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Coloro cui sfugge completamente l'idea che è possibile aver torto non possono imparare nulla, tranne la tecnica. (Gregory Bateson)
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La Divinazione ha avuto un ruolo pre-scientifico, ed è oggi fulcro della transizione in corso dal pensiero magico al pensiero scientifico
TEORIE > METODI > ARGOMENTAZIONE
Scopo di questa pagina
Cosa trasforma un qualunque 'segno' in qualcosa che abbia un 'senso' per l'essere umano? Nella risposta a questa domanda si annida il valore di ogni divinazione. Infatti la divinazione è nata, presumibilmente nel periodo finale del Neolitico, quando si sviluppò la scrittura sia in Occidente che in Oriente, per soddisfare la ricerca di senso dell'essere umano che tentava di conoscere preventivamente l'esito di una decisione o impresa. Possiamo dunque presumere che la divinazione sia stata lo stimolo che ha dato luogo alla ricerca scientifica, nel corso della storia e con velocità legata a ogni specifica cultura. Il semiologo Giovanni Manetti fa risalire l'apparizione dei segni a tre millenni prima di Cristo, nella divinazione mesopotamica, egli scrive: "Una delle prime apparizioni della nozione di segno, che registra e fissa contemporaneamente anche una terminologia relativa per indicarlo, si può trovare nell’uso che dei segni fa la divinazione mesopotamica a partire dal III millennio a.C.; anzi, si può dire che il suo aspetto più rilevante consiste nel fatto di essere centrata proprio su una nozione non banale e specifica di segno, che porta ad articolarlo ad uno schema di ragionamento inferenziale tale da permettere di trarre particolari conclusioni da particolari fatti."  Secondo lo storico Umberto Fracassini e gli archeologi Aldo Neppi Modona e Raffaele Corso (Treccani) i mezzi principali della divinazione naturale sono: a) i segni celesti su cui si fonda l'astrologia, b) i segni atmosferici, c) le azioni e i movimenti degli animali sia domestici sia selvatici, d) le nascite mostruose di animali e uomini, e) i segni speciali delle mani o di altre parti del corpo (Chiromanzia), f) lo stormire delle foglie d'una pianta, g) i sogni. Ciò, almeno, nelle culture occidentali. Essi scrivono: "In origine la divinazione era un ramo della magia cosiddetta simpatica; la quale si fonda sul principio apparentemente scientifico che da simili cause si producono simili effetti. Mentre però la scienza tiene conto soltanto delle somiglianze essenziali e naturali, provandole criticamente e stabilendole obiettivamente, la magia si contenta di somiglianze superficiali e apparenti, stabilendole a piacere e fantasticamente. Come, dunque, il mago pretende di produrre effetti con mezzi naturalmente inadeguati, così l'indovino pretende da supposte cause prevedere determinati effetti, o da effetti realmente esistenti arguire la causa rimasta occulta (p. es. l'autore di un furto, la ragione di una malattia, ecc.). Dalla magia la divinazione è passata nelle religioni anche di grado superiore, dove però ha cambiato di significato; cioè ha considerato certi fatti non più come cause di certi effetti futuri, ma semplicemente come segni e simboli (lat. omina), per mezzo dei quali la divinità fa conoscere i suoi voleri e quindi il futuro. Ciò poteva ordinariamente avvenire in molti modi e in qualsiasi luogo; ma in maniera speciale gli déi davano il loro responso (lat. oraculum) in qualche famoso santuario (detto anch'esso oraculum), dove i devoti venivano da ogni parte a interrogarli; quali erano in Grecia gli oracoli di Apollo a Delfi, di Zeus a Dodona, di Asclepio a Epidauro, ecc." L'attività di divinazione è forse nata per scopi, per così dire...scientifici, cioè per piegare gli eventi atmosferici alle esigenze umane in un'epoca che assisteva allo sviluppo dell'agricoltura. Per questo motivo in Cina, ad esempio, quest'esigenza diede luogo alla creazione del testo "I Ching - Il libro dei Mutamenti", con il cui metodo numerologico gli indovini dell'imperatore speravano di prevedere gli eventi atmosferici e di regolamentare efficacemente le coltivazioni in un territorio difficile come gli altipiani settentrionali. Il sinologo Richard J. Smith nel suo libro "I Ching - Una nuova lettura del libro dei Mutamenti", scrive (p.34): "I letterati cinesi hanno a lungo dibattuto sulla natura del "I Ching". Alcuni ritengono che non fosse nulla più di un manuale di divinazione, mentre altri lo descrivono come un testo filosofico, un'opera storica, un'enciclopedia o un dizionario antico, un arcaico trattato scientifico o persino un modello matematico dell'universo." Umberto Fracassini scrive: "Per intendere o conoscere preventivamente l'esito di una operazione o di un'impresa, l'uomo del popolo ricorre a espedienti, che formano spesso il segreto d'indovini [...] In pratica è divinazione ogni presagio od oracolo ricavato da segni o fenomeni speciali che si manifestano nell'uomo, nelle piante, negli animali, o da altri fatti naturali. Il singhiozzo, lo sbadiglio, il ronzio alle orecchie, il prurito alle labbra, il violento battere delle ciglia, lo starnuto, ecc. sono tra i segni più comuni; I sogni manifestano ai dormienti in forma figurata e per simboli ciò che sta per succedere, e non di rado per bocca dei morti o dei santi. Così pure si fanno ordalie pratiche: le quali tutte, a bene considerarle, non sono che residui di riti magici spesso di carattere primitivo. [...] La divinazione si fonda sopra una concezione meccanica della rivelazione divina, onde si oppone per sé stessa alla concezione profetica di una rivelazione personale. Quindi è che le religioni rivelate, come l'ebraismo e il cristianesimo, sono contrarie per principio alla pratica della divinazione. In generale tutte queste varie forme di divinazione perdettero ogni valore per opera dei profeti, che apparvero come gli unici e diretti espositori della volontà di Dio agli uomini. Anche il cristianesimo fin da principio ha respinto la divinazione; l'indiretta come insussistente per sé medesima, la diretta come opera del demonio". Ciò che rimane, sembra dunque spiegare la persistenza, nella società odierna di ciarlatani di vario genere (indovini, fattucchiere e maghi) che sfruttano la credulità delle persone semplici. Oggi la comunità scientifica annovera la divinazione tra le pseudoscienze, ma sappiamo che essa, agli inizi del pensiero, ha stimolato molte riflessioni...scientifiche nella mente umana.
Altan
Punto chiave di questa pagina
DIVINAZIONE: L'esigenza di conoscere il futuro è sempre stata attiva nell'essere umano fin dal Paleolitico e si è preservata fino ad oggi guidando la ricerca umana verso il pensiero scientifico. Tale percorso è partito dalla magia, dalla mitologia e dal pensiero animistico per approdare nelle religioni e proseguire nella strutturazione di tutte le moderne discipline basate sul linguaggio e sulla scrittura, quali filosofia, antropologia, sociologia, psicologia, semiotica, ecc. per poi sfociare nei recenti  sviluppi del pensiero statistico, del pensiero critico, della modellizzazione, del pensiero computazionale, ecc. Nonostante l'essere umano sia 'quasi' arrivato alla 'Singolarità' tecnologica consentita dall'intelligenza artificiale e dal 'machine learning', la 'Divinazione è ormai una pseudoscienza ma in passato ha avuto una funzione pre-scientifica fungendo da stimolo allo sviluppo di molte discipline moderne e anticipando la costruzione del futuro.
Punti di riflessione
La medicina scientifica occidentale, istituita nell’alveo di un’antropologia personalistica di matrice teologica, si interroga sul sintomo visibile per ricondurlo al soggetto organico o al soggetto psichico. Al contrario, «la divinazione – come ha scritto Tobie Nathan – non ha lo scopo di illuminare un invisibile nascosto, la sua funzione è quella di instaurare il luogo stesso dell’invisibile. Se procedo a una divinazione, la tecnica che utilizzo presuppone l’esistenza di un secondo universo». Le fonti per la ricerca sulla divinazione onirica sono essenzialmente linguistiche e letterarie, benché in casi sporadici possiamo servirci di effigi e pitture votive: icone, mosaici, affreschi, retablo ed ex voto superstiti o anche semplici descrizioni di oggetti e di immagini devozionali, che potevano interagire con l’immaginario onirico. Lo storico non può prescindere dalla fonte scritta, che sovente è anche un testo letterario, con i suoi schemi retorici e i suoi criteri veridizionali. Ma anche il filtro ermeneutico della scrittura è sempre parte integrante di una realtà che il testo non si limita ad inscenare trasfigurandola negli schemi codificati di una tradizione colta. (Luigi Canetti)
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L'alternativa fra "magia" e "razionalità" è uno dei grandi temi da cui è nata la civiltà moderna. Questa alternativa ha il suo prologo in alcuni motivi del pensiero greco e della predicazione evangelica, ma si costituisce come centro drammatico della civiltà moderna con il passaggio dalla magia demonologica alla magia naturale del Rinascimento, con la polemica protestante contro il ritualismo cattolico, con la fondazione delle scienze della natura e dei loro metodi, con l'illuminismo e la sua fede nella ragione umana riformatrice, con le varie correnti di pensiero che si legano alla scoperta della dialettica e della ragione storica. (Ernesto De Martino - Sud e magia p.7)
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Vogliamo rilevare l’importanza del “segno” (sia esso fonetico, come la parola pronunciata, o scritto, come i grafemi incisi sull’argilla o sulla pietra e metallo) per la civiltà mesopotamica). Nelle due lingue, Sumerico e Accadico, lo stesso termine significa tanto “parola” che “fatto” (inim, awÂtum): la parola non era pensata come un un mero flatus vocis, ma racchiude in sé la natura stessa di ciò che rappresenta. Si adatta perfettamente alla concezione mesopotamica la frase latina: nomina sunt essentia rerum. Possiamo collegare questa concezione alla divinazione e, soprattutto, possiamo proiettare sul segno scritto questo collegamento, cui il mondo scribale darà sommo rilievo. (Pietro Mander)
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Per intendere o conoscere preventivamente l'esito di una operazione o di un'impresa, l'uomo del popolo ricorre a espedienti, che formano spesso il segreto d'indovini, riconoscibili (si ritiene) dal segno della croce che fin dalla nascita portano sulla lingua. In pratica è divinazione ogni presagio od oracolo ricavato da segni o fenomeni speciali che si manifestano nell'uomo, nelle piante, negli animali, o da altri fatti naturali. Il singhiozzo, lo sbadiglio, il ronzio alle orecchie, il prurito alle labbra, il violento battere delle ciglia, lo starnuto, ecc. sono tra i segni più comuni; onde il volgo vi pone attenzione, rilevando le circostanze che li accompagnano; se, cioè, il ronzio si avverta all'orecchio destro o sinistro, se il battito avvenga al ciglio superiore o inferiore, ecc. Lo starnuto, che i Calabresi chiamano "segnale", è fra i segni infausti; onde non solo si scongiura esclamando: Evviva! salute! felicità! ecc., ma si osserva quante volte si ripete, la direzione in cui avviene (verso occidente è buon segno; alle spalle di una persona è cattivo), il giorno (di giovedì è triste preannunzio), e perfino l'ora. (Umberto Fracassini - Treccani)
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Secondo Cicerone non sarebbe possibile prevedere il futuro interpretando i segni; tuttavia, in quanto strumento politico, la divinazione rappresenta un utile mezzo per mantenere il controllo dello Stato e l'equilibrio delle istituzioni (De Divinatione, libro II, 148-150). (Wikipedia)
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È evidente che sono due approcci del tutto complementari, volendo utilizzare il linguaggio della scienza contemporanea. Gli esperimenti eliminano il caso, l’oracolo lo mette al centro; l’esperimento si basa sulla ripetizione, l’oracolo si basa su un unico atto. Il primo si basa sul calcolo delle probabilità, il secondo si serve del numero unico e individuale per ottenere informazioni. (Marie-Louise von Franz)
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Oresme scrive il Livre de divinacions per convincere Carlo V, il suo re, a non fidarsi dell’astrologia e delle altre scienze divinatorie. Egli sfida il potente "partito" degli astrologi di corte e quasi certamente esce sconfitto. Ma è uno dei primi a sollecitare i principi a non cercare negli influssi celesti la causa degli eventi umani, a studiare politica e non astrologia, a far scendere la politica dal cielo e riportarla sulla terra. (Nicole Oresme)
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I numeri sono diventati molto sacri per tutte le culture da quando l'uomo ha iniziato a sentire il bisogno di usare i numeri nella vita quotidiana e ha iniziato a osservare che gli eventi legati alla natura/cosmo avevano una preferenza per certi numeri. Così arrivò una fase in cui la matematica iniziò ad evolversi insieme alla filosofia. Tutta questa attività portò infine all'evoluzione della moderna 'numerologia' (scienza dei numeri), il cui merito va a Pitagora. (SSN Murthy)
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Esaminando gli scritti di Platone, di Aristotele, degli stoici e dei neoplatonici, Struck dimostra che tutti osservavano come, al di là dei ciarlatani e dei truffatori, alcune persone avessero delle premonizioni che sfidavano i limiti tipici della razionalità. Date le ampie differenze tra questi antichi pensatori, Struck osserva che convergevano nel vedere questa intuizione in eccesso come un artefatto della natura umana, proiezioni prodotte in condizioni specifiche dalla nostra fisiologia. Per i filosofi, tali intuizioni inspiegabili hanno avviato una ricerca speculativa di un sistema di cognizione alternativo e più naturalistico. (Peter Colpito)
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Nella scienza cognitiva è ben noto che sappiamo certe cose senza capire come le sappiamo. La divinazione è "solo la versione antica più robusta in una lunga serie di tentativi" per esprimere questa "conoscenza in eccesso". Le dimensioni sociali e politiche della divinazione non sono i suoi motori; accadono posteriormente e come epifenomeno della divinazione, che è guidata dall'esistenza di un'eccedenza di conoscenza o intuizione, "una caratteristica fondamentale della natura della cognizione umana". L'obiettivo di Struck, quindi, è dimostrare che nel mondo classico la divinazione ricopriva il ruolo che il concetto di intuizione ricopre nel mondo moderno. (Jennifer Larson)
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L'eventuale trionfo del Cristianesimo, nell'Impero Romano durante il regno di Costantino (285-337 dC), portò alla soppressione delle pratiche pagane. Erano ritenuti eretici. La divinazione ha subito uno shock. Tuttavia, come la potenza residua del Big Bang, le vecchie credenze sono sopravvissute, si sono stabilite in generale nella popolazione generale dove hanno continuato a operare movimenti sociali, sette, indovini e ciarlatani. Al giorno d'oggi alcune di queste attività sono esoteriche e altre sono mondane, come l'astrologia. È peculiare, e rilevante nel contesto della divinazione, che la parascienza dell'astrologia sopravviva ancora, anzi prospera. L'astrologia incarna la credenza stoica in una "simpatia" universale che unisce gli esseri umani nel microcosmo alla natura nel macrocosmo. Pertanto, la configurazione dei cieli alla propria data di nascita decide la propria sorte e fortuna nella vita. I calcoli cosmici degli astrologi sono ora disponibili quotidianamente in fondo a riviste e giornali per solleticare i credenti e intrattenere i cinici. Chi può resistere a uno sguardo furtivo al proprio oroscopo, una personale fetta di cielo? D'altra parte, la rabdomanzia prospera come attività esoterica, seducente e misteriosa, e prontamente svolta dai "dotati" usando un puntello pedonale. (Don Emerson)
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La divinazione digitale che utilizza software di analisi predittiva promette di predire il futuro e rivelare verità sottostanti sul mondo. Strumenti predittivi basati sull'apprendimento automatico e sull'intelligenza artificiale vengono ora applicati a fenomeni relativamente banali, ma complessi, dalla previsione dei prezzi delle case, alla speculazione sui movimenti dei mercati finanziari, all'ipotesi della soddisfazione del cliente nei confronti di un'azienda. Ma anche le previsioni delle macchine virano nel profondo: nuovi strumenti computazionali cercano di determinare la probabilità che qualcuno sia suscettibile di non onorare la cauzione, o quanto ti ammalerai per aver contratto il COVID-19. Qualunque sia la forma, la divinazione tende a offrire una visione ristretta del futuro basata su risposte a domande specifiche, lasciando poco spazio a visioni alternative di ciò che potrebbe essere. (Matthew Gwynfryn Thomas)
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Il segnale è verità. Il rumore è ciò che ci distrae dalla verità. Noi viviamo nel rumore. (Nate Silver p.25)
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La divinazione ha diverse caratteristiche ricorrenti che indicano la sua strumentalità come tecnologia epistemica: è (1) usata per decisioni importanti, (2) costosa e spesso richiede uno specialista, e (3) affrontata in modi che hanno senso solo se l'attore è in realtà alla ricerca di informazioni accurate. (Ze Hong, Joseph Henrick)
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Gli esseri umani non hanno molte difese naturali: non siamo molto veloci, nè particolarmente forti, non abbiamo artigli, zanne o armature naturali, non possiamo sputare veleno, nè mimetizzarci. E non possiamo volare. Sopravviviamo invece grazie al nostro acume. Le nostre menti sono veloci. Siamo programmati per rilevare degli schemi e per rispondere alle opportunità e alle minacce senza troppe esitazioni. "L'esigenza di cercare degli schemi, ecco cosa hanno gli umani più degli altri animali", mi ha detto Tomaso Poggio, un neuroscienziato del MIT che studia come il nostro cervello elabori  le informazioni. [...] Il problrma, secondo Poggio, è che questi istinti evolutivi a volte ci portano a vedere schemi dove non ce ne sono. "Le persone lo fanno di continuo. Trovano schemi nelle interferenze casuali". (Nate Silver p.20)
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La magia differisce dalla scienza in questo: ch'essa sbaglia nell'interpretazione di quelle due leggi fondamentali di associazione delle idee che sono: l'associazione per similarità (magia imitativa) e l'associazione per contiguità (magia contagiosa). Data questa concezione, per il Frazer la magia è più antica della religione, la quale implica la credenza in esseri spiritici superiori e la possibilità di piegarli con la preghiera e con il rituale, ammette cioè che l'ordine delle cose può essere cambiato a piacere di quegli esseri. Sarebbe questo un concetto più arduo e più difficile da raggiungere che non quello della successione naturale e invariabile dei fenomeni. In appresso, quando lo sviluppo della riflessione mise in luce l'inutilità delle pratiche magiche, si concluse che il mondo procedeva nel suo ritmo solo in grazia di esseri superiori concepiti come simili all'uomo ma più possenti, e così nacque la religione.(Nicola Turchi)
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Come concetto, la divinazione ha costituito uno dei principali tropi dell'antropologia per rappresentare il suo "altro" esotico. Mentre gli approcci cognitivi e simbolico-intellettualisti intendono la divinazione come un dispositivo per lo più esplicativo, i critici segnalano il carattere incarnato, creatore del mondo e anche ontologico della divinazione. (Diana Espírito Santo)
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Una delle domande guida dell'antropologia della religione è stata, nelle parole di Dan Sperber, perché alcune persone intrattengono e riproducono "credenze apparentemente irrazionali" (1985). Questa perplessità ha perseguitato gran parte dell'antropologia della divinazione. Per Sperber, questa presunta 'irrazionalità' può essere spiegata se prendiamo in considerazione che le menti evolute sono in grado di avere  meta-rappresentazioni, cioè rappresentazioni di rappresentazioni. L'esempio paradigmatico di questi sono gli spiriti e altri esseri che compiono imprese straordinarie disattendendo le leggi della fisica e della biologia. Quindi, è perché una persona può avere credenze riflessive (2001) basate su una capacità meta-presentazionale inerente al cervello umano che possiamo credere in, diciamo, draghi (un esempio nel testo di Sperber del 1982), o spiriti guida in assenza di averli mai visti. (Diana Espírito Santo)
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Ogni uomo considera i limiti della propria visione personale come i limiti del mondo. (Arthur  Schopenhauer)
Il dramma magico
identità
La magia riscatta la 'presenza' dell'individuo
La ricerca interdisciplinare è necessaria per l'innovazione
Gli scienziati aziendali e innovatori Riccardo Fini e Laura Toschi, nel perorare la 'ricerca interdisciplinare' (vedi bibliografia 2023), scrivono:

Negli ultimi anni, le più autorevoli accademie mondiali hanno promosso con fermezza gli studi interdisciplinari, considerando tale approccio fondamentale per supportare la fomazione olistica dei futuri leader, nonchè imprescindibile per l'avanzamento della conoscenza in ambito scientifico. Tuttavia i risultati di un recente studio mostrano che gli accademici interdisciplinari sono fortemente penalizzati quando vengono valutati dai pari e che, maggiore è la loro autorevolezza scientifica, più severa è la penalizzazione. E' un risultato inaspettato, anche e soprattutto alla luce delle evidenze precedenti sul tema, evidenze che dimostrano che gli scienziati interdisciplinari vengono discriminati perchè i valutatori reputano il loro lavoro incoerente rispetto ai temi trattati dalla disciplina, e questa incoerenza è percepita come indice di minore autorevolezza scientifica.

Si tratta di una posizione miope che evidenzia il ritardo culturale dell'ambiente accademico, per risolvere il quale gli autori scrivono:

Gli ideatori dei processi di accreditamento dovrebbero prendere in considerazione misure correttive, ad esempio esplicitando che gli scienziati interdisciplinari dovrebbero beneficiare di una "discriminazione positiva", dato il loro potenziale valore innovativo, o includendo nei comitati di valutazione accreditatori non direttamente coinvolti nello status quo. [...] Fino a quando ciò non verrà fatto, l'innovazione che vogliamo perseguire continuerà ad essere minata.

Questo non è il caso della 'Divinazione' nell'ambito degli studi ingegneristici, di cui parla Vittorio Marchis del Politecnico di Torino:
Vittorio Marchis del Politecnico di Torino parla della 'Divinazione'
L'alternativa fra "magia" e "razionalità" è uno dei grandi temi da cui è nata la civiltà moderna.   (Ernesto De Martino)
Mappa concettuale dei rapporti tra magia, divinazione e pensiero
pensiero
Nella transizione verso il pensiero moderno non si è perso tutto il pensiero primitivo, infatti ancora oggi permangono tracce di magia e divinazione nella mente della maggioranza delle persone. (Clicccare per ingrandire)
1. Quando è nato l'individuo?
Sembra che tutta la riflessione sul destino umano si basi su questa domanda: 'Quando è nato l'individuo?' Intendendo per individuo un soggetto indipendente dalla natura e dagli altri individui (ovviamente con una visione dualista). Quando l'Homo Sapiens si è trasformato in individuo? Un individuo che sia mentalmente consapevole della propria indipendenza rappresenta una lunga conquista che, ancora oggi, forse solo una minoranza di persone ha raggiunto.

L'interprete

Il neuroscienziato Michael Gazzaniga, a seguito dei suoi esperimenti sullo split brain,
ha ipotizzato l'esistenza nell'emisfero sinistro, di un nucleo di organi (amigdala, gangli della base ed altri),
che ha chiamato "The interpreter", che guida la consapevolezza identitaria dell'essere umano.

