Privacy Policy Cookie Policy
Brain
brain
europa
critic
Coloro cui sfugge completamente l'idea che è possibile aver torto non possono imparare nulla, tranne la tecnica. (Gregory Bateson)
Il segnale è verità. Il rumore è ciò che distrae dalla verità. Noi viviamo nel rumore. (Nate Silver)
Vai ai contenuti
Ecosistema Mediatico Emergente
TEORIE > CONCETTI > ECOSISTEMA MEDIATICO
Scopo di questa pagina
Il concetto di ecosistema mediatico è piuttosto recente. Il sociologo Neil Postman lo ha definito come un sistema mediatico complesso che impone agli esseri umani determinati modi di pensare, sentire e comportarsi. La metamorfosi dell'informazione è stata avviata dalla introduzione delle applicazioni del Web 2.0 che favoriscono la condivisione delle informazioni, l'interoperabilità e la collaborazione tra utenti. Le applicazioni del Web 2.0 permettono agli utenti di interagire attivamente all'interno di una comunità virtuale scambiandosi contenuti generati da loro stessi, in contrasto con il precedente assetto nel quale gli utenti erano solo consumatori passivi di contenuti pubblicati da altri. La differenza tra il giornalismo tradizionale e quello partecipativo l'ha espressa efficacemente Clay Shirky, nel suo libro "Here comes everybody", scrivendo che il giornalismo tradizionale ha come motto la frase "prima filtri, poi pubblichi  ", invece quello partecipativo si fonda sul criterio opposto: " prima pubblichi, poi filtri  ". Sono in forte crescita le applicazioni di intelligenza artificiale basate sull'uso del linguaggio: naturalmente non si tratta di vera intelligenza, come quella umana. Esistono però ormai i mezzi tecnici per generare articoli giornalistici generati automaticamente, e quali vantaggi potrebbero esserci per i lettori? Come scrive il giornalista Francesco Santin: "è meglio un giornalismo completamente umano o supportato dall'intelligenza artificiale? Dotandoci di un po' di "cinismo" per quanto concerne il problema economico, sarebbe meglio un giornalismo in grado di offrire al mondo le notizie più approfondite, non soggette a bias politici e razziali e basate su fonti autorevoli. Per raggiungere questo obiettivo, allora, servirebbe il supporto dell'IA non solo per aiutare il redattore umano nella ricerca di fonti e nella stesura e correzione dell'articolo, ma anche per controllare la sua attività."
autori
I am constipated, Dad.
You're wrong, everyone has to make their contribution to society
Punti di riflessione
I fatti esistono, le notizie si creano. Spesso, certe notizie vengono inventate, altre invece non vengono diffuse.
_
Il concetto di notizia sta cambiando: prima le notizie erano scelte in base a ciò che era importante per le Redazioni (agenda setting). Oggi invece molte fonti competono per raggiungere gli utenti con le loro notizie (attraverso i social media) e lo fanno in modo "adattivo", cioè adattandosi, non solo agli interessi del singolo utente, ma anche alle sue modalità di fruizione.
La differenza tra il giornalismo tradizionale e quello partecipativo l'ha espressa efficacemente Clay Shirky, nel suo libro "Here comes everybody", scrivendo che il giornalismo tradizionale ha come motto la frase "prima filtri, poi pubblichi ", invece quello partecipativo si fonda sul criterio opposto: "prima pubblichi, poi filtri"
Un nuovo mondo di autori, giornalisti, scrittori
La metamorfosi dell'informazione è stata avviata dalla introduzione delle applicazioni del Web 2.0 che favoriscono la condivisione delle informazioni, l'interoperabilità e la collaborazione tra utenti. Le applicazioni del Web 2.0 permettono agli utenti di interagire attivamente all'interno di una comunità virtuale scambiandosi contenuti generati da loro stessi, in contrasto con il precedente assetto nel quale gli utenti erano solo consumatori passivi di contenuti pubblicati da altri. Tali criteri hanno modificato alla radice il concetto di giornalismo, infatti i costi di pubblicazione di una notizia sono oggi così bassi da permettere a chiunque di diventare un autore. The American Press Institute ha analizzato la metamorfosi del giornalismo convenzionale pubblicando i risultati nel 2003 in un report scaricabile qui.
La metamorfosi dell'informazione è stata avviata dalla introduzione delle applicazioni del Web 2.0 che favoriscono la condivisione delle informazioni, l'interoperabilità e la collaborazione tra utenti
Struttura dell'Ecosistema Mediatico

