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Coloro cui sfugge completamente l'idea che è possibile aver torto non possono imparare nulla, tranne la tecnica. (Gregory Bateson)
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Perché l'individuazione (cioè diventare ciò che si é) di Carl Gustav Jung è un processo psichico importante che ci connette con noi stessi, con gli altri e con l'intero universo
TEORIE > CONCETTI > QUANTISTICA2
Scopo di questa pagina
Oggi appare chiaro che il pensiero di Carl Gustav Jung ha anticipato i tempi. Egli è riuscito a cogliere nei suoi studi e negli esperimenti psicoanalitici sui suoi pazienti, delle verità universali alle quali altri psicologi non hanno potuto o voluto accedere. Ciò per merito della lunga collaborazione con il fisico quantistico Wolfgang Pauli, dei suoi studi sui testi alchemici medioevali, e dalla sua apertura mentale ai fenomeni paranormali (sia Jung che Pauli hanno generato eventi psicocinetici e, anzi, Pauli era così temuto da suoi colleghi perché quando andava a trovarli nei loro laboratori provocava disagi tecnici negli apparati tali da far attribuire i problemi (incendi e malfunzionamenti) a quello che venne denominato "effetto Pauli"). Uno dei contributi teorici più importanti di Jung è il "processo di individuazione", che lui sperimentò sui suoi pazienti e che era lo scopo della sua psicoterapia. Jung, nel libro "Tipi psicologici" lo descrisse così: "L'individuazione è in generale il processo di formazione e di caratterizzazione dei singoli individui, e in particolare lo sviluppo dell'individuo psicologico come essere distinto dalla generalità della psicologia collettiva. L'individuazione è quindi un processo di differenziazione che ha per meta lo sviluppo della personalità individuale. La necessità dell'individuazione è una necessità naturale." Quindi l'individuazione è un processo di autoesplorazione  che ha lo scopo di rivelare la vera essenza della persona, scavando nell'inconscio alla ricerca di tutto ciò che è stato trascurato durante la formazione dell'individuo. Francesco Giordano scrive: "L'individuazione è un processo che porta l'uomo a riconoscere la propria singolarità, di significato irripetibile, e a sentirsi soggetto responsabile capace di confrontarsi con la propria esistenza." Il fine dell'individuazione è la conciliazione degli opposti. Per "individuazione" si intende quindi un processo permanente al quale ogni persona è sottoposta durante la sua vita (forse escludendo le fasi giovanili), nel quale la persona mette in atto il proposito cosciente di diventare ciò che veramente è, differenziandosi dagli altri per tutti gli aspetti che non gli appartengono ma, allo stesso tempo, acquisendo un'intima connessione con gli altri e con l'universo. Non tutte le persone sentono quest'esigenza, forse una minoranza, ma c'è anche un buon numero di persone che la sente così tanto da dover ricorrere alla psicoterapia. In questo processo l’Io scopre di essere una mera appendice del Sé, e di avere con esso solo una sorta di debole collegamento. Jung si preoccupava di distinguere l’individuazione dall’individualismo, che considerava soltanto una reazione morbosa al collettivismo, che può sfociare nel narcisismo patologico. Il significato dell’individuazione era che (essa) crea una coscienza della comunità umana precisamente perché conduce alla coscienza dell’inconscio comune, che è comune a tutti gli uomini e li unisce. L’individuazione è diventare uno con se stesso e allo stesso tempo con l’umanità. Secondo Jung "l'individuazione è un'unificazione con se stessi e, nel contempo con l'umanità, d cui l'uomo è parte." L'astrofisico Massimo Teodorani scrive nel libro " Sincronicità" (pp.35-37): "Dal momento che la sincronicità è la manifestazione di una relazione diretta tra la mente (un particolare pensiero o sogno) e la materia (un particolare accadimento), allora questo significa che il mondo fisico e il mondo psichico sono intimamente interconnessi. Gli eventi sincronici sono manifestazioni in cui i mondi interno ed esterno vengono improvvisamente messi alla luce. Ciò che ha qui importanza non è tanto la tempistica con cui certi eventi si verificano, bensì il significato che questi eventi hanno. La capacità di essere consapevole di queste invisibili leggi universali e di essere in armonia con esse, è quella che Jung chiama "processo di individuazione". Una "persona individuata" allora non è altro che un essere in grado di dare forma a eventi attraverso un'interazione diretta tra la coscienza e l'inconscio collettivo. Il processo di individuazione, maturato dall'interpretazione degli archetipi e della loro azione attraverso i sogni e gli eventi sincronici, permette di fare in modo che l'inconscio collettivo e l'inconscio soggettivo siano integrati in quell'identità transpersonale che è il "sé", un'entità che trascende l'ego. E' un processo che permette di essere intuitivamente consapevoli e di agire in armonia con le leggi nascoste dell'universo. Sono leggi il cui scopo non è di agire come "forza" sull'individuo, ma quello di "informare" l'individuo sul cammino migliore da prendere in maniera tale da renderlo armonizzato con il tutto."
Altan
Punto chiave di questa pagina
COS'E' L'INDIVIDUAZIONE PER JUNG: Giuseppe Lampis, Maria Pia Rosati, Claudio Rugafiori, Marina Plasmati e Lorenzo Scaramella scrivono: "un itinerario che dal concetto di Persona, come mediatore dell'individuo con il mondo esterno, attraverso il processo di Individuazione, che così tanta parte riveste nell'Opera di C. G. Jung, muove verso il Sé, telos  del cammino umano. Al centro del discorso è l'impegno dell'individuo a liberarsi dai condizionamenti del collettivo e ad integrare i propri contenuti inconsci per raggiungere un'armonica completezza della psiche. Si riconosce alla Psicologia analitica un importante contributo all'insopprimibile ricerca del significato dell'esistenza umana nel contesto dell'Universo, e al riconoscimento delle vie dell'anima
nel trascendere la propria finitezza verso l'infinito."
Punti di riflessione
L'esplorazione della coscienza quantistica può portare a profondi cambiamenti nella nostra comprensione della salute mentale e del benessere. Gli approcci tradizionali alla psicologia e alla psichiatria spesso si concentrano sugli squilibri chimici e sui circuiti neurali. Tuttavia, se la coscienza è fondamentalmente quantistica, allora la salute mentale potrebbe anche coinvolgere la coerenza e la decoerenza quantistiche all'interno del cervello. Le terapie future potrebbero mirare a migliorare la coerenza quantistica, offrendo potenzialmente nuove strade per il trattamento delle malattie mentali? In che modo questo potrebbe rivoluzionare il nostro approccio alla comprensione e alla cura della mente umana? (Pritam Kumar Sinha)
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Jung ha suggerito che fin dalla nascita ogni individuo ha un senso di completezza – un senso di Sé. Vediamo questo senso di completezza nella spontaneità e nella pienezza delle azioni dei bambini. Ma man mano che i bambini si sviluppano e cominciamo ad educarli secondo le norme sociali, un Ego separato comincia a emergere dalla totalità originaria. Questa differenziazione dell'Io costituisce la prima parte della propria vita e fornisce una persona stabile [sempre più prevedibile] con cui navigare nel mondo esterno. Tuttavia, man mano che maturiamo nell’ età adulta, scopriamo che l’eccessiva identificazione con questo Ego è sede di molta ansia e conflitto interiore. L'unico modo per superare questo problema è riscoprire la totalità originaria attraverso il processo di Individuazione. L'effettivo processo di Individuazione consiste nel venire a patti con il proprio centro interiore o Sé riconoscendo tutti gli aspetti della propria personalità. Il processo generalmente inizia con la ferita dell’Ego o della Persona – questo è l’aspetto di noi stessi che presentiamo al mondo. Quando l’Io è ferito, possono presentarsi una serie di emozioni o sintomi negativi: rabbia, frustrazione, senso di colpa, dolore. Si può permettere a questi di definire la propria vita o ci si può rendere conto della necessità di cercare una soluzione negli aspetti più profondi della propria personalità. Quando si guarda più in profondità dentro se stessi attraverso i processi di contemplazione, introspezione e interocezione, può emergere un centro di regolazione interiore personale. Jung chiama questo centro – il Sé. Il sé è descritto come la totalità della tua intera psiche. L’ego è solo una piccola parte della psiche. L’ego rappresenta gli aspetti di cui siamo coscienti. La stragrande maggioranza del Sé è inconscia. Jung ha diviso l’inconscio in inconscio personale e collettivo. (Nitasha Buldeo)
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L'inconscio personale si riferisce a tutte le nostre esperienze personali che reprimiamo. L’inconscio collettivo si riferisce a tutte le idee sociali, comunitarie, globali e ai meme a cui siamo stati esposti. Finché un'esperienza rimane inconscia, ha la capacità di influenzare la nostra vita senza che noi possiamo correggerla. Il passo successivo prevede l'integrazione dell'Io (coscienza) con l'inconscio personale e collettivo. Quando questo processo viene avviato emergono una serie di archetipi. (Nitasha Buldeo)
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L'Ombra è l'inconscio personale. Si riferisce all'aspetto inconscio della nostra personalità. Sono gli aspetti di noi stessi con cui l'Io cosciente non vuole identificarsi. Molti chiamano l’Ombra “il lato oscuro” poiché tende a includere gli aspetti meno desiderabili della nostra personalità. L’Ombra non è solo negativa: è anche la nostra sede della creatività. Molto spesso l'Ombra fa la sua comparsa nei sogni. L'Ombra rappresenta ogni aspetto della mia personalità che mi rifiuto di riconoscere dentro di me. Una persona posseduta dalla sua Ombra sta sempre nella propria luce e vive al di sotto delle sue capacità. Crea le sue trappole per impedire all'Ego di raggiungere i suoi Obiettivi. L'Ombra si presenta negli errori stupidi che commettiamo e nelle cose che inconsciamente diciamo che mina il nostro progresso verso gli obiettivi. Una volta che l’Ombra diventa cosciente, si è in grado di lavorare verso gli obiettivi. (Nitasha Buldeo)
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Anima/Animus rappresenta l'inconscio collettivo. L'Anima/Animus si presenta come una persona saggia del sesso opposto all'Ego. L'Anima è questo lato femminile inconscio in un Ego maschile e l'Animus è il lato maschile inconscio in un Ego femminile. La chiave per rendere cosciente l'Anima/Animus è riconoscerla nel momento in cui si manifesta. L'Anima si presenta come una donna saggia che aiuta un Ego maschile a vedere il mondo in modo più completo e l'Animus è un maschio saggio che aiuta un Ego femminile a coltivare un senso di sé più indipendente o non socialmente condizionato incoraggiandola a incarnare il suo mondo più profondo. Ciò non significa che diventi più egoista. Una donna cosciente del suo animus è più consapevole internamente di ciò in cui crede e sente. Ed è più capace di esprimere queste convinzioni e sentimenti senza sensi di colpa o abnegazione. Riconoscere la propria Anima/Animus ci rende più consapevoli e ricettivi alle nuove idee creative. (Nitasha Buldeo)
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Un archetipo è un modello originale di una persona, un esempio ideale o un prototipo su cui sé e gli altri possono essere compresi, copiati, modellati o emulati. Un archetipo è un simbolo universalmente riconosciuto da tutti. In psicologia, un archetipo è un modello di persona, personalità o comportamento. Per Jung gli archetipi consistevano in personaggi universali e mitici che risiedono nell’inconscio collettivo delle persone in tutto il mondo. Gli archetipi rappresentano i motivi umani fondamentali della nostra esperienza nel corso della nostra evoluzione. La maggior parte delle persone ha diversi archetipi in gioco nella propria personalità. Tuttavia Jung postulò che OGNI PERSONA PORTA CON SÉ TRE ARCHETIPI DOMINANTI. È attraverso il processo di psicoanalisi di Jung che egli incoraggia l'autoesame per identificarli. Ecco come avviene l'autorealizzazione. Alcuni degli Archetipi descritti da Jung: : Unificazione dell'Io dell'individuo, dell'inconscio personale e collettivo; L'OMBRA : Base degli istinti sessuali e di vita: ANIMA E ANIMUS : identità maschile/femminile; LA PERSONA : presentazione di sé; IL PADRE : figura di autorità; potente. LA MADRE : allevare; confortante; IL BAMBINO : Desiderio di innocenza; rinascita; salvezza. IL VECCHIO SAGGIO: Guida; conoscenza; saggezza; L'EROE : Campione; difensore; soccorritore; LA FANCIULLA : Innocenza; desiderio; purezza; L'IMBROGLIONE : Ingannatore; bugiardo; piantagrane.
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Tutti noi abbiamo vissuto momenti difficili, momenti in cui non siamo stati ap­provati, accolti e ascoltati dai nostri genitori come ne avevamo bisogno. Ed è quindi innegabile che conflitti non risolti li abbiamo un po’ tutti: ferite interiori abitano in cia­scuno di noi ed è durante la meditazione che incontriamo questo livello del nostro inconscio, il “livello psi­cologico” dove pos­siamo imbat­terci in una emozione sopita, rimossa: ad esempio la rabbia verso la mamma o il babbo per non essere stati ap­provati. E poi cresciamo e diventiamo noi genitori. È certo che essere genitore non è facile, nessuno nasce genitore: genitore si diventa, si co­mincia ad imparare da bambini. I vissuti della nostra infanzia in-formano la qualità del nostro essere babbo e mamma. (Maria Martini)
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La nostra zona Ombra, la “zona più scura di coscienza” consiste in tutte quelle parti del nostro esse­re che il nostro primo ambiente non approvava, sia che queste parti fossero aspetti positivi o negati­vi. Qui ritorna quanto era stato esaminato precedentemente, cioè che non sempre siamo stati appro­vati da piccoli, per varie ragioni, come ad esempio genitori ansiosi oppure troppo affaccendati, dis­tratti o arrabbiati. (Maria Martini)
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Chi non ha mai iniziato una psicoterapia ha spesso dei timori e dei dubbi su cosa aspettarsi. Intraprendere un percorso psicoterapeutico è un viaggio a volte difficile, a volte divertente, ma sempre affascinante e pieno di nuove scoperte e sorprese su se stessi. Al centro di questo percorso c’è la relazione fra paziente e analista. È  una relazione basata sulla fiducia, sul rispetto e sull’empatia. Il lavoro analitico ha come obiettivo di aiutare l’individuo a superare i blocchi emotivi interni che gli impediscono spesso di vivere una vita piena e come fine ultimo di riportare la persona alla sua naturale tendenza all’individuazione, all’autorealizzazione, alla valorizzazione di sé e ad un migliore equilibrio e adattamento. Ciò avviene attraverso la risoluzione dei sintomi e la ricerca dei significati più profondi della sofferenza dell’individuo, esplorando insieme i pensieri, le emozioni e le sensazioni corporee che il paziente racconta in uno spazio analitico, l’ora della seduta, che diventa spazio di pensiero dedicato interamente alla persona. (Carl Gustav Jung)
