Giugno 2024
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Focus della Newsletter34
Il focus di questa newsletter è il paradosso
Il focus di questa newsletter è il paradosso
Talvolta ci chiediamo cosa significhi ragionare, e come il nostro cervello sia passato dall'istinto animalesco degli albori all'argomentazione degli antichi greci. Forse in quei momenti ci rendiamo conto di quanto lungo e faticoso (e non ancora completato per la maggior parte delle persone) sia stato il processo che ci ha reso 'razionali', e di quanto questo processo non equivalga a quello che ci ha reso 'intelligenti'. Infatti Intelligenza e razionalità sono due caratteristiche diverse della mente umana. La razionalità è stata aiutata (e ancora oggi lo è) dai paradossi che, secondo la filosofa Franca D'Agostini, vennero introdotti dal filosofo greco Diogene Laerzio (180-240 d.C.). Ella scrive (nel libro "Paradossi" p.19): "I primi paradossi erano formulati come domande rivolte a un interlocutore e destinate a metterlo in difficoltà perché ammettevano due risposte contraddittorie. Diogene Laerzio nelle Vite dei filosofi (II, 10, 108) ci dice espressamente che Eubilide, esponente della scuola di Megarici, creò gli 'argomenti dialettici' noti come "il mentitore", "il velato", "il calvo", "il cumulo", presentandoli in forma di domanda. Chi dice di mentire sta mentendo o no? Se un uomo con tre capelli è calvo, anche un uomo con quattro capelli è calvo? E un uomo con cinque? La vittima di Eubilide non poteva rispondere né si né no, e se rispondeva in un senso o nell'altro diceva il falso o cadeva in contraddizione." Sembra quindi che i paradossi non siano uno scherzo linguistico, ma lo strumento fondante del ragionamento. Ogni occasione quotidiana è buona per aggiungere un tassello alla storia del pensiero, infatti anche il più piccolo esercizio mentale può essere veicolo di complessità, e il pensiero critico ce lo dimostra ogni giorno. Il motivo è che trovare la soluzione logica a un problema apparentemente insolubile ci permette di spostare ogni volta più in là il "confine del pensabile". Il filosofo Ermanno Bencivenga nell'introduzione al suo libro "La logica dei paradossi" scrive: "Paradosso" è parola di origine greca, composta da 'parà', che in questo caso significa "oltre", "al di là", e dalla radice di doxa, che significa "opinione", "credenza". Indica dunque qualcosa di non plausibile, situato al di là di quanto si possa ragionevolmente credere. I paradossi abbondano. E' paradossale che negli Stati Uniti, dove si registra un massacro con armi da fuoco alla settimana, non si riesca da decenni a far approvare una legge che imponga un minimo di controlli sulla vendita delle armi. E' paradossale che per secoli, in epoche di imbarazzante vicinanza alla nostra, migliaia di donne siano state torturate e arse vive perché accusate di essere streghe, in combutta con il demonio. Poi, studiando i fenomeni e i loro contesti, molti dei paradossi vengono spiegati e perdono il loro carattere di stranezza (non però, quando è il caso, quello di orrore). Il pesante condizionamento economico della National Rifle Association sui parlamentari americani permette di capire perché sia così difficile aggregare una maggioranza intorno a misure di assoluto buon senso. L'esigenza di di trovare capri espiatori per guerre, carestie e miseria e di sventare rivolte contadine, oltre alla persistente misoginia, permette di capire come i roghi abbiano potuto funzionare a pieno regime tanto a lungo. [...] Alcuni paradossi resistono e si insediano scomodi nella nostra quotidianità. E' paradossale che una democrazia possa scivolare democraticamente nella tirannide, come provato dall'avvento al potere del nazismo in Germania. E' paradossale che, nel nome della tolleranza, si debba proteggere il diritto alla propaganda degli intolleranti." Uno dei più importanti paradossi di fronte al quale si trova oggi la mente umana, quello che ci porta davvero ai "confini del pensabile", è posto dalla meccanica quantistica di cui parla l'astrofisico Massimo Teodorani nel suo libro; paradosso che descrive così: "Il paradosso della meccanica dei quanti dice che se noi spezziamo una particella caratterizzata da momento angolare nullo (cioè senza rotazione) in due particelle, queste due particelle dovranno ruotare l'una in senso opposto all'altro. Se poi inviamo una di queste particelle a distanza grandissima, ad esempio ad un miliardo di anni luce, e poi decidiamo di cambiare il senso di rotazione della particella vicino a noi, la particella lontana dovrà per forza cambiare a sua volta anche il suo senso di rotazione e questo lo dovrà fare istantaneamente, in caso contrario viene violata una fondamentale legge di conservazione che prevede che la somma dei sensi di rotazione di entrambe le particelle deve dare luogo alla rotazione della particella originaria da cui esse sono nate, e la rotazione della particella originaria è zero. Il paradosso – denominato “Paradosso EPR” dalle iniziali dei fisici Einstein, Podoslky e Rosen – nasce dal fatto che per rispettare una legge, quella della conservazione del momento angolare della particella originaria, se ne viola un'altra: quella della finitezza di propagazione dei segnali, che, come previsto dalla teoria della relatività, non possono essere trasmessi in maniera istantanea ma devono andare al massimo alla velocità della luce. Quindi fu la stessa meccanica quantistica classica con questo paradosso a suggerire a Bohm che la comunicazione istantanea fosse un processo realmente esistente nell'universo, e percepibile nei suoi livelli subatomici. Un paradosso denominato "entanglement" e confermato nel 2022 dall'attribuzione del premio Nobel ai fisici che ne hanno dimostrato la verità scientifica (Aspein, Zeilinger e Clauser). Un processo che non fa pensare ad una reale propagazione di segnali, dal momento che nessun segnale elettromagnetico si può propagare in maniera istantanea, ma al fatto che, a certi livelli, in particolare in quello subatomico, le particelle che apparentemente fanno parte di un mondo completamente frammentato, non comunicano realmente tra loro, ma fanno parte di un unico organismo unitario dove tutto coesiste in una grande totalità, dove il movimento è solo un'illusione, e dove la reale “locazione” del tutto risiede in un regno che si trova fuori dal tempo e dallo spazio." Quindi un paradosso è una contraddizione che non riusciamo a eliminare, come la sovrapposizione quantistica: un uomo (o un gatto) sembra esistere e non esistere, una proposizione è vera e falsa contemporaneamente, e non c'è modo di risolvere il problema e prendere una decisione. La soluzione, per la meccanica quantistica, consiste nell'accettare che essa si basi sull'esistenza di un nuovo paradigma scientifico (non ancora del tutto conosciuto).
Buona lettura!
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