Dopo una tradizione secolare di racconti di viaggio, il concetto di narrazione ha iniziato la sua deriva da un continente scientifico all'altro: dalla psicologia all'educazione, dalle scienze sociali a quelle politiche, dalla ricerca medica alla giurisprudenza, alla teologia o alle scienze cognitive. "Oggi il racconto è dappertutto", constatava Brian Richardson nel 2000. Cinque anni più tardi, James Phelan non esitava più a parlare di "imperialismo narrativo". E' attraverso questa deviazione che lo storytelling è potuto apparire come una tecnica di comunicazione, di controllo e di potere.
Dai grandi miti del passato al romanzo moderno, la funzione dei racconti è sempre stata quella di esplorare le condizioni di un'esperienza possibile - i nuovi rapporti con il corpo, il tempo e lo spazio -, di inventare come diceva Deleuze un "popolo che manca". I nuovi racconti che lo storytelling ci propone, evidentemente, non esplorano le condizioni di un'esperienza possibile, ma le modalità del suo asservimento. Le innumerevoli "stories" create dalla macchina della propaganda sono protocolli di ammaestramento, di addomesticazione, che mirano a prendere il controllo delle pratiche e ad appropriarsi dei saperi e dei desideri degli individui. Sotto l'immensa accumulazione di racconti prodotti dalle società moderne, viene alla luce un "Nuovo Ordine Narrativo" che presiede alla formattazione dei desideri e alla propagazione delle emozioni, per mezzo della loro messa in narrazione, indicizzazione e archiviazione, diffusione e standardizzazione, strumentalizzazione attraverso tutte le modalità di controllo.
Narrazioni orali | Narrazioni (scritte) tradizionali | Storytelling digitale |
Sono storie tramandate oralmente il cui contenuto veniva modificato e arricchito dai cantori (aedi) | Sono storie precostituite i cui elementi non possono essere modificati | Sono storie il cui svolgimento può essere continuamente modificato |
Sono storie lineari con uno svolgimento cronologico | Sono storie lineari con uno svolgimento cronologico | Sono storie non lineari con uno svolgimento reticolare non cronologico |
Sono storie che non hanno un autore riconosciuto | Sono storie che hanno un solo autore riconosciuto | Sono storie che hanno molti autori: tutti gli utenti che partecipano alla loro scrittura |
Hanno un finale che può cambiare nel tempo | Hanno un finale certo e definito | Possono avere molti finali intercambiabili |
La struttura della storia segna i momenti di un'opera teatrale, di uno spettacolo televisivo o di un film che si muovono lungo la trama. La struttura stessa deriva dalla poetica di Aristotele. Nel 350 a.C., Aristotele scrisse che la struttura della trama di un dramma è formata come un triangolo. Lo chiamiamo triangolo retorico.
Le narrazioni creano e rendono concreti i "frame" che organizzano la realtà collettiva coinvolgendo il pubblico. La trama della narrazione viene costruita al solo scopo di portare il pubblico verso la conclusione attesa della storia. Infatti senza trama gli eventi politici sarebbero solo dei fatti separati, piuttosto che episodi di una stessa storia. La modalità narrativa costruisce connessioni tra eventi dando ad essi un senso che tiene il pubblico in ascolto e permette di ricavare dalla storia una morale. Se invece, dopo una serie di fatti, ci fosse una fine immediata, non ci sarebbe una storia ma solo una morale non sufficientemente giustificata.[Riguardo alla] costruzione narrativa delle campagne (Grandi e Vaccari 2007: 52): «uno degli elementi rilevanti nella costruzione di un messaggio politico è la creazione di narrazioni, di storie collettive che producano senso condiviso». La stessa campagna elettorale sui media può essere ricostruita, come un racconto (Calabrese 1998). Quello di cui parliamo quando ci riferiamo allo storytelling è dunque innanzitutto ad una pratica, quella della costruzione del messaggio politico come una storia. [...]
[Intervistato da Vespa in TV] Berlusconi focalizza il suo intervento sul tema dei rifiuti e lo fa raccontando quattro storie, la prima avvalorata da un’agenzia stampa, le altre che vedono per protagonisti un primo ministro europeo di cui non viene rivelato il nome e due amici, di cui vengono riportati i discorsi diretti. Tutte hanno per oggetto le conseguenze della vicenda dei rifiuti di Napoli, ovvero riportano a un livello concreto, quotidiano, semplice da comprendere, le conseguenze sull’economia e sull’immagine dell’Italia. Nel primo caso vengono mostrate le conseguenze sull’economia: partendo dalle difficoltà di un lussuoso ristorante partenopeo, con un movimento che va dal particolare al generale si estende ai ristoratori, agli albergatori, all’intero settore del turismo di Napoli, della Campania e infine al turismo italiano. Tuttavia, come abbiamo detto in precedenza, gli effetti dello scandalo della spazzatura non si fermano al solo settore turistico, secondo Berlusconi, venendo ad investire anche tutto il Made in Italy di qualità, dalla moda ai cibi, dai vini all’alta tecnologia. Le tre storie successive servono proprio per rafforzare l’idea che quello dei rifiuti sia un fatto conosciuto in tutto il mondo, che ha conseguenze sull’economia e sul prestigio dell’immagine dell’Italia.
