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Coloro cui sfugge completamente l'idea che è possibile aver torto non possono imparare nulla, tranne la tecnica. (Gregory Bateson)
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Archeologia della mente: alla ricerca semantica dell'introspezione nei testi antichi
TEORIE > CONCETTI > INCONSCIO e COSCIENZA
Scopo di questa pagina
L'evoluzione culturale del pensiero introspettivo ha subìto una drastica accelerazione durante la metà del primo millennio a.C. Questo periodo, denominato "Era assiale" dal filosofo Karl Jaspers nel suo libro "Origine e senso della Storia" vide, in tutto il mondo, la nascita di religioni e filosofie oggi ancora vive nella cultura moderna. In quel periodo vi fu inoltre il passaggio dalla cultura orale a quella scritta, che portò all'ipotesi di un legame tra introspezione e alfabetizzazione. L'introspezione è un atto della coscienza che consiste nell'osservazione diretta e nell'analisi della propria interiorità rappresentata da pensieri, sentimenti, desideri, pulsioni, stimoli prodotti dal pensiero stesso. Un team multiculturale di psicologi, specialisti di dati, psichiatri computazionali e neuroscienziati ha condotto uno studio sui testi antichi della cultura occidentale allo scopo di realizzare una filologia quantitativa dell'introspezione: uno studio reso possibile dal software Google Ngram viewer.
Scopo dello studio era quantificare l'incidenza di argomenti introspettivi nella letteratura dell'era assiale e scoprire la sua storia culturale. A tal fine, gli studiosi hanno deciso di analizzare due tradizioni culturali relativamente auto-coerenti: la giudeo-cristiana, ancorata ai testi biblici, e la greco-romana, il cui testo di base è la saga omerica, ma includendo anche gli scritti classici greci e latini fino al II secolo d.C., compresi tra l'altro Platone e l'opera esistente di Aristotele. I risultati dello studio mostrano l'inesistenza del concetto di introspezione nei testi omerici e nella Bibbia fino al Nuovo Testamento nel quale incomincia ad apparire per poi svilupparsi fortemente nelle Confessioni di Sant'Agostino (tra il terzo e il quarto secolo dopo Cristo). La fine dell'era assiale sembra il momento di transizione dell'assetto psicologico umano che passa da una mente guidata da allucinazioni magiche a una mente che si avvia verso l'introspezione e la razionalità. Questa pagina dà conto degli studi fatti finora in questa direzione.
Introspezione nel Novecento
Frequenza della parola "introspezione" nei testi del ventesimo secolo. E' possibile osservare un declino tra la Grande depressione e la fine della seconda guerra mondiale
Punto chiave di questa pagina
DALLA MAGIA ALLA RAZIONALITA' ATTRAVERSO L'INTROSPEZIONE: L'introspezione, o autoriflessione, è un processo mentale moderno che sembra apparire nella riflessione umana alla fine dell'Era assiale (tra l'800 a.C. e il 200 a.C.). Il passaggio del mondo greco dalla cultura orale alla scrittura alfabetica può essere considerata la causa principale del cambiamento della vita mentale? Lo sostengono Carlos G.Diuk et Al., scrivendo: "Da una prospettiva neuroscientifica la domanda più importante è, da dove viene la transizione? Numerosi studiosi hanno indicato il consolidamento della scrittura alfabetica durante l'Età assiale come una delle principali cause di un cambiamento nelle dinamiche culturali della introspezione (Ong, 1982 ; Jaynes, 2000). L'alfabeto greco, in particolare, sviluppato intorno al 700 a.C., era stato finalmente interiorizzato nella cultura al tempo di Platone. In particolare, però, Socrate, nel Fedro di Platone, critica aspramente la scrittura a causa della sua corruzione della facoltà di memoria (Stevenson, 2010). È proprio questo effetto sulla memorizzazione che è stato considerato come l'introduzione di un drammatico cambiamento nella vita mentale: facilitando l'oneroso compito di memorizzare la narrativa che definisce una cultura, consente alla mente di vagare con nuova libertà e la libera dalla costante àncora di "voci esterne interiorizzate" (Ong, 1982). Come menzionato nell'Introduzione, McLuhan mette allo stesso modo in relazione la linearità e la struttura vincolata del testo scritto allo sviluppo del pensiero razionale e all'abbandono della forma "magica" o non vincolata, tipica dell'oralità (McLuhan,1962)."
Punti di riflessione
I risultati del nostro studio mostrano che è possibile escogitare una metrica coerente per quantificare la storia di concetti di alto livello come l'introspezione, rafforzando il percorso per una nuova filologia quantitativa e, nella misura in cui viene catturato nella documentazione culturale, scoprendo che la maggiore capacità del pensiero umano di autoriflessione provocata dall'era assiale è ancora fortemente determinata dalle contingenze sociali. (Carlos Diuk, Fernandez Slezak, I.Raskovsky, GA Cecchi, Mariano Sigman)
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L'introspezione può essere la forma più sana e potente di altruismo. (Oshan Jarow)
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Nell'evoluzione per selezione naturale, la questione fondamentale sono le risorse limitate. Se le risorse sono illimitate, non sarebbe necessario competere. Senza competizione, non c'è selezione naturale. La selezione naturale è una forma brutale di apprendimento. (Donald Hoffman)
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Con la crescente disponibilità di grandi database di testo, che ha facilitato lo studio delle regolarità statistiche incorporate nel linguaggio, abbiamo testato l'ipotesi di un "salto di qualità" nella narrazione durante questo periodo di transizione [l'età assiale], e più in generale, la possibilità di misurare una storia culturale dell'introspezione. (Carlos Diuk et Al.)
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La natura enigmatica del mondo, in particolare del mondo degli altri, tradisce l'impossibilità per i pazienti schizofrenici di radicarlo nella loro difettosa presenza corporea. (Vittorio Gallese, Francesca Ferri)
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Sulle orme di Peirce, potremmo affermare che la coscienza (in modo simile all’essere) è un concetto che gode di grande estensione ma di poca intensione. In parole più semplici, è un concetto vago. (Roberto Bottini)
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All'ingresso dell'Oracolo di Delfi, i visitatori venivano accolti con il famoso comando "Conosci te stesso." Può sembrare ironico che questo comando venisse posto in un luogo in cui le persone andavano per conoscere se stesse da una fonte esterna. Forse, tuttavia, il comando aveva uno scopo diverso: ricordare alle persone quella conoscenza di sé che a volte si può meglio ottenere guardando all'esterno le opinioni degli altri, specialmente quelli più saggi di noi e con prospettive più distaccate, piuttosto che riflettendo da seduti, con il mento in mano. (Emily Pronin, Katherine Hansen)
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Un ottimo esempio di qualcuno che utilizza il proprio isolamento per creare qualcosa di grande è Isaac Newton durante la Grande Peste di Londra del 1665 in cui non lasciò la sua casa fino a due anni dopo. Durante questo periodo, ha teorizzato la gravità semplicemente osservando il suo giardino. (Michelle Crespo)
Lo psicologo Julian Jaynes suggerì un'opinione controversa sulla mente umana, cioè che all'inizio della storia dell'evoluzione umana, l'esperienza della "coscienza" era inizialmente interpretata come voci esterne che comandavano azioni e inquadravano percezioni e credenze non così dissimili da allucinazioni e delusioni vissute nella schizofrenia
L'introspezione, ovvero l'autoriflessione assume la sua maggiore importanza nei periodi di crisi dominati dal caos (sia personale sia sociale): è un processo mentale che porta verso l'umiltà. Essa è essenziale per capire perchè si pensano, si dicono e si fanno certe azioni: l'introspezione permette di migliorarsi
"Introspezione": concetto "cardine" della conoscenza psicologica
Tutto ciò che è passibile di introspezione può definirsi "coscienza" e infatti, secondo molti attuali filosofi (tra cui: Searle, Dennett, Chalmers, Jaynes, ecc.), si può asserire che l'introspezione è un atto della coscienza che consiste nell'osservazione diretta e nell'analisi della propria interiorità rappresentata da pensieri, sentimenti, desideri, pulsioni, stimoli prodotti dal pensiero stesso, come pure il senso dell'identità di una persona.
L'introspezione è dunque un concetto "cardine" della conoscenza psicologica, che ha avviato molte delle discipline conosciute, gli studi sulla coscienza e sui fenomeni ad essa correlati, che oggi sono divenuti un vivace campo interdisciplinare.
Il filosofo Roberto Bottini (vedi bibliografia 2014), riguardo alla coscienza come sinonimo di esperienza soggettiva, scrive:

Un ente (individuo, cosa) è cosciente se si prova qualcosa ad essere questo ente, oppure, in altre parole, uno stato mentale è cosciente se possiede un qualitative feel. Tale aspetto qualitativo dell’esperienza (la rossità del colore rosso, la pienezza del pieno, la nullità del nulla, la pipistrellità dell’essere un pipistrello), che ne garantisce la soggettività, viene chiamato «qualia» e risulta essere inconoscibile attraverso il metodo scientifico.

Sull'origine della "coscienza" esistono oggi diverse ipotesi tra le quali quella del filosofo Julian Jaynes è una delle più originali e provocatorie. Ne riportiamo la descrizione data dal neuroscienziato Sidarta Ribeiro (vedi bibliografia 2014):

Basandosi su testi antichi, Jaynes postulò che la nostra attuale consapevolezza iniziò con ricordi di comandi impartiti dai capi del clan, che consentivano un lavoro prolungato durante il giorno anche in assenza del capo. Quando i capi morirono, i ricordi delle loro voci risuonarono nei restanti soggetti, e ciò accadde più fortemente nei sogni che nella veglia, favorita dell'assenza di interferenze sensoriali. Gli umani hanno sviluppato una mente bicamerale in cui parte dell'attività si è occupata del presente per eseguire azioni, mentre l'altra parte si è occupata del passato e del futuro per produrre allucinazioni uditive percepite come comandi esterni. Nel corso dei millenni, le persone con tale organizzazione mentale hanno lasciato le grotte per costruire città e piramidi, in quanto società con centinaia di migliaia di membri guidate da alcuni che hanno sentito le voci di antenati morti trasformarsi in divinità. Alla fine c'erano troppe bocche da sfamare, gli imperi sono crollati e le voci sono diventate mute. Testi che risalgono a diversi secoli prima del 1000 a.C. riflettono questo divino silenzio, man mano che la separazione mentale tra gli dei e le persone si dissolveva gradualmente. La persona bicamerale che ha ascoltato le voci ha dato luogo all'individuo unicamerale in cui l'autorappresentazione utilizza il suo vasto repertorio mnemonico non per allucinare, ma per immaginare piani. Per la mentalità contemporanea le voci incessanti del nostro dialogo interno sono solo nostre, non di altre entità. Coloro che oggi sono ancora divisi in compartimenti mentali verrebbero chiamati psicotici.
L'introspezione, o autoriflessione, è un processo mentale moderno che sembra apparire nella riflessione umana alla fine dell'Era assiale (tra l'800 a.C. e il 200 a.C.)
Perchè la nostra cultura e intelligenza dipendono dalla autoconsapevolezza
L'autoconsapevolezza umana, cioè la "coscienza" ha creato le condizioni per lo sviluppo dell'intelligenza e della cultura umana. Ma non è stato sempre così. Lo psicologo Kurt Danziger, ha sostenuto che non esiste alcun documento che contiene il termine "introspezione" prima del diciassettesino secolo, e che discussioni serie sul fenomeno descritto dal termine apparvero solo nel secolo successivo, per diventare frequenti solo nel diciottesimo secolo. Egli ha scritto (vedi bibliografia 2015):

