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Coloro cui sfugge completamente l'idea che è possibile aver torto non possono imparare nulla, tranne la tecnica. (Gregory Bateson)
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e-democracy: soluzione o illusione?
TEORIE > CONCETTI > DEMOCRAZIA E WEB
Scopo di questa pagina
Lo sviluppo del web 2.0 e l'impossibilità, per la televisione e per i giornali tradizionali, di ignorare le notizie provenienti dai social media, hanno aumentato le possibilità per i cittadini sia di informarsi sia di far sentire la propria voce, su qualunque tema e in qualunque momento. Come scriveva Stefano Rodotà nel 1997, allora si prefigurava una nuova forma di 'democrazia continua' che avrebbe costretto i politici ad attuare una 'campagna elettorale permanente'. Oggi, ventisei anni dopo le riflessioni di Rodotà, quelle previsioni si sono avverate e stiamo assistendo alla metamorfosi della democrazia dovuta al web 2.0.  In Italia, e non solo, la politica si è trasformata in 'tecnopolitica' attingendo a strumenti messi a punto per altre sfere: in primo luogo alla sfera economico-finanziaria e poi a  quelle della pubblicità, del commercio e dell'intrattenimento. Forme di democrazia diretta o partecipativa vengono  proposte da nuovi movimenti politici i quali ritengono che la Rete possa, oggi, attuarli. La partecipazione politica (offline) dei cittadini è andata declinando negli ultimi anni e quella online è stata piuttosto intermittente anche all'interno del Movimento 5 Stelle che ne aveva fatto la sua bandiera. Ciò che appare certa è la presenza di tentativi di contagio emotivo effettuati attraverso i social media in modo sempre più subdolo, quali ad esempio, quelli del gruppo Wagner a favore delle politiche putiniane, principalmente rivolti all'indebolimento della UE, anche attraverso la separazione del UK dalla UE (Brexit).
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Punto chiave di questa pagina
ESPERIMENTI DI CONTAGIO EMOTIVO: Negli ultimi anni abbiamo assistito all'esperimento di contagio emotivo condotto in rete da Facebook: è noto che Facebook ha svolto, il 2 novembre 2010, in occasione delle elezioni del Congresso USA, un esperimento in cui a circa 61 milioni di elettori membri di Facebook, era stato inviato un messaggio (nei newsfeed) che ricordava "Oggi si vota", con un link che permetteva di dire se l'utente aveva già votato, un contatore che mostrava quanti utenti di Facebook avevano già votato e le foto di sei friend dell'utente che avevano già comunicato di aver votato. Inoltre, i ricercatori avevano scelto casualmente tre gruppi, ognuno composto da 600.000 utenti di Facebook, ai quali avevano inviato un messaggio modificato: un gruppo non aveva ricevuto le foto degli amici, un gruppo aveva ricevuto solo il messaggio "Oggi si vota" e il terzo gruppo non aveva ricevuto nessun messaggio. Esaminando successivamente le liste elettorali, i ricercatori erano stati in grado di confrontare il comportamento dei tre gruppi: il gruppo che aveva ricevuto il messaggio con le foto degli amici aveva contribuito ad innalzare i votanti direttamente (su scala nazionale) di 60.000 unità e indirettamente (amici degli amici) di 280.000 unità, dimostrando l'effetto di contagio sociale dovuto a Facebook. Essi scoprirono inoltre che il 4% degli utenti che aveva dichiarato di aver votato non aveva detto la verità. Questo esperimento ha contribuito a innalzare il numero di votanti di 340.000 unità. Ma questo sembra essere stato solo l'inizio, infatti, dato che solo l'1% degli utenti di Facebook dichiara il proprio orientamento politico (ma questo è ciò che Facebook dichiara per non allarmare gli utenti), i ricercatori non erano stati in grado di determinare se Facebook avesse orientato il voto verso un certo schieramento politico.
Punti di riflessione
Le tecnologie, impegnate in una incessante trasformazione della realtà, creano un terreno propizio alle utopie positive e negative.
(Stefano Rodotà - Tecnopolitica p.3)
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Pessimismo, cinismo, depressione, paura, odio, panico, ansia, disgusto e sospetto sono tutti contagiosi. Così sono la violenza e le cospirazioni. Gestendo e regolando le nostre emozioni, e mantenendo le nostre posizioni sui problemi, possiamo prevenire disordini, caos e divisioni nella società. (Bruce Hutchison)
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La teoria del contagio sociale postula che le persone abbiano la tendenza a imitare gli altri. Che si tratti di osservare le azioni di un altro individuo direttamente o su una piattaforma multimediale, le persone hanno una naturale inclinazione a imitare ciò che vedono. (Chris Drew)
L'emozione modella la diffusione di contenuti moralizzanti nei social network
Grafico in rete del contagio morale sfumato dall'ideologia politica. Il grafico rappresenta una rappresentazione dei messaggi contenenti un linguaggio morale ed emotivo e la loro attività di retweet, su tutti gli argomenti politici (controllo delle armi, matrimonio tra persone dello stesso sesso, cambiamento climatico). I nodi rappresentano un utente che ha inviato un messaggio e i bordi (linee) rappresentano un utente che ritwitta un altro utente. Le due grandi comunità sono state ombreggiate in base all'ideologia media di ciascuna rispettiva comunità (il blu rappresenta una media liberale, il rosso rappresenta una media conservatrice).
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Si ritiene che Twitter e altre piattaforme di social media abbiano alterato il corso di numerosi eventi storici, dalla primavera araba alle elezioni presidenziali statunitensi. I social network online sono diventati un mezzo onnipresente per discutere idee morali e politiche. Tuttavia, il campo della psicologia morale deve ancora indagare sul perché alcune idee morali e politiche si diffondano più ampiamente di altre. Utilizzando un ampio campione di comunicazioni sui social media relative a questioni polarizzanti nei dibattiti di politica pubblica (controllo delle armi, matrimonio tra persone dello stesso sesso, cambiamento climatico), abbiamo scoperto che la presenza di un linguaggio morale-emotivo nei messaggi politici aumenta sostanzialmente la loro diffusione all'interno (e meno tra) i confini del gruppo ideologico. Questi risultati offrono spunti su come le idee morali si diffondono all'interno delle reti durante una vera discussione politica. (Cliccare per andare alla fonte)
Esempi Di Contagio Sociale (Chris Drew PhD)
Tutti i comportamenti di contagio sociale (inconsci) dovrebbero essere contrastati (con la coscienza) da un pensatore critico.

