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Coloro cui sfugge completamente l'idea che è possibile aver torto non possono imparare nulla, tranne la tecnica. (Gregory Bateson)
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In che modo i bias cognitivi ostacolano il pensiero critico
TEORIE > CONCETTI > BIAS E EURISTICHE
Scopo di questa pagina
Le euristiche sono processi di pensiero automatici, sorti durante l'evoluzione, che aiutano il rapido raggiungimento di una soluzione nel momento in cui occorre prendere una decisione rapida in uno specifico contesto. I Bias cognitivi sono il rovescio della medaglia delle euristiche, nel senso che hanno lo scopo di rendere l'essere umano "cieco" rispetto a certe informazioni per favorire la rapidità e frugalità decisionali. In un certo senso i Bias sono euristiche mancate che favoriscono i pregiudizi. Però, oggi, l'essere umano è immerso in un ambiente molto meno ostile dal punto di vista fisico (la sicurezza personale è tutelata da leggi in buona parte del mondo e gli animali feroci si trovano solo nei parchi naturali), ma più ostile dal punto di vista psichico (il sovraccarico informativo e la manipolazione mediatica sono ormai alla base della vita quotidiana). Diventa dunque importante conoscere il funzionamento di entrambi i sistemi mentali (razionale e intuitivo) che governano la nostra mente. I neuroscienziati Johan E. Korteling, Anne-Marie Brouwer e Alexander Toet (vedi bibliografia 2018) studiando i meccanismi cerebrali coinvolti nei bias cognitivi si sono accorti che molti bias derivano da meccanismi cerebrali intrinseci, fondamentali per il funzionamento delle reti neurali biologiche. Tali meccanismi neurali orientano il pensiero umano, per default, a prendere decisioni euristiche che coinvolgono il Sistema 1. Gli autori della ricerca hanno individuato delle comunanze tra molti (del centinaio di bias conosciuti) e scrivono: "Sebbene il numero di euristiche e pregiudizi che sono stati identificati nella letteratura psicologica (e nella economia comportamentale) sia elevato, un'analisi più approfondita rivela molte somiglianze e coerenze tra loro, l'una spesso è un esempio specifico dell'altra. Ad esempio, bias come il conservatorismo, il pregiudizio della familiarità, il riconoscimento euristico, il pregiudizio di conferma, il pregiudizio dello status quo, la giustificazione del sistema, il pregiudizio della normalità, l'illusione della verità e il pregiudizio "non inventato qui" hanno tutti in comune la nostra tendenza a preferire ciò che è compatibile con il nostro stato attuale. Questa abbondanza di fenomeni di distorsione spesso abbastanza simili può essere prontamente semplificata e spiegata dai principi unificanti delle reti neurali. Va notato, tuttavia, che non sembrava possibile mettere in relazione l'intera gamma (oltre 100) di fenomeni di distorsione con i quattro principi. Il tipo di distorsioni che non potevamo facilmente mappare sugli attuali quattro principi sembravano essere quelli che si occupano di calcoli e stime su profitti e perdite e sulle nostre scarse capacità di ragionamento statistico in generale. Pertanto, il presente quadro non spiega facilmente perché le persone non sembrano molto interessate ai risultati del ragionamento di probabilità." In una società molto più complessa della preistoria, come quella attuale, i bias cognitivi danneggiano la nostra percezione della realtà, favorendo, ad esempio con i social media, la manipolazione delle opinioni. Un esempio influente sono i rischi del cambiamento climatico, negato per decenni (vedi: How brain biases prevent climate action).