Su questo sito potete approfondire alle seguenti pagine, temi che riguardano aspetti psicologici successivi all'inizio del processo mentale:


Il dramma magico dell'uomo primitivo

Il mondo umano primitivo, diciamo ...prima del periodo Neolitico in cui è apparsa la scrittura in tutte le culture, è stato dominato da un 'dramma magico'. L'antropologo Ernesto De Martino ha analizzato (Capitolo 2) le idee di molte popolazioni della Siberia artica e subartica, del Nord-America e della Melanesia, riguardo a una condizione in cui molto spesso cadono gli indigeni per periodi piuttosto lunghi, quasi vi fossero naturalmente predisposti, e cioè la perdita dell'unità della propria persona, l'autonomia dell'io e il controllo dei propri atti. Questa è una condizione che si verifica in occasione di un'emozione, o anche soltanto di qualcosa che sorprende, e provoca l'esposizione del soggetto a tutte le suggestioni possibili (di vario genere e descritte nel libro). La tesi di Ernesto De Martino è che la magia intervenga, con le sue tecniche, per ottenere il 'riscatto della presenza' dalla sua profonda, estrema crisi. Questo riscatto avviene tramite l'intervento di uno sciamano, designato dalle autorità della società d'appartenenza, che esegua appositi riti sociali che riequilibrino la mente dell'interessato.
Il critico letterario Cesare Cases nell'introduzione a 'Il mondo magico' scrive (p. XIX):

Etnologi e pensatori (per lo più irrazionalisti) da Lévi Bruhl a Cassirer, da Klages  a Dacqué, da Werner a Thurnwald, avevano già sottolineato l'indistinzione di uomo e natura, la partecipazione o coinonia che caratterizza il mondo magico, ma il loro errore era di fermarsi al rischio di non esserci - magari trasfigurato in una condizione privilegiata -, astraendolo "dalla concreta relazione con l'altro momento, il riscatto da questo rischio' e irrigidendolo nel 'tipo' della mentalità, nella 'struttura psichica' e simili." De Martino si batte anzitutto contro questa riduzione del mondo magico al momento della coinonia [dal greco Koinonia che significa “comunione derivante da un’intima partecipazione”], a detrimento di quello culturale, storico, che nella costituzione dell'Io esce continuamente dalla coinonia stessa.

Possiamo dire che l'individuo nasce nel momento in cui, di fronte a un fatto sorprendente, egli inizia il suo percorso storico e culturale di dare un senso all'esperienza. Qui probabilmente, inizia anche, nella mente umana, la semiosi che crea dei segni connessi a oggetti ed eventi dell'ambiente, segni che danno luogo a interpretanti che avviano l'ininterrotto processo conoscitivo umano descritto alla pagina "semiosi illimitata". Il concetto di 'semiosi illimitata' è rappresentato, secondo Umberto Eco, nel romanzo di Luigi Pirandello: Uno, nessuno e centomila" che descrive il tormento moderno di un individuo in cerca di se stesso ma carente di un ancoraggio (o soluzione) offerti dalla cultura della società cui appartiene. Una società che oggi, con la digitalizzazione dell'identità, ha ulteriormente aggravato il problema offrendo soluzioni superficiali (quali i social network). Per approfondire andare alla pagina: "Dall'identità personale all'identità digitale: la profilazione dei cittadini".
Il 'dramma magico' dell'Homo Sapiens
Quando l'Homo Sapiens si è trasformato in individuo? Un individuo che sia mentalmente consapevole della propria autonomia rappresenta una lunga conquista (che ancora oggi solo una minoranza di persone ha raggiunto). Il mondo umano primitivo è stato dominato da un 'dramma magico'. L'antropologo Ernesto de Martino analizzando il comportamento di popolazioni primitive (dalla Siberia artica e subartica, al Nord-America e alla Melanesia), si accorse di una condizione in cui cadono gli indigeni per periodi piuttosto lunghi, quasi vi fossero naturalmente predisposti, e cioè la perdita dell'unità della propria persona, dell'autonomia dell'io e del controllo dei propri atti. Questo accade in presenza di eventi inaspettati, inusuali e sorprendenti
pirandello
2. Quando è nata la magia e perchè? Differenza tra magia e religione
La magia nasce come soluzione a una drammatica crisi mentale di fronte a eventi inaspettati e sorprendenti vissuti dall'Homo sapiens nel corso della sua esperienza. Nel valutare le differenze tra magia e religione, lo storico delle religioni Nicola Turchi scrive:

La magia è l'arte di dominare le forze occulte della natura e della vita. Nell'ambito della magia - intesa nel suo significato più ampio - rientra pertanto anche la divinazione; essa spiega pure larga parte dei fenomeni della religione o del folklore, quali il feticismo, le credenze nella iettatura, il malocchio, l'uso degli amuleti, ecc. Le forze misteriose che la magia cerca di dominare non sono soltanto personali, ossia dovute all'azione di "spiriti individuali", ma anche (anzi nelle religioni primitive soprattutto) impersonali, quasi corrente elettrica che circola nelle cose e che il mago sa captare e costringere al suo volere. Questa forza impersonale si designa di solito col termine 'mana'. La magia si basa sopra due postulati fondamentali: 1. il simile agisce sul simile; 2. il contiguo agisce sul contiguo. Il primo postulato dà origine alla magia imitativa o mimetica, detta anche simbolica, in quanto l'atto magico significa, e riproduce in piccolo, ciò che deve essere operato in realtà; e omeopatica, in quanto vale a operare un effetto eguale a quello da essa raffigurato. Il secondo postulato dà origine alla magia detta simpatica, in quanto è fondata su una connessione o affinità delle cose, sia per contiguità sia in quanto sono parti rispetto al tutto, connessione che resta sempre anche dopo la separazione e le obbliga a subire la stessa sorte; e contagiosa, in quanto l'atto compiuto su una parte, integrante o contigua, diffonde il suo effetto sul tutto.
La magia differisce dalla scienza in questo: ch'essa sbaglia nell'interpretazione di quelle due leggi fondamentali di associazione delle idee che sono: l'associazione per similarità (magia imitativa) e l'associazione per contiguità (magia contagiosa). Data questa concezione, per il Frazer la magia è più antica della religione, la quale implica la credenza in esseri spiritici superiori e la possibilità di piegarli con la preghiera e con il rituale, ammette cioè che l'ordine delle cose può essere cambiato a piacere di quegli esseri. Sarebbe questo un concetto più arduo e più difficile da raggiungere che non quello della successione naturale e invariabile dei fenomeni. In appresso, quando lo sviluppo della riflessione mise in luce l'inutilità delle pratiche magiche, si concluse che il mondo procedeva nel suo ritmo solo in grazia di esseri superiori concepiti come simili all'uomo ma più possenti, e così nacque la religione. Ma la questione non va posta secondo il criterio della priorità, giacché magia e religione sono in stretto rapporto tra loro. A guardar bene, la magia non ha nulla di quel che s'intende per scienza o arte, perché queste presuppongono sempre l'iniziativa individuale e sono suscettibili di progresso, mentre la magia è una tradizione i cui principî si apprendono, dagli anziani che ne sono in possesso, grazie a una iniziazione rigorosa, e non possono venire alterati né nel gesto né nelle formule, sotto pena di perdere la loro efficacia. Questa tradizione ha dunque l'intangibilità di una fede; e se il mago oserà allontanarsene sperimentando per conto suo, comincerà a far della scienza ma non farà più della magia, come chi discute liberamente sul dogma fa della filosofia, ma non più della religione. Del resto il rituale di tutte le religioni naturali sia antiche sia primitive, dimostra che i due elementi erano fusi e che i riti magici facevano parte della religione in Egitto (Libro dai morati, in Babilonia (le varie serie di esorcismi shurpu, maqlu, utukku limnuti), in India (Atharvaveda). Lo stesso atto centrale della religione, il sacrifizio, contiene in fondo un lato magico in quanto, mediante operazioni e riti meccanici, vuol raggiungere effetti di carattere superiore. Così nell'intichiuma degli Arunta le cerimonie mimetiche relative all'animale totemico tendono ad attuare la sua moltiplicazione; così i riti agrarî, sia quelli rimasti tali (le Bufonie, le Fordicidie, la festa di maggio degli Arvali), sia quelli poi sublimati a misteri (eleusini, metroaci, adoniaci, ecc.) sono diretti a promuovere e aiutare l'azione della natura. Ciò che distingue veramente magia e religione è il loro rapporto con l'organismo sociale, come la scuola sociologica di E. Durkheim ha messo inoppugnabilmente in rilievo. La religione è un culto ufficiale e pubblico compiuto dal sacerdote in rappresentanza di tutto il gruppo sociale; la magia è un rituale privato i cui riti sono eseguiti da un uomo che non riveste carattere pubblico e che serve interessi individuali. Né vale il dire che nelle società primitive il sacerdote e il mago sono riuniti nella stessa persona, che è quella del capo del gruppo sociale, giacché gli atti da essa compiuti nell'interesse di tutto il gruppo, anche se pieni di elementi magici, sono atti religiosi. Questo si può rilevare perfino nell'intichiuma australiano, in cui alla fase strettamente magica, esposta più sopra, segue la seconda nella quale l'animale totemico viene ritualmente mangiato in sacrifizio di comunione, prima dal capo e poi da tutti i membri del clan, i quali per l'occasione indossano l'insegna totemica e passano la notte a rievocare, con canti, le imprese dell'animale totemico e dei primi antenati che fondarono il gruppo.

Riassumendo ci sono almeno tre tipi di magia:

  1. Magia Simpatica (fondata su una connessione o affinità delle cose)

  2. Magia Omeopatica (opera un effetto eguale a quello da essa raffigurato)

  3. Magia Contagiosa (l'atto compiuto su una parte, integrante o contigua, diffonde il suo effetto sul tutto)

L'archeologo ed etnologo Ernesto De Martino, introduce un aspetto psicologico nell'origine della magia, scrivendo nel libro "Il mondo magico" (pp. 81-82):

In generale il 'dramma magico', cioè la lotta dell'esserci attentato e minacciato, e il relativo riscatto, insorge in determinati momenti critici dell'esistenza, quando la presenza è chiamata a uno sforzo più alto del consueto. Basta talora una semplice rottura dell'ordine abituale per impegnare la presenza nell'agone che caratterizza la magia. Di qui la 'neofobia magica', la 'magicità del desueto', il bisogno di compenso per ogni violazione della tradizione. Una capra che mangi i suoi escrementi, un bove che batta il suolo con la coda, la prima apparizione dei bianchi o della sottana dei missionari, il suono della campana della cappella missionaria, una pianta che dà frutti fuori stagione, un frutto che non è alla sommità del gambo ma nel mezzo, un duplice frutto sullo stesso gambo, un'alterazione nella configurazione del paesaggio, ecc. sono accadimenti 'rischiosi', e che esigono una riparazione riequilibratrice. Ma la connessione del mondo magico con determinati momenti critici della presenza si rende palese in molte altre situzioni esistenziali. La lotta dell'esserci attentato e minacciato, e il relativo riscatto, è palese p. es. nella vocazione di Uvavnuk. Di fronte all'apparizione inaspettata e terrorizzante della meteora, la fragile Uvavnuk rischia di perdere il suo esserci: e tuttavia, nell'atto in cui la meteora è appresa come uno 'spirito' che è entrato in lei, il riscatto è reso possibile. In luogo della possessione incontrollata, del crollo di ogni orizzonte della presenza, si ha qui uno 'spirito' appreso come un'alterità da parte della presenza, ma come un'alterità culturalmente significativa e operosa, che verrà quando sarà chiamata e che farà ciò che la sciamana le chiede di fare. [...] In particolare, l'uomo magico è esposto al rischio della labilità nelle sue solitarie peregrinazioni, allorchè la solitudine, la stanchezza connessa al lungo peregrinare, la fame e la sete, l'apparizione improvvisa di animali pericolosi, il prodursi di eventi inaspettati, ecc. possono mettere a dura prova la resistenza del 'ci sono'. L'anima andrebbe facilmente 'perduta' se attraverso una creazione culturale e utilizzando una tradizione accreditata non fosse possibile risalire la china che si inabissa nell'annientamento della presenza.

