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La teoria neoliberista si basa su una premessa: quella che gli attori economici sono massimizzatori di valore che per i loro scopi dispongono di tutte le informazioni necessarie sui prezzi per poter prendere decisioni razionali. Inoltre essa afferma che i mercati funzionano efficientemente mediante contratti volontari tra compratori e venditori in un regime di competizione, e che qualunque regolazione governativa li renderebbe meno efficienti. Quest'idea, a partire dagli anni Quaranta, è sembrata sensata a molti americani, ma la sua applicazione all'economia americana avvenne solo a seguito del periodo di alta inflazione e alta disoccupazione seguito alla sconfitta americana in Vietnam. Ronald Reagan, nel 1981-82, sposò le idee di Friedman e della scuola di Chicago con un messaggio anti-regolatorio dicendo "Il governo non è la soluzione ai nostri problemi; il governo è il problema".
Per descrivere la diffusione delle idee neoliberiste Luciano Gallino scrive (pp. 259-260):
La vittoria della scuola economica di Chicago diede le ali alla diffusione delle teorie economiche neoliberali negli USA, in Europa e in altri paesi. E con essa venne trasmessa contagiosamente la convinzione che quando la realtà contraddice la teoria è la prima ad avere torto, non la seconda. Il maggiore responsabile di tale distorsione fu Milton Friedman, sebbene sostenesse di essere un realista che vuole analizzare l'economia quale essa è realmente. La transizione avvenne in due passi: primo, nessuno può dubitare che la matematica sia una scienza. Da ciò discende, secondo, che laddove faccia un uso serrato e approfondito della matematica, pure l'economia ha diritto a essere considerata una scienza. I modelli che hanno disastrato il sistema finanziario e l'economia mondiale negli anni Duemila, a causa appunto della loro astrattezza riassumibile nella battuta "tanto peggio per la realtà", sono una filiazione diretta di tale convinzione. Una convinzione introiettata dagli anni Sessanta in poi da decine di migliaia di studenti americani delle facoltà di economia, i quali sarebbero diventati in seguito docenti, insegnanti, manager, traders, consulenti di un centinaio di governi. Affiancati da decine di migliaia di studenti provenienti dalla UE e altri Paesi per conseguire negli USA almeno un diploma di college e magari un dottorato, animati pure essi dal proposito di fare strada nelle stesse professioni. Negli anni Ottanta, metà degli studenti di economia negli USA erano stranieri. E nelle università europee erano (e sono) americani quasi tutti i libri di testo che diffondevano (e diffondono) in milioni di copie concezioni immaginarie di un'economia inesistente, dove i mercati sono sempre efficienti; gli attori completamente informati; la concorrenza perfetta; i rischi perfettamente calcolabili.
I deficit gemelli dell'economia USA operarono per decenni come un'aspirapolvere gigante, assorbendo i beni in eccedenza e il capitale di altri popoli. [...] Le principali economie del surplus (cioè Germania, Giappone e, in seguito, Cina), alimentate dai deficit gemelli dell'America, continuavano a sfornare merci che gli americani continuavano a trangugiare. Quasi il 70 per cento dei profitti raccolti su scala globale da questi paesi venivano poi ritrasferiti indietro negli Stati Uniti, sotto forma di flussi di capitale diretti a Wall Street. [...] Attraverso questo prisma tutto sembra più motivato: l'ascesa della finanziarizzazione, il trionfo dell'avidità, la diminuita importanza degli organismi di regolamentazione, l'egemonia del modello di crescita anglo-celtico.
Varoufakis, nel suo libro "Il minotauro globale", mette in rilievo il principale fattore di debolezza del sistema economico della UE, vale a dire l'assenza di un meccanismo di riciclo delle eccedenze. Scrive Varoufakis (pp. 80-81):L'idea presente costantemente [nel libro] è l'obiezione dell'esclusione di elementi politici dalla riflessione economica. Senza quest'idea, l'economia capitalista è vista come un sistema auto-regolato che scorre teleologicamente verso l'equilibrio. Questo si associa a una élite di economisti che valutano i modelli come se fossero coerenti come la geometria euclidea, ad esempio ogni conclusione è confrontata con le assunzioni iniziali. Invece di chiarirla, la realtà economica viene oscurata. Al di là di ciò, cose incommensurabili quali valori e prezzi sono posti dentro la stessa struttura allo scopo di mostrare la coerenza del modello e dimostrarne l'inerente armonia. [gli autori] trattano la genesi dell'Unione Europea in modo da concludere che la Germania è diventata il simulacro del "Minotauro Globale Europeo". [...] L'approccio degli autori culmina nell'analisi di alcuni casi con riguardo alla metodologia qui sviluppata: queste narrazioni possono spiegare perchè la "strumentazione" della UE non è stata creata con uno spririto comunitario, ma soggetta alla logica del Minotauro Globale. Questo spiega anche perchè le entità europee non sono preparate a fronteggiare la crisi nel lungo periodo.
