Maggio 2022
NEWSLETTER
Newsletter 26
pensierocritico.eu
Focus della newsletter 26
Il focus di questa newsletter è la mente umana e il cervello conscio e inconscio che la sostiene. Infatti stanno maturando i tempi affichè la ricerca neurobiologica dissolva i dubbi che l'essere umano ha sempre avuto sulla separazione mente-cervello. Infatti, esistono ormai prove sufficienti per affermare che essi non sono separati: mente e cervello sono la stessa entità. Anche la separazione inconscio-conscio sta per sparire. Infatti la ricerca basata su immagini (fMRN) sta continuamente dimostrando (su cervelli attivi, non statici) che i processi neurali emergono "in modo dinamico" dagli strati evolutivamente più antichi e profondi del cervello, per arrivare alla corteccia dove si ampliano per svolgere le operazioni cognitive più complesse e, quando vi sono le condizioni adatte, per diventare consce all'essere umano. La maggior parte delle operazioni cognitive rimangono al di fuori della coscienza: noi ragioniamo anche se non sappiamo di farlo, sia nella veglia sia nel sonno. Infatti il cervello non si spegne mai, è sempre attivo ed è l'organo del nostro corpo che consuma più energia metabolica: circa il 20% del totale. Tutte le decisioni umane sono inconsce, e in questa newsletter verranno forniti elementi per prendere decisioni migliori.
Ecco i temi trattati in questa Newsletter:
- Nascita dell'Inconscio: C'è un grande rumore inconscio in ogni cervello umano, e da esso (circa 200 milioni di anni fa) emerse la coscienza. La consapevolezza umana delle fantastiche proprietà del cervello è cresciuta lentamente, di pari passo con l'evoluzione culturale, fino all'accelerazione degli ultimi due secoli. Ormai vi sono informazioni sufficienti per ipotizzare risposte, scientificamente fondate, alle domande più intriganti sull'evoluzione umana: (1) perchè è nato il cervello? (2) come si è evoluto il genere homo? (3) come si è evoluto il sistema nervoso dell'essere umano (4) quanti inconsci ci sono? (5) Perchè si è evoluta la coscienza? Ed altre. Dopo l'Illuminismo, nel quale si pensava che l'intelletto umano fosse esclusivamente razionale, e che il filosofo John Locke espresse nel 1690 con il "Saggio sull'intelletto umano" con il quale diede avvio alla Psicologia, arrivò il filosofo Gottfried Wilhelm von Leibniz, precursore del calcolo matematico e dell'informatica, che espresse critiche al saggio di Locke asserendo che vi fossero delle cause inconsce (le piccole percezioni) nel funzionamento mentale umano. Ma i tempi non erano ancora maturi, dato che si era nel periodo illuminista. Stavano maturando nella società quelle inquietudini che diedero luogo al Romanticismo. Lo psicologo Frank Tallis, descrivendo il superamento delle idee illuministiche riguardo alla mente scrive nel libro "Breve storia dell'inconscio": "La precisione degli orologi da tavolo, che aveva offerto all'età della ragione una metafora così potente aveva perduto il suo smalto. La mente non era un orologio ben regolato. Non poteva essere smontata e riassemblata con l'introspezione. La mente era vasta, profonda, forse infinita e le sue profondità potevano essere visitate nel sonno e sperimentate nei sogni. L'inconscio era arrivato". Che la vita mentale dell'essere umano si svolgesse prevalentemente al di fuori della coscienza era già stato intuito prima della nascita della psicoanalisi, ma Sigmund Freud con la pubblicazione nel 1899 della "Interpretazione dei sogni" lo rese noto al grande pubblico. Freud, che era un neurologo, nacque in un periodo storico privo di strumenti che gli consentissero di sperimentare e dimostrare scientificamente le sue ipotesi sulle patologie mentali, e questa limitazione lo costrinse a uno sforzo culturale enorme che ha arricchito la cultura occidentale (come documentato, ad esempio, nei libri: "Saggi sull'arte, la letteratura e il linguaggio"; "Totem e Tabù; Il disagio della civiltà; L'avvenire di una illusione"). Di alcune proprietà umane, presenti nella normalità, Freud si disinteressò deliberatamente, probabilmente perchè egli era interessato a ciò che patologizzava l'essere umano. Non dimostrò interesse, ad esempio, per l'inconscio cognitivo che sostiene molte delle attività quotidiane umane. Oggi lo psicologo Arthur Reber, scrive: "Negli ultimi decenni è diventato sempre più chiaro che una notevole quantità di lavoro cognitivo va avanti indipendentemente dalla coscienza". Il transito di un contenuto dall'inconscio alla coscienza è preceduto da un passaggio intermedio dal sistema preconscio nel quale vengono accumulati tutti i contenuti che, pur appartenendo all'inconscio, sono prossimi a diventare consci in qualsiasi momento e senza resistenze. Riguardo ai progressi della Psiche, lo psicoanalista Luigi Zoja scrive nel suo libro "Psiche": "Il progresso, la democrazia, lo Stato di diritto, la giustizia sociale, lo sviluppo economico, i diritti umani: tutto ciò richiede una fuoriuscita dal vissuto magico e dalla situazione in cui la psiche è eccessivamente diluita nel mondo circostante. E' la condizione necessaria per separare il soggetto dall'oggetto osservato e raggiungere delle conquiste". Ma queste sono conquiste della coscienza...