Il termine "introspezione" si riferisce all'auto-osservazione di eventi mentali. Storicamente, è un termine relativamente recente che ha acquisito importanza nel corso dei dibattiti sullo status e sull'argomento della psicologia come scienza. I critici hanno sottolineato l'incompatibilità dell'osservazione di sé e dell'osservazione obiettiva, scientifica; i difensori hanno proposto versioni di introspezione che riguardano relazioni verbali su stati mentali esperti.

Gli psicologi David Oakley e Peter Halligan hanno analizzato la storia della "coscienza" nell'evoluzione del pensiero psicologico, descrivendolo così (vedi bibliografia 2017):

Nel 1976, Jaynes suggerì che all'inizio della storia dell'evoluzione umana, l'esperienza della "coscienza" era inizialmente interpretata come voci esterne che comandavano azioni e inquadravano percezioni e credenze non così dissimili da allucinazioni e delusioni vissute nella schizofrenia. I resoconti popolari più recenti sugli stati psicologici hanno tuttavia accettato la "coscienza" come derivante e sotto il controllo del "sé" dell'individuo (Bargh e Morsella, 2008). Tuttavia, già nel diciannovesimo secolo, i padri fondatori della psicologia osservarono che molte delle nostre esperienze mentali derivano da processi di cui non siamo consapevoli (James, 1892; von Helmholtz,1897; Wundt,1902). Quest'ultima realizzazione, derivata in parte dall'osservazione dei fenomeni osservati nell'ipnosi (Bargh e Morsella, 2008), è stata incorporata negli scritti di Charcot e Freud (Oakley, 2012). Ciò è stato ulteriormente rafforzato dalle osservazioni di diversi influenti psicologi all'inizio della "rivoluzione cognitiva" (Miller,1962) che hanno notato che anche un rapido esame introspettivo della propria "consapevolezza cosciente" ha rivelato rapidamente che i prodotti del pensiero e della percezione sono il risultato di processi inconsci (Nisbett e Wilson,1977; Halligan e Oakley, 2000). Tuttavia negli ultimi 60 anni, la psicologia cognitiva ha mantenuto una distinzione tra processi mentali "automatici", che non coinvolgono la "consapevolezza cosciente" e processi "controllati" (Miller, 1962; Nisbett e Wilson, 1977; Kihlstrom, 1987; Gazzaniga, 1988 ; Moscovitch e Umiltà, 1991; Halligan e Marshall, 1997; Velmans, 2000; Driver and Vuilleumier, 2001; Wegner, 2002; Pockett, 2004; Hassin et al., 2005 ; Frith, 2007, 2010; Earl, 2014; Frigato , 2014). La teoria dello spazio di lavoro globale (Baars,1988,1997) ha paragonato la "coscienza" a un teatro di lavoro in cui eventi psicologici creati da processi non coscienti che si svolgono dietro le quinte, hanno permesso ad alcuni eventi di entrare sul palco della "consapevolezza cosciente".
L'introspezione è un atto della coscienza che consiste nell'osservazione diretta e nell'analisi della propria interiorità rappresentata da pensieri, sentimenti, desideri, pulsioni, stimoli prodotti dal pensiero stesso, come pure il senso dell'identità di una persona
Gli esseri umani usano paritariamente entrambi gli emisferi cerebrali
i pazienti con danno cerebrale all'emisfero destro sembrano basarsi principalmente su significati letterali e trascurare le relazioni metaforiche, mentre lo schema opposto si osserva nei pazienti con emisfero cerebrale sinistro danneggiato.
I pericoli psichici che gli uomini primitivi superavano con l'aiuto delle loro mitologie e dei relativi riti e, più tardi, con le loro religioni, oggi l'uomo moderno è costretto a fronteggiarli con l'intervento di psicologi, psicoterapeuti, psiconalisti, ecc.
Entrambi gli emisferi partecipano all'elaborazione semantica, ma lo fanno in modi qualitativamente diversi.
I risultati di un tipo di esperimento del campo visivo diviso, l'innesco semantico, suggeriscono che mentre entrambi gli emisferi partecipano all'elaborazione semantica, lo fanno in modi qualitativamente diversi, come scrivono le neuroscienziate Kirsten Taylor e Marianne Regard (vedi bibliografia 2003):