De Martino distingue tra il dramma magico che è pubblico e viene risolto collettivamente e il dramma individuale della schizofrenia, che è privato e va risolto dalla famiglia dell'individuo, che di solito l'ha generato.
Sulla soluzione del dramma magico egli scrive (pp. 150-151):

Il paragone tra mondo magico e mentalità schizofrenica ha solo un valore euristico: i tratti simili non debbono far perdere di vista le differenze. Nel mondo magico noi siamo introdotti in un'epoca storica in cui l'esserci 'non è ancora' deciso e garantito e in cui la difesa dal rischio di non esserci mette capo a una creazione culturale che realizza effettivamente il riscatto da questo rischio. Nel mondo magico il dramma individuale si inserisce organicamente nella cultura nel suo complesso, trova il conforto della tradizione e di istituti definiti, si avvale della esperienza che le passate generazioni sono venute lentamente accumulando: tutta la struttura della civiltà è preparata a sciogliere quel dramma, che è comune a tutti, in misura maggiore o minore, in una forma o nell'altra. Il magismo come epoca storica appartiene dunque alla fisiologia della vita spirituale e nella varietà delle sue forme, nella varietà dei suoi sviluppi, accenna comunque a un risultato prezioso per la storia della umana civiltà: la presenza che sta garantita in cospetto di un mondo trattenuto nei suoi cardini.
Il magismo come epoca storica appartiene alla fisiologia della vita spirituale
Ernesto De Martino scrive: "L'uomo magico primitico è esposto al rischio della labilità nelle sue solitarie peregrinazioni, allorché la solitudine, la stanchezza connessa al lungo peregrinare, la fame e la sete, l'apparizione improvvisa di animali pericolosi, il prodursi di eventi inaspettati, ecc. possono mettere a dura prova la resistenza del 'ci sono'. L'anima andrebbe facilmente 'perduta' se attraverso una creazione culturale e utilizzando una tradizione accreditata non fosse possibile risalire la china che si inabissa nell'annientamento della presenza. Allora la magia nasce come soluzione a una drammatica crisi mentale di fronte a eventi inaspettati e sorprendenti (una capra che mangi i suoi escrementi, un bove che batta il suolo con la coda, la prima apparizione dei bianchi o della sottana dei missionari, il suono della campana della cappella missionaria, una pianta che dà frutti fuori stagione, un frutto che non è alla sommità del gambo ma nel mezzo, un duplice frutto sullo stesso gambo, un'alterazione nella configurazione del paesaggio, ecc. ) accadimenti 'rischiosi', e che esigono una riparazione riequilibratrice. Tutta la struttura della civiltà è preparata a sciogliere quel dramma, che è comune a tutti, in misura maggiore o minore"
La magia risolve un dramma collettivo, pubblico. La schizofrenia invece è un dramma privato, individuale, che non si inserisce nella vita culturale. Secondo Ernesto De Martino la schizofrenia insorge senza che l'ambiente storico, sotto forma di tradizioni accreditate e istituzioni operanti, sia preparato ad accoglierlo e scioglierlo. Il mondo va dunque trattenuto nei suoi cardini affinché la 'presenza' umana possa essere garantita. Occorre ancorare il mondo a una cultura affinché si possa ripararlo e riequilibrarlo
Il filosofo Umberto Galimberti scrive: "Sottratte all'irrazionale, magia, mitologia e religione dischiudono quella metastoria dove il senso delle azioni degli uomini è già descritto e anticipato nel suo buon fine. Questi fa sì che quando nella storia il negativo assale l'esistenza, l'individuo non naufraga nella negatività sopraggiunta, perché sa che c'è un ordine superiore, un ordine metastorico - che la magia, la mitologia e la religione si incaricano di descrivere - in cui questa negatività viene riassorbita e risolta".
3. Quando è nata la Divinazione e perchè è ancora attiva?
La divinazione ha compiuto un lungo percorso nella mente umana, un percorso iniziato dell'esigenza psicologica umana di immaginare, e prevedere, il proprio futuro, personale e sociale, per attivare dei provvedimenti che permettessero di evitare le conseguenze più devastanti. In Occidente, il caso letterario più famoso è quello del 'complesso di Edipo' rappresentato nella tragedia di Sofocle 'Edipo Re', che nel 430-420 a.C. utilizza il caso di una profezia oracolare per trattare la fragilità dell'esperienza umana nel contesto socioculturale che stava per sperimentare il passaggio dalla cultura magico-primitiva della preistoria alla cultura razionalistica del mondo moderno. Il personaggio di Edipo è stato il catalizzatore di molte riflessioni, contribuendo allo sviluppo culturale della cultura novecentesca, a partire da Sigmund Freud che, nell'ambito della teoria psicoanalitica, lo ha utilizzato per descrivere come il bambino matura l'identificazione col genitore del proprio sesso e il desiderio nei confronti del genitore del sesso opposto. Il concetto del complesso di Edipo è stato largamente usato da molti filosofi (Karl Popper, Gilles Deleuze, Felix Guattari, ecc.) per estendere le proprie teorie. Ma la divinazione è nata molto prima di Sofocle e del suo Edipo, sia nelle culture dell'Occidente, sia in quelle dell'Oriente.

Edipo e il confronto tra cultura magico-primitiva e cultura razionalistica

Riguardo al Complesso di Edipo, Wikipedia riporta: "Edipo è un personaggio maledetto, infatti ogni suo tentativo di evitare l'avveramento della profezia risulta vano: l'opera presenta dunque un'etica basata non sull'intenzionalità, ma sulla cecità del fato e sull'inesorabilità del castigo che colpisce Edipo a prescindere dal fatto che questi abbia una qualche responsabilità (e in questo consiste, in effetti, l'aspetto più propriamente tragico della vicenda). Viene insomma sviluppato il tema del conflitto tra predestinazione e libertà, tra volontà divina e responsabilità individuale.
Nella Atene del V secolo a.C. era ormai pacifico che una persona dovesse essere chiamata a rispondere solo per gli atti compiuti volontariamente e per questo motivo la vicenda di Edipo doveva già allora apparire agli spettatori come proiettata in un lontano passato, primitivo e inquietante, simboleggiato anche dalla presenza della Sfinge, mostro terribile nella sua ambivalenza di devastazione e saggezza. La storia può essere schematizzata nel seguente modo:

  1. Una cultura magico-primitiva (coincidente con la storia personale del protagonista) fa da sfondo ad una cultura più moderna e razionalistica (il comportamento del protagonista nel presente, sovrano illuminato e giusto verso il popolo e desideroso di conoscere le proprie origini).

  2. La cultura razionalistica viene a contatto con quella magico-primitiva e ne resta succube.

  3. La cultura razionalistica si pone in termini di opposizione con quella magico-primitiva determinando una situazione di stallo, con un messaggio, alla fine dell'opera, che è in effetti un non-messaggio privo di soluzioni."

Il filosofo Umberto Galimberti, nell'introduzione al libro "Sud e magia" di Ernesto De Martino, scrive (pp. IX-X):

De Martino, nella seconda parte del libro solleva lo sguardo e tenta un'interpretazione del magico che va ben oltre i confini del Sud, per abbracciare la condizione dell'uomo che, immerso nella precarietà e nella contingenza, difficilmente potrebbe sopravvivere se non disponesse di quella forma protettiva che è la magia, ma qui potremmo anche dire la mitologia, la religione e, perchè no, anche la ragione. Sottratte all'irrazionale, magia, mitologia e religione dischiudono quella metastoria dove il senso delle azioni degli uomini è già descritto e anticipato nel suo buon fine. Questi fa sì che quando nella storia il negativo assale l'esistenza, l'individuo non naufraga nella negatività sopraggiunta, perchè sa che c'è un ordine superiore, un ordine metastorico - che la magia, la mitologia e la religione si incaricano di descrivere - in cui questa negatività viene riassorbita e risolta. In tale prospettiva l'individuo affronta il negativo e le crisi d'esistenza che ogni evento negativo dischiude, appoggiandosi a una sorta di "così come" che il rito magico ribadisce. Come nel mito una determinata serie di eventi trova la sua soluzione positiva, così una serie analoga di eventi che sta succedendo a un individuo, in un certo frangente della sua esistenza, troverà la sua soluzione.


Storia della Divinazione

La Treccani (Fracassini, Neppi Modona, Corso) ricostruisce la storia della divinazione così:

In origine la divinazione era un ramo della magia cosiddetta simpatica; la quale si fonda sul principio apparentemente scientifico che da simili cause si producono simili effetti. Mentre però la scienza tiene conto soltanto delle somiglianze essenziali e naturali, provandole criticamente e stabilendole obiettivamente, la magia si contenta di somiglianze superficiali e apparenti, stabilendole a piacere e fantasticamente. Come, dunque, il mago pretende di produrre effetti con mezzi naturalmente inadeguati, così l'indovino (in lat. divinus onde divinatio, in gr. μάντις onde "mantica") pretende da supposte cause prevedere determinati effetti, o da effetti realmente esistenti arguire la causa rimasta occulta (p. es. l'autore di un furto, la ragione di una malattia, ecc.). Dalla magia la divinazione è passata nelle religioni anche di grado superiore, dove però ha cambiato di significato; cioè ha considerato certi fatti non più come cause di certi effetti futuri, ma semplicemente come segni e simboli (lat. omina), per mezzo dei quali la divinità fa conoscere i suoi voleri e quindi il futuro. Ciò poteva ordinariamente avvenire in molti modi e in qualsiasi luogo; ma in maniera speciale gli dei davano il loro responso (lat. oraculum) in qualche famoso santuario (detto anch'esso oraculum), dove i devoti venivano da ogni parte a interrogarli; quali erano in Grecia gli oracoli di Apollo a Delfi, di Zeus a Dodona, di Asclepio a Epidauro, ecc. Come per altri rispetti, così per l'arte sacra divinatoria Babilonia esercitò una grande influenza all'intorno, sino ai popoli più lontani: testi ominali accademici sono stati rinvenuti presso gli Hittiti, e non è improbabile che l'epatoscopia degli Etruschi sia stata un'imitazione di quella babilonese; come nell'estremo Oriente, tra gli antichi testi della Cina e quelli di Babilonia si nota una corrispondenza così stretta, che difficilmente si può spiegare se non si ammette la dipendenza più o meno diretta dei primi dai secondi. Anche dopo la caduta dell'impero babilonese, i "Caldei" introdussero quest'arte, attraverso la Siria, in Grecia e a Roma; dove godettero grande favore, e donde furono cacciati solo quando se ne servirono per obliqui intenti politici. Varî sono i generi di divinazione. Innanzi tutto è da distinguere la divinazione personale o diretta, quando una persona, o per una forza straordinaria e occulta che possiede o per l'azione di uno spirito divino da cui è posseduta, è capace di manifestare immediatamente e chiaramente, col mezzo della parola o di altri segni, le cose future o nascoste. Questa divinazione, che si confonde con l'ispirazione, non è degl'indovini propriamente detti, ma dei profeti o veggenti, come gli sciamani in Siberia, gl'indovini o stregoni dell'Africa, i veggenti quali Samuele in Israele, ecc. Ma la divinazione più comune è la reale o indiretta che si fonda sopra segni già esistenti, omina od oracula di cui non vuole essere altro che l'esatta interpretazione. Questa a sua volta si divide, secondo la distinzione di Cicerone (De divinatione, I, 6, 11; II, 11, 26), in naturalis e artificialis: si ha la prima quando i segni sono casuali, avvengono cioè indipendentemente dalla volontà dell'osservatore; la seconda, quando invece sono cercati e procurati dall'osservatore medesimo. I mezzi principali della divinazione naturale sono:

a) i segni celesti su cui si fonda l'astrologia, che coltivata fin da tempi antichissimi a Babilonia, nell'epoca ellenistica acquistò tra i popoli civili una grande diffusione e una grande importanza, come scienza esatta, fondata sul principio che i movimenti degli astri hanno la loro inevitabile corrispondenza sopra la terra, non solo nella vita delle piante e degli animali, ma anche in quella degli uomini. Un suo ramo perciò era la genetliaca, la quale, per l'osservazione della posizione degli astri al tempo della nascita d'un bambino (oroscopo), determinava il corso fatale della sua vita.