bias cognitivi
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Punto chiave di questa pagina
RETI NEURALI E BIAS: I neuroscienziati Johan E. Korteling, Anne-Marie Brouwer e Alexander Toet studiando i meccanismi cerebrali coinvolti nei bias cognitivi si sono accorti che molti bias derivano da meccanismi cerebrali intrinseci, fondamentali per il funzionamento delle reti neurali biologiche. Tali meccanismi neurali orientano il pensiero umano, per default, a prendere decisioni euristiche che coinvolgono il Sistema 1. Essi scrivono: "Sosteniamo che molti pregiudizi cognitivi derivano da meccanismi cerebrali intrinseci che sono fondamentali per il funzionamento delle reti neurali biologiche.  A sostegno del nostro punto di vista, discerniamo e spieghiamo quattro principi di base della rete neurale: (1) Associazione, (2) Compatibilità, (3) Mantenimento e (4) Focus. Questi principi sono inerenti a (tutte) le reti neurali originariamente ottimizzate per svolgere concrete funzioni biologiche, percettive e motorie. Costituiscono la base per le nostre inclinazioni ad associare e combinare informazioni (non correlate), a dare priorità alle informazioni compatibili con il nostro stato attuale (come conoscenza, opinioni e aspettative), a conservare informazioni fornite che a volte potrebbero essere meglio ignorate e concentrarsi sulle informazioni dominanti ignorando le informazioni pertinenti che non sono direttamente attivate. I presunti meccanismi sono complementari e non si escludono a vicenda. Per diversi bias cognitivi possono tutti contribuire in vari gradi alla distorsione delle informazioni. Il presente punto di vista non solo completa i tre punti di vista precedenti, ma fornisce anche un quadro unificante e vincolante per molti fenomeni di distorsione cognitiva".
Punti di riflessione
I Bias (pregiudizi) sono l'aria invisibile che attraversiamo ed esercitano la loro influenza al di fuori della nostra consapevolezza cosciente. (Matthew D. Lieberman, David Rock, Christine L. Cox)
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La razionalità umana viene ostacolata da distorsioni del giudizio (bias cognitivi) che portano a errori sistematici nel momento in cui occorre prendere decisioni in condizioni di incertezza. (Daniel Kahneman)

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I Bias cognitivi sono il rovescio della medaglia delle euristiche, nel senso che hanno lo scopo di rendere l'essere umano "cieco" rispetto a certe informazioni per favorire rapidità e frugalità decisionali. Ma in un mondo iperconnesso come quello attuale una decisione scadente a causa dei bias può innescare reazioni a catena che si ripercuotono negativamente su grandi sistemi economici o finanziari. (Matthew D. Lieberman, David Rock, Christine L. Cox)
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ll training manageriale per ridurre l'influenza dei Bias cognitivi si è rivelato inefficace perchè essi sono inconsci. (Matthew D. Lieberman, David Rock, Christine L. Cox)
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Motivazioni in gran parte inconsce alla base del comportamento umano possono trattenere le persone o addirittura essere in conflitto diretto con i loro valori e obiettivi, determinando una conseguente "immunità al cambiamento". (Robert Kegan, Lisa Laskow Lahey)
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Nella vita quotidiana, formuliamo costantemente giudizi e decisioni (consci o inconsci) senza conoscerne l'esito. In genere violiamo le regole della logica e della probabilità e ricorriamo a regole decisionali euristiche semplici e quasi ottimali ("scorciatoie mentali") per ottimizzare la probabilità di un risultato accettabile. Ciò può essere efficace in condizioni con vincoli di tempo, mancanza o sovraccarico di informazioni rilevanti o quando non è evidente alcuna soluzione ottimale (Simon, 1955; Gigerenzer e Gaissmaier, 2010). Siamo anche inclini a usare l'euristica quando i problemi sembrano familiari e quando non sentiamo il bisogno di raccogliere informazioni aggiuntive. L'euristica può portare a risultati abbastanza accettabili nelle situazioni quotidiane e quando si tiene conto del costo del tempo del ragionamento. Tuttavia, le decisioni delle persone possono anche deviare dai principi della logica, del calcolo e della probabilità in modi sconsigliabili, portando a decisioni non ottimali in termini di tempo e impegno (costi) investiti date le informazioni disponibili e i benefici attesi. (Johan E. Korteling, Anne-Marie Brouwer e Alexander Toet )
Cosa sono i bias cognitivi: una conclusione rivoluzionaria
L'origine del termine "Bias Cognitivo" si può far risalire alle ricerche degli psicologi Amos Tversky e Daniel Kahneman dei primi anni '70, pubblicate nel 1974 con il titolo  "Judgment under Uncertainty: Heuristics and Biases" come citato dagli psicologi A.Wilke e R.Mata nella Encyclopedia of Human Behavior (ved. bibliografia). Il programma di ricerca di Tversky e Kahneman (Heuristics and Bias Program), che sarebbe poi culminato nel premio Nobel per l'Economia a Kahneman nel 2002, aveva lo scopo di studiare in quale modo gli esseri umani prendono le loro decisioni in contesti dominati dall'incertezza e con limitate risorse individuali (tempo, informazioni, capacità cognitive, ecc).