Le specializzazioni funzionali emisferiche sono dinamiche; la partecipazione del linguaggio emisferico destro aumenta significativamente in determinate condizioni, ad esempio durante un attacco epilettico e durante il recupero dall'ictus. Le connessioni interemisferiche attraverso il corpo calloso mediano criticamente queste e altre funzioni corticali superiori. [...] Gli esperimenti sul campo visivo diviso sulle capacità di elaborazione semantica degli emisferi hanno rivelato in determinate condizioni sperimentali prestazioni comparabili di emifield/emisfero. Tuttavia, i risultati di un altro tipo di esperimento del campo visivo diviso, l'innesco semantico, suggeriscono che mentre entrambi gli emisferi partecipano all'elaborazione semantica, lo fanno in modi qualitativamente diversi. Questi studi si basano sulla diffusione della teoria dell'attivazione dell'elaborazione semantica, che rappresenta concetti come nodi in una rete semantica collegata da collegamenti relazionali (ad esempio, fuoco → camion). Nel complesso, la struttura della rete semantica è organizzata secondo una somiglianza semantica; più proprietà condividono due concetti, più fortemente sono correlati.
[...] In effetti, i pazienti con danno cerebrale all'emisfero destro sembrano basarsi principalmente su significati letterali e trascurano le relazioni metaforiche, mentre lo schema opposto si osserva nei pazienti con emisfero cerebrale danneggiato. Di conseguenza, i pazienti con danni cerebrali all'emisfero destro hanno difficoltà a seguire comandi indiretti, trarre inferenze e comprendere barzellette.
I pazienti con danni cerebrali all'emisfero destro hanno difficoltà sia a eseguire comandi indiretti, sia a trarre inferenze, sia a comprendere barzellette
Gli esseri umani usano paritariamente entrambi gli emisferi
Julian Jaynes propose che la transizione dall'oralità all'alfabetizzazione e dall'introspezione inferiore a quella superiore fosse accompagnata anche da un cambiamento della psicologia umana: da una mentalità dominata da voci interiori, che impartiva comandi simili a quelli di Dio necessari per mantenere la coesione sociale, a una in cui le voci venivano sostituite da un dialogo interiore consapevole
Origine della mentalità introspettiva: un cambiamento radicale dei canoni psicologici
Nel 2018 è stato pubblicato un libro dell'antropologo Brian McVeigh intitolato "The "Other" Psychology of Julian Jaynes: Ancient Languages, Sacred Visions and Forgotten Mentalities" nel quale l'autore sottolinea i punti ciechi della psicologia mainstream e dell'establishment fornendo supporto empirico alle idee di Jaynes sui cambiamenti socio-storici nella cognizione. Ad esempio egli ostiene che dal 3500 al 1000 a.C. circa, la documentazione archeologica e storica rivela le caratteristiche della super-religiosità allucinatoria in ogni civiltà conosciuta. Quando le pressioni sociali erodevano l'autorità della bicameralità incentrata su Dio, durante il crollo della tarda età del bronzo, sorse una psicologia aggiornata dell'autoconsapevolezza interiorizzata. Una componente esplicativa chiave della teorizzazione di Jaynes era il modo in cui le metafore costruivano un paesaggio mentale popolato di "io" e "io" che sostituiva una visione del mondo in declino dominata da dei, antenati e spiriti. McVeigh conferma statisticamente come i cambiamenti linguo-concettuali riflettessero gli sviluppi psicostorici; poiché le entità soprannaturali funzionavano al posto del nostro io interiore, i vocabolari per i termini psicologici erano sorprendentemente limitati nelle lingue antiche. McVeigh dimostra anche la sorprendente ubiquità del termine "sentire voci" nei tempi moderni, sostenendo che le allucinazioni sono vestigia bicamerali e che l'immaginario mentale - un'esperienza controllabile e semi-allucinatoria - è il successore delle allucinazioni divine che un tempo tenevano insieme le società.
Uno studio sull'origine della mentalità introspettiva basato sull'analisi semantica dei testi antichi
L'antropologo Brian McVeigh  ha dimostrato statisticamente come i cambiamenti linguo-concettuali riflettano gli sviluppi psicostorici. Egli ha sostenuto che le allucinazioni sono vestigia bicamerali (come nell'ipotesi di Jaynes) e che l'immaginario mentale successivo all'età assiale - ovvero un'esperienza controllabile e semi-allucinatoria - è il successore delle allucinazioni divine che un tempo tenevano insieme le società
Una filologia quantitativa dell'introspezione: uno studio reso possibile da Google Ngram viewer
Nel 2012 venne pubblicato un ambizioso studio multiculturale "A quantitative philology of introspection" (vedi bibliografia 2012) al quale contribuirono psicologi (Carlos G. Diuk), specialisti di dati (D. Fernandez Slezak, I. Raskovsky), psichiatri computazionali (GA Cecchi), e neuroscienziati (Mariano Sigman).
Per chiarire il loro scopo essi scrissero:

Il nostro obiettivo nel presente studio è quantificare l'incidenza di argomenti introspettivi nella letteratura dell'età assiale e scoprire la sua storia culturale. A tal fine, abbiamo deciso di analizzare due tradizioni culturali relativamente auto-coerenti: la giudeo-cristiano, ancorata ai testi biblici, e la greco-romana, il cui testo di base è la saga omerica, ma includono anche gli scritti classici greci e latini fino al II secolo d.C., comprendendo tra l'altro Platone e l'opera esistente di Aristotele. Inoltre, abbiamo esteso questa analisi ai tempi moderni, misurando l'evoluzione dell'introspezione nel database di Google N-gram viewer (Michel et al., 2011) durante il ventesimo secolo.

