Habitus e Habit: in che modo ognuno si costruisce un abito mentale e lo indossa per tutta la vita?
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In che modo ognuno di noi forma le proprie credenze sul mondo che abita? Non vi è dubbio che esse sono state create dalla nostra famiglia d'origine e dall'ambiente sociale in cui siamo stati immersi, però come mai le abbiamo accettate? Le domande sarebbero tante: Abbiamo fatto qualche resistenza o ci siamo bevuti proprio tutto? Come si sono formate le nostre catene interpretative? In che modo si forma il "senso comune"? Siamo stati manipolati, e da chi? Dalla nostra famiglia? Dagli amici? Dai professori? Dai colleghi? Da noi stessi? La risposta a queste domande ci convincerà della necessità di adottare un pensiero critico e di differenziarci dai nostri gruppi (sociali, politici, religiosi, ecc, ecc)?
The world has changed. We have to understand it!
Calm. I have yet to finish understanding the old one.
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COME SI CREA UN HABITUS; L'APPROCCIO ECOLOGICO DI URIE BRONFENBRENNER: Ogni individuo si presenta al mondo nudo di idee e predisposizioni culturali, riceve dai genitori solo il patrimonio genetico che ne determina le predisposizioni fisiologiche, e anche quelle cambiano nel tempo in base alle modifiche epigenetiche conseguenti a immumerevoli fattori ambientali (dieta, esercizio fisico, stress, ecc.). L'habitus può essere metaforizzato: è come se ogni società prendesse le "misure" ad ogni nuovo individuo e gli costruisse un vestito da fargli indossare per la vita, cambiandolo in ogni diversa situazione sociale. L'habitus cambia nel corso del tempo, in accordo con i cambiamenti della società nella quale si vive, cioè adeguandosi al "senso comune". Lo psicologo Urie Bronfenbrenner ha cercato di scoprire e documentare le interconnessioni sistemiche che legano lo sviluppo individuale e il contesto sociale in cui vive. L'autore è sempre stato fortemente convinto che le possibilità di crescita, di evoluzione e di benessere di ogni individuo non dipendano da una singola causa ma siano piuttosto legate a una complessa rete di strutture che comprendono gli individui con le loro specificità biologiche e psicologiche, l'ambiente, i gruppi, la cultura, la società nel suo insieme.
Punti di riflessione
Lo scopo del ragionamento è procedere dal riconoscimento della verità che già conosciamo alla conoscenza di una nuova verità. Questo lo possiamo fare per istinto o per un'abitudine di cui siamo a malapena consapevoli. (Charles Sanders Peirce)
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L'habitus è un sistema di forti predisposizioni acquisite nel processo di socializzazione, che aiutano un individuo a funzionare in una struttura specifica. Questo è un sistema unico di disposizioni, che determina le attività e le opinioni degli individui. (Pierre Bourdieau)
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Il soggetto non è mai isolato ma sempre preso in una rete di già detti. E alcuni di questi già detti sono consolidati da anni e decenni, come tali resistenti, inaggirabili, condizionanti, e comodi – perché il vantaggio degli original beliefs è di ridurre un po’ la fatica dei processi interpretativi, offrendoci una credenza già consolidata e sviluppata. (Anna Maria Lorusso)
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Gli artefatti, i prodotti e gli strumenti attraverso cui cerchiamo di rendere la nostra vita più agevole, una volta immessi nel circuito socio-culturale, non sono affatto oggetti neutri, opere da contemplare; sono dei quasi-soggetti che si comportano come trasmettitori di valori e in quanto tali danno forma, in the long run, ai nostri sistemi culturali e valoriali. Gli artefatti sono "organismi semiotici" in grado di condizionare le nostre rappresentazioni mentali. gusti e credenze, giudizi e pregiudizi, modi di pensare e di agire. (Salvatore Zingale p.263)
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Nel senso più proprio e ristretto, habit e disposizioni non sono sinonimi, perché la disposizione è qualcosa di ‘naturale’, naturalmente appartenente all’organismo, mentre l’habit è acquisito (viene in mente, a questo proposito, la definizione di cultura di Lotman, quando dice che «La cultura è la memoria non ereditaria [cioè esattamente non naturale ma acquisita] della comunità»), ed è acquisito o per via di ripetizione o di associazione e dissociazione. (Anna Maria Lorusso)