Le ricerche sperimentali di Tversky e Kahneman portarono a una conclusione rivoluzionaria riguardo alla mente umana, e cioè che gli individui prendono le loro decisioni utilizzando un numero limitato di euristiche (scorciatoie mentali), piuttosto che sofisticati processi razionali.


Negli ultimi decenni la psicologia cognitiva ha chiarito che è impossibile adottare un pensiero esclusivamente razionale perchè la mente umana ha incorporato, durante l'evoluzione, una serie di comportamenti intuitivi che hanno consentito all'Homo sapiens di sopravvivere in ambienti ostili prendendo decisioni euristiche.  Le euristiche funzionano correttamente in molti ambiti della vita umana ma producono sistematiche distorsioni del giudizio (Biases) in altri ambiti.
Le euristiche sono dunque processi di pensiero automatici, sorti durante l'evoluzione, che aiutano il rapido raggiungimento di una soluzione nel momento in cui occorre prendere una decisione in uno specifico contesto. I Bias cognitivi sono il rovescio della medaglia delle euristiche, nel senso che hanno lo scopo di rendere l'essere umano "cieco" rispetto a certe informazioni per favorire la rapidità e frugalità decisionali. Però, oggi, l'essere umano è immerso in un ambiente (molto) meno ostile dal punto di vista fisico (la sicurezza personale è tutelata da leggi in buona parte del mondo e gli animali feroci si trovano solo nei parchi naturali), ma più ostile dal punto di vista psichico (il sovraccarico informativo e la manipolazione mediatica sono ormai alla base della vita quotidiana). Diventa dunque importante conoscere il funzionamento di entrambi i sistemi mentali (razionale e intuitivo) che governano la nostra mente.

Nello schema in questa pagina viene mostrata l'articolazione dei due sistemi di pensiero (intuitivo e razionale) della mente umana secondo la visione di Kahneman e l'attacco che i Bias Cognitivi esercitano nei confronti del sistema intuitivo, distorcendo la percezione di molti eventi.


Un elenco dei principali bias cognitivi è riportato nella tabella che segue. Molti lettori, poco critici con se stessi, probabilmente tenderanno a rifiutare l'idea che anch'essi, in certe situazioni, possano commettere tali errori. Infatti, i dati che minacciano l'autostima delle persone, vengono ignorati: "la mente non li digerisce" scrive Kahneman (p.238 Pensieri lenti e veloci). La percezione di errori cognitivi negli altri si accoppia con la negazione dei propri errori, infatti accade molto raramente di sentir dire a qualcuno "mi sono sbagliato". Ma gli errori sono inevitabili e la psicologia ha dimostrato che tutti, anche persone intelligenti e aperte, li commettono (ved. bibliografia E. Pronin 2002).

Schema dei due sistemi di pensiero umano (intuitivo e razionale) e azione dei Bias Cognitivi
Differenze tra i modelli di pensiero intuitivo (sistema 1) e razionale (sistema 2), nella rappresentazione fatta da Daniel Kahneman e tratta dal libro 'Pensieri lenti e pensieri veloci'. (cliccare per ingrandire)
I Bias cognitivi sono il rovescio della medaglia delle euristiche, nel senso che hanno lo scopo di rendere l'essere umano "cieco" rispetto a certe informazioni per favorire rapidità e frugalità decisionali.
Tassonomia dei bias cognitivi
Per una tassonomia dei bias cognitivi ci avvaliamo dei criteri della ricerca empirica (svolta su 90 soggetti) di Andrea Ceschi et al. (ved. bibliografia), che suddivide i bias (e anche le euristiche) in cinque categorie:

  1. Ancoraggio: sono bias dovuti all'euristica dell'ancoraggio e rispondono alla tendenza dei soggetti ad essere influenzati da un valore numerico di riferimento
  2. Costo: considerano il valore dei costi o delle perdite maggiore di quanto in realtà siano
  3. Desiderio: si caratterizzano per l'influenza del desiderio nei processi decisionali
  4. Framing: sono caratterizzati dall'influenza del contesto nei processi decisionali
  5. Rappresentatività: in ambito decisionale questi bias si caratterizzano per la violazione di regole probabilistiche a favore delle opzioni più rappresentative e più mentalmente disponibili


Nella tabella seguente sono descritti ed esemplificati gli undici bias cognitivi di uso più frequente selezionati dagli psicologi Wilke e Mata.