Il diagramma in figura mostra la struttura circolare dell'Ecosistema Mediatico Emergente, che trae le sue fonti dal Web (Blog, Forum, Aggregatori, Chat, Podcast, Videocast, ecc) e, dopo averle filtrate, verificate e commentate, le re-inserisce nell'ambiente pubblico della rete in un processo continuo di produzione, interpretazione e consumo di nuove notizie. Il concetto di ecosistema mediatico è piuttosto recente. Il sociologo Neil Postman lo ha definito come un sistema mediatico complesso che impone agli esseri umani determinati modi di pensare, sentire e comportarsi.

Può stupire che Il termine "ecosistema", proveniente dalle scienze naturali, venga usato anche per il sistema dei media ma, effettivamente, tale termine consente di descrivere e interpretare un sistema dalla complessità crescente dove ogni parte esiste solo perchè mutuamente dipendente dalle altre; inoltre ogni parte concorre a determinare l'equilibrio dell'intero sistema. Tale visione dei media ha contribuito a creare negli USA un intero filone di ricerca organizzato dall'associazione "The Media Ecology Association".

Ecosistema Mediatico Emergente
Questo diagramma mostra la simbiosi del giornalismo tradizionale e di quello partecipativo, così come è stata graficamente rappresentata da Shayne Bowman e Chris Willis nel rapporto "We Media" commissionato, nel 2003, a "The American Press Institute". Oggi questa simbiosi, che nel 2003 veniva osteggiata dalla stampa tradizionale, sembra già completata. (Cliccare per visualizzare il report)
Dalla comunicazione passiva a quella attiva
La differenza tra il giornalismo tradizionale e quello partecipativo l'ha espressa efficacemente Clay Shirky, nel suo libro "Here comes everybody", scrivendo che il giornalismo tradizionale ha come motto la frase "prima filtri, poi pubblichi  ", invece quello partecipativo si fonda sul criterio opposto: " prima pubblichi, poi filtri  ". Un esempio paradossale della voglia di pubblicare le proprie notizie senza l'intermediazione dei giornalisti di professione è quello dei marines americani che pubblicano le loro esperienze, anche da luoghi in cui le azioni di guerra si svolgono (es: Iraq, Afganistan), attraverso i propri blog o mediante quelli di bloggers politici indipendenti. Tuttavia, rispetto agli albori il blog è cambiato anzi, riportando l'opinione del blogger statunitense Jason Kottke, che analizza i cambiamenti occorsi nel citizen journalism negli ultimi anni: il blog è morto, viva il blog.

Una delle prime realtà del giornalismo partecipativo è stata AgoraVox, una piattaforma che pubblica in Italia dal 2008. Chiunque può registrarsi per pubblicare i propri contenuti, che vengono comunque autorizzati dalla redazione.
Il giornalismo tradizionale ha come motto la frase "prima filtri, poi pubblichi ", invece quello partecipativo si fonda sul criterio opposto: "prima pubblichi, poi filtri "
Il giornalismo tradizionale di fronte al cambiamento
Nicholas Kristof, un famoso giornalista del New York Times, pioniere dell'introduzione dell'uso dei social networks nel giornalismo tradizionale, ha rilasciato il 21 gennaio 2012 un'intervista chiarificatrice, di cui riporto un brano:

Intervistatore: Cosa ne pensi della tua interazione con i social media?
Nicholas Kristof: Tendo a considerarli come strumenti molto informali, ma imparo molto da loro, soprattutto da Twitter. Durante la Primavera araba ho saputo un sacco di cose da Twitter. Non è che credessi a priori a quelle informazioni, ma mi hanno dato idee sulle domande da porre. Si possono davvero imparare delle cose dal buon senso delle folle. Quando stavo andando ad Haiti ero alla ricerca di cose interessanti di cui scrivere, così ho chiesto alla gente su Twitter e Facebook ed ho ottenuto delle grandi risposte, che poi ho utilizzato nel mio lavoro.
Intervistatore: Si tratta di un cambiamento rivoluzionario nel giornalismo o di uno sviluppo più naturale?