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Persona: era una maschera, di cuoio o di gesso, che l'attore portava per amplificare la voce (persona dal latino per- sonare, suonare attraverso) e fissare un ruolo, triste allegro, minaccioso, ecc. Ma la maschera era, ancor prima, parte del rituale in seno alle antiche religioni che precedettero la religione olimpica, o religione del Cielo, portata dagli invasori Arii. Un caso frequente è l'identità con la Persona, intesa come sistema di adattamento o modo di conformarci col mondo. Il rischio è solo di diventare identici alla Persona: il professore al suo manuale e il tenore alla sua voce. Così il danno è fatto. Vivendo cioè solo entro i limiti della propria biografia, non si può esercitare più nessuna attività in modo naturale. Con una certa esagerazione si potrebbe anche dire che la Persona è non ciò che uno è realmente, bensì ciò che gli altri credono che sia. In ogni caso è grande la tentazione di essere ciò che si appare, poiché la Persona viene spesso pagata a peso d'oro. (Jung, 1940/1950, pp. 120-121). (Giuseppe Lampis, Maria Pia Rosati, Claudio Rugafiori, Marina Plasmati e Lorenzo Scaramella)
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Il termine Persona deriva dalla parola latina con cui veniva chiamata la maschera indossata dagli attori dell'antica Roma nelle rappresentazioni teatrali. Pertanto, la Persona indica la maschera sociale con cui gli individui si presentano agli altri. La Persona può avere a che fare con l'identità di genere, con una fase dello sviluppo, come l'adolescenza, o con una professione. In altri casi, è possibile che come Persona venga assunto un singolo aspetto della personalità, coscientemente o inconsciamente sottolineato. Nel corso della vita le Personae indossate possono essere più di una e se ne possono assumere più di una nello stesso momento. Secondo Jung, la Persona è un archetipo, un'espressione fondamentale della personalità. Jung definisce la Persona come un segmento della psiche collettiva, più precisamente dell'inconscio collettivo. (Giuseppe Lampis, Maria Pia Rosati, Claudio Rugafiori, Marina Plasmati e Lorenzo Scaramella)
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Tutto sommato, la persona non è nulla di reale. E' un compromesso fra l'individuo e la società su ciò che uno appare. L'individuo prende un nome, acquista un titolo, occupa un impiego, ed è questa o quella cosa (Jung, 1928, pp.64-65). La Persona non è identificabile con l'intera personalità dell'individuo. E' il prodotto di elementi personali, ma anche di elementi collettivi; è un rapporto di compromesso, e spesso la dimensione umana del singolo è molto diversa dal ruolo che questi è chiamato ad assolvere, anche se è necessaria a svolgere ben precise funzioni sociali. Questo aspetto della personalità, che media i rapporti con il mondo esterno e con gli altri e che, in certi termini, partecipa alla costruzione dell'identità dell'individuo, non è una funzione superflua. Jung, infatti, afferma: "La Persona è un complicato sistema di relazioni fra la coscienza individuale e la società, una specie di maschera che serve da un lato a fare una determinata impressione sugli altri, dall'altro a nascondere la vera natura dell'individuo. Che quest'ultima funzione sia superflua può affermarlo soltanto chi è talmente identico alla sua Persona da non conoscere più se stesso, e che la prima non sia necessaria può immaginarlo solo chi ignori la vera natura dei suoi simili. La società esige, deve esigere, che ciascuno rappresenti al meglio possibile la sua parte. La società lo esige per misura di sicurezza; ciascuno deve stare al suo posto; l'uno è calzolaio, l'altro poeta. Non è previsto che si sia l'una e l'altra cosa a un tempo. Non è neppur consigliabile essere l'una e l'altra cosa, perché ciò sarebbe poco rassicurante. Un uomo simile sarebbe "differente" dagli altri, non del tutto fido. L'univocità dell'apparenza personale è in pratica una cosa importante perché l'uomo medio, il solo che la società conosca, deve avere la testa a una cosa sola, per poter fare alcunché di buono; due cose sarebbero troppe. La nostra società è indubbiamente orientata verso questo ideale." (Jung, 1928, pp.107-108). (Giuseppe Lampis, Maria Pia Rosati, Claudio Rugafiori, Marina Plasmati e Lorenzo Scaramella)
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La società necessita che l'espressione della personalità dell'individuo sia funzionale ad essa, sia utile, sia prevedibile; questa prevedibilità è correlata, secondo l'Autore, al concetto di media divenuto molto importante nel mondo moderno. Poiché l'uomo medio è il solo che la società conosca, la Persona deve necessariamente, in ogni sua manifestazione,rientrare nella media. Parallelamente Jung descrive la funzione svolta dalla Persona: quella di una maschera che permette di nascondere agli occhi degli altri la vera natura dell'individuo, che si esprime solo dietro di essa: "Naturalmente nessuno, come individualità, potrebbe consumarsi tutto in queste esigenze; la costruzione di una personalità artificiale diventa una imprescindibile necessità. Dietro la maschera nasce poi la cosiddetta "vita privata". Questa separazione, nota a sazietà, della coscienza in due figure spesso ridicolmente diverse è un'operazione psicologica radicale che non può restare senza conseguenze per l'inconscio." (Jung, 1928, p. 108)." (Giuseppe Lampis, Maria Pia Rosati, Claudio Rugafiori, Marina Plasmati e Lorenzo Scaramella)
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Tanto più l'individuo investirà coscientemente le sue energie nell'espressione sociale della sua Persona, tanto più reprimerà come non confacenti a questo fine le proprie caratteristiche più autentiche, in termini emozionali, affettivi, comportamentali, tanto più queste istanze verranno catturate dall'inconscio ove condurranno un'esistenza nascosta, entrando, non di rado, in conflitto con l'atteggiamento cosciente. (Giuseppe Lampis, Maria Pia Rosati, Claudio Rugafiori, Marina Plasmati e Lorenzo Scaramella)
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Archetipo, questo termine non è stato coniato da Jung, ma è tratto dall'epistolario dello storico elvetico Jacob Burkhardt, verso il quale Jung nutriva ammirazione. Egli stesso osserva: "con questo termine io intendo quello che, riallacciandomi a Jacob Burkhardt, ho chiamato in passato immagine primordiale. L'archetipo è una espressione simbolica che entra in funzione tutte le volte in cui non sussistono ancora concetti coscienti, o essi per motivi interni o esterni, non sono possibili". (Jung, 1921, p. 382).
Jung nel 1917 definisce queste immagini dominanti dell'inconscio collettivo, e solo a partire dal 1919 diede loro il nome di archetipi. Nel 1919, infatti, Jung, farà uso per la prima volta del termine archetipo nel saggio "Istinto e inconscio", trattando della struttura dell'inconscio, dove,accanto ai contenuti dell'inconscio personale, descrive tutte le caratteristiche non acquisite in modo individuale, ma ereditate. Insieme a queste, pone: le forme esistenti a priori, ossia congenite, dell'intuizione cioè gli
archetipi di percezione e comprensione, che sono una condizione ineliminabile e determinante a priori di tutti i processi psichici. Come gli istinti inducono l'uomo a un comportamento specificatamente umano, così gli archetipi costringono la percezione e l'intuizione a formazioni specifiche umane. Gli istinti e gli archetipi dell'intuizione formano l'inconscio collettivo (Jung, 1919, p.151). Nella definizione di archetipo Jung si rifà anche al Corpus Hermeticum di Ermete Trismegisto, nei termini di forme primitive uniche ed identiche, e alle ideae principales di Sant'Agostino, definite da quest'ultimo come forme stabili ed immutabili, non create e perciò sono eterne, si presentano sempre nello stesso modo, e sono contenute nell'intelligenza divina. Jung definisce ancora l' "archetipo" imago dominante come: varie denominazioni di quelle forme universali del pensiero, ereditarie dotate di contenuto affettivo, che compongono e strutturano l'inconscio collettivo (Jung, 1917/1943, p.115 n.). L'archetipo può presentarsi come archetipo in sé, insito potenzialmente in ogni struttura psichica non percepibile, e come archetipo attualizzato, percepibile nel campo di coscienza sotto forma di immagine archetipica, rappresentazione archetipica, o processo archetipico a seconda della costellazione entro cui si presenta. Esistono aspetti dinamici legati all'archetipo: forme di agire e reagire, decorsi, processi come il divenire dell'Io, l'avanzare dell'età, e così via. L'archetipo può presentarsi come un' "immagine primordiale", così come un movimento progressivo di differenziazione della coscienza. Secondo Jung ha un fondamento archetipico ogni umana espressione dell'esistenza, sia dal punto di vista biologico, psicobiologico o spirituale (Jacobi,1971). (Giuseppe Lampis, Maria Pia Rosati, Claudio Rugafiori, Marina Plasmati e Lorenzo Scaramella)
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Anima/Animus: Jung per affrontare il tema delle relazioni tra maschile e femminile, sia a livello interpersonale che intrapsichico, postula un'istanza psichica che denomina con il termine latino, che si presenta in forma bipolare Anima/Animus. Il concetto di Anima, per Jung, va inteso in un'accezione differente da quello di anima espresso dalla religione, come dal concetto di anima a cui si riferirono Freud e Jung, utilizzando il termine tedesco "Seele". Tuttavia Jung nel trattare questa coppia di opposti non è stato altrettanto simmetrico, poiché ha privilegiato l'approfondimento riguardante l'Anima come controparte eterosessuale inconscia nell'uomo. "Si può definire l' Anima anche imago, archetipo o sedimentazione di tutte le esperienze che l'uomo fa della donna" (Jung,1929/1957, p.49, cfr. Commento al "Segreto del fiore d'oro", vol. 13, Boringhieri, Torino, 1988). Come afferma Hillman, in molti passi Jung usa i termini Anima e Seele in modo intercambiabile, tuttavia il suo sforzo maggiore sta nel mantenere distinti i termini Anima, Seele e psiche. Da un lato, differenzia il termine latino Anima da Seele, che considera troppo generico e vago, e espressione delle idee tradizionali della religione e della filosofia. Dall'altro differenzia il termine Anima da psiche, della quale è uno dei tanti archetipi (Hillman, 1964). Anima nell'uomo e Animus nella donna. Quindi, ciascuna di queste figure archetipiche dell'immagine dell'anima rappresenta la parte della psiche che ha attinenza con il sesso opposto e sta ad indicare non solo la conformazione del rapporto con questo, ma anche il deposito dell'esperienza collettiva a riguardo, l'immagine che ciascun individuo porta con sè dell'altro sesso, come essere singolo e come appartenente alla specie umana (Jacobi, 1971). Secondo Jung ogni contenuto presente nella psiche a livello inconscio e che, non riconosciuto, rimane indifferenziato, latente, viene proiettato. Perciò ogni uomo tende a proiettare la propria immagine Anima sulla donna ed analogamente, ogni donna tende a proiettare la propria immagine Animus sull'uomo. Questa proiezione è inconscia, e determina che entrambi sperimentino il proprio fondamento eterosessuale primigenio nell'altro. Ci si lega all'altro che viene scelto come portatore  dei propri contenuti inconsci. Lo stesso accade per l'Ombra. Per Jung l'Anima è un personaggio duplice che personifica il binomio femminile/maschile e tutta la potenza implicita che lo contraddistingue. Paragonata all'Ombra, che si lascia circoscrivere nel ristretto cerchio intorno all'Io, come la parte inferiore della personalità, di cui si parlerà più avanti, l'Anima (Animus) mostra una portata più vasta poiché la sua sfera di influenza si esercita a partire da quello sfondo indefinito ed iper-inclusivo che è l'inconscio collettivo. Se l'Ombra si pone come un antagonista, l'Anima, una vera e propria potenza mitica della mente, rappresenta gli incroci, gli sdoppiamenti, le suddivisioni, le combinazioni, e tesse le fila degli eventi umani. Anima e Animus femminile e maschile determinano una pluralità di circostanze dove nel breve, seppur intenso, arco dell'esistenza si confondono l'inconscio personale e l'inconscio collettivo dell'individuo. (Giuseppe Lampis, Maria Pia Rosati, Claudio Rugafiori, Marina Plasmati e Lorenzo Scaramella)
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Siamo alla babele delle lingue e della comunicazione in quanto i parlanti non sentono più di co-appartenere al destino comune. Le applicazioni tecnico–scientifiche hanno comportato uno sconvolgimento profondo nel rapporto tra uomo e mondo, tra uomo e umanità, e problemi enormi su ogni piano. Sicché, precisamente nell’epoca della scienza, nel momento in cui una fondazione dell’etica sui principi assoluti razionali metempirici non sembra più praticabile, è necessaria la sfida paradossale di fondare un’etica della comunicazione che confuti il relativismo assoluto, stretto parente del nichilismo (v. Apel, 1991). In altri termini, ci troviamo a confrontarci con il mito di Faust e di Mefistofele vissuto con piena e diretta immediatezza. Ma, in un mondo in cui ogni atto sembra fondato sulla comunicazione, una comunicazione non sentita quale apertura e compartecipazione dell’uomo all’essere, all’altro, e al contrario fatta strumento al servizio di chi cerca il dominio sull’economia, sul mercato, sugli altri, sul mondo, Mefistofele sembra avere una fin troppo facile presa su Faust. (Maria Pia Rosati)
L'adulto avanza verso la maturità alternando progressive individuazioni e identificazioni, via via definite culturalmente con maggior dettaglio, su un'arco autoampliantesi di affinità e differenze, oppure regredisce verso individuazioni e identificazioni più elementari. Nè l'individuazione nè l'identificazione sono dunque attributi costanti che si acquistano o si perdono una volta per tutte
Una strategia di sopravvivenza per l'essere umano
Questo disegno è una semplificazione utile solo a ricordarsi dell'esistenza di due processi mentali antitetici, molto intrecciati, e costantemente presenti nella psiche umana: essi guidano la sopravvivenza mentale e fisica dell'essere umano.
Jung si preoccupava di distinguere l’individuazione dall’individualismo, che considerava soltanto una reazione morbosa al collettivismo, che può sfociare nel narcisismo patologico
Cos'è un individuo secondo Carl Gustav Jung
fisica quantistica
Cos'è l'inviduazione secondo Giuseppe Lampis, Maria Pia Rosati, Claudio Rugafiori, Marina Plasmati e Lorenzo Scaramella
La Persona è la maschera sociale con la quale ci si presenta al mondo
La Persona è un archetipo (segmento della psiche collettiva)
Il termine Persona deriva dalla parola latina con cui veniva chiamata la maschera indossata dagli attori dell'antica Roma nelle rappresentazioni teatrali. Pertanto, la Persona indica la maschera sociale con cui gli individui si presentano agli altri. La Persona può avere a che fare con l'identità di genere, con una fase dello sviluppo, come l'adolescenza, o con una professione. In altri casi, è possibile che come Persona venga assunto un singolo aspetto della personalità, coscientemente o inconsciamente sottolineato. Nel corso della vita le Personae indossate possono essere più di una e se ne possono assumere più di una nello stesso momento. Secondo Jung, la Persona è un archetipo, un'espressione fondamentale della personalità. Jung definisce la Persona come un segmento della psiche collettiva, più precisamente dell'inconscio collettivo.