- Come è nata la coscienza: il ruolo della psicoanalisi nell'evoluzione culturale. Su quando è emersa la coscienza nell'essere umano non c'è ancora certezza scientifica, ci sono solo ipotesi quale quella del biologo Edward O. Wilson che la vede imminente e scrive: "Nel passaggio dalle "habilines" preumane a Homo Sapiens l'aumento graduale, benchè rapido, delle dimensioni del cervello indica che la coscienza evolse in tappe, in modo simile a quanto avvenne con altri sistemi biologici complessi come, per esempio, la cellula eucariotica, l'occhio degli animali, o la vita coloniale negli insetti. Studiando specie animali che hanno percorso solo un tratto della via che porta al livello umano, dovrebbe quindi essere possibile ricostruire i passaggi che, nella nostra specie, hanno portato alla coscienza". Vedremo nei prossimi anni cosa ci diranno le neuroscienze, intanto sembra sicuro che la nostra mente sia integralmente inconscia e varie tracce sono emerse nell'ultimo secolo a partire da Sigmund Freud fino ad arrivare allo psicologo cognitivo John Frederick Kihlstrom che nel 1987 ipotizzò che molte abilità umane percettive e motorie (si pensi all'apprendimento della guida di un'auto) vengono rese mentalmente automatiche dall'esperienza e, solo successivamente, e non ce ne accorgiamo, diventano inconsce. Sembra dunque che ci siano vari tipi di inconscio che possono, oggi, essere raggruppati in un inconscio cognitivo e in un inconscio affettivo (cioè psicoanalitico). Lo psicoanalista Paolo Migone scrive: "La coscienza è molto più lenta, funzionando un po' come un "collo di bottiglia": occorre più tempo affinché tutta "l'acqua dell'inconscio" esca e divenga conscia. Uno studio del neuroscienziato Andrea Nani e dei suoi colleghi riassume gli stadi attraverso cui un pensiero accede alla coscienza. Essi scrivono: "Un contenuto fenomenale di coscienza viene progressivamente costruito e raffinato passando attraverso l'elaborazione di diverse aree cerebrali fino a quando non viene completamente elaborato. È come se i siti primari e secondari della percezione facessero una prima e preconscia stesura del contenuto; quindi questo "protocontenuto" viene trasmesso per ulteriore elaborazione ad altre aree, che si trovano in una posizione più alta nella gerarchia corticale, fino a quando il contenuto raggiunge la fase finale e viene trasmesso in tutto lo spazio di lavoro globale del sistema fronto-parietale, dove diventa alla fine cosciente. Sono state proposte tre fasi per spiegare questa elaborazione: subliminale, preconscio e conscio (Dehaene et al., 2006). Il primo stadio (cioè, subliminale) non è abbastanza forte da produrre l'emergere dell'esperienza cosciente. Il secondo stadio (cioè il preconscio) è abbastanza forte ma, senza l'aiuto dell'attenzione, non può produrre un contenuto che entri nello spazio di lavoro globale. [...] Il terzo stadio (cioè, consapevole) è abbastanza forte e, allo stesso tempo, può produrre un contenuto segnalabile che entra nello spazio di lavoro globale quando viene elaborato sotto la luce dell'attenzione. In questo modello teorico, il film della coscienza è diretto dall'attenzione, che decide quale contenuto può o non può svolgere la sua parte nel teatro dell'esperienza cosciente. Alla luce di questa organizzazione mentale che vede le capacità decisionali del cervello umano affidate a circuiti neurali inconsci i quali emergono "dinamicamente" e transitoriamente alla coscienza, il mondo del marketing e della comunicazione pubblicitaria guarda con particolare attenzione ai fattori che indirizzano le decisioni umane e, ad esempio, l'esperto di marketing Ian Michael e i suoi colleghi nel 2019 scrivono: "I recenti progressi nelle neuroscienze cognitive e affettive hanno fornito nuovi strumenti e modelli per lo studio delle risposte emotive e cognitive inconsce e per la comprensione del pensiero e dell'azione umana. Ciò ha portato alla recente nascita di sforzi multidisciplinari, che vanno sotto le voci "NEUROECONOMIA" e "NEUROMARKETING". Questi approcci mantengono la promessa di un approccio senza precedenti alla comprensione e alla misurazione dei fattori inconsci del processo decisionale umano. Gli anestesiologi George Mashour e Michael Alkire, riguardo all'emergere della coscienza nell'essere umano, ipotizzano: "Abbiamo affermato che il tronco cerebrale, il diencefalo e la corteccia di associazione limitata in grado di elaborare ricorrenti è coerente con un nucleo o coscienza primitiva. Tuttavia, che cosa spiega la ricchezza dell'esperienza umana in contrasto con quella dei primi mammiferi o uccelli? Basandosi sulla teoria dell'informazione integrata della coscienza, l'evoluzione di reti cerebrali più complesse in grado di sintetizzare gli output di moduli più funzionalmente diversi risulterebbe in una maggiore capacità di coscienza. In effetti, l'integrazione delle informazioni sembra correlare positivamente con l'idoneità negli agenti artificiali (animats)".