Nicholas Kristof: Per certi versi è solo un adattamento dei tradizionali parametri di approccio giornalistico. Prima solitamente sentivo un gruppo di esperti per sapere chi avrei dovuto intervistare ad Haiti. Lo faccio ancora, ma ora invio richieste anche tramite i social media. Un cambiamento che è in incremento. Stiamo passando da un formato in cui noi “proclamiamo le notizie” al mondo su una tabella fissa ad uno dove conversiamo con il mondo su base 24/7. E’ un cambiamento significativo. Non credo che quello che faremo fra 20 anni sarà molto simile a quello che stiamo facendo oggi. Non penso che gli opinionisti si dovranno limitare a due articoli da 780 parole a settimana.

Intervistatore: C’è un grosso dibattito sul ruolo dei social media nel giornalismo, specialmente da parte delle maggiori testate della carta stampata. Mentre il Times stava sviluppando strategie e politiche, lei ha immediatamente iniziato a metterle in pratica. Perché?

Nicholas Kristof: Nella storia del processo di industrializzazione, le persone che padroneggiavano una tecnologia tendenzialmente non erano le stesse che avrebbero dominato la tecnologia successiva. I costruttori di diligenze non hanno prodotto le automobili. Quelli dei veicoli a motore non erano gli stessi che hanno sviluppato i treni. E questi ultimi non erano quelli delle compagnie aeree e così via. Questa è una cosa a cui penso con preoccupazione per quanto riguarda le piattaforme giornalistiche. E questa è la ragione per la quale sono disposto a fare sperimentazioni con i nuovi media e le piattaforme così come via via si presentano. Alcuni di essi sembrano vicoli ciechi, spesso non sono molto bravo a riconoscerli. Credo ci sia una naturale tendenza ad essere molto orgogliosi della propria piattaforma esistente e ad essere un po’ scettici verso le nuove tecnologie. Ma penso sia utile respingere lo scetticismo e provare cose nuove.

Trasformazione del Sistema Mediatico
Cliccare per ingrandire
Gli aggregatori personali delle informazioni e il "giornalismo adattivo"

La metamorfosi del sistema mediatico è stata accelerata dalla disponibilità di aggregatori web, basati sul formato RSS (really simple syndication), che hanno permesso di aggregare automaticamente notizie dai giornali online di tutto il mondo o di specifiche aree geografiche, creando degli "internet newspaper" (es: Google News dal 2002). Successivamente (dal 2010 per Google News) è stato fatto un passo avanti rendendo la scelta dei contenuti personalizzabile dall'utente. Oggi sono disponibili molti aggregatori personalizzabili dagli utenti che, oltre ad annullare il tempo necessario per controllare gli aggiornamenti dei contenuti dei websites, creano rapidamente in un unico spazio una sorta di "giornale personalizzato" (es: Newscred, Drupal, Feedreader, Flipboard, Zite, ecc). Essi permettono l'aggregazione di contenuti in vari formati (testi, immagini, audio, video).

La tendenza giornalistica del 2014, accreditata dalla giornalista Cory Haik del Washington Post (notizie che anticipano i bisogni del lettore) è il cosiddetto "giornalismo adattivo": i giornalisti digitali devono usare tutti i mezzi tecnologici che il web mette oggi a loro disposizione (conoscenza del tipo di dispositivo dell'utente, geotagging, metadata, ecc.), per creare le notizie personalizzate per i loro utenti. Ecco un esempio, portato dalla Haik:

Se l'utente sta guardando l'evento in TV e contemporaneamente sta consultando un aggregatore di news (esempio: BlogXY) sul suo smartphone, l'aggregatore (BlogXY) dovrebbe "inferire" che l'utente sta guardando l'evento in TV e inviargli in tempo reale commenti sull'evento inviati da altri utenti. Oppure, se l'utente sta consultando sul proprio desktop le news (del BlogXY), quest'ultimo, "inferendo" che l'utente non sta guardando la TV,  dovrebbe assicurargli la copertura video dell'evento sul desktop.