Per chiarire i risultati del loro studio essi scrissero (vedi bibliografia 2012):
L'evoluzione culturale del pensiero introspettivo è stata riconosciuta aver subito un drastico cambiamento durante la metà del primo millennio a.C. Questo periodo, noto come "Età assiale", vide la nascita di religioni e filosofie ancora vive nella cultura moderna, così come il passaggio dall'oralità all'alfabetizzazione, che portò all'ipotesi di un legame tra introspezione e alfabetizzazione. [...] Un'analisi comparabile della documentazione culturale del ventesimo secolo mostra un costante aumento dell'incidenza di argomenti introspettivi, punteggiato da brusche diminuzioni durante e precedenti la prima e la seconda guerra mondiale. I nostri risultati mostrano che (a) è possibile escogitare una metrica coerente per quantificare la storia di un concetto di alto livello come l'introspezione, cementando il percorso per una nuova filologia quantitativa e (b) nella misura in cui è catturato nella documentazione culturale, la maggiore capacità del pensiero umano di autoriflessione causata dall'età assiale è ancora fortemente determinata da contingenze sociali al di là del nesso di alfabetizzazione-oralità.
La sfida dello studio multiculturale di Carlos Diuk et Al. non era semplicemente quella di contare la ricorrenza di una determinata parola (ad esempio, introspezione) in un corpus storico ma, invece, quella di determinare la misura in cui un concetto, nel suo senso semantico distribuito (come catturato, per esempio, nei dizionari e thesauri), è rappresentato nel testo
L'analisi semantica dei testi antichi di Carlos Diuk
Nel video inserito sopra, lo psicologo Carlos Diuk sostiene che nell'Era assiale si verificò un notevole cambiamento nel modo in cui l'essere umano pensava a se stesso e al suo posto nel mondo. Fu un periodo in cui vennero create molte filosofie e religioni che, fortunatamente, hanno lasciato testi scritti. Abbiamo esaminato i  testi omerici, Iliade e Odissea, il testo giudaico-cristiano della Bibbia (sia Vecchio che Nuovo Testamento), il testo di Sant'Agostino, Le Confessioni, e molti testi letterari moderni del Novecento. Esaminando questi testi e le parole in essi contenute, si nota che la parola "introspezione" o parole simili riguardo ai processi di pensiero, sono assenti nelle opere omeriche e incominciano ad apparire nalla Bibbia solo nel Nuovo Testamento con le parole di Gesù Cristo che, ad esempio, quando una folla si raduna per lapidare una donna adultera, dice: "Chi è senza peccato peccato scagli la prima pietra", invitando così ognuno a rivolgersi alla propria coscienza e a guardare dentro di se, invitando così ogni essere umano cioè a fare "introspezione". I linguisti computazionali oggi hanno gli strumenti per poter operare un'analisi semantica sulla frequenza di un concetto, come quella che ha permesso a noi di scoprire che, nel tempo, l'introspezione è cresciuta dal testo di Sant'Agostino che è risultato fortemente introspettivo, alla letteratura del XX° secolo che ha visto l'introspezione crescere fino all'inizio del secolo e fino all'inizio della seconda guerra mondiale, per poi aumentare, dopo la fina della guerra, con il boom degli anni '60.
La sfida degli studiosi (Diuk, Slezak, Raskovsky, Cecchi, Sigman) non è stata semplicemente quella di contare la ricorrenza di una determinata parola in un corpus storico (ad esempio, introspezione) ma quella, invece, di determinare la misura in cui un concetto, nel suo senso semantico distribuito (quale quello presente nei dizionari e tesauri), è rappresentato nel testo
Introspezione nei testi dell'antica Grecia
Usando il loro algoritmo di mappatura delle parole su antichi testi greci, gli autori mostrano che l'introspezione sorse insieme alla crescente frequenza di parole come "sé", "senso di colpa", e "ragione ". Hanno individuato efficacemente l'emergere del nostro stato mentale basandosi solo sui documenti scritti.
Introspezione nei testi della tradizione giudeo-cristiana
neurologia
L'algoritmo degli autori ci dà la possibilità di percepire oggettivamente e quantitativamente i sentimenti attraverso le parole, proprio come quando leggiamo tra le righe quando parliamo con i nostri amici. I concetti astratti della nostra salute mentale potrebbero non essere altro che una formula complessa.
Le allucinazioni sono vestigia bicamerali e oggi sono state sostituite da un immaginario mentale (un'esperienza controllabile e semi-allucinatoria), che è il successore delle allucinazioni divine che un tempo tenevano insieme le società?
L'analisi dei testi omerici mostra la differenza tra Iliade e Odissea
Se si analizzano i testi omerici si nota una differenza tra l'Iliade e l'Odissea, come scrivono Carlos G.Diuk et Al.:

