- Metafore: per dare un'idea o programmare un nuovo significato confrontandolo con qualcos'altro
- Storie (miti e leggende): per incorniciare un tema con un aneddoto in modo vivido e memorabile
- Tradizioni (riti, rituali e cerimonie): per strutturare e definire un'organizzazione sociale a intervalli di tempora regolari, che servano a confermare e riprodurre i valori organizzativi
- Slogan, gerghi e parole d'ordine: per incorniciare un tema in un modo memorabile e familiare
- Manufatti: per illuminare i valori aziendali attraverso vestigia fisiche (a volte in un modo che il linguaggio non permette)
- Contrasto: per descrivere un tema in termini di ciò che esso non è
- Rotazione: per descrivere un concetto in modo da dargli una connotazione positiva o negativa
Il sociologo Erving Goffman, nell'introduzione al suo libro "Frame Analysis" (p.47) scrive:
Goffman chiarisce inoltre le intenzioni del suo libro "Frame Analysis" scrivendo (p. 57):Presumibilmente una "definizione della situazione" può essere trovata quasi sempre, ma quelli che si trovano nella situazione normalmente non creano questa definizione, anche se si può dire che la loro società lo fa spesso; comunemente tutto ciò che fanno è valutare correttamente la situazione per poi agire in modo appropriato. E' vero che noi negoziamo personalmente tutti gli accordi secondo cui viviamo, ma spesso una volta negoziati, continuiamo meccanicamente come se niente fosse.
Questo accade perchè il framing è euristico e, una volta creato scivola nell'inconscio
In tutto il libro è fatto considerevole uso di aneddoti citati dalla stampa e da libri del genere biografico. Sarebbe difficile trovare dati con meno valore apparente. Ovviamente, gli eventi casuali che sono tipici o caratteristici non fanno notizia proprio per quel motivo, solo quelli straordinari fanno notizia, e anche questi sono soggetti alla violenza editoriale usata comunemente dai gentili scrittori. La nostra comprensione del mondo precede queste storie, determinando quali di queste verranno selezionate dai giornalisti e come saranno raccontate quelle selezionate. [...] La progettazione di questi eventi riferiti è pienamente rispondente alle nostre esigenze che non ricercano fatti ma esemplificazioni. Il loro essere raccontate dimostra il potere delle nostre idee convenzionali di fronteggiare i bizzarri potenziali della vita sociale, i limiti più lontani dell'esperienza. Ciò che sembra essere allora una minaccia al nostro modo di dare un senso al mondo si rivela essere una difesa di esso ingegnosamente selezionata. Noi affidiamo queste storie al vento; esse prevengono che il mondo ci sconvolga. Generalmente non presento questi aneddoti come prove o dimostrazioni, ma come descrizioni chiarificatrici, come fantasie di frame che riescono, attraverso le centinaia di libertà prese dai loro narratori, a celebrare le nostre credenze riguardo al lavorio del mondo.Nelle notizie, l'essere umano non cerca fatti, ma solo esemplificazioni
Quando a guidarci nella vita è l'immagine del mondo che ci siamo fatti durante l'adolescenza o nei primi anni dell'età adulta, un'immagine non perfettamente matura, allora perdiamo anche qualcosa. Freud ha descritto con molta efficacia l'influsso potente e durevole di un'età ancora precedente, il modo in cui gli appassionati desideri del bambino, una comprensione insufficiente, un ristretto ambito affettivo, la limitatezza delle opportunità e degli strumenti d'azione si fissano sulla vita emotiva e sui suoi atteggiamenti da adulto e continuano a condizionarli. E' una situazione (come minimo) disdicevole: progettereste voi una specie intelligente perennemente plasmata sulla sua infanzia, una specie le cui emozioni non avessero mai una caduta di intensità e in cui regole e limiti potessero essere invocati solo con gran difficoltà? Una cosa simile vale per i primi anni dell'età adulta: non è un insulto pensare che i giovani non possono ancora saperne abbastanza per decidere o comprendere l'intero corso di una vita. Sarebbe triste se strada facendo non si apprendesse niente di importante sull'esistenza.