  • Fuggire dalla scena in caso di emergenza: se in una grande folla in cui una persona inizia a correre e ad agitare le braccia come se fosse in preda al panico, gli altri nella folla faranno immediatamente la stessa identica cosa. Correranno nella stessa direzione e mostreranno lo stesso senso di paura. Questo è un riflesso altamente adattivo nella maggior parte dei mammiferi.
  • Sbadigliare: quando una persona sbadiglia, c'è un'alta probabilità che sbadiglino anche quelli intorno.
  • Pensiero di gruppo: a volte, quando le persone sono in un gruppo, tendono a conformarsi tutte a una certa prospettiva o atteggiamento. Qualsiasi allontanamento dalla posizione comunemente accettata viene punito in modo che il gruppo mantenga un aspetto esteriore di armonia e coesione.
  • Nausea: quando una persona ingerisce una sostanza che viene poi espulsa in modo drammatico ed energico, può creare la stessa reazione negli altri. Questo è un evento altamente adattivo di contagio sociale che ha aiutato la specie umana a sopravvivere consumando varie tossine naturali o sostanze velenose.  
  • Pressione dei pari : anche se forse non si adatta strettamente alla definizione scientifica di contagio sociale, la pressione dei pari coinvolge gli individui che agiscono secondo una nota aspettativa di comportamento. Può indurre le persone a impegnarsi in comportamenti in cui sono moralmente contrari o potrebbero causare danni a se stessi o ad altri.  
  • Cultura del posto di lavoro: ogni organizzazione ha una cultura. Alcune organizzazioni cercano intenzionalmente di instillare una cultura di spietata competitività, mentre altre cercano di creare un'atmosfera favorevole alla collaborazione e al lavoro di squadra. La cultura crea comportamenti comuni che sono supportati in parte attraverso processi di contagio sociale.  
  • Partecipazione in classe: la maggior parte degli insegnanti ti dirà che può essere difficile far decollare una discussione in classe, soprattutto con gli adolescenti. Tuttavia, dopo che il primo studente ha alzato la mano per esprimere la propria opinione, la palla può iniziare e può scaturire una discussione entusiasmante e significativa.
  • A uno spettacolo comico: a volte le battute di un comico sono difficili da interpretare. Possono cavalcare il confine tra l'essere intelligenti e spiritosi o semplicemente maleducati e caustici. Pertanto, è importante impostare il tono e portare il pubblico nel giusto stato d'animo il prima possibile. Impostare quel tono sta capitalizzando il contagio sociale.    
  • Tendenze della moda: se una celebrità inizia a indossare qualcosa di unico che attira davvero l'attenzione del pubblico, può creare una tendenza della moda che si diffonde a macchia d'olio in uno specifico gruppo demografico.  
  • Panico sociale: quando i fumetti divennero popolari per la prima volta negli anni '50, il panico si diffuse in tutta la società. Molti politici, educatori e genitori credevano che i "libri" in forma abbreviata avrebbero avuto una cattiva influenza sui bambini. Anche se non hanno usato esplicitamente il termine contagio sociale, è proprio quello a cui si riferivano.   
  • Deindividuazione : si verifica quando una persona è membro di un gruppo o di una folla e inizia a minare la propria moralità per la sensazione di essere anonima all'interno della folla. Succede nelle rivolte, ad esempio, quando persone altrimenti rispettose della legge iniziano a fare irruzione nei negozi.
Utopie e distopie contemporanee