Gli eroi impulsivi e irreflessivi dell'Iliade, spinti da passioni insufflate in loro dagli dei, lasciano il posto all'astuto Odisseo che sorpassa Polifemo e conduce i suoi uomini a Scilla con la sua cattiva coscienza. È stato sostenuto che questi cambiamenti potrebbero riflettere non solo tendenze artistiche o anche culturali, ma profonde alterazioni nella struttura mentale di coloro che hanno scritto, raccolto e assimilato le storie.
Se si analizzano i testi omerici si nota una differenza tra l'Iliade e l'Odissea: gli eroi impulsivi e irriflessivi dell'Iliade, spinti da passioni insufflate in loro dagli dei, lasciano il posto all'astuto Odisseo che oltrepassa Polifemo e conduce i suoi uomini a Scilla. È stato sostenuto che questi cambiamenti potrebbero riflettere non solo tendenze artistiche o anche culturali, ma profonde alterazioni nella "struttura mentale" di coloro che hanno scritto, raccolto e assimilato le storie
Un mondo di eroi omerici
L’ira di Achille, il travagliato ritorno di Ulisse. Entrambe le vicende sono sotto il segno degli dei
In quale modo è stata fatta l'analisi dei testi antichi? L'analisi semantica latente (LSA) dei testi omerici
L'analisi semantica latente (LSA) dei testi omerici mostra che le parole semanticamente correlate coesisteranno in testi con argomenti coerenti. Come scrivono Carlos G.Diuk et Al.:

Julian Jaynes propose che la transizione dall'oralità all'alfabetizzazione e dall'introspezione inferiore a quella superiore fosse accompagnata anche da un cambiamento da una mentalità dominata da voci interiori, impartendo comandi simili a quelli di Dio necessari per mantenere la coesione sociale, a una in cui le voci venivano sostituite da un dialogo interiore consapevole. Altrettanto interessanti e controverse dal punto di vista neuroscientifico (Kuijsten, 2006 ; Cavanna et al., 2007), queste idee non possono essere validate o confutate esclusivamente sulla base di studi filologici e culturali. Tuttavia, l'ipotesi "soft", come la definiva Daniel Dennett, secondo cui almeno nella tradizione giudaico-greco-cristiana, esiste una "freccia del tempo" nella narrazione culturale dell'età assiale che rappresenta una crescente preoccupazione per l' introspezione può essere messo alla prova in un quadro quantificabile. [...] la nostra sfida non è semplicemente quella di contare la ricorrenza di una determinata parola (ad esempio, introspezione) in un corpus storico ma, invece, determinare la misura in cui un concetto, nel suo senso semantico distribuito (come catturato, per esempio, nei dizionari e thesauri), è rappresentato nel testo. Sono stati introdotti diversi metodi per identificare le regolarità e ottenere una nozione di prossimità semantica (Lund e Burgess, 1996 ; Patwardhan et al., 2003 ; Pedersen et al., 2004 ; Fellbaum, 2010). Una delle risorse più ampiamente utilizzate è l'analisi semantica latente (LSA) (Deerwester et al., 1990 ). LSA parte dal presupposto che le parole semanticamente correlate coesisteranno necessariamente in testi con argomenti coerenti. Perché un concetto come l'introspezione trasmetta significato, deve evocare una vasta gamma di concetti o "immagini" correlati nella mente. Al contrario, le parole semanticamente correlate possono trasmettere il significato di introspezione senza che la parola stessa sia presente in un testo. Ciò è particolarmente rilevante per il nostro studio della letteratura classica, dal momento che non prevediamo che parole che rappresentano concetti di ordine superiore come l'introspezione siano presenti nella Bibbia o Omero. Cioè, l'uso dell'analisi di somiglianza semantica ci consente di misurare la relazione di un testo classico con un concetto senza una parola esplicita al momento.
L'analisi semantica latente (LSA) parte dal presupposto che le parole semanticamente correlate coesisteranno necessariamente in testi con argomenti coerenti. Perché un concetto come l'introspezione trasmetta significato, deve evocare una vasta gamma di concetti o "immagini" correlati nella mente
Analisi semantica latente (LSA)
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Correlazione semantica tra concetti
analisi semantica
Gli autori hanno creato un algoritmo di mappatura delle parole che organizza le parole in uno spazio multidimensionale in base alla loro associazione con altre parole. Le parole che appaiono più vicine tra loro sono più correlate semanticamente delle parole più distanti. Tale sistema inserisce concetti considerevolmente vaghi o ambigui in un quadro quantitativo concreto.
Quando è avvenuta la transizione dal modello psicologico arcaico a quello moderno?
Quando l'assetto psicologico umano è cambiato, passando dal modello arcaico di un "mondo magico" antecedente all'era assiale, al modello moderno del "mondo razionale"? Come scrivono Carlos G.Diuk et Al. (vedi bibliografia 2012):

Da una prospettiva neuroscientifica la domanda più importante è, da dove viene la transizione? Numerosi studiosi hanno indicato il consolidamento della scrittura alfabetica durante l'Età assiale come una delle principali cause di un cambiamento nelle dinamiche culturali dell'introspezione (Ong, 1982 ; Jaynes, 2000). L'alfabeto greco, in particolare, sviluppato intorno al 700 a.C., era stato finalmente interiorizzato nella cultura al tempo di Platone. In particolare, però, Socrate, nel Fedro di Platone, critica aspramente la scrittura a causa della sua corruzione della facoltà di memoria (Stevenson, 2010). È proprio questo effetto sulla memorizzazione che è stato considerato come l'introduzione di un drammatico cambiamento nella vita mentale: facilitando l'oneroso compito di memorizzare la narrativa che definisce una cultura, consente alla mente di vagare con nuova libertà e la libera dalla costante ancora di "voci esterne interiorizzate" (Ong, 1982). Come menzionato nell'Introduzione, McLuhan mette allo stesso modo in relazione la linearità e la struttura vincolata del testo scritto allo sviluppo del pensiero razionale e all'abbandono della forma "magica" o non vincolata, tipica dell'oralità (McLuhan, 1962).
Quando l'assetto psicologico umano è cambiato, passando dal modello arcaico di un "mondo magico" antecedente all'era assiale, al modello moderno di un "mondo razionale"? Numerosi studiosi hanno indicato il consolidamento della scrittura alfabetica durante l'Era assiale come una delle principali cause di un cambiamento nelle dinamiche culturali dell'introspezione
La scrittura ha cambiato la psicologia dell'essere umano?
I cambiamenti neuroscientifici indotti dalla scrittura
Il passaggio del mondo greco dalla cultura orale alla scrittura alfabetica può essere considerata la causa principale del cambiamento della vita mentale? Lo sostengono Carlos G.Diuk et Al., scrivendo (vedi bibliografia 2012):

