo che ne risulta: il meccanismo del sentimento.


Il ciclo emotivo è continuo e l'essere umano passa da emozioni a sentimenti ininterrottamente (pp.91-92):
Quando i pensieri che di solito causano le emozioni appaiono alla mente, inducono emozioni che danno origine a sentimenti, i quali evocano a loro volta altri pensieri, associati per contenuto, che probabilmente amplificheranno lo stato emozionale [...] Ulteriori emozioni daranno origine a ulteriori sentimenti e il ciclo continuerà finchè non sarà interrotto da una distrazione o dall'intervento della ragione.

Il ciclo emotivo è continuo e l'essere umano passa da emozioni a sentimenti ininterrottamente: quando i pensieri che di solito causano le emozioni appaiono alla mente, inducono emozioni che danno origine a sentimenti, i quali evocano a loro volta altri pensieri, associati per contenuto, che probabilmente amplificheranno lo stato emozionale. Ulteriori emozioni daranno origine a ulteriori sentimenti e il ciclo continuerà finché non sarà interrotto da una distrazione o dall'intervento della ragione
Lo spazio comunicativo è dominato dalle emozioni
Il sociologo Fausto Colombo ha descritto nel dettaglio, nel libro "Il potere socievole", come avviene nel Web 2.0 la costruzione di un frame comunicativo che crea uno spazio virtuale analogo al confessionale o allo studio medico nel quale veniamo emotivamente sollecitati ad esporre le nostre preferenze e i nostri pensieri più intimi (p.143):


[il sistema] usa le informazioni [su di noi] per scopi che nulla hanno a che vedere con il nostro benessere o la nostra crescita (anche se non si può escludere che esso risponda in qualche modo ai nostri "bisogni" e soprattutto ai nostri desideri).
Nelle società moderne alcune emozioni non sono più utili
Alcune emozioni non sono più utili nelle società moderne, ma esse continuano da agire visceralmente negli esseri umani e alcuni movimenti politici, attraverso i mass media, ne approfittano per incitare all'odio e all'intolleranza anche sul web (Hate Speech).
Secondo Damasio (p.55):

Alcune emozioni sono pessime consigliere, e possiamo quindi studiare il modo per sopprimerle o attenuare le loro conseguenze. In questo momento sto pensando a tutte quelle reazioni che conducono ai pregiudizi razziali e culturali, basate in parte sul dispiegamento automatico di emozioni sociali evolutivamente intese  a rilevare 'differenze' negli altri; la differenza può infatti segnalare la presenza di un rischio o di un pericolo, e il suo rilevamento può quindi promuovere una reazione di allontanamento o di aggressione. Probabilmente, in una società tribale, quel tipo di reazione consentiva di raggiungere obiettivi utili. [...] Possiamo dunque essere consapevoli del fatto che il nostro cervello  contiene ancora meccanismi che lo fanno reagire come reagiva moltissimo tempo fa, in contesti diversissimi. E, forti di quella consapevolezza, possiamo imparare a ignorare tali reazioni e persuadere gli altri a fare altrettanto.
Qual è la differenza tra empatia e contagio emotivo

Da quando si è avuta conoscenza degli esperimenti di contagio emotivo condotti in rete da Facebook, si è cominciato a parlare anche dell'importante differenza tra contagio emotivo ed empatia.


Secondo molti studiosi l'empatia include sia una dimensione affettiva che una dimensione cognitiva. Nancy Eisenberg (1996 ved. bibliografia) ha definito l'empatia come una risposta affettiva che scaturisce dalla comprensione di  o dall'apprensione per  uno stato emotivo altrui in cui l'attivazione emotiva dell'osservatore coincide con ciò che l'altra persona sta provando.


Secondo S.Bonino e B.Giordanengo (L'empatia, condividere ma non troppo), se provare empatia significa condividere un sentimento che ci aiuta a comprendere l'altro, la risposta a favore dell'altro deve variare in funzione del contesto; infatti soprattutto le professioni mediche o paramediche hanno la necessità di difendersi da un eccesso di empatia per evitare la sindrome di burnout (esaurimento).


Il contagio emotivo che oggi viene favorito e amplificato dai social media è sempre stato un pericolo per la democrazia, come sottolineato da Erich Fromm che riporta le parole del filosofo John Dewey del 1939 (Fuga dalla libertà p.6):


La vera minaccia per la nostra democrazia non è l'esistenza di Stati totalitari stranieri. E' l'esistenza, nei nostri atteggiamenti personali e nelle nostre istituzioni, di condizioni che in paesi stranieri hanno dato la vittoria all'autorità esterna, alla disciplina, all'uniformità e alla sottomissione al Capo. E quindi il campo di battaglia è anche qui: in noi stessi e nelle nostre istituzioni.

