Directed by whom? And where?
You lost the rights auction.
La crisi della democrazia rappresentativa ha portato i politologi a valutare altre forme di democrazia (diretta, partecipativa, deliberativa).
La democrazia diretta presuppone l'assenza di intermediari tra cittadino e Istituzioni e la partecipazione di tutti i cittadini alle decisioni pubbliche. Ovviamente si tratta di un'utopia irrealizzabile che l'avvento del web prova a mettere in discussione.
Il politologo Luigi Bobbio (ved. bibliografia 2007), a più riprese negli ultimi anni, ha analizzato le esperienze di nuove forme di democrazia, alternative sia a quella rappresentativa sia a quella diretta, condotte in vari paesi e riconducibili a due modelli di interazione tra amministratori pubblici e cittadini: il modello della pressione (democrazia partecipativa) e il modello del confronto (democrazia deliberativa).
Dopo la caduta del Muro di Berlino la democrazia, in varie forme, si è diffusa in molti paesi ma le speranze che essa aveva suscitato non si sono tradotte in benefici per i cittadini. Secondo il sociologo Zygmunt Bauman, le promesse non mantenute dall'idea di democrazia hanno creato un mondo senza alternative (8 novembre 2014 - L'Espresso), che così descrive:
Il preteso trionfo della modalità democratica di coesistenza umana ha portato, nella pratica, un avvizzimento e appassimento della fiducia dell'opinione pubblica nelle conquiste concepibili della democrazia. Questi effetti, così sgradevoli e deprimenti hanno colpito, anche se non in egual misura, tutti gli Stati membri dell'Unione Europea; ma si sono avvertiti in modo più straziante, probabilmente, là dove lo spettacolo dello sgretolamento del Muro di Berlino aveva suscitato le maggiori speranze, nei Paesi che si stavano emancipando dalla morsa ferrea delle dittature comuniste per entrare nel mondo della libertà e dell'abbondanza.
I fallimenti della democrazia possono essere attribuiti a molte cause tra le quali il difficile rinnovo della classe politica e l'impossibilità, per i cittadini, di partecipare alle decisioni. E di qualità della democrazia così parlava, Norberto Bobbio, nella sua nota all'edizione 1995 del libro 'Il futuro della democrazia' (ved. bibliografia):
Sappiamo per esperienza che nel momento stesso in cui la democrazia si espande rischia di corrompersi, perchè si trova continuamente di fronte ad ostacoli non previsti che deve superare senza alterare la propria natura, ed è costretta ad adattarsi continuamente all'invenzione di nuovi mezzi di comunicazione e di formazione della pubblica opinione, che possono essere usati tanto per infonderle nuova vita quanto per mortificarla.
Per combattere le oligarchie ci sono due antidoti:
- la forza della legge applicata in modo uguale a tutti
- la libera circolazione delle informazioni
Già nel 1984, prima che il web fornisse soluzioni tecnologiche per la partecipazione politica, Norberto Bobbio, nel suo libro 'Il futuro della democrazia', aveva espresso la sua opinione sulla democrazia diretta (p.34-35):
Se per democrazia diretta s'intende alla lettera la partecipazione di tutti i cittadini a tutte le decisioni che li riguardano, la proposta è insensata. Che tutti decidano su tutto in società sempre più complesse come sono le società industriali moderne è materialmente impossibile. Ed è anche umanamente, cioè dal punto di vista dello sviluppo etico e intellettuale dell'umanità, non auspicabile. [...] Ma l'individuo rousseiano chiamato a partecipare dalla mattina alla sera per esercitare i suoi doveri di cittadino sarebbe non l'uomo totale ma il cittadino totale. E il cittadino totale non è a ben guardare che l'altra faccia non meno minacciosa dello stato totale. [...]
Il cittadino totale e lo stato totale sono le due facce della stessa medaglia, perchè hanno in comune, se pur una volta considerato dal punto di vista del popolo, l'altra volta dal punto di vista del principe, lo stesso principio: che tutto è politica, ovvero la riduzione di tutti gli interessi umani agli interessi della polis, la politicizzazione integrale dell'uomo, la risoluzione dell'uomo nel cittadino, la completa eliminazione della sfera privata nella sfera pubblica, e via dicendo.
Le condizioni alla base della democrazia deliberativa sono due: la prima è che vi prendano parte, su un piano di parità, tutti coloro che saranno coinvolti dalle conseguenze delle decisioni; la seconda è che l'interazione tra i partecipanti si basi sul confronto con argomenti imparziali. Dato che i processi deliberativi hanno la funzione di rilevare delle opinioni su determinate questioni essi vanno valutati in base all'attivazione di processi di autoapprendimento dei cittadini, cioè sono utili alla crescita di competenze.