Da una prospettiva neuroscientifica la domanda più importante è, da dove viene la transizione? Numerosi studiosi hanno indicato il consolidamento della scrittura alfabetica durante l'Età assiale come una delle principali cause di un cambiamento nelle dinamiche culturali dell'introspezione (Ong, 1982 ; Jaynes, 2000). L'alfabeto greco, in particolare, sviluppato intorno al 700 a.C., era stato finalmente interiorizzato nella cultura al tempo di Platone. In particolare, però, Socrate, nel Fedro di Platone, critica aspramente la scrittura a causa della sua corruzione della facoltà di memoria (Stevenson, 2010). È proprio questo effetto sulla memorizzazione che è stato considerato come l'introduzione di un drammatico cambiamento nella vita mentale: facilitando l'oneroso compito di memorizzare la narrativa che definisce una cultura, consente alla mente di vagare con nuova libertà e la libera dalla costante àncora di "voci esterne interiorizzate" (Ong, 1982). Come menzionato nell'Introduzione, McLuhan mette allo stesso modo in relazione la linearità e la struttura vincolata del testo scritto allo sviluppo del pensiero razionale e all'abbandono della forma "magica" o non vincolata, tipica dell'oralità (McLuhan,
1962).
L'evoluzione culturale del pensiero introspettivo è stata riconosciuta aver subito un drastico cambiamento durante la metà del primo millennio a.C. Questo periodo, noto come "Era assiale", vide la nascita di religioni e filosofie ancora vive nella cultura moderna, così come il passaggio dall'oralità all'alfabetizzazione, che portò all'ipotesi di un legame tra introspezione e alfabetizzazione
L'illusione introspettiva ci allontana dai motivi delle nostre decisioni
L'abitudine umana all'introspezione ha rapidamente creato l'illusione introspettiva, che è un "bias cognitivo" con cui le persone pensano erroneamente di avere una visione diretta delle origini dei propri stati mentali, mentre trattano le introspezioni degli altri come inaffidabili. Questa illusione porta le persone a dare spiegazioni "certe", ma false, del proprio comportamento (chiamate "teorie causali" ) oppure previsioni  imprecise dei loro futuri stati mentali.  Si tratta di un pregiudizio cognitivo che induce le persone a credere di comprendere le ragioni e le motivazioni alla base delle scelte che fanno. Gli psicologi cognitivi sostengono che quando alle persone viene chiesto il motivo delle loro scelte, di solito inventano risposte che in realtà non spiegano la logica alla base delle loro scelte. Questo perché, anche quando le persone non hanno una visione sufficiente dei propri sentimenti, desiderano comunque offrire una spiegazione razionale delle loro scelte.
L'introspezione è un processo mentale in base al quale le persone usano i contenuti della coscienza per costruire una narrazione personale che può o meno corrispondere ai loro stati inconsci. Scrivono le psicologhe Emily Pronin e Katherine Hansen in una loro ricerca (vedi bibliografia 2012):