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Il rituale contiene nel suo nocciolo un'abitudine mentale, ma è evoluto come struttura, in modo che si crei stabilità nel gruppo e si conservi la conoscenza dell'importanza per quella comunità. E l'abito, come parte essenziale del rituale, funziona come un "sollevatore" di energia mentale che deve essere utilizzata per raggiungere nuove conoscenze. Prima di trasformarsi in rituale si forma intorno all'abito una norma, uno strato fisso di abitudini, appartenenti ad una stessa e medesima categoria. La norma stessa è un fenomeno che contemporaneamente unisce e preserva la conoscenza creando anche delle dinamiche. È la norma che assicura le due funzioni principali del rituale: la trasmissione della conoscenza acquisita e la garanzia della dinamica e della capacità di trasformazione di tale conoscenza. (Reni Yankova)
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Il “campo” è un “microcosmo sociale” in cui i partecipanti occupano posizioni diverse e gerarchiche secondo la loro dotazione di “capitale”. Che siano di natura economica (corrispondente a tutte le risorse e patrimonio), culturale (tutte le risorse e gli assetti culturali) o anche sociale (tutte le relazioni sociali possono essere utilmente mobilitate), i vari capitali a disposizione degli individui sono più o meno valorizzati in un campo. (Pierre Bordeau)
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L'habitus si riferisce a un sistema di preferenze, stile di vita particolare per tutti. Non nasce da un automatismo ma da una predisposizione all'azione che condiziona quotidianamente le pratiche degli individui: il loro modo di vestire, di parlare, di percepire. Queste predisposizioni vengono interiorizzate inconsciamente durante la fase di socializzazione, durante la quale l'individuo si adatta e si integra in un ambiente sociale. (Partageons L'Eco)
L’habitus è l’insieme di pratiche spontanee, grossolane, che concorrono a costituire la naturalezza dell’individualità di ogni persona. L’habitus è ciò che consente alle persone di prendere decisioni, orientarsi fra le scelte, osservare il mondo e attribuirgli un significato. Qualsiasi azione, volontaria o meno, è frutto di un’elaborazione implicita dell’habitus. L'habitus è prevalentemente cosciente e parzialmente inconscio
Ogni nuovo individuo viene "misurato" dalla società cui appartiene, per la realizzazione dell'abito mentale che dovrà indossare
L'attività di "misurazione" di ogni individuo viene oggi concretamente effettuata mediante la profilazione effettuata dalla "Rete". La 'profilazione' è un processo che impiega algoritmi per trovare correlazioni tra dati riguardanti l'individuo
Un profilo digitale per ogni persona
Il profilo digitale è una forma di rappresentazione digitale dell'individuo. Esso è il risultato di processi automatici in cui dati relativi all'individuo vengono prelevati da grandi database e sottoposti a processi inferenziali con lo scopo di individuare caratteristiche personali che aiutino a prendere decisioni che riguardano l'individuo stesso. La 'profilazione' è un processo che impiega algoritmi per trovare correlazioni tra dati riguardanti l'individuo, che possano essere usate per "rappresentare" un soggetto umano o non umano, individuale o gruppale. Viceversa, dei profili possono essere usati per individuare degli individui come appartenenti ad un gruppo o ad una categoria. L'individuo non deve essere identificato quando i suoi dati vengono aggiunti al profilo, ma solo riconosciuto (per il momento) , per esempio usando dei cookies. Anche se non c'è una connessione diretta ad uno specifico soggetto, un profilo può essere connesso ad un individuo successivamente alla sua creazione. La connessione avviene quando l'individuo viene riconosciuto come possessore di uno o più attributi appartenenti ad un profilo.
Il profilo digitale, viene trattato nella pagina "dall'identità personale all'identità digitale", alla sezione profilo digitale.
Il profilo digitale, viene trattato nella pagina "dall'identità personale all'identità digitale", alla sezione profilo digitale.
Come si crea un habitus
Ogni individuo si presenta al mondo nudo di idee e predisposizioni culturali, riceve dai genitori solo il patrimonio genetico che ne determina le predisposizioni fisiologiche.