Il concetto di "frame" venne introdotto dall'antropologo, biologo, psicologo, ecc. Gregory Bateson nel 1972 nel capitolo "Una teoria del gioco e della fantasia" del libro "Verso un'ecologia della mente (pp. 216-235)". Bateson dimostrò che nessuna comunicazione, sia verbale che non verbale, potrebbe essere compresa senza un messaggio metacomunicativo che spieghi quale frame interpretativo applicare alla comunicazione. Egli derivò tale conclusione osservando allo Zoo di San Francisco il gioco di alcune scimmie (p. 219):
Quello in cui mi imbattei allo zoo è un fenomeno ben noto a tutti: vidi due giovani scimmie che giocavano, cioè erano impegnate in una sequenza interattiva, le cui azioni unitarie, o segnali, erano simili, ma non identiche, a quelle del combattimento. Era evidente, anche all'osservatore umano, che la sequenza nel suo complesso non era un combattimento, ed era evidente all'osservatore umano che, per le scimmie che vi partecipavano, questo era "non combattimento". Ora questo fenomeno, il gioco, può presentarsi solo se gli organismi partecipanti sono capaci in qualche misura di metacomunicare, cioè di scambiarsi segnali che portino il messaggio: "Questo è un gioco". [this is play]
Il metamessaggio metteva ogni scimmia in grado di decifrare l'intenzione "non ostile" dei comportamenti delle altre scimmie. Questa osservazione permise a Bateson di chiarire il significato di comunicazione. Egli scrisse (p. 217):
Se si riflette sull'evoluzione della comunicazione, è evidente che una fase molto importante in questa evoluzione viene raggiunta quando l'organismo cessa a poco a poco di rispondere 'automaticamente' ai segni dello stato di umore dell'altro, e diviene capace di riconoscere che il segno è un segnale, di riconoscere cioè, che i segnali dell'altro individuo, e anche i suoi, sono soltanto segnali, che possono essere creduti, non creduti, contraffatti, negati, amplificati, corretti, e così via. E' chiaro che questa consapevolezza che i segnali sono segnali non è affatto completa, neppure tra gli uomini. Troppo spesso noi tutti reagiamo in modo automatico ai titoli dei giornali, come se questi stimoli fossero indicazioni oggettive dirette di eventi del nostro ambiente, piuttosto che segnali elaborati e trasmessi da creature le cui motivazioni sono altrettanto complesse delle nostre.
Anche tra gli umani ogni processo comunicativo è suddiviso in due livelli: comunicazione e metacomunicazione. Come scrive lo psicologo Luigi Anolli nel libro "Fondamenti di psicologia della comunicazione (p. 34):
Quando si passa al livello della metacomunicazione, l'oggetto della comunicazione diventa la cornice (o frame) in base alla quale intendere o interpretare il messaggio stesso. Infatti, la metacomunicazione "inquadra" e fornisce un orizzonte di riferimento alla comunicazione. In questo processo l'attenzione si sposta dall'informazione e dai contenuti trasmessi, alla "relazione interpersonale" che si crea fra due o più interlocutori nel momento stesso che comunicano fra loro. Per esempio, a un commento informativo della moglie come:Moglie: se non chiudi adagio lo sportello dell'armadio, si rompono le cerniere
Moglie: se non chiudi adagio lo sportello dell'armadio, si rompono le cerniere
Il marito può cogliere il tono seccato della moglie e fornire una risposta che segna il passaggio alla metacomunicazione e che sposta lo scambio comunicativo sulla loro relazione come:
Marito: Anche quando mi devi dire qualcosa, continui a farmi dei rimproveri e a trattarmi come un bambino
Il libro, che risente dell’influsso esercitato sull’autore dalla fenomenologia e da materie come l’etologia e la linguistica, analizza, come scrive lo stesso Goffman in una incredibile, per forme e significati, introduzione, l’organizzazione dell’esperienza; in particolare l’attenzione è rivolta alle credenze, alle categorie mentali, all’attivo riflettere con cui ci rappresentiamo come la società lavora e mediante cui attribuiamo un senso al mondo. Frame Analysis è un libro di non facile lettura (a differenza delle altre opere goffmaniane); è un libro che parla di psicologia cognitiva, di sociologia e di antropologia; è un libro che trae le sue basi dalle teorie e dagli interessi di studiosi come Brentano, Husserl, Wittgenstein, Austin e, soprattutto, William James e Alfred Schutz. Ma nello stesso tempo è un libro bellissimo. E’ come se l’autore dipingesse un quadro che ha per oggetto l’esperienza e, prendendoci per mano, ce lo mostrasse un po’ per volta, dandoci chiavi di lettura sempre diverse.