La Persona è un compromesso tra l'individuo e la società
L'individuo ha un nome, un impiego, un reddito...diventa una cosa definita...
a ciascun "uomo medio" il suo posto nella società
Tutto sommato, la persona non è nulla di reale. E' un compromesso fra l'individuo e la società su ciò che uno appare. L'individuo prende un nome, acquista un titolo, occupa un impiego, ed è questa o quella cosa (Jung, 1928, pp.64-65).
La Persona non è identificabile con l'intera personalità dell'individuo. E' il prodotto di elementi personali, ma anche di elementi collettivi; è un rapporto di compromesso, e spesso la dimensione umana del singolo è molto diversa dal ruolo che questi è chiamato ad assolvere, anche se è necessaria a svolgere ben precise funzioni sociali. Questo aspetto della personalità, che media i rapporti con il mondo esterno e con gli altri e che, in certi termini, partecipa alla costruzione dell'identità dell'individuo, non è una funzione superflua. Jung, infatti, afferma: "La Persona è un complicato sistema di relazioni fra la coscienza individuale e la società, una specie di maschera che serve da un lato a fare una determinata impressione sugli altri, dall'altro a nascondere la vera natura dell'individuo. Che quest'ultima funzione sia superflua può affermarlo soltanto chi è talmente identico alla sua Persona da non conoscere più se stesso, e che la prima non sia necessaria può immaginarlo solo chi ignori la vera natura dei suoi simili. La società esige, deve esigere, che ciascuno rappresenti al meglio possibile la sua parte. La società lo esige per misura di sicurezza; ciascuno deve stare al suo posto; l'uno è calzolaio, l'altro poeta. Non è previsto che si sia l'una e l'altra cosa a un tempo. Non è neppur consigliabile essere l'una e l'altra cosa, perché ciò sarebbe poco rassicurante. Un uomo simile sarebbe "differente" dagli altri, non del tutto fido. L'univocità dell'apparenza personale è in pratica una cosa importante perché l'uomo medio, il solo che la società conosca, deve avere la testa a una cosa sola, per poter fare alcunché di buono; due cose sarebbero troppe. La nostra società è indubbiamente orientata verso questo ideale (Jung, 1928, pp.107-108).