Le persone sono costantemente immerse in un mondo di desideri, pensieri e sentimenti; di conseguenza, esse tendono ad usare quel "mondo interiore" come fonte primaria di informazione su se stessi, anche quando altri canali di informazione potrebbero condurre  ad una comprensione più accurata. La nostra ricerca ha documentato l'eccessiva fiducia delle persone sulle informazioni acquisite con l'introspezione. [...] Ad esempio, se una persona vuole sapere perché a volte diventa triste durante le vacanze o perché ama la musica barocca ma non la musica country, potrebbe non avere accesso ai  veri motivi. Al centro di questo problema c'è la mancanza di apprezzamento della gente per dei fatti riguardo a se stessi. Le persone fanno introspezione per acquisire conoscenza su di sé perché non riconoscono i limiti dell'introspezione. [...] La dipendenza dall'introspezione comporta il costo di non prestare attenzione a un'altra importante fonte di informazioni: il comportamento. Le persone a volte sono talmente immerse nella loro vita interiore da ignorare ciò che fanno esternamente.
Dopo aver acquisito la capacità introspettiva, l'essere umano ha iniziato a esagerare nel darle un valore. Infatti le persone sono costantemente immerse in un mondo di desideri, pensieri e sentimenti; di conseguenza, esse tendono ad usare quel "mondo interiore" come fonte primaria di informazione su se stessi, anche quando altri canali di informazione potrebbero condurre  ad una comprensione più accurata. La recente ricerca psicologica ha documentato l'eccessiva fiducia delle persone sulle informazioni acquisite con l'introspezione. Le persone fanno introspezione per acquisire conoscenza su di sé perché non riconoscono i limiti dell'introspezione. La dipendenza dall'introspezione comporta il costo di non prestare attenzione a un'altra importante fonte di informazioni: il comportamento
Conclusioni (provvisorie): Un team multiculturale di psicologi, specialisti di dati, psichiatri computazionali e neuroscienziati ha condotto uno studio sui testi antichi della cultura occidentale allo scopo di realizzare una filologia quantitativa dell'introspezione: uno studio reso possibile dal software Google Ngram viewer
La fine dell'era assiale (intorno al 200 a.C.) sembra il momento di transizione dell'assetto psicologico umano da una mente guidata da allucinazioni magiche a una mente che si avvia verso l'introspezione e la razionalità. Tale transizione fu causata, oltre che dall'esigenza di dover risolvere problemi sociali sempre più impellenti a causa della crescita demografica delle società, dall'evoluzione del concetto di "introspezione" e dall'introduzione della scrittura. L'evoluzione culturale del pensiero introspettivo ha subìto una drastica accelerazione durante la metà del primo millennio a.C. Questo periodo, denominato "Era assiale" dal filosofo Karl Jaspers nel suo libro "Origine e senso della Storia" vide, in tutto il mondo, la nascita di religioni e filosofie oggi ancora vive nella cultura moderna. In quel periodo vi fu inoltre il passaggio dalla cultura orale a quella scritta, che portò all'ipotesi di un legame tra introspezione e alfabetizzazione. L'introspezione è un atto della coscienza che consiste nell'osservazione diretta e nell'analisi della propria interiorità rappresentata da pensieri, sentimenti, desideri, pulsioni, stimoli prodotti dal pensiero stesso, come pure il senso dell'identità di una persona. Per approfondire la transizione del modo di pensare umano verso una forma moderna, un team multiculturale di psicologi, specialisti di dati, psichiatri computazionali e neuroscienziati ha condotto uno studio sui testi antichi della cultura occidentale allo scopo di realizzare una "filologia quantitativa" dell'introspezione: uno studio reso possibile dal software Google Ngram viewer. Con Ngram viewer hanno cercato, all'interno di testi antichi presenti nel database del Project Gutenberg e tradotti in lingua inglese: L'Iliade e l'Odissea, La Bibbia (Vecchio e Nuovo Testamento), Le confessioni di Sant'Agostino,  (vedere appendice dello studio per il dettaglio) la ricorrenza di parole quali "introspezione", "Io",  "ragione", ed altre. Gli studiosi hanno inoltre fatto la LSA (Analisi semantica latente), cioè hanno analizzato le relazioni tra un insieme di documenti e i termini che contengono producendo un insieme di concetti correlati. La LSA presume che le parole che hanno un significato simile si trovino in parti di testo simili.
Un'ipotesi rivoluzionaria era stata prodotta negli anni '70 del Novecento dallo psicologo Julian Jaynes, che ipotizzò che prima del periodo assiale (cioè prima del 200 a.C.), ovvero per tutta la preistoria, gli esseri umani avevano sviluppato una mente bicamerale in cui parte dell'attività si occupava del presente per eseguire azioni, mentre l'altra parte si occupava del passato e del futuro per produrre allucinazioni uditive percepite come comandi esterni inviati dai propri antenati. Con l'aumentare della complessità sociale, econdo Julian Jaynes, è avvenuto un lento cambiamento in società con centinaia di migliaia di membri guidate da pochi individui, che di fronte all'aumentare dei problemi da gestire ha convinto i capi che sentivano le voci di antenati morti a trasformarle in divinità e poi, in una lenta presa di consapevolezza, ad abbandonare questa modalità schizofrenica di pensare, per immaginare piani per risolvere i loro problemi sociali anzichè allucinare. Secondo Jaynes  "Testi che risalgono a diversi secoli prima del 1000 a.C. riflettono il divino silenzio in cui è maturata la consapevolezza umana, man mano che la separazione mentale tra gli dei e le persone si dissolveva gradualmente. Lentamente è nata la struttura psicologia dell'individuo unicamerale in cui l'autorappresentazione utilizza il suo vasto repertorio mnemonico non per allucinare, ma per immaginare piani." L'alfabeto greco, sviluppato intorno al 700 a.C., ha probabilmente avuto un'influenza determinante nel modificare la struttura psicologica umana. L'avvento della scrittura viene inoltre considerato dagli autori dell'ambizioso studio filologico come il più importante processo di modifica della vita mentale dell'essere umano poichè ha liberato la memoria umana dal fardello cognitivo che l'aveva sempre oppressa costringendola a memorizzare le narrazioni che davano forma a ogni cultura sociale e liberando la mente dalla necessità di internalizzare le voci esterne (secondo Walter Ong 1982). Ciò potrebbe aver consentito l'abbandono di quel pensiero magico senza vincoli tipico dell'oralità (secondo Marshall McLuhan 1962), che aveva tenuto la mente umana impegnata mentre, successivamente, si erano create le condizioni per sviluppare un "pensiero razionale". Il processo di opposizione alla scrittura nella società greca è durato molti secoli, ed ha avuto molti ostacoli: lo stesso Platone, nello scrivere il Fedro, ancora si opponeva ferocemente alla scrittura denunciandone la corruzione della memoria umana, e questa opposizione evidenziava la forza del suo inconscio che lo teneva ancorato alla tradizione. Ci sono voluti molti secoli affinchè la mente umana iniziasse a "pensare" in modo razionale e lasciasse le allucinazioni a chi aveva bisogno di essere curato dagli psicoterapeuti.
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              Pagina aggiornata il 23 giugno 2023

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