Il contesto quindi, non fa altro che escludere la nostra definizione della situazione “sbagliata” ed ammettere quella “giusta”, ci consente cioè di essere “al sicuro” all’interno di quel particolare frame o, per dirla con le parole di Schutz, sfera di realtà dove ci troviamo. L’inspiegato non è l’inspiegabile poiché tutto può essere compreso: ciò che non può essere capito all’interno di un contesto sarà chiaro in un altro. I frames di Goffman non sono rigidi, bensì mobili ed incerti ed imparare a maneggiarli è un’arte decisiva per la nostra esistenza, proprio perché facendolo riusciamo a “muoverci” nella quotidianità organizzando di conseguenza la nostra esperienza.
Il politologo Robert Entman ha dato la seguente definizione di "frame":
I frame sono dunque dispositivi interpretativi della realtà che ci permettono di interpretarla, isolando alcuni elementi che la compongono, e di agire conseguentemente. La necessità dell'essere umano di "inquadrare la realtà" è stata espressa chiaramente da Gregory Bateson (pp. 225):Per "frame" si intende la selezione di alcuni aspetti di una realtà percepita per renderli più salienti in un testo, in modo da promuovere una particolare definizione del problema, un'interpretazione causale, una valutazione morale, e/o una raccomandazione per l'elemento descritto.
La distinzione tra 'gioco' e 'non gioco', come la distinzione tra fantasia e non fantasia, è certo una funzione del processo secondario, "o ego". All'interno del sogno, il sognatore di solito non si rende conto di sognare, e all'interno del 'gioco' gli si deve spesso ricordare "Questo è gioco". Similmente, all'interno del sogno o della fantasia, il sognatore non impiega il concetto di 'falso': egli impiega asserzioni di ogni tipo, ma ha la curiosa incapacità di formulare meta-asserzioni; egli non è in grado, se non quando è in procinto di svegliarsi, di sognare un'asserzione relativa al suo sogno (vale a dire, che lo 'inquadri').
I frame hanno una natura euristica, cioè sono scorciatoie mentali che consentono di interpretare rapidamente nuove informazioni e situazioni, e per questo motivo essi appartengono al pensiero intuitivo (Sistema 1) e non fruiscono di elaborazione razionale (Sistema 2).
Il senso comune è un sistema di significati che guida il comportamento umano. Esso definisce i comportamenti quotidiani fornendo soluzioni ripetitive a problemi sociali senza che tali soluzioni siano sostenute da particolari teorie. Si tratta di comportamenti che noi diamo per scontati, ma che sono invece il risultato di un consolidamento storico basato su rituali, pratiche e stereotipi che si formano molto lentamente in ogni società. Il filosofo Giovanbattista Vico diede del senso comune la seguente definizione:
Il senso comune è un giudizio senz’alcuna riflessione, comunemente sentito da tutto un ordine, da tutto un popolo, da tutta una nazione o da tutto il genere umano.