La Persona, è l'uomo medio, che deve essere prevedibile
Esso ha due aspetti: maschera che nasconde la sua vera natura e 'vita privata' (che a volte è diversa)
La società necessita che l'espressione della personalità dell'individuo sia funzionale ad essa, sia utile, sia prevedibile; questa prevedibilità è correlata, secondo l'Autore, al concetto di media divenuto molto importante nel mondo moderno. Poiché l'uomo medio è il solo che la società conosca, la Persona deve necessariamente, in ogni sua manifestazione, rientrare nella media. Parallelamente Jung descrive la funzione svolta dalla Persona: quella di una maschera che permette di nascondere agli occhi degli altri la vera natura dell'individuo, che si esprime solo dietro di essa: "Naturalmente nessuno, come individualità, potrebbe consumarsi tutto in queste esigenze; la costruzione di una personalità artificiale diventa una imprescindibile necessità. Dietro la maschera nasce poi la cosiddetta "vita privata". Questa separazione, nota a sazietà, della coscienza in due figure spesso ridicolmente diverse è un'operazione psicologica radicale che non può restare senza conseguenze per l'inconscio (Jung, 1928, p. 108)."

Separazione tra coscienza e inconscio
Più l'individuo si impegna nell'espressione sociale della sua Persona, tanto più reprimerà le proprie caratteristiche più autentiche che vivranno nell'inconscio, spesso in conflitto con la coscienza
Tanto più l'individuo investirà coscientemente le sue energie nell'espressione sociale della sua Persona, tanto più reprimerà come non confacenti a questo fine le proprie caratteristiche più autentiche, in termini emozionali, affettivi, comportamentali, tanto più queste istanze verranno catturate dall'inconscio ove condurranno un'esistenza nascosta, entrando, non di rado, in conflitto con l'atteggiamento cosciente.

Adattamento a tutti i costi
Lo sviluppo della Persona è il risultato di un Adattamento che reprime predisposizioni individuali per favorire i valori dominanti del collettivo
A tale riguardo, Neumann osserva: "Lo sviluppo della Persona è, quindi, il risultato di un processo di adattamento che reprime, maschera e rimuove tratti e predisposizioni individualmente importanti, a vantaggio di fattori collettivi più funzionali o di fattori ritenuti più auspicabili dal collettivo. Anche qui la totalità viene sacrificata in cambio di una personalità fittizia efficace e di successo. Così, con la formazione del Super-Io, che rappresenta i valori collettivi nella personalità, si arriva a soffocare la 'voce interna'. La voce, cioè l'esperienza individuale del transpersonale, che è particolarmente viva nell'infanzia, viene sacrificata a favore della coscienza morale. Con l'abbandono del paradiso terrestre viene abbandonata anche la voce di Dio che parlava in esso, e affinché avvenga l'adattamento sociale diventa indispensabile assumere come valori dominanti i valori del collettivo, dei padri, delle leggi, della coscienza morale, dell'etica comune, ecc. (Neumann, 1949, p. 350).


Il prezzo da pagare alla società
La società non prevede la specificità dell'individuo, non ne ha bisogno, quindi i valori inestimabili del singolo individuo vengono sacrificati e perduti
L'adattamento prevede, pertanto, una rinuncia a quelle caratteristiche, proprie di ciascun individuo, che non permetterebbero un rapporto positivo con il collettivo. Si attuerà così l'incontro tra i valori, in parte inconsci ed in parte coscienti, che la società rappresenta e custodisce gelosamente, e l'individuo nella sua specificità, nella sua unicità, e anche diversità. La società rappresenta il consesso umano e si basa su caratteri di normalità, di prevedibilità che rispondano a leggi e sistemi sociali ben precisi e non prevede la specificità dell'individuo. Essa, d'altra parte, fornisce quel supporto e quel riconoscimento che sono indispensabili alla vita del singolo individuo e ne costituiscono la premessa necessaria per la sua identità. Identità che può e deve esprimersi in maniera consona alla società stessa sì da perpetuarne le caratteristiche fondamentali. L'individuo, in tal modo, è costretto a rinunciare ad una parte della sua libertà e spesso proprio delle sue caratteristiche più peculiari in cambio della sicurezza che gli fornisce la società al cui interno egli costruisce la propria esperienza di vita.
Ma il prezzo da pagare è la perdita di quei valori inestimabili che rendono ogni individuo unico e irripetibile. L'educazione limiterà le esperienze individuali che costituiscono la ricchezza dell'età infantile e, in nome all'adeguamento alla realtà sociale, erigerà un sistema difensivo a salvaguardia della società stessa.

L'individuo diventa una macchina nella società
Come l'individuo diventa figlio di una società anonima che gli chiede solo un funzionamento adeguato (come se fosse una macchina)
Neumann non esita a definire "voce di Dio", ciò che il singolo individuo perde per rispettare le leggi dei padri. Il riferimento al "paradiso terrestre" ed il suo "abbandono" fa nascere l'immagine di un uomo che, da creatura, figlio di un Dio desideroso di entrare in rapporto con lui nella sua totalità, finisce per diventare il "figlio" di una società anonima, che con altrettanta anonimità si rapporta a lui chiedendo un "funzionamento" adeguato e rispettoso di quelle norme di cui essa è gelosa custode.

La bisessualità fisica e psichica viene ostacolata
L'elemento controsessuale di ogni individuo viene stigmatizzato e si rifugia nell'inconscio a formare l'Ombra, il lato oscuro della personalità
Neumann si sofferma ad analizzare i caratteri dell'adeguamento dell'individuo al collettivo. Mentre per disposizione naturale ogni individuo tende alla bisessualità sia fisica che psichica, l'evoluzione differenziante tipica della nostra cultura lo costringe a respingere nell'inconscio l'elemento controsessuale. Perciò la coscienza riconosce solo quegli aspetti che corrispondono ai caratteri sessuali esterni e che si adeguano alla valutazione collettiva. Così  - perlomeno nella nostra cultura - i tratti 'femminei' e 'sentimentali' del fanciullo sono stigmatizzati. Una accentuazione così unilaterale del proprio sesso finisce per costellare nell'inconscio l'aspetto controsessuale sotto forma di anima per l'uomo e di animus per la donna, i quali come elementi parziali della psiche, rimangono inconsci e dominano il rapporto tra l'Io e l'inconscio. Questo processo viene stimolato dal collettivo, e la differenziazione del sesso, proprio perché la rimozione dell'aspetto controsessuale è sovente difficile, inizialmente si accompagna con delle tipiche forme di ostilità per il sesso opposto. Come abbiamo visto, anche la formazione dell'Ombra, del lato oscuro della personalità, è in parte condizionata dall'adattamento alla coscienza collettiva (Neumann, 1949, pp.350 -351).