Nel 1997 Stefano Rodotà pubblicò un libro (Tecnopolitica – Laterza) che oggi può definirsi profetico. Egli scrisse (p.3): «le tecnologie, impegnate in una incessante trasformazione della realtà, creano un terreno propizio alle utopie positive e negative. È forse a portata di mano l'ideale mille volte inseguito della democrazia diretta? Sta per materializzarsi drammaticamente la società della sorveglianza totale? O dovremo abituarci ad una singolare convivenza, quella di un Orwell che abita ad Atene?».
Intorno al 2010 il dilemma di Rodotà ha rischiato di diventare realtà, dando luogo alle utopie positive, abilitate dai social network, delle rivolte sociali di quegli anni (Primavera Araba, Indignados, Occupy Wall Street, ecc.), sia alle distopie (utopie negative) sollecitate dalle rivelazioni di Edward Snowden in merito al vasto e sistematico programma di intercettazioni illegali delle comunicazioni online, attuato dalla NSA americana e da altre agenzie di intelligence.
Alle notizie che quotidianamente riceviamo dai massmedia si sono aggiunte quelle dei social media (Facebook, Twitter, Blogs, Forum, ecc.) e siamo stati alternativamente sospinti verso utopie o verso distopie che, sempre più, confondono la percezione della realtà sociale.
Utopie e distopie favorite dalle tecnologie dell'informazione
due mondi
Convegno sulla e-democracy
Il tema della democrazia digitale è stato oggeto di un convegno, tenutosi a Milano il 27 settembre 2014, organizzato da Libertà e Giustizia. In esso è stato immaginato che la questione della democrazia digitale sarà oggetto, nei prossimi anni, di un processo iterativo di progressiva definizione attraverso i passi descritti nello schema più sotto riportato.
Schema del convegno sulla Democrazia Digitale
Democrazia digitale convegno a Milano
Politica e Tecnopolitica
Lo sviluppo del web 2.0 e l'impossibilità, per la televisione e per i giornali tradizionali, di ignorare le notizie provenienti dai social media, hanno aumentato le possibilità per i cittadini sia di informarsi sia di far sentire la propria voce, su qualunque tema e in qualunque momento. Come scriveva Rodotà nel 1997, allora si prefigurava una nuova forma di 'democrazia continua' che avrebbe costretto i politici ad attuare una 'campagna elettorale permanente'. Oggi, dopo le riflessioni di Rodotà che purtroppo non c'è più, quelle previsioni si sono avverate e abboamo assistito alla metamorfosi della democrazia causata dal web 2.0.  In Italia, e non solo, la politica si è trasformata in tecnopolitica attingendo a strumenti messi a punto per altre sfere: in primo luogo alla sfera economico-finanziaria e poi a quelle della pubblicità, del commercio e dell'intrattenimento. Forme di democrazia diretta o partecipativa sono state  proposte da nuovi movimenti politici i quali ritengono che la Rete possa, oggi, attuarli.
La partecipazione politica (offline) dei cittadini è andata declinando negli ultimi anni e quella online è stata piuttosto intermittente anche all'interno del Movimento 5 Stelle che ne aveva fatto la sua bandiera.
Fallimento delle prime sperimentazioni
La prima piattaforma tecnologica per la e-democracy è stata Liquid Feedback, sviluppata da un gruppo di Berlino e impiegata dal Partito Pirata tedesco per incrementare la partecipazione dei cittadini e favorire i dibattiti online. La piattaforma Liquid Feedback è stata successivamente utilizzata anche dal M5S nel Lazio e dal PD nell'applicazione TuParlamento impiegata per sostenere la candidatura di Umberto Ambrosoli alle elezioni regionali lombarde del 2013.
L'esito di queste sperimentazioni è stato finora fallimentare, come ha scritto il blogger Fabio Chiusi nel suo eccezionalmente ben documentato libro (Critica della democrazia digitale – 2014 Codice Edizioni pp.94-95):