Metropolis: un grande classico del cinema muto
Fritz Lang, nel 1927, ha anticipato i rischi (vedere video sotto) che l'essere umano corre con la tecnologia e/o la propaganda che trasformano le persone in automi
Automi nazisti sfilano davanti al "Capo"
Erich Fromm e John Dewey hanno scritto: "La vera minaccia per la nostra democrazia non è l'esistenza di Stati totalitari stranieri. E' l'esistenza, nei nostri atteggiamenti personali e nelle nostre istituzioni, di condizioni che in paesi stranieri hanno dato la vittoria all'autorità esterna, alla disciplina, all'uniformità e alla sottomissione al Capo. E quindi il campo di battaglia è anche qui: in noi stessi e nelle nostre istituzioni"
Il contagio emotivo trasforma le persone in automi
Mentre l'empatia è un processo conscio, il contagio emotivo è invece un processo automatico inconscio e consiste nella tendenza a provare emozioni e attuare comportamenti indotti da altri (G.Galloni p.135 ved. bibliografia). Così, mentre l'empatia è la capacità di rimanere se stessi  ma, allo stesso tempo, avere la capacità di assumere la prospettiva altrui e vedere attraverso gli occhi di un'altra persona. Il contagio emotivo avviene inconsapevolmente, esso si basa sulla comunicazione non verbale ed è spesso indotto dal sistema dell'informazione con programmi televisivi, cinema e, oggi, dal web (social network, e-mail, forum e chat, ecc).
Le persone predisposte a questi 'virus sociali' tendono, inconsciamente,  a imitare espressioni facciali, vocali, posture e comportamenti di chi li circonda (o dei personaggi più presenti sui mass media), al fine di "catturare" le emozioni indotte da quei personaggi. La scoperta dei neuroni specchio (G.Rizzolatti) ha introdotto nuovi elementi di riflessione nello studio dell'empatia: vedere lo studio del filosofo Massimiliano Cappuccio (bibliografia 2009).
Cos'è l'empatia
L'empatia è la capacità (conscia) di rimanere se stessi  ma, allo stesso tempo, di avere la capacità di assumere la prospettiva altrui e vedere attraverso gli occhi di un'altra persona. Il contagio emotivo, invece, avviene inconsapevolmente e si basa sulla comunicazione non verbale
Conclusioni (provvisorie): Una pandemia come quella di "Covid-19" è una buona occasione per verificare il senso critico della popolazione
Le notizie negative che riceviamo dai massmedia o dai socialmedia condizionano il nostro umore. Il giornalista James Berges scrive: "A leggere o vedere le notizie in TV spesso si sente come un senso di impotenza. Passa a qualsiasi canale di notizie principale e sei bombardato da un flusso costante di negatività. Solo morte e distruzione accompagnate dalla voce ingenua di un conduttore televisivo - È un po 'come ascoltare i pettegolezzi in ufficio e lamentarsi tutto il giorno senza proporre soluzioni. Non solo la notizia ci lascia sensazioni di depressione e ansia, ma ci fa sentire stupidi. Perché deve essere così? Sono solo affari. Nell'era dei cicli di notizie 24 ore su 24, 7 giorni su 7, l'attenzione diventa la merce calda. I contenuti sensazionali squarciano il rumore e incollano i tuoi occhi alla TV."  Alcuni ricercatori (uno di Facebook e due della Cornell University: Kramer, Guillory e Hancock hanno condotto, nel gennaio 2012 per la durata di una settimana, un discusso esperimento che ha manipolato le emozioni di circa 700.000 persone. Lo scopo dei ricercatori era quello di dimostrare che è possibile contagiare emotivamente le persone agendo sulle informazioni (positive o negative) che esse ricevono in rete. Dato che, sempre più spesso, le persone condividono le loro emozioni su Facebook e queste vengono visualizzate dagli “amici” attraverso il News Feed, che filtra informazioni, messaggi, storie e azioni pubblicate sul social network, i ricercatori hanno modificato il contenuto che viene mostrato o omesso dal News Feed inviando post (di contenuto positivo o negativo). Normalmente questo contenuto è determinato da un algoritmo che Facebook ha sviluppato in modo da privilegiare i contenuti più rilevanti per l’utente. I risultati dell'esperimento sono stati piuttosto prevedibili: quando gli utenti vedevano un minor numero di messaggi positivi sui propri feed, non solo producevano a loro volta un minor numero di post positivi, ma incrementavano i messaggi negativi. Di contro, quando i ricercatori hanno ridotto il numero dei post negativi sui feed, le persone coinvolte sono diventate più positive. Le conseguenze dell'esperimento possono essere, con una battuta, così riassunte: "A causa di Facebook un giorno di pioggia a Milano può rendere triste qualcuno anche nella soleggiata Pantelleria". Ma, mettendo da parte le battute, quest'esperimento ha mostrato l'enorme potenziale di condizionamento emotivo che Facebook possiede, ad esempio quello di condizionare e orientare le espressioni di voto degli elettori.
Il neurofisiologo Antonio Damasio ha così descritto la relazione tra esperienze culturali ed emozione: "Ogni esperienza nella vita di un essere umano è contraddistinta da un certo grado di emozione, e tale grado aumenta quanto più l'esperienza coinvolge aspetti personali o sociali. Sia che l'emozione venga prodotta da uno stimolo creatosi durante l'evoluzione e utile alla sopravvivenza, sia che provenga da uno stimolo appreso culturalmente, essa entrerà a far parte di un catalogo emotivo personale che si arricchirà con la ripetizione delle esperienze. Le esperienze vissute dall'individuo formano delle associazioni con le emozioni sperimentate." Ciò equivale a dire che è il nostro catalogo emotivo personale che prende le decisioni e che ci fa cliccare "mi piace". Mentre l'empatia è un processo conscio, il contagio emotivo è invece un processo automatico inconscio e consiste nella tendenza a provare emozioni e attuare comportamenti indotti da altri. Così, mentre l'empatia è la capacità di rimanere se stessi ma, allo stesso tempo, avere la capacità di assumere la prospettiva altrui e vedere attraverso gli occhi di un'altra persona. Il contagio emotivo avviene inconsapevolmente, esso si basa sulla comunicazione non verbale ed è spesso indotto dal sistema dell'informazione con programmi televisivi, cinema e, oggi, dal web (social network, e-mail, forum e chat, ecc). Le persone predisposte a questi 'virus sociali' tendono, inconsciamente,  a imitare espressioni facciali, vocali, posture e comportamenti di chi li circonda (o dei personaggi più presenti sui mass media), al fine di "catturare" le emozioni indotte da quei personaggi.
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Pagina aggiornata il 25 luglio 2022

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Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 2.5 Generico
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