Tassonomia: le categorie che condizionano le decisioni umane
Il testo in formato PDF è scaricabile qui:
Molti bias derivano da meccanismi cerebrali intrinseci, fondamentali per il funzionamento delle reti neurali biologiche. Tali meccanismi neurali orientano il pensiero umano, per default, a prendere decisioni euristiche e a distorcere sistematicamente il pensiero
I bias cognitivi hanno un'origine evoluzionistica?
I neuroscienziati Johan E. Korteling, Anne-Marie Brouwer e Alexander Toet (vedi bibliografia 2018) studiando i meccanismi cerebrali coinvolti nei bias cognitivi si sono accorti che molti bias derivano da meccanismi cerebrali intrinseci, fondamentali per il funzionamento delle reti neurali biologiche. Tali meccanismi neurali orientano il pensiero umano, per default, a prendere decisioni euristiche che coinvolgono il Sistema 1. Essi scrivono:

Sosteniamo che molti pregiudizi cognitivi derivano da meccanismi cerebrali intrinseci che sono fondamentali per il funzionamento delle reti neurali biologiche.  A sostegno del nostro punto di vista, discerniamo e spieghiamo quattro principi di base della rete neurale: (1) Associazione, (2) Compatibilità, (3) Mantenimento e (4) Focus. Questi principi sono inerenti a (tutte) le reti neurali originariamente ottimizzate per svolgere concrete funzioni biologiche, percettive e motorie. Costituiscono la base per le nostre inclinazioni ad associare e combinare informazioni (non correlate), a dare priorità alle informazioni compatibili con il nostro stato attuale (come conoscenza, opinioni e aspettative), a conservare informazioni fornite che a volte potrebbero essere meglio ignorate e concentrarsi sulle informazioni dominanti ignorando le informazioni pertinenti che non sono direttamente attivate.
I presunti meccanismi sono complementari e non si escludono a vicenda. Per diversi bias cognitivi possono tutti contribuire in vari gradi alla distorsione delle informazioni. Il presente punto di vista non solo completa i tre punti di vista precedenti, ma fornisce anche un quadro unificante e vincolante per molti fenomeni di distorsione cognitiva.

Gli autori della ricerca hanno individuato delle comunanze tra molti (del centinaio di bias conosciuti) e scrivono:


Sebbene il numero di euristiche e pregiudizi che sono stati identificati nella letteratura psicologica (e nella economia comportamentale) sia elevato, un'analisi più approfondita rivela molte somiglianze e coerenze tra loro, l'una spesso è un esempio specifico dell'altra. Ad esempio, bias come il conservatorismo, il pregiudizio della familiarità, il riconoscimento euristico, il pregiudizio di conferma, il pregiudizio dello status quo, la giustificazione del sistema, il pregiudizio della normalità, l'illusione della verità e il pregiudizio "non inventato qui" hanno tutti in comune la nostra tendenza a preferire ciò che è compatibile con il nostro stato attuale. Questa abbondanza di fenomeni di distorsione spesso abbastanza simili può essere prontamente semplificata e spiegata dai principi unificanti delle reti neurali. Va notato, tuttavia, che non sembrava possibile mettere in relazione l'intera gamma (oltre 100) di fenomeni di distorsione con i quattro principi. Il tipo di distorsioni che non potevamo facilmente mappare sugli attuali quattro principi sembravano essere quelli che si occupano di calcoli e stime su profitti e perdite e sulle nostre scarse capacità di ragionamento statistico in generale. Pertanto, il presente quadro non spiega facilmente perché le persone non sembrano molto interessate ai risultati del ragionamento di probabilità.

I 18 principali bias cognitivi (secondo Visual Capitalist)
(Cliccare per ingrandire) I 18 bias cognitivi più frequenti e importanti individuati dal giornalista Jeff Desjardins su un totale di 188 bias conosciuti
188 Bias cognitivi (tutti quelli individuati)
Cliccare per approfondire
Le illusioni di Freud
Armando Veve
(Fonte: Armando Veve)
Una sintesi di 15 bias per gli insegnanti
Bias Blind Spot: il presupposto di tutti i Bias
I pregiudizi vengono considerati stupidi e indesiderabili dalla maggior parte delle persone. Tutti noi crediamo di essere obiettivi nella nostra visione del mondo e di non sottostare a nessuno dei bias che vediamo invece agire negli altri (familiari, amici, colleghi, ecc). Esiste però un Bias che fa da presupposto a tutti gli altri: è l'esistenza di una zona cieca della nostra consapevolezza (quasi una metapolarizzazione). Tale zona cieca, denominata "Bias Blind Spot", era nota da tempo ma iniziò ad essere studiata  empiricamente alla fine degli anni '90 dalla psicologa Emily Pronin (ved. bibliografia 2002). Essa viene così descritta dalla Pronin (p.369):