La definizione che Luigi Bobbio dà della democrazia deliberativa è la seguente (ved. bibliografia 2007 p.3):
Le numerose esperienze pratiche che si richiamano alla democrazia deliberativa si fondano su due pilastri: da un lato l’uso del confronto argomentato, dall’altro l’inclusione di tutti gli interessi e i punti di vista che sono toccati dall’oggetto della discussione. La democrazia deliberativa è, quindi, una forma di democrazia partecipativa, ma i suoi contorni sono più circoscritti e più definiti. Esclude la pura e semplice azione di pressione dei movimenti o delle associazioni sulle istituzioni (che invece la democrazia partecipativa sembrerebbe ammettere) e pretende che tra i diversi punti di vista si instauri un confronto dialogico. Richiede inoltre che la discussione si svolga in forma aperta e generalizzata, ossia che tutti i punti di vista presenti nella società siano presenti nella discussione in condizione di effettiva parità, mentre questo requisito non è sempre esplicitato nelle formulazioni – specie in quelle più “politiche” – della democrazia partecipativa.
La democrazia partecipativa è un insieme di pratiche e procedure che la portano a differenziarsi dalla partecipazione tradizionale, imponendo una maggiore presenza dei cittadini nell'area istituzionale. La scala della partecipazione di Sherry Arnstein è uno dei modelli sociologici più noti per rappresentare le modalità applicative della democrazia partecipativa. I dispositivi applicativi più noti sono i bilanci partecipativi, i dibattiti pubblici di tipo francese, certe forme di giurie civiche, le valutazioni ambientali partecipate dai cittadini. Il successo dei processi partecipativi si valuta dai risultati prodotti, cioè dagli atti pubblici formalizzati.
La definizione di democrazia partecipativa Luigi Bobbio la deriva dal giurista Umberto Allegretti e la commenta così (ved. bibliografia 2007 p.1):
Quando parliamo di democrazia partecipativa ci riferiamo – secondo l’elegante e pertinente definizione di Umberto Allegretti (2006b, p. 156) – a “un relazionamento della società con le istituzioni” che comporta “un intervento di espressioni dirette della prima nei processi di azione delle seconde”. Ma come può svolgersi questo relazionamento? Quali e quante facce può assumere? Quali vantaggi e quali rischi comporta ciascuna di esse? La mia impressione è che non ci troviamo di fronte a una forma di democrazia, ma piuttosto di fronte a insieme eterogeneo, contraddittorio e informe di aspirazioni, linee di tendenza e orientamenti politici che cercano spesso solo a parole, qualche volta anche con concrete esperienze, di aprire qualche breccia nella cittadella del governo rappresentativo.
Fin dalla Grecia classica, si sa che la democrazia non si è mai pienamente realizzata in maniera stabile, ma si è quasi sempre tradotta, al meglio, in un sistema misto di governo del popolo e di un’oligarchia; al peggio, ha generato il ritorno a forme di governo autoritario pur basate sull’appello alla sovranità popolare. Oggi, il bisogno di prossimità può indurre ad affidarsi all’uomo ritenuto capace di interpretarlo. Si torna bambini, affidandosi a un padre; la democrazia partecipativa, invece, fa appello a persone adulte, capaci di prendere in mano i propri destini: a quale delle due alternative si vuol fare appello? Far appello a quella rappresentata dalla democrazia partecipativa, nel momento attuale della storia italiana, può parere utopistico; ma alcune realtà a essa ispirate vivono, e non stentatamente; d’altronde – per tornare a quel Musil che è uno dei grandi interpreti dell’incertezza della contemporaneità – non bisogna stancarsi di ripetere che “se esiste il senso della realtà deve esistere anche il senso della possibilità”
è piuttosto raro incontrare un individuo che è e che si sente libero, che può essere responsabile delle sue azioni e dei suoi pensieri senza essere troppo frustrante nei confronti di se stesso, cioè senza manifestare inibizioni delle proprie emozioni. Sia l'inibizione che la sregolatezza sono facili da ottenere, cedendo le responsabilità a un capo idealizzato o a un principio; ma il risultato di questo è l'impoverimento della personalità.
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- Luigi Bobbio (2007), Dilemmi della democrazia partecipativa (PDF)
- Luigi Bobbio, Gianfranco Pomatto (2007), Modelli di coinvolgimento dei cittadini nelle scelte pubbliche (PDF)
- Umberto Allegretti (2010), La democrazia partecipativa in Italia e in Europa (PDF)
- Luigi Bobbio (2011), Prove di democrazia deliberativa
- Gustavo Zagrebelsky (2010), L'essenza della democrazia (PDF)
- Norbero Bobbio (1984), Il futuro della democrazia - Einaudi
- Donald W. Winnicott (1990), Dal luogo delle origini - Cortina editore
Pagina aggiornata il 10 marzo 2021