b) I segni atmosferici, come la forma e il corso delle nuvole, gli uragani, i fulmini, i tuoni, ecc. che però dai Babilonesi erano equiparati ai primi, onde facevano parte dell'astrologia.

c) Le azioni e i movimenti degli animali, sia domestici sia selvatici. Soprattutto osservato dagli antichi era il volo degli uccelli, da cui si prendeva l'augurio e l'auspicio; nella quale arte si distinsero i Romani (sebbene essa fosse conosciuta anche dai Babilonesi

d) Le nascite mostruose degli animali e degli uomini, comunemente ritenute di cattivo augurio

e) I segni speciali delle mani o di altre parti del corpo, onde la chiromanzia, ancora in onore ai giorni nostri

f) Lo stormire delle foglie d'una pianta; che era p. es. il mezzo con cui si traevano gli oracoli dalla quercia di Giove a Dodona

g) I sogni. Talora, quando essi contenevano una chiara e precisa indicazione, venivano considerati come una diretta rivelazione o ispirazione della divinità, che si cercava anche espressamente di ottenere per mezzo dell'incubazione (gr. ἐγκοίμησις) in qualche santuario. Ma il più delle volte i sogni contengono semplici segni o simboli, che hanno bisogno di essere interpretati per mezzo di un'arte, la oneiromanzia, sempre apprezzata presso tutti i popoli, come attestano i documenti, dalle collezioni babilonesi fino ai moderni libri dei sogni.

La divinazione si fonda sopra una concezione meccanica della rivelazione divina, onde si oppone per sé stessa alla concezione profetica di una rivelazione personale. Quindi è che le religioni rivelate, come l'ebraismo e il cristianesimo, sono contrarie per principio alla pratica della divinazione. In generale tutte queste varie forme di divinazione perdettero ogni valore per opera dei profeti, che apparvero come gli unici e diretti espositori della volontà di Dio agli uomini. Anche il cristianesimo fin da principio ha respinto la divinazione; l'indiretta come insussistente per sé medesima, la diretta come opera del demonio. Un'analoga posizione è quella presa dalla Chiesa nei secoli seguenti. Da una parte essa ha condannato come illecita qualsiasi forma di divinazione d'origine pagana, ma dall'altra non ha potuto considerare la divinazione diretta come intrinsecamente fallace, perché altrimenti veniva a pregiudicare, presso i timidi e gli scettici, anche la realtà dell'ispirazione e profezia cristiana, e insieme a privarsi dell'aiuto di alcuni oracoli o di altri detti divinatorî che giovavano all'apologetica. Ma era naturale che questo atteggiamento portasse con sé una tal quale confusione, sia nella dottrina sia nella pratica.

Per intendere o conoscere preventivamente l'esito di una operazione o di un'impresa, l'uomo del popolo ricorre a espedienti, che formano spesso il segreto d'indovini, riconoscibili (si ritiene) dal segno della croce che fin dalla nascita portano sulla lingua. In pratica è divinazione ogni presagio od oracolo ricavato da segni o fenomeni speciali che si manifestano nell'uomo, nelle piante, negli animali, o da altri fatti naturali. Il singhiozzo, lo sbadiglio, il ronzio alle orecchie, il prurito alle labbra, il violento battere delle ciglia, lo starnuto, ecc. sono tra i segni più comuni; onde il volgo vi pone attenzione, rilevando le circostanze che li accompagnano; se, cioè, il ronzio si avverta all'orecchio destro o sinistro, se il battito avvenga al ciglio superiore o inferiore, ecc. Lo starnuto, che i Calabresi chiamano "segnale", è fra i segni infausti; onde non solo si scongiura esclamando: Evviva! salute! felicità! ecc., ma si osserva quante volte si ripete, la direzione in cui avviene (verso occidente è buon segno; alle spalle di una persona è cattivo), il giorno (di giovedì è triste preannunzio), e perfino l'ora. Numerose e varie sono le pratiche che le popolane mettono in opera per trarre gli auspici nei loro amori, nelle nozze, e in altre evenienze della vita: così l'uso delle Marchigiane di porre in croce sulla cenere calda del focolare, dove arde il ceppo nella vigilia dell'Epifania, due foglie di olivo bagnate di saliva. Altri prognostici si sogliono trarre dall'efflorescenza di alcune piante e specialmente dal fiorire del cardo nella festa di S. Giovanni. I sogni manifestano ai dormienti in forma figurata e per simboli ciò che sta per succedere, e non di rado per bocca dei morti o dei santi. Così pure si fanno ordalie pratiche: le quali tutte, a bene considerarle, non sono che residui di riti magici spesso di carattere primitivo.

Sulla scomparsa della magia Ernesto De Martino scrive in "Sud e magia" (p.64): "E' del tutto naturale che proprio nel dominio dove il rapporto con la natura è meglio controllato con tecniche agricole realisticamente orientate, le tecniche magiche siano destinate a scomparire più rapidamente che altrove."

Wikipedia riporta:"Lo scientismo distingue le predizioni divinatorie dalle previsioni scientifiche per via dell'assenza di un legame o una causalità dimostrabile tra il segno interpretato e il risultato previsto. Per questo motivo la divinazione, in varie epoche e culture, è stata talvolta considerata una forma di superstizione e oggi la comunità scientifica la annovera tra le pseudoscienze. Al contrario, i sostenitori delle tradizioni magico-religiose ritengono che il legame tra il segno che preconizza un evento e la manifestazione dell'evento stesso sia di natura mistico (intuitivo-religioso). Su un altro versante, i sostenitori della parapsicologia si affidano all'idea che la divinazione sia resa possibile grazie a particolari capacità del cervello umano; capacità che sono considerate assolutamente slegate dalle facoltà razionali e non necessariamente connesse alla dimensione mistica."
La divinazione è una tecnologia epistemica?
I biologi evolutivi Ze Hong e Joseph Henrich, nelle conclusioni del loro studio, scrivono (vedi bibliografia 2021):

Noi sosteniamo che la divinazione dovrebbe essere vista come una tecnologia epistemica basata su resoconti etnografici, prove storiche e dettagli del lavoro sul campo. Molti fattori, tra cui intuizioni evolute e forme distorte di trasmissione culturale, possono contribuire all'efficacia della divinazione percepita soggettivamente e possono portare a una sopravvalutazione dell'efficacia. Le società moderne sono maggiormente in grado di riconoscere l'inefficacia delle pratiche divinatorie attraverso le loro istituzioni epistemiche, norme e credenze interconnesse. La diffusione globale di queste istituzioni e norme epistemiche è stata guidata dal loro contributo al successo delle popolazioni europee nella competizione tra gruppi.
Divinazione come tecnica
Ze Hong e Joseph Henrich scrivono:

Storicamente, le società antiche classificavano la divinazione con altre abilità tecniche. Nell'antica Grecia, la divinazione (mantikē) era inequivocabilmente classificata come una sorta di tecnica (technē). Pensatori presocratici come lo statista ateniese Solone (che scrive intorno al 600 a.C.) includono la profezia come technē, insieme alla pesca e all'agricoltura (Roochnik, 2010). La parola storicamente si riferiva a mestieri o abilità in generale, e non è un caso che il termine inglese moderno “tecnologia” faccia risalire la sua radice etimologica a questa antica parola greca. Notoriamente, Platone distingue la divinazione nella 'divinazione della possessione', in cui un veggente/indovino rivela direttamente le informazioni acquisite da una divinità, e la 'divinazione tecnica' (mantikē technē), in cui il veggente/indovino interpreta il significato nascosto di fenomeni naturali, segni o portenti (Fiore, 2008). Mentre la divinazione tecnica delinea chiaramente alcune abilità radicate in una capacità appresa o ereditata di produrre risultati utili, è stato persino suggerito che la divinazione della possessione fosse considerata una technē dai greci (Brick-house & Smith, 2014; Landry, 2014). Sia mantikē che technē servono a produrre qualche risultato desiderabile o utile, e sotto questo aspetto un antico indovino greco (mantis) che identifica gli spiriti maligni non è diverso da un medico moderno che diagnostica le malattie. Parallelamente all'antico uso greco, il classico "Libro dei riti" (礼记, ~ 206 a.C.) dell'antica Cina elenca esplicitamente la divinazione (卜) come una forma di arte/tecnica (技) e colloca gli indovini nella stessa categoria degli scribi, arcieri, carrettieri, dottori e altri artigiani.
Divinazione e Medicina
Ze Hong e Joseph Henrich scrivono:

Un cenno a parte merita il rapporto tra divinazione e medicina. Storicamente, c'era una significativa sovrapposizione tra divinazione/magia e metodi di guarigione più naturalistici sia nell'antica Grecia che in Cina, nonché in altre importanti civiltà primitive (He & Zhang, 1994; Raphals, 2017; Sigerist, 1951; Van Nuffelen, 2014). In molte società tradizionali, le cause della malattia sono spesso identificate con metodi divinatori (Murdock, 1980; Sigerist, 1951) al fine di determinare il miglior corso di cura; quindi, la divinazione non è dissimile da un esame del sangue. Proprio come i pazienti ospedalieri si preoccupano dell'accuratezza diagnostica del controllo del polso o del battito cardiaco, le persone nelle società tradizionali si preoccupano se l'esame delle ossa della coscia di un pollo sacrificato fornisca all'indovino preziose informazioni diagnostiche. Per esplorare questo più a fondo, consideriamo i risultati di quattro mesi di ricerca etnografica sulla divinazione nella Cina sudoccidentale tra gli Yi nel Sichuan e i Wa nello Yunnan. Entrambi i gruppi etnici sono piccoli agricoltori con una sostanziale integrazione nel mercato e accesso alla medicina moderna, ma conservano gran parte della loro cultura tradizionale. In queste popolazioni, una persona in difficoltà può consultare un indovino per una moltitudine di motivi, ma il loro scopo principale è ancora quello di ottenere informazioni su cui potrebbero basare la loro azione. Una persona potrebbe desiderare di sapere dove si trova il suo bestiame smarrito in modo da poterlo ritrovare; il sesso del nascituro di sua moglie in modo che possa decidere se abortirlo o meno; o l'identità dello spirito maligno che gli sta causando la malattia in modo che possa fornire le offerte e i sacrifici appropriati per scacciarlo. Per tutti questi scopi pratici, gli abitanti dei villaggi hanno sempre espresso preoccupazione per l'accuratezza diagnostica (准) delle previsioni degli indovini locali e per la reputazione dei diversi indovini. Sebbene in teoria un indovino possa rivelare ogni tipo di informazione, in queste popolazioni la divinazione viene spesso eseguita per identificare la causa di qualche malattia o disgrazia. Le interviste con 76 abitanti dei villaggi Wa e Yi suggeriscono che la stragrande maggioranza (96%) crede che alcuni indovini siano “migliore” di altri.
Persistenza della Divinazione
Ze Hong e Joseph Henrich scrivono:

I ricercatori hanno proposto che l'universalità e la persistenza della divinazione sia in parte il risultato del "pensiero magico", di cui tutti gli esseri umani sono capaci ed è probabilmente una caratteristica in via di sviluppo affidabile della cognizione umana (Barrett, 2004; Gardner & Boyer, 1995; Nemeroff & Rozin , 2010). Questo tipo di spiegazione affronta direttamente la questione (a) e indirettamente la questione (b): poiché gli esseri umani hanno sviluppato intuizioni specifiche sulle strutture causali del mondo, certi rituali magici o divinatori appaiono semplicemente più plausibili o credibili di altri. Gli scienziati cognitivi hanno fatto molti progressi nello spiegare le caratteristiche ricorrenti della divinazione e della magia in generale. Ad esempio, Legare e Souza (2012) mostrano sperimentalmente che le procedure rituali che comportano più passaggi e tempi specifici sono considerate più efficaci; Nemeroff e Rozin (2010; Rozin e Nemeroff, 1986; Rozin et al., 1990) sostengono che la suscettibilità delle persone alla magia contagiosa può conferire benefici adattivi perché la reazione di disgusto verso gli oggetti impuri può contribuire a evitare i patogeni; Singh (2017) suggerisce che aspetti specifici dello sciamanesimo, come la loro disumanità (essendo diversi dagli esseri umani comuni nell'aspetto e nel comportamento), si sono evoluti culturalmente come risultato di processi di ritenzione selettivi; Boyer (2020) propone il "distacco ostensivo" come caratteristica dei protocolli di divinazione che li fa apparire relativamente più credibili. In sintesi, questa linea di lavoro ha attribuito con successo molte caratteristiche ricorrenti (ad esempio, ripetizione, ridondanza, presenza di agenti soprannaturali) delle pratiche tecnologiche alle nostre intuizioni causali evolute riguardo a ciò che costituisce le pratiche effettive. [...]  Pur contribuendo a una spiegazione complessiva, sembra improbabile che tali intuizioni evolute forniscano la storia completa. Si consideri l'ingenua riformulazione Tylor-Frazer del puzzle originale: perché tali pratiche esistono e persistono se spesso non ottengono i risultati promessi (Tambiah, 1990)? In altre parole, perché queste tecnologie non sono state abbandonate man mano che l'evidenza empirica si accumulava, anche se solo nell'esperienza e nella vita di una persona? Lo stesso Tylor offre alcuni suggerimenti provvisori, tra cui un esito positivo con mezzi naturali (caso), diagnosi vaghe e una sottovalutazione delle prove negative, sebbene non si sforzi di fornire una teoria definitiva. Questo modo di inquadrare la questione, tuttavia, chiarisce che l'evidenza empirica deve svolgere un ruolo nella valutazione delle pratiche divinatorie, come con qualsiasi forma di tecnologia. Ciò è particolarmente rilevante dato che molti scienziati cognitivi ed evoluzionisti (1) sostengono che gli esseri umani hanno potenti meccanismi di vigilanza epistemica (Henrich, 2009; Mercier, 2017; Sperber et al., 2010) che si sono evoluti per proteggerci dall'essere ingannati nell'adottare pratiche o credenze disadattive e (2) hanno enfatizzato i modi in cui la nostra cognizione si aggiorna in modo approssimativamente bayesiano (e ottimale) (Tenenbaum et al., 2006). In effetti, imparare dall'esperienza passata è un adattamento cognitivo fondamentale che gli esseri umani condividono con molti altri animali (Pearce & Bouton, 2001; Rescorla & Holland, 1982), e sarebbe improbabile che le persone ignorino completamente le prove empiriche quando si tratta di divinazione. È interessante notare che, a nostra conoscenza, nessun animale non umano spreca risorse preziose usando pratiche simili alla divinazione per ottenere informazioni per cacciare, attaccare altri animali o curare malattie. Questo punto può sembrare banale, ma evidenzia il fatto che, nonostante i nostri grandi cervelli e le sofisticate capacità di apprendimento, possiamo ancora adottare pratiche epistemicamente non informative. Uno dei motivi per cui ciò accade potrebbe essere la forte dipendenza della nostra specie dall'apprendimento culturale per acquisire le nostre convinzioni (Gervais & Henrich, 2010; Gervais et al., 2011). Per gli esseri umani, l'evidenza empirica consiste in qualcosa di più dell'esperienza personale di prima mano degli individui. Aneddoti, testimonianze di altri e osservazioni comportamentali di altri possono anche servire come importanti forme di prova o input nella formazione delle credenze (Harris et al., 2018; Henrich, 2009, 2016). Sebbene gli antropologi e gli evoluzionisti culturali abbiano a lungo sottolineato che le pratiche di divinazione sono trasmesse di generazione in generazione (Watts et al., 2015), il modo in cui le informazioni trasmesse culturalmente modellano le percezioni delle persone sull'efficacia tecnologica è stato largamente ignorato sia dagli antropologi che dal mainstream. approcci cognitivi (ad eccezione di Souza & Legare, 2011). Gran parte dell'etnografia suggerisce che le informazioni riguardanti l'efficacia della divinazione siano acquisite attraverso la testimonianza piuttosto che l'esperienza diretta (Fodde-Reguer, 2014; Singh & Henrich, 2020). Questo perché (1) in condizioni di incertezza e specialmente quando i costi sono alti, gli esseri umani sono psicologicamente predisposti ad imparare dagli altri (Boyd & Richerson, 1985; Laland, 2004); (2) molte pratiche divinatorie richiedono una notevole esperienza e quindi i non specialisti non possono davvero "sperimentare" per verificare l'efficacia di queste pratiche da soli (prova a fare un intervento chirurgico alla schiena); e (3) non tutti gli individui hanno la possibilità di consultare personalmente un indovino per poter valutare le previsioni. Anche in situazioni in cui è coinvolta l'esperienza personale, l'incertezza riconosciuta nelle predizioni divinatorie (le persone non si aspettano che la divinazione generi sempre informazioni accurate) rende poche esperienze personali insufficienti per respingere le affermazioni tradizionalmente accettate di accuratezza predittiva. Occasionali previsioni fallite possono essere facilmente spiegate e le prove etnografiche suggeriscono che le persone attribuiscono prontamente i fallimenti predittivi della divinazione a malfunzionamenti tecnici, requisiti rituali non soddisfatti o mancanza di abilità dell'indovino (Annus, 2010). Al contrario, pochi vedono i fallimenti della divinazione come motivo per mettere in discussione la loro validità fondamentale. È importante sottolineare che le razionalizzazioni post-hoc del fallimento della divinazione non dovrebbero essere interpretate come persone che non si preoccupano dell'accuratezza predittiva. Al contrario, il fatto che le persone sentano necessario tenere conto dei fallimenti predittivi suggerisce che sono preoccupati per tali fallimenti e si sentono obbligati ad affrontare il risultato (Horton, 1993). Un ampio lavoro in economia e psicologia suggerisce che, nonostante la nostra cornucopia di decisioni - commettendo errori e pregiudizi cognitivi (Henrich, 2002; Korn et al., 2014; Sharot, 2011), gli esseri umani modificano probabilisticamente le loro convinzioni in modi adattivi man mano che le prove si accumulano (Ambuehl & Li, 2018; Shah et al., 2016 ). L'aggiornamento delle convinzioni spesso richiede l'integrazione di informazioni provenienti da fonti qualitativamente diverse e la ricerca sull'evoluzione culturale suggerisce che gli esseri umani sono "adattativamente creduloni" (Henrich & McElreath, 2007) - in altre parole, potremmo aver sviluppato tendenze psicologiche a fare affidamento pesantemente sulle fonti sociali, soprattutto quando l'incertezza è elevata (Muthukrishna et al., 2016). Sebbene le strategie di apprendimento sociale si siano evolute per consentire agli individui di acquisire pratiche culturali adattive, possono occasionalmente portare all'adozione di comportamenti disadattivi (Henrich & McElreath, 2003; Richerson & Boyd, 2005). meccanismi cognitivi che supportano la "vigilanza epistemica" (Mercier, 2017; Sperber et al., 2010), compresi alcuni che si sono evoluti per evitare o inibire la manipolazione da parte di altri (Kraft-Todd et al., 2018; Willard et al., 2016 ). Etnograficamente, non c'è dubbio che la vigilanza epistemica giochi un ruolo nella divinazione: le persone sono sempre state, spesso giustamente, preoccupate che gli indovini potessero essere incompetenti, intenzionalmente ingannevoli o ciarlatani. Boyer (2020), ad esempio, lo sottolinea, definendolo “dubbio privato”, con ampi esempi etnografici (Holbraad, 2012; Jackson, 1978). Tuttavia, l'esistenza di tali meccanismi di difesa epistemica non significa che gli esseri umani respingano completamente le informazioni sociali dubbie: la Fig.2 suggerisce che solo il 9% degli intervistati vede la divinazione come sempre poco informativa. Un certo numero di meccanismi cognitivi o decisionali potrebbe promuovere la persistenza di pratiche epistemicamente inefficaci.
I biologi evolutivi Ze Hong e Joseph Henrich scrivono: "Nonostante i nostri grandi cervelli e le sofisticate capacità di apprendimento, possiamo ancora adottare pratiche epistemicamente non informative. Uno dei motivi per cui ciò accade potrebbe essere la forte dipendenza della nostra specie dall'apprendimento culturale per acquisire le nostre convinzioni (Gervais & Henrich, 2010; Gervais et al., 2011). Per gli esseri umani, l'evidenza empirica consiste in qualcosa di più dell'esperienza personale di prima mano degli individui. Aneddoti, testimonianze di altri e osservazioni comportamentali di altri possono anche servire come importanti forme di prova o input nella formazione delle credenze (Harris et al., 2018; Henrich, 2009, 2016). Sebbene gli antropologi e gli evoluzionisti culturali abbiano a lungo sottolineato che le pratiche di divinazione sono trasmesse di generazione in generazione (Watts et al., 2015), il modo in cui le informazioni trasmesse culturalmente modellano le percezioni delle persone sull'efficacia tecnologica è stato largamente ignorato sia dagli antropologi che dal mainstream. Gran parte dell'etnografia suggerisce che le informazioni riguardanti l'efficacia della divinazione siano acquisite attraverso la testimonianza piuttosto che l'esperienza diretta (Fodde-Reguer, 2014; Singh & Henrich, 2020). Questo perché (1) in condizioni di incertezza e specialmente quando i costi sono alti, gli esseri umani sono psicologicamente predisposti ad imparare dagli altri (Boyd & Richerson, 1985; Laland, 2004); (2) molte pratiche divinatorie richiedono una notevole esperienza e quindi i non specialisti non possono davvero "sperimentare" per verificare l'efficacia di queste pratiche da soli; e (3) non tutti gli individui hanno la possibilità di consultare personalmente un indovino per poter valutare le previsioni".
Fattori che condizionano l'efficacia percepita nella Divinazione e modificano il comportamento
Diagramma causale dei fattori che influenzano l'efficacia soggettivamente percepita. Le tre componenti di una data pratica tecnologica (plausibilità/credibilità intuitiva, efficacia oggettiva, costo/beneficio percepito) sono elencate sul lato sinistro dopo la parentesi graffa; le relazioni causali che contribuiscono all'efficacia soggettivamente percepita sono rappresentate da frecce blu, e le relazioni causali che contribuiscono al comportamento (se impegnarsi o meno nella pratica tecnologica) sono rappresentate da frecce rosse. Il feedback si verifica quando il comportamento di un individuo viene osservato di altri individui ingenui, che possono essere influenzati da segnalazioni e pregiudizi inferenziali (freccia blu vuota)
Efficacia della Divinazione
Ze Hong e Joseph Henrich scrivono:

Nella letteratura antropologica odierna sulla divinazione sembra esserci un presupposto implicito che, poiché la divinazione non è oggettivamente efficace, non può essere il caso che le persone si sforzino di ottenere informazioni più accurate sul mondo. Questa logica narrativa ignora il fatto che in ultima analisi è l'efficacia soggettivamente percepita che conta (Singh, 2017), e l'efficacia oggettiva non è l'unico fattore che contribuisce alla percezione soggettiva. La valutazione finale da parte delle persone dell'efficacia della divinazione (o di qualsiasi pratica tecnologica), sebbene mediata dall'elaborazione di informazioni provenienti da fonti diverse, ha in ultima analisi l'efficacia oggettiva come un input importante (Fig. 3). Nell'introduzione abbiamo fornito ampie prove della natura strumentale della divinazione, il che solleva la questione della sua persistenza; poi abbiamo passato in rassegna la letteratura esistente in psicologia e scienze cognitive sui fattori psicologici che sostengono tecnologie inefficaci e sull'importanza dell'apprendimento culturale nella formazione delle credenze. In questa sezione, adottiamo un approccio di modellazione formale per tenere conto sia della visione dominante che la persistenza di queste tecnologie inefficaci è principalmente il risultato delle nostre intuizioni evolute e della nostra componente di apprendimento proposta nell'aggiornamento delle convinzioni monitorando la credenza degli individui nell'efficacia di alcune tecnologie epistemiche in un contesto dinamico. In tal modo, forniamo un'analisi più rigorosa di come diversi tipi di informazioni (intuizioni evolute, testimonianze e l'osservazione delle azioni degli altri) contribuiscono alla convinzione e alla fiducia delle persone nell'efficacia di alcune tecnologie. La figura 3 mostra che la divinazione, o qualsiasi pratica tecnologica, può essere percepita come efficace a causa della sua plausibilità intuitiva o dell'efficacia oggettiva. In realtà, tuttavia, entrambi i fattori sono probabilmente in gioco. Come accennato in precedenza, molto lavoro è stato fatto per esaminare la relazione tra plausibilità intuitiva ed efficacia percepita soggettivamente. Ciò che è notevole dell'efficacia oggettiva è che non si manifesta direttamente; piuttosto, contribuisce all'efficacia soggettivamente percepita attraverso vari percorsi epistemici: esperienza personale, testimonianza, comportamento osservato, ecc. Fondamentalmente, tali percorsi epistemici non garantiscono sempre la traduzione accurata dell'efficacia oggettiva in efficacia percepita soggettivamente. Nel modello, integriamo queste diverse fonti di informazioni per analizzare come le convinzioni vengono aggiornate e quando gli individui potrebbero sistematicamente sopravvalutare l'efficacia delle diverse tecnologie. Consideriamo anche come queste convinzioni influenzino il processo decisionale e il comportamento, dati i costi e i benefici percepiti dalle persone dei potenziali risultati. Nel nostro modello, il comportamento delle persone viene quindi osservato da altri nella comunità, che poi utilizzano queste osservazioni per aggiornare la propria valutazione dell'efficacia della tecnologia, avviando credenze sequenziali e cambiamenti comportamentali a livello di popolazione, ovvero, evoluzione culturale.
Nella letteratura antropologica odierna sulla divinazione sembra esserci un presupposto implicito che, poiché la divinazione non è oggettivamente efficace, non è il caso che le persone si sforzino di ottenere informazioni più accurate sul mondo. Questa logica narrativa ignora il fatto che in ultima analisi è l'efficacia soggettivamente percepita che conta (Singh, 2017), e l'efficacia oggettiva non è l'unico fattore che contribuisce alla percezione soggettiva. La valutazione finale da parte delle persone dell'efficacia della divinazione (o di qualsiasi pratica tecnologica), sebbene mediata dall'elaborazione di informazioni provenienti da fonti diverse, ha in ultima analisi l'efficacia oggettiva come un input importante
Come l'Evoluzione culturale influenza la nostra visione del Mondo
Il biologo evoluzionista Joseph Henrich spiega perchè tutte le esperienze che facciamo e i concetti a cui ci esponiamo modifichino, fisiologicamente, il nostro cervello e, funzionalmente, la nostra mente.
Il ruolo della parola nel pensiero mesopotamico
Lo storico delle religioni Pietro Mander, a proposito della divinazione mesopotamica, scrive (vedi bibliografia):

Vogliamo rilevare l’importanza del “segno” (sia esso fonetico, come la parola pronunciata, o scritto, come i grafemi incisi sull’argilla o sulla pietra e metallo) per la civiltà mesopotamica. Nelle due lingue, Sumerico e Accadico, lo stesso termine significa tanto “parola” che “fatto” (inim, awÂtum): la parola non era pensata come un un mero flatus vocis, ma racchiude in sé la natura stessa di ciò che rappresenta. Si adatta perfettamente alla concezione mesopotamica la frase latina: nomina sunt essentia rerum. Possiamo collegare questa concezione alla divinazione, come abbiamo indicato prima, e, soprattutto, possiamo proiettare sul segno scritto questo collegamento, cui il mondo scribale darà sommo rilievo. La portata del concetto si riscontra inoltre, anche nel modo in cui venne strutturato il pantheon. Tra il sommo Cielo irragiungibile (sede del dio An) e la terra abitata dagli uomini si trova l’elemento atmosferico, evidenziato dal soffiare dei venti. Questo elemento è la sede del re degli dèi e dell’universo, il dio Enlil (il cui nome significa: “Signore-vento”). Questo dio, e non il Sommo Cielo An, agiscono nel mondo, reggendone le sorti e determinandone i destini. Ebbene, “Signore-vento” è considerato colui che dà la vita all’universo, e cos’altro è la vita se non un “soffio”, il “vento” del respiro? Questa è la differenza tra un cadavere e un vivente: il soffio di vita. Ma anche la parola, cos’è se non un soffio? E non è la parola che rende manifesto il pensiero, che è racchiuso nella mente? Queste ovvie considerazioni sono alla base della posizione del “soffio” (“Signore-vento”) intermedia tra il Cielo e il mondo terreno. E sono queste stesse considerazioni a mostrare il ruolo della parola nel pensiero mesopotamico. Del dio “Signore-vento” si diceva: “la cui parola non può esser cambiata”, nel senso che determinava irreversibilmente i destini per tutto il Cosmo.
La divinazione vincente degli antichi Greci, la Pizia e l'oracolo di Delfi
Peter Struck dimostra che la divinazione greca consisteva nel riconoscere all'intuizione un valore fondante
Esiste oggi una quantità enorme di divinazioni (vedi Wikipedia), alcune delle quali ancora praticate al giorno d'oggi. Cosa spiega la persistenza, nella società odierna di ciarlatani di vario genere (indovini, fattucchiere e maghi) che sfruttano con successo la credulità delle persone semplici? dal comportamento dei gatti (ailuromanzia), alla divinazione delle carte (cartomanzia), alla divinazione dei fondi del caffè (caffeomanzia), alla divinazione del vino (enomanzia), alla divinazione dei corpi celesti (astrologia), alla divinazione di carte speciali quali i Tarocchi (Taromanzia), agli oracoli elettronici (cybermanzia), al Feng shui (geomanzia), alla divinazione cinese (I Ching), ecc. La spiegazione è ancora il 'dramma magico', ovvero la percezione di non esserci? O ci sono altre ragioni?
Divinazione: una fascinazione che perdura quando la cultura razionalistica viene a contatto con quella magico-primitiva e non se ne libera
Perchè ancora oggi, nel mondo moderno della cultura occidentale, molte persone per risolvere i propri problemi personali, sentono il bisogno di affidarsi a indovini, fattucchiere, maghi e cialtroni vari? Probabilmente per lo stesso motivo che, durante la pandemia di Covid19, ha guidato molte persone verso il rifiuto dei vaccini e delle restrizioni sanitarie. Si tratta di motivi psicologici e sociologici che sono stati evidenziati nel seguito.

Perchè le persone credono nel paranormale?
Ci sono almeno due spiegazioni per la credenza nel paranormale: una spiegazione psicologica e una spiegazione sociologica:

Spiegazione psicologica
Si può dire che le persone si dividono in due grandi gruppi che differiscono per "stile cognitivo" (la cosiddetta personalità cognitiva degli psicologi Richard Petty e John Cacioppo): gli intuitivi e i riflessivi, cioè coloro che non affrontano volentieri compiti che richiedo uno sforzo mentale e coloro che, invece, ne ricavano piacere. Secondo una recente ricerca degli psicologi Romain Bouvet e Jean-François Bonnefon (vedi bibliografia 2015), lo stile cognitivo delle persone è predittivo della tendenza a credere nel paranormale. In tre ricerche sperimentali essi hanno verificato come persone con uno stile cognitivo intuitivo, indipendentemente dalle loro precedenti credenze, dopo aver sperimentato un evento sconcertante che sembra invitare a una spiegazione soprannaturale, la accettino.

Spiegazione sociologica
I sociologi Andrea Molle e Christopher Bader della Chapman University hanno condotto una ricerca (vedi bibliografia 2014) nella quale hanno analizzato l'enorme crescita negli USA dei programmi televisivi dedicati al paranormale, che dagli anni '70 al 2011 sono cresciuti da poche unità ad almeno 28 distinti show. Questo ha fatto sì che il paranormale diventasse negli USA un fenomeno di massa, che i ricercatori spiegano così:

C'è una forma emergente della cultura paranormale, che chiamiamo "Paranormal Discovery". La sottocultura della "scoperta paranormale" è emersa dalla confluenza di tre fattori: l'uso crescente del linguaggio scientifico e del gergo da parte di appassionati del paranormale; la democratizzazione dell'indagine paranormale; e la maggiore disponibilità di esperienze paranormali. Insieme questi tre fattori hanno prodotto una forma del paranormale che ha la capacità di comportarsi come una attrazione turistica di massa [per i tour organizzati alla ricerca di fantasmi] e di  forza economica nelle comunità locali. Inoltre, questa forma del paranormale è facilmente esportabile in altre culture.

Negli USA i programmi TV sul paranormale sono entrati a far parte della sottocultura popolare e il loro successo ha ne ha determinato l'esportazione in tutto il mondo e anche in Italia. Scrivono Andrea Molle e Christopher Bader:

In Italia, il paranormale può essere collegato a pratiche religiose storiche, tra cui reliquie, amuleti, esorcismi e soprattutto il culto dei santi. Prima che il cristianesimo diventasse la religione ufficiale dell'Impero, i Romani adorarono un vasto pantheon di dei e dee, la maggior parte dei quali erano di origine greca o importati da province di recente conquista. Con l'ascesa del cristianesimo, il bisogno di altri dei e dee non è mai completamente scomparso. Gli antichi culti furono incorporati nel culto di Santi e reliquie sorte con il cristianesimo primitivo. Durante il Medioevo, la Chiesa cattolica ha tentata di controllare e sopprimere i suoi tratti  pagani, in particolare Stregoneria (stregoneria) (Golden 2006). La demonologia fu studiata in profondità e l'esorcismo divenne pratica comune (Cardini e Montesano 2005, Romeo 1990). Il Rinascimento, di solito presentato come l'era dell'emergere della conoscenza scientifica, è anche l'epoca in cui l'idea che esiste una conoscenza segreta ha cominciato a circolare. La percezione era quella che tale conoscenza fosse nascosta in antichi testi sacri come la Bibbia e che alcune  persone potessero essere elette per usare quella conoscenza (Rossi 2006).