Il giurista Gustavo Zagrebelsky, nell'ambito della Biennale Democrazia del 2015, tenne una Lectio nella quale descrisse i luoghi comuni che costruiscono il "senso comune" e descrivendo in che modo sono entrate nel bagaglio culturale dell'Occidente alcune idee chiave che agiscono nella società attuale (vedi bibliografia p. 1-2):
La sociologa Laura Bovone, nel ricostruire quanta verità aggiunge la conoscenza scientifica alla conoscenza di senso comune, esprime l'opinione che l'unico strumento che abbiamo a disposizione è, in fondo, la ragione mondana, cioè il senso comune, che indirizza il nostro pensiero. Essa scrive (vedi bibliografia p. 154).Un luogo comune può essere “comune” solo se è semplice e se semplifica. Per semplificare deve essere unilaterale, cioè guardare le cose esclusivamente da un lato; mostrare qualcosa, ma occultare qualche altra cosa. Lo sguardo da più lati, o da tutti i lati, non porta a una visione comune, poiché ci sarà chi vede un aspetto e chi un altro. Vedere tutto e simultaneamente ciò che occorrerebbe per avere una visione completa, non è nelle nostre facoltà. Ciò nonostante, non possiamo accontentarci del primo sguardo. De-costruire luoghi comuni significa complicare e la complicazione rende inquieti, affatica, contrappone. Semplificare, invece, tranquillizza ed è riposante. Riposante, sì, ma anche fuorviante e pericoloso. “Considerare le cose da tutti i lati”, cioè complicare, è il monito che viene da Antigone. Chi guarda da un lato solo e non vuol sapere dell’esistenza d’altri lati ch’egli per il momento non vede, è un individuo pericoloso. Si lascia convincere dalle apparenze, poiché non sa scorgere ciò che le ombre nascondono.
Anche se la ragione mondana è una gabbia da cui non si prevede l'evasione, è una gabbia che, come quella famosa di weberiana memoria, si è storicamente costruita. Oggi di questa gabbia siamo più consapevoli rispetto al passato, questa consapevolezza fa parte dell'aumento di consapevolezza-riflessività che è tipico del nostro tempo e di cui la riflessività della sociologia costituisce la punta di un fragile iceberg dal quale è possibile gettare uno sguardo panoramico sui vari campi del sapere. L'importante è non immobilizzarsi su questa cima, per la paura di caderne. L'importante è usare al suo meglio la ragione mondana che abbiamo a disposizione.
Il framing non ha, di per sè, caratteristiche negative e fraudolente, tuttavia è potenzialmente in grado di manipolare la mente delle persone mediante l'attribuzione a entità di diverso tipo, quali situazioni, notizie, ambienti, ecc, di significati appropriati agli scopi dei soggetti manipolatori. Ad esempio il framing mediante il linguaggio e la narrazione (che nella società multimediale è diventato il digital storytelling), è molto usato per scopi politici. La costruzione narrativa delle campagne elettorali è uno dei tratti che caratterizzano le scelte dei politici con lo scopo di indirizzare il consenso degli elettori. Scrive il consulente politico Gianluca Giansante in un articolo del 2009 (vedi bibliografia p.25):
Le narrazioni creano e rendono concreti i "frame" che organizzano la realtà collettiva coinvolgendo il pubblico. La trama della narrazione viene costruita al solo scopo di portare il pubblico verso la conclusione (attesa) della storia.Uno degli elementi rilevanti nella costruzione di un messaggio politico è la creazione di narrazioni, di storie collettive che producono un senso condiviso.