In generale, qualsiasi sistema economico contiene elementi che sono portati ad esibire eccedenze e altri che con maggiore probabilità presenteranno dei deficit. Per mantenere l'equilibrio, il sistema deve essere dotato di un meccanismo di riciclo delle eccedenze che mantenga il flusso di eccedenze dal futuro al presente, dai centri urbani a quelli rurali, dalle regioni sviluppate a quelle meno sviluppate, ecc. Il riciclo delle eccedenze, comunque, diventa ancora più pressante quando le varie regioni sono legate insieme da una valuta comune o da qualche forma di tasso fisso di cambio. I deficit e le eccedenze persistenti all'interno di una simile unione valutaria sono come placche tettoniche che spingono l'una contro l'altra. Una volta che le svalutazioni valutarie non sono più possibili, affinchè parte dello sforzo venga assorbito, le forze generate dal commercio in continua espansione minacciano di provocare dei terremoti di crescente potenza all'interno dell'unione. Dato che una valuta non può essere svalutata per diminuire i deficit commerciali accumulati dai "parenti poveri" dell'unione, le tensioni sul tasso di cambio fisso sulla valuta comune continueranno ad aumentare sempre di più finchè il sistema andrà in frantumi. Questo è ciò che è avvenuto in Argentina alla fine degli anni novanta quando, in assenza di un meccanismo di riciclo delle eccedenze, il deficit della bilancia commerciale in continuo deterioramento finì per pretendere il suo scotto sul tasso di cambio fisso con il dollaro USA. La stessa dinamica negativa è attualmente in corso all'interno di eurolandia.
Scrive Luciano Gallino (pp. 262- 263):
Uno stimolo importante per la nascita del neoliberalismo fu la "teoria della convergenza", da taluni solo prevista e da altri auspicata, fra il capitalismo occidentale e il socialismo dell'Europa orientale. Tale teoria, oggetto di numerose pubblicazioni in quel decennio, sosteneva che sebbene si fossero formate su basi politiche, economiche e sociali del tutto differenti, le società capitaliste e quelle socialiste andavano ormai convergendo verso un medesimo tipo di società, la società industriale. [...] Il piano centralizzato e burocratico dell'URSS era fallito; tuttavia un piano distribuito e libero di autoregolarsi di momento in momento, poichè dispone di un'informazione completa in merito a costi e preferenze, poteva sostituirlo con superiore efficacia. Questo "pianificatore sociale" è ovviamente il mercato.
Luciano Gallino evidenzia i due fattori principali della crisi nell'enorme aumento delle disuguaglianze nel mondo avvenuto a partire dagli anni '80 e nella possibilità, lasciata alle banche private, di creare denaro dal nulla. Egli scrive (p.45):
è immaginabile che, se non vi fosse stato un fattore predisponente giunto nel 2007 a una soglia limite, il regime di accumulazione finanziaria avrebbe potuto reggere ancora per qualche anno. Ciò che lo mise in ginocchio dall'estate del 2007 non furono affatto i mutui scadenti, che svolsero semmai la funzione di ultimo innesco. Il terreno era stato minato in profondità da due fattori: 1) il livello smisurato raggiunto dalle diseguaglianze di reddito e di ricchezza, prodotto dall'espropriazione della popolazione su cui tale regime si fondava e tuttora si fonda; 2) la creazione di quantità astronomiche di denaro dal nulla per mano delle banche private.