In Italia il paranormale piace a molte persone e lo dimostra il successo della trasmissione RAI "Voyager" di Roberto Giacobbo, che ha trasmesso "pseudodivulgazione" per circa nove anni, o quella del programma "Mistero" di Mediaset. Secondo l'Istituto di studi politici, economici e sociali Eurispes 13 milioni di italiani consultano gli indovini ogni anno per un volume di affari pari a 6 miliardi di euro.

Riguardo agli USA, la NSF riporta l'esito di alcuni sondaggi (vedi bibliografia):

Astrologia: circa un terzo degli americani crede nell'astrologia, cioè che la posizione delle stelle e dei pianeti può influenzare la vita delle persone (Harris 1998, Gallup 1996 e Southern Focus 1998). Nel 1999, il 7% di quelli interrogati nel sondaggio NSF ha affermato che l'astrologia è "molto scientifica" e il 29% ha risposto "in modo scientifico". Il 12% dice di leggere il proprio oroscopo ogni giorno o "abbastanza spesso"; Il 32% ha risposto "solo occasionalmente".

Percezione extrasensoriale: quasi la metà o più crede nella percezione extrasensoriale o ESP (Gallup 1996, Southern Focus 1998). Secondo un sondaggio, il numero di persone che hanno consultato un indovino o un sensitivo potrebbe aumentare: nel 1996, il 17% degli intervistati riferiva di aver avuto contatti con un indovino o un sensitivo, dal 14% nel 1990 (Gallup 1996 ).

UFO, Fantasmi, Comunicazione con i morti: tra un terzo e la metà degli americani credono in oggetti volanti non identificati (UFO). Una percentuale leggermente più piccola crede che gli alieni siano atterrati sulla Terra (Gallup 1996, Southern Focus 1998). Altri sondaggi hanno mostrato che da un quinto a metà degli intervistati credono in case infestate e fantasmi (Harris 1998, Gallup 1996, Sparks, Nelson e Campbell 1997), guarigione della fede (Roper 1994, USA Today 1998), comunicazione con morto (Gallup 1996), e numeri fortunati. Alcuni sondaggi ripetuti periodicamente mostrano anche una crescente convinzione in questi esempi di pseudoscienza (USA Today 1998).

La credenza nella maggior parte dei fenomeni, ma non in tutti i paranormali, è più alta tra le donne rispetto agli uomini. Più donne che uomini credono nell'ESP (in particolare telepatia e precognizione), nell'astrologia, nei fantasmi e nella guarigione psichica. D'altra parte, gli uomini hanno credenze più forti negli UFO e in forme di vita bizzarre, per esempio il mostro di Loch Ness (Irwin 1993). Nell'indagine NSF, il 39% delle donne, rispetto al 32% degli uomini, ha detto che l'astrologia è "molto" scientifica; Il 56% delle donne, rispetto al 63% degli uomini, ha risposto "per niente scientifica".
Una storia del Mondo dalla comparsa della vita alla Singolarità
Previsioni di Ray Kurzweil 2008
Cosa è la singolarità? È un periodo storico futuro durante il quale il tasso di innovazione tecnologico sarà talmente veloce e il suo impatto talmente profondo, che la vita sarà irreversibilmente trasformata. Anche se nè utopica nè distopica, questa epoca trasformerà i concetti base che utilizziamo per dare significato alla nostra vita, dal modo in cui facciamo affari, al ciclo della vita umana, morte compresa. Capire la singolarità altererà la nostra prospettiva circa il significato del nostro passato e le ramificazioni del nostro futuro. Il comprenderla a fondo, inerentemente cambia il nostro punto di vista sulla vita in generale e sulla propria vita in particolare. (Ray Kurzweil)
Conclusioni (provvisorie): Oggi la comunità scientifica annovera la divinazione tra le pseudoscienze, ma sappiamo che essa, agli inizi del pensiero, ha stimolato riflessioni scientifiche
Cosa trasforma un qualunque 'segno' in qualcosa che abbia un 'senso' per l'essere umano? Nella risposta a questa domanda si annida il valore di ogni divinazione. Infatti la divinazione è nata, presumibilmente nel periodo finale del Neolitico, quando si sviluppò la scrittura sia in Occidente che in Oriente, per soddisfare la ricerca di senso dell'essere umano che tentava di conoscere preventivamente l'esito di una decisione o impresa. Possiamo dunque presumere che la divinazione sia stata lo stimolo che ha dato luogo alla ricerca scientifica, nel corso della storia e con velocità legata a ogni specifica cultura. Il semiologo Giovanni Manetti fa risalire l'apparizione dei segni a tre millenni prima di Cristo, nella divinazione mesopotamica, egli scrive: "Una delle prime apparizioni della nozione di segno, che registra e fissa contemporaneamente anche una terminologia relativa per indicarlo, si può trovare nell’uso che dei segni fa la divinazione mesopotamica a partire dal III millennio a.C.; anzi, si può dire che il suo aspetto più rilevante consiste nel fatto di essere centrata proprio su una nozione non banale e specifica di segno, che porta ad articolarlo ad uno schema di ragionamento inferenziale tale da permettere di trarre particolari conclusioni da particolari fatti."  Secondo lo storico Umberto Fracassini e gli archeologi Aldo Neppi Modona e Raffaele Corso (Treccani) i mezzi principali della divinazione naturale sono: a) i segni celesti su cui si fonda l'astrologia, b) i segni atmosferici, c) le azioni e i movimenti degli animali sia domestici sia selvatici, d) le nascite mostruose di animali e uomini, e) i segni speciali delle mani o di altre parti del corpo (Chiromanzia), f) lo stormire delle foglie d'una pianta, g) i sogni. Ciò, almeno, nelle culture occidentali. Essi scrivono: "In origine la divinazione era un ramo della magia cosiddetta simpatica; la quale si fonda sul principio apparentemente scientifico che da simili cause si producono simili effetti. Mentre però la scienza tiene conto soltanto delle somiglianze essenziali e naturali, provandole criticamente e stabilendole obiettivamente, la magia si contenta di somiglianze superficiali e apparenti, stabilendole a piacere e fantasticamente. Come, dunque, il mago pretende di produrre effetti con mezzi naturalmente inadeguati, così l'indovino (in lat. divinus onde divinatio, in gr. μάντις onde "mantica") pretende da supposte cause prevedere determinati effetti, o da effetti realmente esistenti arguire la causa rimasta occulta (p. es. l'autore di un furto, la ragione di una malattia, ecc.). Dalla magia la divinazione è passata nelle religioni anche di grado superiore, dove però ha cambiato di significato; cioè ha considerato certi fatti non più come cause di certi effetti futuri, ma semplicemente come segni e simboli (lat. omina), per mezzo dei quali la divinità fa conoscere i suoi voleri e quindi il futuro. Ciò poteva ordinariamente avvenire in molti modi e in qualsiasi luogo; ma in maniera speciale gli dei davano il loro responso (lat. oraculum) in qualche famoso santuario (detto anch'esso oraculum), dove i devoti venivano da ogni parte a interrogarli; quali erano in Grecia gli oracoli di Apollo a Delfi, di Zeus a Dodona, di Asclepio a Epidauro, ecc." L'attività di divinazione è forse nata per scopi, per così dire...scientifici, cioè per piegare gli eventi atmosferici alle esigenze umane in un'epoca che assisteva allo sviluppo dell'agricoltura. Per questo motivo in Cina, ad esempio, quest'esigenza diede luogo alla creazione del testo "I Ching - Il libro dei Mutamenti", con il cui metodo numerologico gli indovini dell'imperatore speravano di prevedere gli eventi atmosferici e di regolamentare efficacemente le coltivazioni in un territorio difficile come gli altipiani settentrionali. Il sinologo Richard J. Smith nel suo libro "I Ching - Una nuova lettura del libro dei Mutamenti", scrive (p.34): "I letterati cinesi hanno a lungo dibattuto sulla natura del "I Ching". Alcuni ritengono che non fosse nulla più di un manuale di divinazione, mentre altri lo descrivono come un testo filosofico, un'opera storica, un'enciclopedia o un dizionario antico, un arcaico trattato scientifico o persino un modello matematico dell'universo." Cosa rimane oggi delle innumerevoli divinazioni sviluppatesi in ogni parte del mondo arcaico? Qualcosa rimane, anche se spesso non ha grande valore, Umberto Fracassini scrive: Per intendere o conoscere preventivamente l'esito di una operazione o di un'impresa, l'uomo del popolo ricorre a espedienti, che formano spesso il segreto d'indovini [...] In pratica è divinazione ogni presagio od oracolo ricavato da segni o fenomeni speciali che si manifestano nell'uomo, nelle piante, negli animali, o da altri fatti naturali. Il singhiozzo, lo sbadiglio, il ronzio alle orecchie, il prurito alle labbra, il violento battere delle ciglia, lo starnuto, ecc. sono tra i segni più comuni; onde il volgo vi pone attenzione, rilevando le circostanze che li accompagnano; se, cioè, il ronzio si avverta all'orecchio destro o sinistro, se il battito avvenga al ciglio superiore o inferiore, ecc. Lo starnuto, che i Calabresi chiamano "segnale", è fra i segni infausti; onde non solo si scongiura esclamando: Evviva! salute! felicità! ecc., ma si osserva quante volte si ripete, la direzione in cui avviene (verso occidente è buon segno; alle spalle di una persona è cattivo), il giorno (di giovedì è triste preannunzio), e perfino l'ora. Numerose e varie sono le pratiche che le popolane mettono in opera per trarre gli auspici nei loro amori, nelle nozze, e in altre evenienze della vita: così l'uso delle Marchigiane di porre in croce sulla cenere calda del focolare, dove arde il ceppo nella vigilia dell'Epifania, due foglie di olivo bagnate di saliva. Altri prognostici si sogliono trarre dall'efflorescenza di alcune piante e specialmente dal fiorire del cardo nella festa di S. Giovanni. I sogni manifestano ai dormienti in forma figurata e per simboli ciò che sta per succedere, e non di rado per bocca dei morti o dei santi. Così pure si fanno ordalie pratiche: le quali tutte, a bene considerarle, non sono che residui di riti magici spesso di carattere primitivo. [...] La divinazione si fonda sopra una concezione meccanica della rivelazione divina, onde si oppone per sé stessa alla concezione profetica di una rivelazione personale. Quindi è che le religioni rivelate, come l'ebraismo e il cristianesimo, sono contrarie per principio alla pratica della divinazione. In generale tutte queste varie forme di divinazione perdettero ogni valore per opera dei profeti, che apparvero come gli unici e diretti espositori della volontà di Dio agli uomini. Anche il cristianesimo fin da principio ha respinto la divinazione; l'indiretta come insussistente per sé medesima, la diretta come opera del demonio". Ciò che rimane, sembra dunque spiegare la persistenza, nella società odierna di ciarlatani di vario genere (indovini, fattucchiere e maghi) che sfruttano la credulità delle persone semplici. Oggi la comunità scientifica annovera la divinazione tra le pseudoscienze, ma sappiamo che essa, agli inizi del pensiero, ha stimolato molte riflessioni...scientifiche nella mente umana.
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a chi vuole capire la divinazione
Ernesto De Martino

Pagina aggiornata il 6 giugno 2024

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Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 2.5 Generico
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