Secondo i linguisti Gail Fairhurst e Robert Sarr la capacità di persuadere le persone a vedere le cose dal punto di vista dell'oratore si avvale delle seguenti tecniche che usano il linguaggio per creare dei frame:
- Metafore: per dare un'idea o programmare un nuovo significato confrontandolo con qualcos'altro
- Storie (miti e leggende): per incorniciare un tema con un aneddoto in modo vivido e memorabile
- Tradizioni (riti, rituali e cerimonie): per strutturare e definire un'organizzazione sociale a intervalli di tempora regolari, che servano a confermare e riprodurre i valori organizzativi
- Slogan, gerghi e parole d'ordine: per incorniciare un tema in un modo memorabile e familiare
- Manufatti: per illuminare i valori aziendali attraverso vestigia fisiche (a volte in un modo che il linguaggio non permette)
- Contrasto: per descrivere un tema in termini di ciò che esso non è
- Rotazione: per descrivere un concetto in modo da dargli una connotazione positiva o negativa
Instagram è un social media visivamente centrato che prevede la presenza di immagini sessuali pubblicate dagli utenti. Tale sessualizzazione di Instagram può avere un impatto negativo sull'immagine corporea delle donne. Il presente studio ha esaminato se l'esposizione alla sessualizzazione di Instagram, in particolare i post di donne sessualizzate insieme a commenti relativi all'aspetto, influisse sulla soddisfazione del corpo delle donne e sulle intenzioni di chirurgia estetica.L'esposizione alla sessualizzazione di Instagram, influisce sulla soddisfazione del corpo delle donne e sulle intenzioni di chirurgia estetica
Secondo questo modello, i meccanismi cognitivi primari in queste tre famiglie sono rispettivamente (1) regolazione dell'attenzione e meta-consapevolezza, (2) presa di prospettiva e rivalutazione e (3) autoindagine. Per illustrare il ruolo di questi processi nelle diverse forme di meditazione, discutiamo di come la fusione esperienziale, lo schema del sé disadattivo e la reificazione cognitiva siano presi di mira in modo differenziato da questi processi nel contesto della meditazione buddista, integrando le prospettive di altri soggetti contemplativi, filosofici e prospettive cliniche quando pertinente. I meccanismi e gli obiettivi che proponiamo sono tratti dalle scienze cognitive e dalla psicologia clinica. Sebbene questi processi psicologici siano teoricamente complessi, così come le pratiche di meditazione che li prendono di mira, proponiamo questo nuovo quadro come primo passo per identificare specifici meccanismi cognitivi per aiutare nello studio scientifico di diverse famiglie di meditazione e l'impatto di queste pratiche sul benessere.Il gruppo di meditazioni che chiamiamo "famiglia decostruttiva" mira a disfare i modelli cognitivi disadattivi esplorando le dinamiche di percezione, emozione e cognizione e generando intuizioni sui propri modelli interni di sé, degli altri e del mondo. Proponiamo che un meccanismo centrale nella famiglia decostruttiva sia l'autoindagine, che definiamo come il processo di investigazione della dinamica e della natura dell'esperienza cosciente. Sebbene l'autoindagine abbia ricevuto poca attenzione come argomento di ricerca scientifica, varie forme di indagine sono impiegate in una gamma di tradizioni contemplative. L'autoindagine può implicare un'analisi discorsiva o un esame diretto dell'esperienza cosciente e spesso implica l'esplorazione di processi correlati al sé. L'analisi discorsiva potrebbe comportare l'identificazione dei presupposti che stanno alla base della reificazione di un particolare oggetto o esperienza e successivamente pensare e mettere in discussione la coerenza logica di questi presupposti. Nella famiglia decostruttiva, l'autoindagine viene praticata per ottenere insight. L'intuizione è stata inquadrata come un cambiamento nella coscienza, spesso improvviso, che implica la sensazione di conoscere, comprendere o percepire qualcosa che in precedenza era sfuggito alla propria comprensione. Gli studi scientifici su questo fenomeno si sono concentrati sull'esplosione di comprensione che può verificarsi in relazione alla risoluzione di semplici problemi matematici o semantici. La ricerca ha scoperto che questa forma di intuizione è collegata alle differenze emisferiche nel cervello, con studi recenti che dimostrano che la stimolazione facilitatrice della corrente continua della corteccia frontale-temporale destra insieme alla stimolazione inibitoria della regione corrispondente nell'emisfero sinistro ha notevolmente migliorato l'intuizione basata capacità di risoluzione dei problemi. Ad oggi, lo studio scientifico dell'insight non ha indagato le forme di insight che possono sorgere attraverso l'autoindagine, né c'è stata un'indagine sistematica sulla relazione tra insight e benessere. Questa è un'area che richiede ricerche future, soprattutto perché una varietà di tradizioni meditative ritiene che forme specifiche di insight, come l'insight nella natura del sé, siano di particolare importanza quando si tratta di coltivare il benessere.