La diffusione di notizie sulla vita privata dei politici e delle loro famiglie crea "un'intimità senza reciprocità" con quei politici rendendoli più o meno simpatici. Un caso esemplare è quello di Berlusconi che ha anche distribuito a tutte le famiglie italiane un opuscolo con immagini e storia di tutta la sua famiglia. Ma anche oggi che la sua visibilità mediale è in declino, la gente viene puntualmente informata dai media di ogni variante alla storia della sua famiglia (dalla richiesta di riduzione dell'assegno di mantenimento della moglie alle feste di compleanno dei figli, ecc).Con la disseminazione mediale di notizie e informazioni non solo dei politici ma anche dei loro familiari si è affermata una nuova forma di intimità, non basata sulla conoscenza reciproca bensì sulla visibilità mediatizzata. Grazie alla televisione e agli altri media, noi li conosciamo. A un livello maggiore o minore li abbiamo interiorizzati, inconsciamente li abbiamo resi parte della nostra coscienza come se essi fossero effettivamente nostri amici. (Schickel, 2000, p.4)
Questa è la storia dello storytelling manageriale, una nuova scuola di gestione, comparsa a metà degli anni Novanta negli Stati Uniti, che esalta l'introduzione nell'impresa di griot o di cantastorie. Perchè bisogna reimparare tutto: pensare, agire, lavorare in rete, gestire la distanza, formare équipe itineranti, controllare la sovrabbondanza di informazioni, adattarsi alla velocità degli affari in tempo reale, ecc. Vi sono innovazioni che generano "e-transformations" e tenaci pregiudizi che fanno perdere milioni di dollari. Basta con le presentazioni PowerPoint, le cheklists, le argomentazioni noiose. Largo allo storytelling!
Marini mette in evidenza la possibilità che alcune tipologie di digital storytelling offrono; in particolare il Visual Storytelling e il Transmedia Storytelling.Il Digital Storytelling ovvero la Narrazione realizzata con strumenti digitali (web apps, webware) consiste nell’organizzare contenuti selezionati dal web in un sistema coerente, retto da una struttura narrativa, in modo da ottenere un racconto costituito da molteplici elementi di vario formato (video, audio, immagini, testi, mappe, ecc.). [...] Gli Schemi Narrativi che possono essere utilizzati per trasformare un “discorso” in una storia non sono un’invenzione del digitale, ma costituiscono un patrimonio culturale trasmessoci dalla tradizione artistico – letteraria e popolare.
La ricercatrice Monica Banzato, in una sua ricerca (vedi bibliografia) su potenzialità e limiti del digital storytelling nella pratica educativa, nelle conclusioni scrive:Si tratta di realizzare una storia organizzando in un ambiente, modellato sulla Rivista di news o sulla Presentazione, risorse reperibili sul web di vario formato (immagini, video, animazioni, testi, suoni, musiche, news, ecc.), relative ad un dato evento o tema o problema o personaggio, in modo da ottenere un racconto multimediale e ipertestuale; tale metodo può essere anche utile per illustrare un progetto da realizzare (anche didattico) o i risultati di un progetto.
I risultati della ricerca suggeriscono che, sebbene quasi tutte le percezioni degli insegnanti sull’utilizzo della narrazione sono state positive, in pratica, più della metà degli insegnanti dichiara che esistono sostanziali ostacoli che ne impediscono l’applicazione (come la mancanza di tempo, i limiti del curriculum e accesso alla tecnologia, sistema scuola). Questo risultato si è registrato nonostante che gli insegnanti dichiarino gli effetti positivi del metodo su sé stessi, un aumento delle competenze professionali e una maggiore livello di motivazione e di impegno.
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Matti Hyvärinen (2006), Towards a Conceptual History of Narrative (PDF) [83 citazioni]
Giulia Corsi (2014), Il rottamatore al governo - Narrazioni e strategie comunicative di Matteo Renzi dalle primarie del 2012 all’incarico di Presidente del Consiglio - Tesi di laurea (PDF) - UNIBO
Gianluca Giansante (20000), LA NARRAZIONE COME STRUMENTO DI FRAMING: LE METASTORIE NEL DISCORSO POLITICO DI BERLUSCONI E OBAMA (PDF)
Francesca Polletta (2008), Storytelling in politics (PDF)
Melanie Green and Timothy Brock (2000), The role of transportation in the persuasiveness of public narratives (PDF) [1815 citazioni]
Patrizia Ascione, Mario Cusmai, Alberto Quagliata (2012), La narrazione a supporto dell’apprendimento - Pratiche di Digital Storytelling (PDF)
Giampaolo Colletti (2017), Storytelling virtuale per aziende - nova
Marty Swant (2016), New Study Says People Are More Likely to Buy From Brands That Use Virtual Reality
Claudio Paudice (2016), Referendum, la sociologa Chiara Saraceno all'HuffPost: "La narrazione miracolistica, smentita poi dalla realtà, è stata un boomerang per Renzi" - Huffington Post
Nello Barile (2015), Essere #matteorenzi - DOPPIOZERO
Gainfranco Marini (2015), Digital Storytelling: Cos’è, come utilizzarlo nella didattica, con quali strumenti si realizza
Monica Banzato (2000), Digital storytelling nella formazione iniziale dei docenti. Potenzialità e limiti nella pratica educativa (PDF) [6 citazioni]
Jason Hellerman (2019), What is Five-Act Structure and How Do You Use It? - No Film School
Pagina aggiornata il 15 marzo 2021