Il giurista Cass Sunstein, nella recensione (bibliografia 2015) all'ultimo libro ("Ci prendono per fessi") degli economisti George A. Akerlof e Robert J. Shiller), evidenzia il fatto che pochissimi economisti previdero la grande crisi del 2008-2009, confermando la loro fallibilità:
Sunstein scrive soprattutto degli aspetti del libro di Akerlof e Shiller che evidenziano i comportamenti ingannevoli e manipolatori di coloro che hanno indirizzato l'economia nel mondo odierno:Le persone tendono ad essere troppo sicure di sé; mostrando un ottimismo non realistico; esse spesso non prendono in considerazione i rischi; esse trascurano il "lungo termine" (bias del presente); e odiano le perdite molto più di quanto amino i guadagni (loss aversion). Negli ultimi anni, la maggior parte degli economisti non ha detto nulla del problema della diseguaglianza crescente. Ci sono buoni argomenti sui legami tra questi temi, all'interno del dibattito tra gli economisti, e sui deleteri effetti che essi hanno sulle politiche pubbliche. Molti economisti inneggiano al libero mercato, appellandosi alla sovranità del consumatore. Se la gente sta comprando patatine fritte, dolci e birra, o sta facendo investimenti rischiosi, quello è il suo compito; la gente conosce i suoi valori e i suoi gusti.
Akerlof e Shiller usano la parola "phish" come un anglismo, per indicare i phishermen (quali: banche, società farmaceutiche, agenzie immobiliari, e aziende tabacchiere) che pescano i "phools" (quali: investitori, ammalati, proprietari di casa, e fumatori) per convincerli a fare qualcosa che sia nell'esclusivo interesse dei phishermen, ma non dei phools. Ci sono due tipi di phools: informativi e psicologici. I phools informativi sono vittime di affermazioni intenzionalmente progettate per ingannarli (ad esempio: "è un vecchio appartamento, ma con poche e semplici riparazioni torna come nuovo"). I phools psicologici sono più interessanti e vengono travolti dalle proprie emozioni ("questo investimento potrebbe farmi diventare ricco entro tre mesi!") o dai bias cognitivi ("i prezzi delle case continuano a crescere da vent'anni, quindi continueranno a farlo per altri venti").
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Progressivamente ci siamo indeboliti e la battaglia contro il pensiero critico si è trasformata in un virus che ha trovato terreno fertile di sviluppo nella società, nelle imprese e negli altri luoghi organizzativi. Senza pensiero critico, però, non ci può essere sviluppo pieno della persona, tanto meno si crea il lavoro, quello vero fatto per l’uomo. Dobbiamo ripristinare e accrescerne la dotazione nelle scuole, nella società, nei luoghi di lavoro. L’utilitarismo e le sue teorie nascondono anche questa trappola: l’obiettivo di far passare per inutile ciò che distingue l’umano da ciò che non lo è, ossia il pensiero critico.
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- Kenneth M. Davidson (2009), Reality be damned. The legacy of Chicago School Economics
- Alpar Losonc (2012), Modern political economics: making sense of the post-2008 world (PDF) recensione del libro di Y.Varoufakis, J. Halevi e J. Theocarakis dal titolo omonimo
- Nicola Borzi (2015), Gli Usa come “Minotauro globale”: la finanza secondo Yanis Varoufakis - Sole24ore
- Yanis Varoufakis (2016), Brexit won’t shield Britain from the horror of a disintegrating EU - The Guardian
- Gabriele Gabrielli (2014), Lavoro e pensiero critico. Una riforma che richiede anche un'altra economia - Luiss Business School
- Luciano Gallino (2014), Se la Ue diventa una dittatura - Repubblica (MicroMega)
- G.Gabrielli, F.Amicucci (2013) Boundaryless learning Nuove strategie e strumenti di formazione (PDF) - FrancoAngeli editore - ebook
- CIA - The World Factbook
- United Nations (2012), Evolution of Income Inequality: Different Time Perspectives and Dimensions (PDF)
- Gini Coefficient (Wikipedia)
- GINI index (World Bank estimate)
- Mauro Del Corno (2015) - Brasile, così il piano “Fame zero” di Lula ha dimezzato la popolazione malnutrita - Fatto Quotidiano - Come il presidente Lula è riuscito a far scendere la diseguaglianza in Brasile: indice Gini da 0,59 a 0,52
- Cass Sunstein (2015), Why free markets make fools of us - The New York Review of Books
- Andy Kiersz (2014), Here Are The Most Unequal Countries In The World
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Pagina aggiornata il 6 luglio 2023