Bourdeau e l'habitus
Peirce e l'habit
Triangolo dell'abduzione progettuale: la posizione dell'Oggetto dinamico è occupata dall'Oggetto problematico, percepito nel tempo della realtà attuale; la posizione del Representamen dalla Prefigurazione, ossia da una mediazione segnica (la machinery); infine nella posizione dell'interpretante troviamo l'Artefatto interpretante. (Cliccare per approfondire p.263)
Il modello ecologico dello sviluppo umano di Bronfenbrenner: cos'è che crea un individuo
Lo psicologo Urie Bronfenbrenner nel 1979 (vedi bibliografia Colugnati) propose un modello ecologico dello sviluppo umano nel quale l'interazione individuo-ambiente viene descritta immaginando l'ambiente composto da una serie di strutture concentriche poste una dentro l'altra. Come scrive il ricercatore Michele Capurso, nella presentazione del libro di Bronfenbrenner "Rendere umani gli esseri umani" (p.9):
Siamo convinti che il merito principale di Bronfenbrenner sia stato quello di cercare di scoprire e documentare le interconnessioni sistemiche che legano lo sviluppo individuale e il contesto sociale in cui vive. L'autore è sempre stato fortemente convinto che le possibilità di crescita, di evoluzione e di benessere dell'uomo non dipendano da una causa singola ma siano piuttosto legate a una complessa rete di strutture che comprendono gli individui con le loro specificità biologiche e psicologiche, l'ambiente, i gruppi, la cultura, la società nel suo insieme.
Lo psicologo Urie Bronfenbrenner ha cercato di scoprire e documentare le interconnessioni sistemiche che legano lo sviluppo individuale e il contesto sociale in cui vive. L'autore è sempre stato fortemente convinto che le possibilità di crescita, di evoluzione e di benessere di ogni individuo non dipendano da una singola causa ma siano piuttosto legate a una complessa rete di strutture che comprendono gli individui con le loro specificità biologiche e psicologiche, l'ambiente, i gruppi, la cultura, la società nel suo insieme
I sistemi sociali che ci creano (e che, allo stesso tempo, noi "creiamo")
La complessità ambientale in cui ogni individuo si trova a crescere è descritta da Bronfenbrenner come una serie di strutture concentriche poste una dentro l'altra. Ogni struttura sociale ci aiuta a costruire la nostra individualità mentre, allo stesso tempo, in un processo relazionale continuo, noi stessi contribuiamo a crearla. Le strutture individuate da Bronfenbrenner sono così definite, dal cerchio più interno e vicino all'individuo (Microsistema) a quello più esterno e lontano (Macrosistema):
- Microsistema: è l’ambiente più immediato e vicino all'individuo, un luogo in cui le persone interagiscono faccia-a-faccia. La casa, l’asilo nido o la scuola, il campo-giochi, il gruppo di amici, il luogo di lavoro, l’associazione sportiva o ricreativa frequentata quotidianamente, il quartiere e così via sono alcuni esempi di microsistema. L’attività svolta in tale contesto, il ruolo, la relazione interpersonale costituiscono - secondo Bronfenbrenner gli elementi, o i blocchi costitutivi di questa prima realtà ambientale. In questo contesto lo stress viene alimentato nella famiglia da: violenze/turbolenze, separazioni o divorzi, richieste o critiche eccessive; o nell'ambiente di lavoro da: mancanza di autonomia lavorativa, eccessive richieste, instabilità lavorativa, squilibrio sforzi/ricompense; o dalle caratteristiche del gruppo di pari: benestanti/poveri.
- Mesosistema: è costituito dalle interrelazioni tra due o più situazioni ambientali alle quali l’individuo in via di sviluppo partecipa attivamente (per un bambino, ad esempio, le relazioni tra casa, scuola e gruppo di coetanei che abitano nelle vicinanze di casa sua; per un adulto, quelle tra famiglia, lavoro e vita sociale), cioè è un insieme di microsistemi che si forma o si estende ogni qualvolta l’individuo che cresce entra a far parte di una nuova situazione ambientale.
- Esosistema: è costituito da una o più situazioni ambientali di cui l’individuo in via di sviluppo non è un partecipante attivo, ma in cui si verificano degli eventi che determinano, o sono determinati da ciò che accade nella situazione ambientale che comprende l’individuo stesso.” Nel caso del bambino piccolo esempi di esosistema potrebbero essere il posto di lavoro dei genitori, le loro amicizie, la classe frequentata dal fratello più grande, le attività del consiglio scolastico locale, il consiglio di quartiere. In questo contesto lo stress viene alimentato dalle caratteristiche dell'ambiente di vita: rurale/urbano, tipo di vicinato, affollamento, rumore ambientale, mancanza di alloggi; e dall'esistenza di supporti sociali: legami con amici/vicini, posizione sociale, supporti emotivi.