Vendere il pacchetto "democrazia liquida" come necessariamente accessoriato di maggiore partecipazione, decisioni migliori e, soprattutto di una promessa acerba, certo, ma destinata a compiersi nel futuro prossimo di rinnovamento della politica è, non solo in aperto contrasto con quello che ci dicono i dati dentro e fuori l'Italia derivanti dalla sua applicazione pratica, ma anche, e soprattutto, pericoloso nel caso in cui ci interessi davvero sfruttare il potenziale della rete per ciò che è.

L'esperienza del Partito Pirata tedesco, dopo gli ultimi esiti elettorali, si è conclusa, perchè disporre di una piattaforma software non è un fattore determinante per innalzare la partecipazione dei cittadini. E Fabio Chiusi aggiunge che la ragione sembra strutturale ed è difficile che possa cambiare in futuro (p.83):

Nemmeno l'onnipotente software può stimolare i comuni cittadini a interessarsi delle questioni monotone e arcane di cui è fatta gran parte della politica.
Rischi della democrazia digitale
Vi sono almeno due tipi di rischi per la democrazia digitale.
Il primo riguarda la vulnerabilità delle  infrastrutture tecnologiche per l'e-democracy (in particolare per l'e-voting), i cui primi casi di manipolazione del voto erano avvenuti negli USA nelle elezioni del 2000 (Bush vs Gore) e del 2004 (Bush vs Kerry).
Sappiamo ormai che il rischio di manipolazione elettronica di ogni tipo di sistema elettronico è reale e le irregolarità nel voto elettronico negli USA sono state documentate anche in un film americano (Hacking Democracy), uscito nel 2006 e disponibile integralmente su YouTube (box a fianco). Altri casi più recenti sono stati segnalati in Canada ed India.
ll secondo tipo di rischio riguarda la manipolazione dei cittadini per mezzo, non solo e non più della classica propaganda elettorale dei mass media, ma attraverso i social network. A questo riguardo Stefano Rodotà (Tecnopolitica p.14) ricordava l’ammonimento del politologo statunitense Theodore J. Lowi, il quale nel 1980 affermò che se la tecnologia apre le porte, il capitale le chiude. Gli uomini più ricchi nel mondo, infatti, non sono più banchieri e petrolieri ma coloro che hanno inventato Google , Facebook e simili. Oggi sappiamo che la profilazione degli utenti della rete, effettuata a fini commerciali da aziende specializzate su Google e altri motori di ricerca, ha raggiunto un elevato livello predittivo di quelli che sono sia i nostri desideri di acquisto (associabili alla nostra capacità di spesa), sia i nostri orientamenti culturali e ideali (associabili al nostro orientamento elettorale).
Hacking democracy
Voto elettronico: documentario sui brogli elettorali nelle elezioni USA del 2000 e 2004
Gli esperimenti totalitari di Facebook preparano la futura e-democracy
Sono ormai di dominio pubblico gli esperimenti di contagio emotivo condotti in rete da Facebook.
È noto che Facebook aveva già svolto, il 2 novembre 2010, in occasione delle elezioni del Congresso USA, un esperimento in cui a circa 61 milioni di elettori membri di Facebook, era stato inviato un messaggio (nei newsfeed) che ricordava "Oggi si vota", con un link che permetteva di dire se l'utente aveva già votato, un contatore che mostrava quanti utenti di Facebook avevano già votato e le foto di sei friend dell'utente che avevano già comunicato di aver votato (ved. box a fianco). Inoltre, i ricercatori avevano scelto casualmente tre gruppi, ognuno composto da 600.000 utenti di Facebook, ai quali avevano inviato un messaggio modificato: un gruppo non aveva ricevuto le foto degli amici, un gruppo aveva ricevuto solo il messaggio "Oggi si vota" e il terzo gruppo non aveva ricevuto nessun messaggio.