Secondo la Haik questa capacità di "adattarsi" è una grande speranza per il giornalismo del futuro. Ciò significa che i giornali del futuro, per decidere quali notizie trasmettere (ad ogni utente), dovrebbero capire dalle modalità di accesso alle loro informazioni cosa l'utente sta facendo in quel momento e dove si trova: domenica sera sul divano con un tablet in mano, o in aeroporto con lo smartphone ancora acceso prima di imbarcarsi, in quale luogo ha consultato il proprio social network o da quale luogo ha ricevuto messaggi, tweet o post...


Questo scenario neanche tanto futuribile conferma le preoccupazioni sulla sorveglianza sociale sollevate dal Datagate.

Esempio di innovazione di un mezzo di informazione tradizionale
Dalla Radio al Blog e a Twitter
Nella trasformazione in corso nel Sistema Mediatico globale tutti i media tradizionali stanno facendo grandi sforzi per modernizzarsi.
Per capire in quale modo le nuove tecnologie vengono introdotte all'interno dei media tradizionali prendiamo il caso di una trasmissione radiofonica quotidiana che è andata in onda per molti anni.
La giornalista Marina Petrillo, responsabile del programma Alaska che è andato in onda su Radio Popolare per molti anni fino al novembre 2014, presentava inchieste giornalistiche su grandi eventi sociali di tutto il mondo (ad esempio: nel 2010 il disastro ambientale della piattaforma petrolifera BP, nel 2011 le rivoluzioni arabe in Nordafrica). Si trattava di temi nei quali l'aggiornamento rapido delle fonti era vitale, così Marina Petrillo nel 2010 decise di incominciare a seguire sui social networks le informazioni inviate dai blogger/attivisti politici presenti sul campo.
La Petrillo incominciò a usare soprattutto Twitter perchè su questo mezzo le notizie arrivano tre ore prima che sulle agenzie di stampa internazionali. La selezione e l'interpretazione di una massa enorme di micronotizie mise a dura prova le sue capacità giornalistiche, ma alla fine riuscì a costruire una Twitter List di reporter specializzati e di attivisti locali "attendibili".
In tal modo le sue trasmissioni venivano quotidianamente alimentate da notizie fresche che la Petrillo contestualizzava e commentava con efficacia riuscendo a emozionare gli ascoltatori. Per chi volesse conoscere qualche dettaglio in più sull'esperienza di Alaska può leggerla sul magazine online IlPost.
Il mondo del giornalismo è a rischio: con lo sviluppo di IA sempre più complesse e potenti ogni giornalista potrebbe venire rimpiazzato da una di esse
Nel 2021 scrivevo: Sono in forte crescita le applicazioni di intelligenza artificiale basate sull'uso del linguaggio: naturalmente non si tratta di vera intelligenza, come quella umana. Esistono però ormai i mezzi tecnici per generare articoli giornalistici generati automaticamente, e quali vantaggi potrebbero esserci per i lettori? Come scrive il giornalista Francesco Santin (vedi bibliografia 2020):


è meglio un giornalismo completamente umano o supportato dall'intelligenza artificiale? Dotandoci di un po' di "cinismo" per quanto concerne il problema economico, sarebbe meglio un giornalismo in grado di offrire al mondo le notizie più approfondite, non soggette a bias politici e razziali e basate su fonti autorevoli. Per raggiungere questo obiettivo, allora, servirebbe il supporto dell'IA non solo per aiutare il redattore umano nella ricerca di fonti e nella stesura e correzione dell'articolo, ma anche per controllare la sua attività.
Giornalisti del futuro
La diffusione di "voci" negli USA
La giornalista Kate Starbird nel 2017 scrive:


Per più di tre anni, il mio laboratorio presso l’Università di Washington ha condotto ricerche su come le persone diffondono voci online durante gli eventi di crisi. Abbiamo esaminato i disastri naturali come terremoti e uragani, nonché eventi causati dall’uomo come sparatorie di massa e attacchi terroristici. A causa della disponibilità pubblica dei dati, ci siamo concentrati principalmente su Twitter, ma abbiamo anche utilizzato i dati raccolti lì (tweet) per esporre un’attività più ampia nell’ecosistema mediatico circostante.
Nel corso del tempo, abbiamo notato che un tipo simile di voce continuava a manifestarsi, più e più volte, dopo ciascuno degli eventi di crisi provocati dall'uomo: una teoria del complotto o una "narrativa alternativa" dell'evento che sosteneva che non fosse accaduto o che che è stato perpetrato da qualcuno diverso dagli attuali sospettati.
Abbiamo riscontrato per la prima volta questo tipo di voci mentre studiavamo gli attentati alla maratona di Boston nel 2013. Abbiamo notato un gran numero di tweet (>4000) che affermavano che gli attentati erano una “false flag” perpetrata dai Navy Seals statunitensi. La diffusione iniziale di questa voce ha comportato una “cascata” di tweet che collegavano a un articolo sul sito Web di InfoWars. All’epoca i nostri ricercatori non sapevano cosa fosse InfoWars, ma il significato di quel collegamento divenne chiaro col tempo.
Negli eventi di crisi successivi sono apparse voci simili. Dopo la sparatoria all’Umpqua Community College, si vociferava che l’evento fosse stato organizzato da “attori della crisi” per ragioni politiche, in particolare per giustificare restrizioni legali sul diritto alle armi. E dopo le sparatorie al nightclub Orlando Pulse, alcune voci suggerivano che fossero state commesse da qualcuno diverso dall'uomo armato accusato, con lo scopo di attribuire falsamente l'attacco ai musulmani. Per ogni evento di crisi causato dall’uomo che abbiamo studiato, abbiamo trovato prove di narrazioni alternative, spesso condivise da alcuni degli stessi resoconti e collegate ad alcuni degli stessi siti online.
Queste voci avevano “firme” diverse da altri tipi di voci. In termini di volume (misurato in tweet al minuto), la maggior parte delle voci relative alla crisi aumentano rapidamente e poi svaniscono anch’esse in tempi relativamente brevi, tipicamente “decadendo” a un ritmo esponenziale. Ma queste voci narrative alternative sono nate più lentamente, e poi hanno indugiato, fluendo e rifluendo nel corso di giorni o settimane (o anni). Avevano anche una partecipazione sostenuta da parte di un determinato gruppo di utenti Twitter (ovvero molti tweet per utente per un lungo periodo di tempo), piuttosto che una partecipazione limitata da parte di un gran numero di utenti (uno o due tweet per utente, tutti nello stesso momento). ) come fanno le voci tipiche. Inoltre, le voci narrative alternative spesso presentavano un’elevata “diversità di dominio” , in quanto i tweet facevano riferimento alle voci collegate a un gran numero di domini distinti (siti web diversi), inclusi siti di media alternativi come InfoWars, BeforeItsNews e RT (aka Russia Today). Molte di queste voci avevano anche una forte presenza di “botnet”: in altre parole, molti account Twitter partecipanti non erano persone “reali”, ma erano gestiti da un programma informatico che controllava un gran numero di account.
La razionalità richiede impegno personale!
Iscriviti alla Newsletter di pensierocritico.eu per ricevere in anteprima nuovi contenuti e aggiornamenti:
Bibliografia (chi fa delle buone letture è meno manipolabile)


Scrivi, se non sei d'accordo
Se ritenete che le tesi del "punto chiave" non vengano sufficientemente supportate dagli argomenti presenti in questa pagina potete esprimere il vostro parere (motivandolo).
Inviate una email con il FORM. Riceverete una risposta. Grazie della collaborazione.
Libri consigliati
a chi vuole approfondire la direzione presa dal nuovo giornalismo
Spesa annua pro capite in Italia per gioco d'azzardo 1.583 euro, per l'acquisto di libri 58,8 euro (fonte: l'Espresso 5/2/17)

Pagina aggiornata il 30 maggio 2024

creative commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 2.5 Generico
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 2.5 Generico
Torna ai contenuti