Anima e Animus sono archetipi che mediano il rapporto dell'individuo con il proprio inconscio
I contenuti inconsci, in parte rimossi, in parte del tutto sconosciuti al soggetto costituiscono quel "personaggio" psichico a cui Jung ha dato il nome di Ombra. Ciò che sembra determinare, quindi, la costruzione della Persona come realtà psichica, è una scissione tra la coscienza e l'inconscio, i cui contenuti psichici finiscono per essere caratterizzati da principi e finalità del tutto diversi.
L'impossibilità di vivere in modo individuale ogni aspetto transpersonale legato al proprio sesso fa sì che numerosi aspetti della propria identità, caratteristiche personali, sentimenti, disposizioni dell'animo, emozioni finiscano per ricadere nell'inconscio ed influenzare non solo il comportamento cosciente, ma, più in generale, la predisposizione più intima ed inconscia di ciascun individuo nei confronti dell'altro sesso. Jung ha chiamato tali aspetti Anima per l'uomo ed Animus per la donna, ad indicare l'espressione personale di forme strutturanti dell'inconscio collettivo. In tal modo, si può dire che mentre la Persona media il rapporto del singolo individuo con la società, con il collettivo, l'Anima, invece, intesa come archetipo, media il rapporto del singolo individuo con l'inconscio. Tutte le caratteristiche proprie dell'individuo, non riconosciute utili dalla società, vengono perciò trascurate, lasciate in ombra, non sviluppate, e finiscono così nell'inconscio, popolandolo di elementi spesso scissi, contraddittori, che si pongono in antitesi con il comportamento cosciente, in linea con i dettami della società. L'insieme variegato di contenuti inconsci, in parte rimossi, in parte del tutto sconosciuti al soggetto costituisce quel "personaggio" psichico a cui Jung ha dato il nome di Ombra. Ciò che sembra determinare, quindi, la costruzione della Persona come realtà psichica, è una scissione tra la coscienza e l'inconscio, i cui contenuti psichici finiscono per essere caratterizzati da principi e finalità del tutto diversi. Jung riconosce ad ogni processo naturale, alla coscienza non meno che all'inconscio, una finalità, un aspetto teleologico che caratterizza il funzionamento psichico dell'individuo e che è strettamente collegato alla sua esperienza esistenziale, alla sua storia, alla sua presenza nel mondo. Neumann sottolinea ancora quanto la costruzione della Persona sia sotto l'influenza di un'importante istanza psichica, il Super-Io. Esso è il portato di diversi elementi che influenzano non poco lo sviluppo psichico dell'individuo, quali, ad esempio, le stesse istanze superegoiche dei genitori, i dettami dell'Ideale dell'Io, le prescrizioni, non meno delle proscrizioni, frutto dell'educazione, della cultura, le norme sociali, le consuetudini. La Persona, perciò, finisce per essere un aspetto complesso della personalità dell'individuo.

L'identificazione nella Persona comporta un processo di unilateralizzazione della personalità, del tutto centrata su dei valori collettivi
Notevole è il rischio che l'Io si identifichi con la Persona, come espressione della "psiche collettiva cosciente", conducendo l'individuo a riconoscersi soltanto attraverso il ruolo che assume nei confronti della società, del collettivo
L'acculturazione porta ad una scissione tra coscienza e inconscio nella forma descritta come processo caratteristico della prima metà della vita nell'evoluzione dell'individuo. La formazione della Persona e l'adattamento alla realtà sotto la guida del Super-Io, che in quanto istanza della coscienza morale rappresenta i valori collettivi, assieme ai processi di repressione e di rimozione, condizionano la costellazione dell'Ombra, dell'anima, e dell'animus, come istanze della personalità dell'inconscio (Neumann, 1949, p. 380). Notevole è il rischio che l'Io si identifichi con la Persona, come espressione della "psiche collettiva cosciente", conducendo l'individuo a riconoscersi soltanto attraverso il ruolo che assume nei confronti della società, del collettivo. Jung a tal proposito osserva: L'identificazione con l'ufficio o col titolo ha perfino qualcosa di seducente, sicché molti uomini non sono nient'altro che l'ufficio concesso loro dalla società. Sarebbe vano cercare sotto tale scorza una personalità. Dietro la gran gonfiatura si troverebbe solo un miserabile omiciattolo. Perciò l'ufficio (o qual'altra sia questa scorza esteriore) è così seducente: perché rappresenta una comoda compensazione delle insufficienze personali (Jung, 1928, p. 50). In tal caso, si assiste alla perdita della ricchezza propria della dimensione umana, che viene di necessità compresa entro i limiti di un'etichetta: viene così a spegnersi quella duttilità psicologica costitutiva di ogni processo creativo. L'identificazione nella Persona comporta un processo di unilateralizzazione della personalità, del tutto centrata su dei valori collettivi, mentre sprofondano nell'inconscio quelle caratteristiche incompatibili con la Persona stessa, provocando un impoverimento della personalità dell'individuo. In tal modo, per la nota dinamica della compensazione che caratterizza l'inconscio, a fronte di una unilateralità dell'atteggiamento cosciente, si assiste alla progressiva costituzione di un'identità contrapposta che sembra svolgere una propria esistenza ad un livello inconscio. Come Jung ha rilevato nella sua esperienza clinica la costruzione di una Persona collettivamente conveniente è una grave concessione al mondo esteriore, un vero sacrificio di sé, che costringe l'Io a identificarsi addirittura con la Persona, tanto che c'è della gente che crede sul serio di essere ciò che rappresenta. L'inconscio non tollera in alcun modo un simile spostamento del centro di gravità. Osservando criticamente questi casi, scopriamo che la maschera disegnata è compensata interiormente da una "vita privata". Chi si costruisce una Persona troppo perfetta, diventa in cambio eccitabile e pieno di fisime. Bismark aveva accessi di pianto isterico, Wagner tenne un carteggio a proposito dei nastri di seta della sua veste da camera, Nietzsche scriveva lettere a un "caro lama". Ma ci sono cose più raffinate che i banali scadimenti degli eroi. Conobbi una volta un uomo degno di grandissima stima, che senza difficoltà potrebbe essere detto un santo. Per tre giorni gli girai intorno e non potei mai scoprire in lui le pecche dei comuni mortali. Il mio senso di inferiorità diveniva minaccioso e cominciavo già a pensare sul serio a correggermi. Ma al quarto giorno sua moglie mi consultò. Da allora in poi non mi è mai occorso nulla di simile (Jung, 1928, p. 108 -109).

Nevrosi è disadattamento
La nevrosi si potrebbe definire un disadattamento, un rapporto non dinamico,
non soddisfacente con il proprio mondo interno
Un'identificazione totale con il ruolo, quindi, causa nevrosi, che nel tempo hanno assunto anche forme differenti da quelle esaminate da Jung. La nevrosi è espressione di quello che si potrebbe definire un disadattamento, un rapporto non dinamico,
non soddisfacente con il proprio mondo interno. Tuttavia, oltre l'identificazione con la Persona, l'individuo corre il rischio dell'identificazione con la "psiche collettiva inconscia", di cui la stessa Persona è parte. Riferendosi sempre a questo "complesso di funzioni", Jung afferma: "Se analizziamo la Persona, stacchiamo la maschera e scopriamo che ciò che pareva individuale è, in fondo, collettivo, in altre parole che la Persona era soltanto la maschera della psiche collettiva (Jung, 1928, p.65). Il rischio è rappresentato dalla inconscia impossibilità a differenziarsi da tutto ciò che è collettivo. L'individuo si trova, in tal modo, vittima del dominio tirannico delle idee, dei comportamenti impersonali che governano la società, e fallisce in quello che vorrebbe fosse il suo obiettivo: sentire di poter assumere la propria responsabilità individuale nel condurre l'esistenza. Si può tendere a tale obiettivo, pur consapevoli dei rischi che ciò comporta, attraverso un lavoro d'individuazione, tema fondamentale nell'Opera di Jung.

La Persona tra due rischi della psiche collettiva (conscia e inconscia)
La Persona rischia di perdere il significato unico della propria esistenza se cade vittima della "psiche collettiva cosciente" o della "psiche collettiva inconscia"
Tale processo comporta l'essere chiamati alla responsabilità di riscattarsi dal pericolo di cadere vittima degli aspetti più impersonali della "psiche collettiva cosciente" da una parte, e da quello di perdersi negli elementi strutturanti e profondi, arcaici, non meno impersonali, della "psiche collettiva inconscia" dall'altra. In entrambi i casi l'individuo perderebbe di vista il significato unico della propria esistenza. Quando ciò avviene, ci avverte Jung, l'Io finisce per confondersi nell'anonimato, aderendo da una parte ai canoni, alle consuetudini di un collettivo sociale, attraverso la Persona, naufragando dall'altra nei contenuti arcaici dell'inconscio, fino ad assumere modalità di espressione di sé regressive, prive di ogni caratteristica individuale. L'individuazione diviene, quindi, l'opportunità di sostituire all'identificazione acritica con elementi collettivi un rapporto dinamico e dialettico nei confronti di tali contenuti, affinché non siano né accettati inconsapevolmente, né rifiutati in modo aprioristico, ma possano essere oggetto di un confronto intimo, come poli di un processo creatore.