- Macrosistema: consiste delle congruenze di forma e di contenuto dei sistemi di livello più basso (micro- meso- ed esosistema) che si danno, o si potrebbero dare, a livello di subcultura o di cultura considerate come un tutto, nonché di ogni sistema di credenze o di ideologie che sottostanno a tali congruenze. In ogni società i vari ambiti sociali - scuole, negozi, luoghi di svago, ecc - funzionano secondo schemi simili ma possono differire in accordo ai sistemi di credenze dei vari gruppi sociali.In questo contesto lo stress viene alimentato dalle caratteristiche socioeconomiche e spirituali: istruzione, reddito, stato occupazionale, mobilità sociale; oppure da partecipazione religiosa, motivazione, razza, ecc.
La visione sociologica di Bordeau. Cos'è un habitus: le nostre interpretazioni sono, prevalentemente, consce
Secondo il filosofo Carlos Belvedere (vedi bibliografia 2013) l'habitus, nella concezione del sociologo Pierre Bordeau, è:
L'habitus è una capacità infinita di generare liberamente prodotti, cioè pensieri, percezioni, espressioni, azioni ― che hanno sempre come limite le condizioni storiche e sociali situate nella loro produzione. Quindi, l'habitus è una capacità.L'habitus è un insieme di disposizioni trasferibili durevoli, che funzionano come principi che generano e organizzano percezioni, pratiche e rappresentazioni, e come strutture motivazionali e cognitive che costituiscono il mondo pratico come un mondo di mete già raggiunte e oggetti dotati di carattere teleologico permanente. […] Come sistema di disposizioni, l'habitus è un insieme di virtualità, potenzialità ed eventualità.
Il think tank Partageons L'Eco esamina il concetto di habitus in Bordeau e scrive (vedi bibliografia 2019):
Per comprendere la nozione di habitus è necessario ritornare alla nozione di " campo " e di " capitale", alla base stessa dell'analisi di Bourdieu di " struttura sociale". Egli, infatti, coglie il mondo sociale come diviso in quelli che chiama "campi". Che sia religioso, politico, medico o anche artistico, il “campo” è un “microcosmo sociale” in cui i partecipanti occupano posizioni diverse e gerarchiche secondo la loro dotazione di “capitale”. Che siano di natura economica (corrispondente a tutte le risorse e patrimonio), culturale (tutte le risorse e gli assetti culturali) o anche sociale (tutte le relazioni sociali possono essere utilmente mobilitate), i vari capitali a disposizione degli individui sono più o meno valorizzati in un campo. Ogni campo, infatti, risponde a regole proprie e per scopi precisi (“ non si può far correre un filosofo con la posta in gioco di un geografo "). Inoltre, a ciascun campo corrisponde un habitus collettivo che gli è specifico; Pierre Bourdieu chiama "eredi", gli agenti il cui habitus corrisponde naturalmente al campo, vale a dire coloro che sono più dotati nella capitale di questo campo. Le dinamiche di ogni campo derivano da una lotta perpetua tra gli agenti sociali per occupare le posizioni più dominanti. L' habitus si riferisce a un sistema di preferenze, stile di vita particolare per tutti. Non nasce da un automatismo ma da una predisposizione all'azione che condiziona quotidianamente le pratiche degli individui: il loro modo di vestire, di parlare, di percepire. Queste predisposizioni vengono interiorizzate inconsciamente durante la fase di socializzazione , durante la quale l'individuo si adatta e si integra in un ambiente sociale. Durante questo periodo l'individuo viene poi condizionato in modo invisibile e costruisce un modo di essere e di agire nei confronti del mondo e del mondo. [...]Infine, Pierre Bourdieu specifica che l'abitudine è al centro della riproduzione delle strutture sociali. Indica che quest'ultimo, essendo incorporato, assicura la presenza attiva in ogni individuo, in ogni corpo, della storia dei rapporti di dominio e di ordine sociale. L'habitus assicura così che le aspirazioni di tutti siano adeguate alla probabilità che ognuno debba vedere realizzate le proprie speranze. Fornisce così agli agenti una valutazione dei loro probabili destini e "porta tutti a prendere la realtà per i propri desideri". Tuttavia, va notato che le disposizioni dell'habitus non sono definitive. La traiettoria sociale degli individui può infatti evolvere e, quindi, trasformare parzialmente il loro habitus. È così che l'habitus non traduce mai una situazione immutabile; è un processo che evolve adeguandosi alle condizioni dell'azione.