Esaminando successivamente le liste elettorali, i ricercatori erano stati in grado di confrontare il comportamento dei tre gruppi: il gruppo che aveva ricevuto il messaggio con le foto degli amici aveva contribuito ad innalzare i votanti direttamente (su scala nazionale) di 60.000 unità e indirettamente (amici degli amici) di 280.000 unità, dimostrando l'effetto di contagio sociale dovuto a Facebook. Essi scoprirono inoltre che il 4% degli utenti che aveva dichiarato di aver votato non aveva detto la verità. Questo esperimento ha contribuito a innalzare il numero di votanti di 340.000 unità.
Ma questo è solo l'inizio, infatti, dato che solo l'1% degli utenti di Facebook dichiara il proprio orientamento politico (ma questo è ciò che Facebook dichiara per non allarmare gli utenti), i ricercatori non erano stati in grado di determinare se Facebook avesse orientato il voto verso un certo schieramento politico.
Esperimento di contagio emotivo condotto da Facebook nel 2010
Un esperimento in cui a circa 61 milioni di elettori membri di Facebook, era stato inviato un messaggio (nei newsfeed) che ricordava che "Oggi si vota" con un link che permetteva di dire se l'utente aveva già votato, un contatore che mostrava quanti utenti di Facebook avevano già votato e le foto di sei friend dell'utente che avevano già comunicato di aver votato.
Voto
Una risposta provvisoria alla domanda " e-democracy: soluzione o illusione? "
James Fowler, responsabile dell'esperimento di Facebook, ha dichiarato alla CNN: "Se vogliamo trasformare il mondo in un posto migliore non dobbiamo solo cambiare il comportamento di una persona, ma anche usare la rete per influenzare gli amici di quella persona". A fronte di queste dichiarazioni e di questi esperimenti, la giornalista britannica Laurie Penny ha scritto un commento dal titolo "Gli esperimenti totalitari di Facebook" (Internazionale 11 luglio 2014) che evidenzia i rischi ai quali Internet espone la democrazia:

A parte la Cina, il popolo di Facebook supera il numero di abitanti di qualsiasi paese del mondo. Facebook è un paese a sé, un paese fatto di pura informazione dove le autorità sanno tutto quello che fate e possono cambiare tutto ciò che vedete senza avvertirvi. Possono decidere che in un particolare giorno riceverete solo belle notizie, così magari comprerete quello che vogliono. O voterete come preferiscono. Se Facebook è un paese, allora il suo sistema di governo è la dittatura aziendale. Dobbiamo difendere princìpi come il diritto a ricevere informazioni non alterate. Princìpi come il divieto per le aziende di manipolare il nostro comportamento elettorale, mai, per nessun motivo.

La convinzione che la Rete sia di per sè portatrice di democrazia si sta rivelando un'illusione, come ha chiaramente argomentato Fabio Chiusi nel suo libro (p.28):


L'Internet-centrismo, ossia l'idea che ogni questione politica, nel nostro caso, debba avere come referente ultimo proprio la rete. O meglio, internet, l'inesistente somma delle sue inesistenti proprietà naturali, ovvero [...]: dalla trasparenza, più o meno radicale, alla capacità di distruggere ogni gerarchia e concentrazione di potere.

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Edizione:2013
Collana:Opere varie
ISBN:9788858109502
pp:34
 
Spesa annua pro capite in Italia per gioco d'azzardo 1.583 euro, per l'acquisto di libri 58,8 euro (fonte: l'Espresso 5/2/17)

Pagina aggiornata il 4 luglio 2023

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Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 2.5 Generico
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