Ogni terapia porta alla coscienza elementi della psiche collettiva
Quando, nel corso di una terapia, la Persona viene man mano a perdere la sua consistenza: ecco che allora elementi dell'inconscio collettivo affiorano alla coscienza sotto forma di elementi fantastici o di particolari contenuti onirici
Analizzando ora la Persona più da vicino, si può notare che, accanto ad aspetti collettivi, essa presenta caratteri individuali. Nonostante l'identità della coscienza dell'Io con la "maschera" della psiche collettiva, il Sé inconscio dell'individuo, l'autentica individualità, è ancora presente, e si fa sentire, anche se indirettamente, al di sotto della maschera. Jung ci fa notare:
"La sua influenza [del Sé inconscio] si manifesta anzitutto nella particolare natura dei contenuti contrastanti e compensatori dell'inconscio. L'atteggiamento puramente personale della coscienza provoca reazioni da parte dell'inconscio, le quali contengono, accanto alle rimozioni personali, appigli per lo sviluppo individuale, sotto l'involucro di fantasie collettive (Jung, 1928, pp. 65 - 66). E più avanti prosegue: "Se le rimozioni personali vengono soppresse, allora emergono, fuse insieme, l'individualità e la psiche collettiva, scatenando le fantasie personali prima rimosse. Un carattere indubbio delle immagini collettive sembra che sia quello "cosmico", ciò è la relazione delle immagini oniriche e fantastiche con qualità cosmiche. Anche il chiaro impiego di motivi mitici e religiosi nel sogno indica l'attività dell'inconscio collettivo. La moltitudine di possibilità della psiche collettiva agisce sconcertando e abbagliando. Con il dissolvimento della Persona avviene infatti uno scatenamento della fantasia involontaria, che evidentemente non è altro che l'attività specifica della psiche collettiva (Jung, 1928, p 68)." Chiaramente qui Jung si riferisce a ciò che può accadere quando viene posta in discussione la Persona, quando, nel corso di una terapia, essa viene man mano a perdere la sua consistenza: ecco che allora elementi dell'inconscio collettivo affiorano alla coscienza sotto forma di elementi fantastici o di particolari contenuti onirici. Inizialmente, infatti, elementi individuali, propri del soggetto, si trovano fusi ad elementi inconsci che possono presentarsi alla coscienza quando viene meno il meccanismo difensivo della rimozione


Primo passo dell'individuazione è il rapporto dialettico con la propria maschera
D'ora in poi inizia quel viaggio metaforico verso il Sé, lungo il quale l'Io, da una condizione d'inconsapevolezza, incontra e si rapporta con realtà psichiche inizialmente sconosciute che, come personaggi, popolano il cammino del divenire cosciente.
Questo è il primo passo lungo il cammino dell'individuazione: entrare in rapporto dialettico con la maschera che si è venuta a strutturare per adattarsi al mondo esterno, per rapportarsi con gli oggetti esterni (Jung,1921). A questo punto, l'Io compare nello strato più uniforme, almeno in linea di principio, rigorosamente posto tra due entità monolitiche, apparentemente incontestabili, e spesso inconsapevolmente sovrapposte:mondo esterno e mondo interno. D'ora in poi inizia quel viaggio metaforico verso il Sé, lungo il quale l'Io, da una condizione d'inconsapevolezza, incontra e si rapporta con realtà psichiche inizialmente sconosciute che, come personaggi, popolano il cammino del divenire cosciente. La Persona è, dunque, una funzione necessaria nel rapporto dell'individuo con il mondo esterno in tutte le sue espressioni. Tuttavia, non deve essere rigida, ma permettere scambi dinamici.
é necessario che la Persona non sia solo un elemento imposto dall'esterno, costituitosi nel tempo come una difesa, e che l'individuo sia il più possibile consapevole del proprio ruolo, lo viva in modo attivo, mostrandosi libero, in grado, quando occorre, di esprimere altri aspetti della propria personalità. Jung opera una netta distinzione tra individuazione e adattamento; ai suoi occhi, l'individuo è qualcosa di diverso dall' "uomo sociale". L'uomo riesce a sviluppare la personalità individuale sottraendosi il più  possibile all'ambiente collettivo, caratterizzato dai conflitti sociali; la società non può né favorire, né impedire il processo di individuazione. Jung ribadisce che l'individuazione è: un processo di differenziazione che permette lo sviluppo della personalità individuale. La necessità dell'individuazione è una necessità naturale, in quanto che impedire l'individuazione, mercè il tentativo di stabilire delle norme ispirate prevalentemente o addirittura esclusivamente a criteri collettivi, significa pregiudicare l'attività vitale dell'individuo (Jung, 1921, p.462). Il processo di individuazione non ha nulla a che vedere con l'individualismo né con l'apparente cambiamento del comportamento sociale, e neppure con la soluzione dei conflitti sociali. é sentito come una necessità solo da una minoranza di individui, spinti dalla consapevole esigenza di cercare la propria direzione, il proprio cammino, che accettano di differenziarsi dagli aspetti anonimi del collettivo. Rispetto alle istanze dell'inconscio e alla sua influenza sull'esistenza umana Jung afferma: "Possiamo concedere a questa teoria [la teoria dell'eros secondo l'impostazione freudiana] un certo diritto (sia pure limitato) all'esistenza, nella misura cioè in cui l'uomo è in grado di tracciare alla sua vita una linea definita, che egli deve percorrere. Sappiamo però che non c'è nessuna preveggenza o saggezza umana in grado di porci in condizione di dare alla nostra vita una direzione prescritta se non per piccoli tratti. Questa considerazione vale solo per il tipo di vita "normale", non per quello "eroico". Anche questo tipo di vita esiste, ma è senza dubbio molto più raro del primo. Non possiamo dire del tipo eroico che non può, o può soltanto per brevi tratti, indicare alla vita la strada da percorrere. La condotta di vita eroica è incondizionata: ciò significa che essa si uniforma a decisioni fatali, e il proposito di seguire una certa strada vale, al caso, fino a raggiungerne l'amaro termine. Il medico tuttavia ha a che fare di solito soltanto con uomini, molto più raramente con eroi volontari, e per di più, purtroppo, con uomini il cui presunto eroismo è una sfida infantile contro un più alto destino oppure una boria destinata a nascondere un'inferiorità vulnerabile. La banalità quotidiana pone esigenze banali alla nostra pazienza, alla nostra dedizione, alla nostra costanza, al nostro spirito di sacrificio ecc., esigenze che dobbiamo soddisfare con umiltà, senza applausi, senza gesti eroici; ma per compierle così, senza un pubblico, occorre un eroismo che rimane invisibile dal di fuori. Non c'è splendore, non si incontrano lodi in questo procedere, che cerca sempre di tornare a nascondersi sotto le apparenze quotidiane. Queste sono le esigenze che, insoddisfatte, provocano la nevrosi. Per sfuggire a questi obblighi, parecchi hanno osato prendere la grande decisione, a proposito della loro vita, e l'hanno realizzata anche se, secondo tutte le opinioni umane, era un errore. Di fronte ad un tale destino possiamo soltanto inchinarci. Ma, come abbiamo detto, sono casi rari; la stragrande maggioranza è costituita dagli altri. Per questa maggioranza la direzione della vita non è una linea semplice e chiara. Davanti a loro le fila del destino sono intricate e sovraccaricate di possibilità, e una soltanto di queste possibilità rappresenta la strada che è la loro, quella giusta (Jung, 1917/1943, pp. 93-94). Con questo, Jung sembra voler dire che solo un sentire profondo e lucido della propria realtà esistenziale, proprio del carattere eroico, possa differenziare un individuo dalla confusa ed incostante consapevolezza circa il fine della propria esperienza di vita che appartiene alla maggior parte degli uomini "normali". Il carattere eroico permette all'individuo una tale integrazione degli elementi consci ed inconsci del collettivo da consentirgli di raggiungere in sé stesso la totalità, di essere un tutto non divisibile, non scisso. Può dunque differenziarsi e confrontarsi con gli eventi senza caderne vittima. Qui Jung evidenzia come l'eroe sia portato a affrontare scelte fatali che egli avverte come parte integrante del proprio destino, e perciò accetta in toto, fino al sacrificio. La figura dell'eroe dà luce al significato profondo del dialogo con il proprio inconscio, del viaggio attraverso gli sconfinati territori dell'anima, al di là delle Colonne d'Ercole, mitico confine dell'esperienza umana. Riportiamo ora la descrizione che Romano Guardini dà di coloro che potremmo definire ben adattati alla realtà: "Ci sono persone le quali innanzi tutto sperimentano ciò che è puramente naturale e umano; si ritrovano in forme ben delineate, in un lavoro chiaramente definito; vivono tra gioie misurate e misurati dolori. La loro situazione terrena è chiara, ci si muovono dentro a tutto loro agio. E qualora non soccombano al pericolo, insito in tanta chiarezza, della vana compiacenza e del filisteismo, quando si rendano conto che la loro finitezza è teatro di decisioni di portata infinita, una esistenza di tal fatto è sempre bella, è nobile (Guardini, 1928, p. 68)." Anche in questo caso la normalità si associa ad un tratto esistenziale caratterizzato da una uniformità della vita, anche per quanto riguarda i moti più profondi dell'anima che sono "misurati"; la situazione terrena è "chiara", e questi individui vi si "muovono" senza difficoltà, "a loro agio". Quando non c'è vana compiacenza né filisteismo, ma tutto viene sopportato nell'accettazione di una volontà superiore (fiat voluntas tua), possiamo parlare allora di una sorta di eroismo che porta all'incontro con il proprio destino, con il Sé. Il prezzo di questa normalità, tuttavia, è spesso un tratto conformista che pervade l'esistenza, che vela alla coscienza, paga di se stessa, una verità inquietante, é cioè quanto poco possa essa di fronte a situazioni che la travalicano. L'Io, adattato, al riparo della normalità, apparentemente sicuro, si illude di governare l'esistenza mentre è schiacciato tra realtà difficili da padroneggiare. La realtà esterna, sempre richiedente e normativa, lo induce a mostrare il volto più adatto alle circostanze. La realtà interna, l'inconscio è inquietante e l'Io si difende, cercando di ignorarlo e ostacolandone ogni espressione poco confacente con la maschera che bisogna mostrare alla società. L'adattamento nega l'apertura ad entrambe le realtà che caratterizzano l'esistenza: quella visibile, concreta, e l'altra nascosta, ultrasensibile. Solo attraverso una profonda esperienza esistenziale, un dialogo con i contenuti anche più inquietanti della propria anima l'individuo può raggiungere una maggiore coscienza di sé e degli altri.
Anima e Animus sono le componenti femminile e maschile, rispettivamente nell'uomo e nella donna
Anima e Animus, che si presentano come altro “elemento interiore” l’una negli uomini e l’altro nelle donne. All’interno di ogni individuo, infatti, è presente una componente del sesso opposto, la cui struttura dipende, in larga parte, dal particolare rapporto intrattenuto con il genitore (padre/madre). L’Anima, dunque, è la parte inconscia femminile nell’uomo, portatrice di una serie di caratteri legati all’irrazionalità, alla sensibilità e al sentimento della natura e da essa dipende il modo con il quale l’individuo si rapporta proprio con le donne. L’Animus, invece, rappresenta il complesso maschile nella donna e si manifesta solitamente in caratteri di raziocinio, come “intima convinzione sacra”. Entrambi i complessi, ciascuno a proprio modo, possono rivelarsi come demoni di morte e al contempo costituire una guida interiore nel momento in cui vengano riconosciuti e sviluppati armonicamente.
DONNA: cosa succede alla donna non individuata; in che modo usa la sua componente maschile
individuazione di Jung
UOMO: cosa succede all'uomo non individuato; in che modo usa la sua componente femminile
individuazione
La donna non individuata... non riconosce qualità 
simbolicamente maschili come parte della propria personalità ma le proietta piuttosto sugli uomini. Proietterà il suo Animus, cioè quelle particolari caratteristiche e potenzialità che sono componenti significative del suo inconscio personale e che
portano con sé una speciale carica emotiva, su alcuni uomini verso i quali sentirà poi un'emozione forte e irresistibile. L'infatuazione è uno dei segni della proiezione dell'Animus, così come la possessività compulsiva.
L'uomo non individuato... non riconosce le qualità 
simbolicamente femminili come parte della propria personalità, ma le proietta sulla donna. Proietterà la sua Anima, quelle particolari caratteristiche e potenzialità che sono componenti significative del suo inconscio personale e quindi portano una speciale carica emotiva, su alcune donne per le quali
proverà poi un'emozione forte e irresistibile. 
L'infatuazione è uno dei segni della proiezione 
dell'Anima, così come la possessività compulsiva.
Da cosa dipende il benessere globale dell'essere umano
Olismologia scrive: Sono ancora troppi i casi che sfuggono alle più sofisticate indagini cliniche, e resistono alle comuni terapie. Pazienti malaticci e scontenti affollano ripetutamente gli ambulatori di Medicina generale e specialistica rischiando d’essere definiti ipocondriaci o rompiscatole. In realtà molti di essi ritornano non perché sono fissati, ma in quanto continuano a sperare di trovare una risposta per i loro problemi reali. Una risposta che i Medici - con intima sofferenza - spesso non sono in grado di dare poiché ancora non esiste nel repertorio diagnostico-terapeutico dei loro studi universitari.
La normalità è una convenzione, un concetto relativo, non universale.
È necessario un approccio clinico diverso – integrato con quello attuale – per riuscire a individuare non solo i veri malati, ma anche quei Pazienti che vengono curati in eccesso benché “diversamente sani”, nonché quelli “diversamente malati”, che la Medicina invece trascura in quanto privi di sintomi tipici, o di dati strumentali probanti. Non si può capire quale sia il miglior valore – cioè quello fisiologico, specifico per il benessere di ogni singolo Paziente – se non si interroga il corpo, che è il solo a saperlo.
Il triangolo della salute esprime il concetto che il benessere globale dell'uomo risulta dal pieno equilibrio tra mente e realtà corporea; per questo motivo è rappresentato da un triangolo equilatero nel quale a ciascuno dei tre lati é assegnata una componente - Struttura, Funzioni, Mente - ognuna delle quali ha la stessa importanza. L'essere umano però non è un triangolo, ma una sfera energetica, un'unità inscindibile, in cui interagiscono non solo elementi puramente strutturali, funzionali e mentali (sommariamente elencati nel campo delle rispettive sfere che le simbolizzano), ma anche numerose problematiche miste che si generano laddove gli ambiti delle tre componenti si sovrappongono.
Il metodo olismologico applicato alle patologie
Ad esempio un’insonnia può avere:

- una causa Funzionale: un’intossicazione metabolica, un ipertiroidismo subclinico, disfunzioni viscerali;

- una causa Mentale: se è la conseguenza di pensieri parassiti incessanti;

- una causa Strutturale: se dipende da un’eccessiva tensione neuromuscolare che impedisce il rilassamento

Una gastrite può avere:

- una causa Strutturale: se dipende da una contrattura paravertebrale che provoca insufficienza neuro-vascolare nel distretto metamerico celiaco;

- una causa Funzionale: se dipende da un abuso di cibi o bevande non tollerati, da un metabolismo troppo acido;

- una causa Mentale: se rappresenta l’organo bersaglio di gravi preoccupazioni

Come pure una lombo-sciatalgia può avere:

- una causa Mentale: se rappresenta la localizzazione simbolica di uno stato di sopportazione passiva;

- una causa Funzionale: come il sovrappeso causato da disfunzioni metaboliche (tiroide, emuntori insufficienti, intolleranze alimentari);

- una causa Strutturale: se dipende da una persistente contrattura paravertebrale lombare che altera la postura
Modernità del pensiero di Carl Gustav Jung
Il pensiero di Jung ha anticipato i tempi, e ancora oggi è così moderno che la maggior parte delle persone non lo conosce o non ci crede. Infatti l'astrofisico Massimo Teodorani scrive nel libro " Sincronicità" (pp.35-37):

Dal momento che la sincronicità è la manifestazione di una relazione diretta tra la mente (un particolare pensiero o sogno) e la materia (un particolare accadimento), allora questo significa che il mondo fisico e il mondo psichico sono intimamente interconnessi. Gli eventi sincronici sono manifestazioni in cui i mondi interno ed esterno vengono improvvisamente messi alla luce. Ciò che ha qui importanza non è tanto la tempistica con cui certi eventi si verificano, bensì il significato che questi eventi hanno. La capacità di essere consapevole di queste invisibili leggi universali e di essere in armonia con esse, è quella che Jung chiama "processo di individuazione". Una "persona individuata" allora non è altro che un essere in grado di dare forma a eventi attraverso un'interazione diretta tra la coscienza e l'inconscio collettivo. Il processo di individuazione, maturato dall'interpretazione degli archetipi e della loro azione attraverso i sogni e gli eventi sincronici, permette di fare in modo che l'inconscio collettivo e l'inconscio soggettivo siano integrati in quell'identità transpersonale che è il "sé", un'entità che trascende l'ego. E' un processo che permette di essere intuitivamente consapevoli e di agire in armonia con le leggi nascoste dell'universo. Sono leggi il cui scopo non è di agire come "forza" sull'individuo, ma quello di "informare" l'individuo sul cammino migliore da prendere in maniera tale da renderlo armonizzato con il tutto. La psicologia analitica di Jung aveva lo scopo di reintegrare l'identità spirituale dell'individuo. Secondo Jung infatti era proprio la perdita dei contenuti realmente religiosi - intesi in termini di "religiosità" e non di religione istituzionale - a ingenerare nell'individuo un senso di solitudine, di perdita di identità e di conseguente nevrosi. Un riappropriarsi dell'individuo dei propri sogni e una riacquistata capacità di cogliere eventi sincronici nella sua vita, significa riconquistare quel centro perduto che è il "sé", ben al di là della prigione dell'ego. Con scoperte di tali profondità Jung, partendo dallo studio dell'individuo, delle sue nevrosi e della sua guarigione guidata dai sogni e dalle sincronicità, era riuscito a comprendere che la chiave della guarigione consisteva solo nella capacità di ciascun individuo di riconnettersi con leggi universali che lo legano tramite il centro del sé e un quadro cosmico vastissimo, che accomuna tra loro tutti gli esseri viventi in maniera creativa. In tal modo Jung, attraverso lo studio dei casi individuali caratterizzati dai suoi pazienti, era anche era anche riuscito a comprendere come realmente funziona la mente dell'universo. Analogamente alla cosmologia del Big Bang, che spiega l'origine e l'attuale struttura della materia - una cosmologia studiabile solo osservando le singole galassie che compongono l'universo - Carl Jung aveva creato una cosmologia che spiegava la psiche dell'universo partendo dai casi dei singoli individui che aveva studiato uno a uno in profondità. Ma era andato anche oltre, dal momento che lo studio degli stessi fenomeni di sincronicità faceva intravedere un disegno più vasto, dove si poteva vedere un vero e proprio ponte tra due mondi. Da un lato il mondo interno della nostra esperienza diretta, caratterizzato da sogni, aspirazioni, memorie, visioni, amore, perdita, poesia, arte, musica e spiritualità; dall'altro il mondo della materia e dell'energia, il dominio della fisica e della chimica, il mondo dei buchi neri, delle galassie, delle particelle elementari e dei campi quantici. Si apriva allora una porta a una nuova cosmologia che comprendesse questi due mondi - ovvero la materia e lo spirito - e che permettesse di costruire un quadro completamente integrato in forma di ultima teoria fisica di grande unificazione. Questo obiettivo fu preso in mano dal fisico quantistico Wolfgang Pauli, il quale, proprio sperimentando su se stesso, seguiva alacremente tutti gli sviluppi degli studi di Jung."
Miti, archetipi e alchimia nelle teorie di Jung
Il pensiero di Jung e le sue teorie hanno impiegato in modo nuovo Miti, archetipi e molti concetti provenienti dall'alchimia del passato. Infatti l'astrofisico Massimo Teodorani scrive nel libro "Sincronicità" (pp.37-39):