La visione semiologica di Peirce. Cos'è un habit: le nostre interpretazioni sono prevalentemente inconsce
La semiologa Anna Maria Lorusso esamina il concetto di habit in Peirce e scrive (vedi bibliografia 2014):
Iniziamo dunque a vedere le caratteristiche degli habits e a vedere se e come siano accostabili alla categoria più comune di habitus e se siano compatibili e produttivi per un’analisi semiotica delle culture.a) gli habits nel senso più proprio sono dunque interpretazioni acquisite, e acquisite grazie alla loro ripetizione o alla ripetizione di date catene associative o dissociative. Poiché danno corso ad azioni, potrebbero essere identificati come disposizioni, ma disposizioni non naturali: su questo, come abbiamo visto, Peirce è molto netto.
b) non sempre sono coscienti, tutt’altro, però possono diventarlo. In questo, mi pare, sta la differenza e il complesso rapporto della categoria di habit con la categoria di credenza. Una credenza dà sempre corso a un abito, perché – nell’orizzonte del pragmaticismo peirciano – le interpretazioni, gli interpretanti logici, si fanno sempre disposizioni ad agire, cioè abiti. «La funzione del pensiero è produrre abiti d’azione»
Organismi semiotici
Ogni prodotto creato dall'uomo è un "organismo semiotico" che "agisce" sulla società, modificando la sua cultura
Gli organismi semiotici che creiamo (e che ci creano)
Scrive il semiologo Salvatore Zingale nel libro "Su Peirce" (p.263):
Gli artefatti, i prodotti e gli strumenti attraverso cui cerchiamo di rendere la nostra vita più agevole, una volta immessi nel circuito socio-culturale, non sono affatto oggetti neutri, opere da contemplare; sono dei quasi-soggetti che si comportano come trasmettitori di valori e in quanto tali danno forma, in the long run, ai nostri sistemi culturali e valoriali. Gli artefatti sono "organismi semiotici" in grado di condizionare le nostre rappresentazioni mentali, gusti e credenze, giudizi e pregiudizi, modi di pensare e di agire.
Habitus: come ognuno se lo costruisce
Tutto ciò (quasi) che costituisce un individuo
Conclusioni (provvisorie): come abbiamo costruito il nostro habitus?
In che modo ognuno di noi forma le proprie credenze sul mondo che abita? Non vi è dubbio che esse sono state create dalla nostra famiglia d'origine e dall'ambiente sociale in cui siamo stati immersi, però come mai le abbiamo accettate? Le domande sarebbero tante: Abbiamo fatto qualche resistenza o ci siamo bevuti proprio tutto? Come si sono formate le nostre catene interpretative? In che modo si forma il "senso comune"? Siamo stati manipolati, e da chi? Dalla nostra famiglia? Dagli amici? Dai professori? Dai colleghi? Da noi stessi? La risposta a queste domande ci convincerà della necessità di adottare un pensiero critico e di differenziarci dai nostri gruppi (sociali, politici, religiosi, ecc, ecc)?
per scaricare le conclusioni (in pdf):
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Bibliografia (chi fa delle buone letture è meno manipolabile)
- Giuliana Mandich (2017), L’habitus e lo spazio degli stili di vita di Pierre Bourdieu (PDF)
- Anna Maria Lorusso (2014), L’abito in Peirce. Una teoria non sociologica per la semiotica della cultura (PDF)
- Partageons L'Eco (2019), L’Habitus, Pierre Bourdieu (Fiche concept)
- Carlos Belvedere (2013), The Habitus Made Me Do It: Bourdieu’s Key Concept as a Substruction of the Monad (PDF)
- Steven Martin Turnbull (2019), Bourdieu, networks, and movements: Using the concepts of habitus, field and capital to understand a network analysis of gender differences in undergraduate physics - PLOS ONE
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Pagina aggiornata il 19 maggio 2023