Il sociologo Lorenzo De Cani in un articolo del 2014 (vedi bibliografia ) descrive le distorsioni che avvengono nel processo educativo quando l'insegnante, oltre a fornire le specifiche conoscenze nozionistiche, non addestra gli allievi a riconoscere i frame presenti in quelle nozioni. Per far questo si avvale di un esempio riguardante l'economia e in particolare il ruolo pervasivo assunto dal "neoliberismo" nella società attuale, ruolo che lo ha reso egemonico trasformandolo in un "neoliberismo culturale". Egli parte dal descrivere il ruolo dell'insegnamento (p. 21) :
Nell'ambito economico De Cani denuncia la decisione acritica delle autorità accademiche nell'insegnare un solo paradigma economico nelle Università di tutto il mondo, senza prenderne in considerazione altri (p. 21):E' ormai acclarata l’importanza di un pensiero critico e informato come precondizione per un esercizio efficace della libertà; in egual misura è fondamentale che quest’attenzione formale generi un impegno effettivo volto a far sì che questa capacità cruciale venga appresa dalle nuove generazioni che si formano nell’ambito del sistema formativo. Della formazione al “pensare” si sono occupati innumerevoli autori, e non solo di ambito strettamente pedagogico. Il nostro contributo intende proporne una lettura che, a partire da una denuncia del dilagare di un pensiero omologato al ribasso, inviti gli insegnanti e chi ricopre responsabilità educative a sviluppare consapevolezza dei meccanismi che sottendono all’induzione al conformismo mentale per poter insegnare ai ragazzi a pensare “con la propria testa”. Il ragionamento critico rappresenta lo strumento più efficace, oltre all’indispensabile possesso di nozioni, con cui opporsi alla silenziosa influenza presente in tutti i contesti potenzialmente esposti ai pericoli del pensiero unico. Con questa locuzione ci si riferisce propriamente al predominio delle teorie economiche di indirizzo neoliberista nell’insegnamento e nella pratica decisionale dell’economia politica.
Ciò porta a instaurare nella società una sorta di "pensiero unico" che, invisibilmente, permea l'intera società (p. 24):Partendo dall’ambito dell’economia, è doveroso specificare che sotto accusa non è la teoria neoliberista in quanto tale, bensì l’anomalia accademica per cui nella quasi totalità delle facoltà di economia politica del mondo viene insegnato pressoché esclusivamente questo paradigma, senza che vengano approfondite le altre (precedenti o successive) teorie economiche, nell’assenza completa di un dibattito su queste ultime. Poiché le alternative scuole di pensiero sono deliberatamente ignorate, l’intero sistema d’insegnamento dell’economia, una disciplina speculativa di indubbia centralità nella società contemporanea, risulta pertanto articolato attorno ad un unico modello che, di conseguenza, propone un’unica formulazione degli assunti e un’unica derivazione delle leggi che governerebbero l’unico mondo (economico) possibile.
Se in una società prevale un particolare modo di interpretare la realtà, possiamo affermare di essere in presenza di una forma di pensiero unico che si esercita grazie ad un’egemonia cognitiva: non vi è infatti un controllo diretto dei comportamenti delle persone, bensì una direzione delle conoscenze e, attraverso queste, delle coscienze. Caratteristica distintiva dell’egemonia cognitiva è di esulare dalla consapevolezza, in quanto è essa stessa a costruire il quadro entro cui si produce la consapevolezza della realtà sociale. In questo senso si distingue dall’ideologia per differenze sottili ma determinanti: infatti, se l’ideologia cerca di imporsi come unica forma di pensiero accettabile, l’egemonia cognitiva mira a porsi inavvertitamente come unica forma di pensiero possibile; se la prima si manifesta apertamente in ogni ambito che riesce a raggiungere, la seconda pervade silenziosamente lo spazio sociale: la sua invisibilità è condizione per la sua efficacia.
- Lorenzo De Cani (2014), Frame e reframing. Pensiero unico, pensiero critico (PDF)
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- 10 Framing Effects Examples in Real Life - StudiousGuy
Pagina aggiornata il 16 maggio 2023