Osservazioni quotidiane confermano l'esistenza di pregiudizi [bias] nella percezione umana. Noi troviamo che i nostri avversari, e a volte anche i nostri colleghi, vedono eventi e problemi attraverso il prisma distorcente della loro ideologia politica, della storia e degli interessi individuali o del loro gruppo, e del loro desiderio di vedere se stessi in una luce positiva. Quando tuttavia riflettiamo sulla nostra visione del mondo, generalmente rileviamo poche prove di questi pregiudizi. Abbiamo l'impressione di vedere problemi ed eventi "obiettivamente", come sono in realtà. Vorremmo concedere, forse, che alcune delle nostre opinioni sono state modellate dalla nostra esperienza personale e dall'identità di gruppo, ma sentiamo che nel nostro particolare caso questi fattori hanno condotto ad aumentare la conoscenza piuttosto che il pregiudizio.


Tre diversi esperimenti sono stati condotti esponendo i partecipanti a un certo numero di situazioni e misurando poi la loro percezione di bias in sè e in altri (per i dettagli ved. bibliografia Pronin 2002):

  1. confronto tra sè e americano medio (24 studenti)
  2. confronto tra sè e compagno di classe medio (30 studenti)
  3. confronto tra sè e viaggiatore medio (su 76 viaggiatori di varie età ed etnia)

Le principali conclusioni dello studio sono state che tutti i partecipanti hanno percepito se stessi come più obiettivi degli altri in tutti e tre i confronti.

Questa asimmetria nella percezione dei pregiudizi, che la Pronin ha denominato "illusione introspettiva" ci fa immaginare che conoscendo la sua esistenza possiamo evitarla. Ciò infonde una falsa fiducia in se stessi, infatti non è leggendo queste parole o un intero libro di psicologia che si riuscirà ad affrancarsi da essa. Forse, come suggerisce lo scrittore/filosofo Samuel McNerney (ved. bibliografia 2013), spendiamo troppa energia per proteggere il nostro Ego e non ce ne rimane per accorgerci dei nostri errori percettivi.

McNerney suggerisce di rovesciare il problema: invece di impegnarci nello sforzo titanico di cambiare il nostro cervello dovremmo cercare di cambiare il mondo intorno a noi. Questo è quanto propongono gli psicologi Soll, Milkmann e Payne nella loro guida al de-biasing (ved. bibliografia).

Quando guardiamo il mondo non riusciamo a vedere noi stessi
Fallacy
Alcuni studi sperimentali attestano che le persone si accorgono dell'esistenza di distorsioni del giudizio ed errori del ragionamento molto più negli altri che in se stessi. Ognuno di noi ha l'impressione di vedere il mondo "oggettivamente", mentre ci sfugge una zona (cieca) dalla quale escludiamo noi stessi (anche se siamo un enorme rinoceronte).
Ognuno di noi ha l'impressione di vedere il mondo "oggettivamente", mentre ci sfugge una zona (cieca) dalla quale escludiamo noi stessi: è il Bias Blind Spot
La percezione inconscia di se stessi è fallace
follia
Ogni persona pensa inconsciamente di essere l'unico genio in un mondo di idioti
Quando i costi di differenti tipi di errori sono asimmetrici rispetto ai benefici, la selezione naturale creerà meccanismi cognitivi che massimizzeranno l'errore meno dannoso per l'essere umano
Perchè facciamo errori sistematici: un'ipotesi evoluzionistica
Gli psicologici evolutivi Martie G. Haselton e David Buss nel 2000 (ved. bibliografia) hanno avanzato un'ipotesi sui motivi che conducono la mente umana a commettere errori cognitivi sistematici. Essi hanno formulato una teoria, "Error Management Theory", nella quale si sostiene che, quando i costi di differenti tipi di errori sono asimmetrici rispetto ai benefici, la selezione naturale creerà meccanismi cognitivi che massimizzeranno l'errore meno dannoso per l'essere umano. Ad esempio è stato dimostrato che gli uomini sovrastimano l'attrazione sessuale che le donne provano per loro, valutando erroneamente i messaggi sociali di natura non verbale. E' stato ipotizzato che tale errore abbia portato a vantaggi di natura riproduttiva nel corso dell'evoluzione. Tale teoria è stata applicata a diversi ambiti dell'esperienza umana che vanno dalla percezione di un'attrazione romantica ai pregiudizi sociali, dai comportamenti cooperativi al giudizio sui tratti della personalità altrui, come descritto da Haselton e Galperin nel 2011 (ved. bibliografia)

