Recensione di "Ogni cosa è collegata" di Gabriella Greison
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Erano anni che non leggevo un libro così entusiasmante. Perchè Gabriella
Greison non ci parla solo della fisica quantistica, ma ci parla della vita psichica
degli uomini e delle donne, della difficoltà con cui si formano le idee umane
nella distinzione tra soggetto e oggetto, come nel concetto di Yin e Yang, il cui
simbolo Niels Bohr fece incidere sulle pareti di casa propria. Come scrive la
Greison "proprio come nelle coppie complementari, amore e odio, vita e morte,
luce e oscurità, che regolano la nostra esistenza", si era imbattuto Wolfgang
Pauli, che da quando aveva iniziato la propria analisi con Carl Gustav Jung, era
sempre più interessato al conscio e all'inconscio e cercava di capire come
queste complementarità potessero essere spiegate dalla fisica. Wolfgang Pauli
che pensava di sé : "scrivere formule non è difficile, difficile è vivere". Nella
complementarità dei quanti, che agiscono come particelle solo quando li
osserviamo, e in tutti gli altri casi sono onde, la realtà dipende
dall'osservazione. La Greison scrive:"Divento l'oggetto osservato quando entro
in quel limite sottile tra il conscio e l'inconscio. Con Jung ho discusso a lungo su
quel limite, è arrivato il momento che tutti capiscano questo limite da
superare. Solo così la mente e la materia non dovranno più essere separate
l'una dall'altra, e la mente potrà influire totalmente sul mondo materiale che
osserviamo. Perchè ogni cosa è collegata. [...] Gli archetipi sono il ponte a
lungo ricercato tra le percezioni sensoriali e le idee?" Sembra quasi che la
Greison abbia adottato il metodo di Pauli, cioè quello di sbronzarsi alla follia di
whisky per stimolare la propria creatività. Ma è una cosa che non le auguro per
mantenere integri fegato, pancreas e cervello.
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Pagina aggiornata il 1 gennaio 2024