A differenza del pensiero scientifico del mondo attuale che considera reale solo il mondo della materia, mentre tutto il resto sarebbe il prodotto di fantasie oscurantiste, Jung riesce a trovare la chiave di lettura con cui si può interpretare la mitologia degli antichi. Gli antichi, a differenza di quello che siamo noi oggi, avevano mantenuto un legame diretto con la grande unità cosmica: i miti che avevano messo in piedi e che si sono tramandati di generazione in generazione non sono altro che "registrazioni" di qualcosa che gli antichi percepivano attivando la loro psiche soggettiva per avere accesso a un universo oggettivo fatto di simboli e di significato. Un universo il cui scopo è quello di guidare gli uomini, di mantenere in loro la memoria di chi sono realmente e di consentire agli uomini di interrogarsi sul loro stesso destino. I miti non sono altro che gli archetipi di Jung, dunque essi sono una riserva di profonde e nascoste verità che vengono comunicate in maniera meravigliosa. Essi sono dei portali dell'inconscio collettivo, e la capacità di collegarsi ad esso tramite eventi sincronici e tramite i sogni permette a ciascun individuo di riequilibrare la salute psichica e di conseguenza anche quella fisica.
Forse la ragione più importante per la quale Jung riuscì ad avvicinarsi al soggetto della sincronicità nella sua corretta luce è che lui aveva passato la parte migliore della sua vita a studiare l'alchimia. L'alchimia riflette il processo di trasformazione personale nella metafora di trasformare i metalli di base in oro. Jung si accorse che le immagini e le operazioni che lui incontrò nei vecchi testi di alchimia erano fortemente in relazione con le teorie sull'inconscio su cui si basava la sua psicoanalisi. Pertanto, al culmine della sua carriera, il suo principale progetto di ricerca riguardava proprio il soggetto dell'alchimia e come questo si relazionava con la dinamica della coscienza. Proprio nell'alchimia Jung vide una metafora che spiegava il processo dell'individuazione, ovvero quella consapevolezza che una persona raggiunge dell'esistenza degli archetipi e di come essi sono interconnessi con la propria psiche e di come essi si manifestano sincronicamente nella realtà esterna. Allora tutti i processi che portano alla trasformazione e alla purificazione degli elementi alchemici non è altro che un modo metaforico per comunicare alla coscienza un processo trasformativo interno: si tratta infatti di un vero e proprio sistema di auto-iniziazione, che genera una purificazione dell'anima dell'alchimista nel momento stesso in cui hanno luogo le operazioni con gli elementi nel suo laboratorio. In realtà non è solo una metafora: i metalli impuri si trasformano in oro proprio perché è la coscienza stessa dell'alchimista che ha subìto una trasmutazione. Come nel meccanismo della sincronicità di Jung, così nell'alchimia hanno luogo processi che coinvolgono sincronicamente sia la materia che la psiche. Alla fine la sostanza chimica e quella spirituale si trasformano insieme in un unico tutto. Tuttavia, secondo Jung gli alchimisti medioevali non erano completamente consci del processo di trasformazione psicologica che aveva luogo nel proprio inconscio mentre operavano i loro esperimenti. Essi sapevano che era un processo che scaturiva dall'anima e che loro proiettavano nel mondo esterno, ma lo sfruttavano in maniera empiruca e forse istintiva. Sentivano che era in atto un processo che loro interpretavano come "magico", ma ancora non ne conoscevano i meccanismi. Jung invece riuscì a scoprirne il funzionamento e a porre le basi per trasformare quella che era una pratica empirica in una nuova scienza.
Cos'è l'individuazione secondo Jung
Lo psicanalista Luigi Zoja descrive cos'è il processo d'individuazione per Gustav Jung e lo colloca nella modernità dopo averne tracciato il percorso attraverso il Novecento.
Prevedibilità di ogni Persona
La società necessita che l'espressione della personalità dell'individuo sia funzionale ad essa, sia utile, sia prevedibile; questa prevedibilità è correlata al concetto di media divenuto molto importante nel mondo moderno. Poiché l'uomo medio è il solo che la società conosca, la Persona deve necessariamente, in ogni sua manifestazione, rientrare nella media.
Conclusioni (provvisorie): L'individuazione è, secondo Carl Gustav Jung, un processo psichico che dura tutta la vita, un percorso dell' "Io" verso il "Sé" dell'individuo
Oggi appare chiaro che il pensiero di Carl Gustav Jung ha anticipato i tempi. Egli è riuscito a cogliere nei suoi studi e negli esperimenti psicoanalitici sui suoi pazienti, delle verità universali alle quali altri psicologi non hanno potuto o voluto accedere. Ciò per merito della lunga collaborazione con il fisico quantistico Wolfgang Pauli, dei suoi studi sui testi alchemici medioevali, e dalla sua apertura mentale ai fenomeni paranormali (sia Jung che Pauli hanno generato eventi psicocinetici e, anzi, Pauli era così temuto da suoi colleghi perché quando andava a trovarli nei loro laboratori provocava disagi tecnici negli apparati tali da far attribuire i problemi (incendi e malfunzionamenti) a quello che venne denominato "effetto Pauli"). Uno dei contributi teorici più importanti di Jung è il "processo di individuazione", che lui sperimentò sui suoi pazienti e che era lo scopo della sua psicoterapia. Jung, nel libro "Tipi psicologici" lo descrisse così: "L'individuazione è in generale il processo di formazione e di caratterizzazione dei singoli individui, e in particolare lo sviluppo dell'individuo psicologico come essere distinto dalla generalità della psicologia collettiva. L'individuazione è quindi un processo di differenziazione che ha per meta lo sviluppo della personalità individuale. La necessità dell'individuazione è una necessità naturale." Quindi l'individuazione è un processo di autoesplorazione  che ha lo scopo di rivelare la vera essenza della persona, scavando nell'inconscio alla ricerca di tutto ciò che è stato trascurato durante la formazione dell'individuo. Francesco Giordano scrive: "L'individuazione è un processo che porta l'uomo a riconoscere la propria singolarità, di significato irripetibile, e a sentirsi soggetto responsabile capace di confrontarsi con la propria esistenza." Per "individuazione" si intende quindi un processo permanente al quale ogni persona è sottoposta durante la sua vita (forse escludendo le fasi giovanili), nel quale la persona mette in atto il proposito cosciente di diventare ciò che veramente è, differenziandosi dagli altri per tutti gli aspetti che non gli appartengono ma, allo stesso tempo, acquisendo un'intima connessione con gli altri e con il mondo. Non tutte le persone sentono quest'esigenza, forse una minoranza, ma c'è anche un buon numero di persone che la sente così tanto da dover ricorrere alla psicoterapia. In questo processo l’Io scopre di essere una mera appendice del Sé, e di avere con esso una sorta di debole collegamento. Jung si preoccupava di distinguere l’individuazione dall’individualismo, che considerava soltanto una reazione morbosa al collettivismo, che può sfociare nel narcisismo patologico. Il significato dell’individuazione era che (essa) crea una coscienza della comunità umana precisamente perché conduce alla coscienza dell’inconscio comune, che è comune a tutti gli uomini e li unisce. L’individuazione è diventare uno con se stesso e allo stesso tempo con l’umanità. Secondo Jung "l'individuazione è un'unificazione con se stessi e, nel contempo con l'umanità, d cui l'uomo è parte." L'astrofisico Massimo Teodorani scrive nel libro " Sincronicità" (pp.35-37): "Dal momento che la sincronicità è la manifestazione di una relazione diretta tra la mente (un particolare pensiero o sogno) e la materia (un particolare accadimento), allora questo significa che il mondo fisico e il mondo psichico sono intimamente interconnessi. Gli eventi sincronici sono manifestazioni in cui i mondi interno ed esterno vengono improvvisamente messi alla luce. Ciò che ha qui importanza non è tanto la tempistica con cui certi eventi si verificano, bensì il significato che questi eventi hanno. La capacità di essere consapevole di queste invisibili leggi universali e di essere in armonia con esse, è quella che Jung chiama "processo di individuazione". Una "persona individuata" allora non è altro che un essere in grado di dare forma a eventi attraverso un'interazione diretta tra la coscienza e l'inconscio collettivo. Il processo di individuazione, maturato dall'interpretazione degli archetipi e della loro azione attraverso i sogni e gli eventi sincronici, permette di fare in modo che l'inconscio collettivo e l'inconscio soggettivo siano integrati in quell'identità transpersonale che è il "sé", un'entità che trascende l'ego. E' un processo che permette di essere intuitivamente consapevoli e di agire in armonia con le leggi nascoste dell'universo. Sono leggi il cui scopo non è di agire come "forza" sull'individuo, ma quello di "informare" l'individuo sul cammino migliore da prendere in maniera tale da renderlo armonizzato con il tutto."
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Libri consigliati
a chi vuole capire l'individuazione di Carl Gustav Jung
Spesa annua pro capite in Italia per gioco d'azzardo 1.583 euro, per l'acquisto di libri 58,8 euro (fonte: l'Espresso 5/2/17)

Pagina aggiornata il 19 aprile 2024

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Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 2.5 Generico
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