Errori
I'm at a dead end.
I don't know what mistakes to make anymore
In una società molto più complessa della preistoria i bias cognitivi danneggiano la nostra percezione della realtà, ad esempio i rischi del cambiamento climatico (vedi: How brain biases prevent climate action)
Conclusioni (provvisorie): I Bias cognitivi hanno lo scopo di rendere l'essere umano "cieco" rispetto a certe informazioni per favorire la rapidità e frugalità decisionali
Le euristiche sono processi di pensiero automatici, sorti durante l'evoluzione, che aiutano il rapido raggiungimento di una soluzione nel momento in cui occorre prendere una decisione in uno specifico contesto. I Bias cognitivi sono il rovescio della medaglia delle euristiche, nel senso che hanno lo scopo di rendere l'essere umano "cieco" rispetto a certe informazioni per favorire la rapidità e frugalità decisionali. Però, oggi, l'essere umano è immerso in un ambiente molto meno ostile dal punto di vista fisico (la sicurezza personale è tutelata da leggi in buona parte del mondo e gli animali feroci si trovano solo nei parchi naturali), ma più ostile dal punto di vista psichico (il sovraccarico informativo e la manipolazione mediatica sono ormai alla base della vita quotidiana). Diventa dunque importante conoscere il funzionamento di entrambi i sistemi mentali (razionale e intuitivo) che governano la nostra mente.
I neuroscienziati Johan E. Korteling, Anne-Marie Brouwer e Alexander Toet (vedi bibliografia 2018) studiando i meccanismi cerebrali coinvolti nei bias cognitivi si sono accorti che molti bias derivano da meccanismi cerebrali intrinseci, fondamentali per il funzionamento delle reti neurali biologiche. Tali meccanismi neurali orientano il pensiero umano, per default, a prendere decisioni euristiche che coinvolgono il Sistema 1. Gli autori della ricerca hanno individuato delle comunanze tra molti (del centinaio di bias conosciuti) e scrivono: "Sebbene il numero di euristiche e pregiudizi che sono stati identificati nella letteratura psicologica (e nella economia comportamentale) sia elevato, un'analisi più approfondita rivela molte somiglianze e coerenze tra loro, l'una spesso è un esempio specifico dell'altra. Ad esempio, bias come il conservatorismo, il pregiudizio della familiarità, il riconoscimento euristico, il pregiudizio di conferma, il pregiudizio dello status quo, la giustificazione del sistema, il pregiudizio della normalità, l'illusione della verità e il pregiudizio "non inventato qui" hanno tutti in comune la nostra tendenza a preferire ciò che è compatibile con il nostro stato attuale. Questa abbondanza di fenomeni di distorsione spesso abbastanza simili può essere prontamente semplificata e spiegata dai principi unificanti delle reti neurali. Va notato, tuttavia, che non sembrava possibile mettere in relazione l'intera gamma (oltre 100) di fenomeni di distorsione con i quattro principi. Il tipo di distorsioni che non potevamo facilmente mappare sugli attuali quattro principi sembravano essere quelli che si occupano di calcoli e stime su profitti e perdite e sulle nostre scarse capacità di ragionamento statistico in generale. Pertanto, il presente quadro non spiega facilmente perché le persone non sembrano molto interessate ai risultati del ragionamento di probabilità." In una società molto più complessa della preistoria i bias cognitivi danneggiano la nostra percezione della realtà, ad esempio i rischi del cambiamento climatico (vedi: How brain biases prevent climate action).
per scaricare le conclusioni (in pdf):
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Pagina aggiornata il 5 giugno 2023

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Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 2.5 Generico
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