- Come funziona la coscienza: il pensiero è un processo cosciente che poggia su una struttura profonda di processi inconsci. Secondo lo psicologo e neuroscienziato Stanislas Dehaene la coscienza è il risultato di un'attività cerebrale che sollecita la neocorteccia al di là della sua soglia di attivazione. Egli scrive nel libro "Coscienza e cervello": "Prima che avvenisse l'ominazione, la corteccia prefrontale dei primati possedeva già uno spazio di lavoro nel quale le fonti d'informazione passate e presenti, debitamente soppesate per la loro affidabilità, potevano essere catalogate per guidare le decisioni. Da allora, un passaggio evolutivo chiave, forse peculiare degli esseri umani, sembra aver aperto questo spazio di lavoro agli input sociali provenienti dalle altre menti. Lo sviluppo di questa interfaccia sociale ci ha permesso di raccogliere i benefici di un algoritmo decisionale sociale: confrontando la nostra conoscenza con quella degli altri abbiamo preso decisioni migliori." Le ultime scoperte rese possibili dalle tecniche di imaging hanno permesso di ipotizzare un ruolo centrale per le nostre connessioni cerebrali, più che per i singoli gruppi di neuroni, cioè per il nostro Connettoma. Scrive Dehaene: "I nostri stati neuronali fluttuano incessantemente in una maniera parzialmente autonoma, creando un mondo interno di pensieri personali, e anche quando sono posti a confronto con identici input sensoriali, essi reagiscono differentemente, secondo il nostro umore, i nostri obiettivi e i nostri ricordi. [...] Ciò che ne emerge è un "presente ricordato". Una cifra personalizzata del qui e ora, arricchita da ricordi persistenti e da previsioni anticipate, che proietta costantemente una prospettiva in prima persona sul suo ambiente: un mondo interno cosciente." Il filosofo Thomas Metzinger ha indagato, nel libro "Il tunnel dell'io", le varie forme di coscienza di sé avvalendosi delle ultime ricerche neuroscientifiche. Egli sostiene che i nostri organi di senso sono limitati, nel senso che si sono evoluti solo per percepire, nell'enorme ricchezza del mondo, solo i fenomeni che consentivano la sopravvivenza. Per questo motivo l'esperienza cosciente non è l'immagine della realtà ma piuttosto, secondo la metafora di Metzinger, quella di un tunnel che ne cattura solo una piccola parte. Scrive Metzinger: "La coscienza è "l'apparire di un mondo". L'essenza del fenomeno dell'esperienza cosciente sta nel fatto che una singola e unificata realtà diventa presente: se siete coscienti un mondo vi appare. Ciò è vero sia per i sogni sia per gli stati di veglia, ma nel sonno profondo senza sogni nulla appare: non vi è disponibile il fatto che ci sia una realtà fuori di voi e che voi siate presenti in essa; non sapete addirittura di esistere. [...] Nell'evoluzione darwiniana, una prima forma di coscienza potrebbe essere comparsa circa 200 milioni di anni fa nelle primitive cortecce cerebrali dei mammiferi, fornendo loro la consapevolezza corporea e il senso di un mondo circostante e guidando il loro comportamento." Come riconoscere il mondo reale tra tutti i mondi immaginari possibili? Si chiede Metzinger: se l'Homo sapiens ha lentamente acquisito la capacità di immaginare condizioni alternative a quelle reali, come ha fatto a distinguere tra la realtà e la rappresentazione? Scrive Metzinger: "Gli esseri umani sanno che alcune delle loro esperienze coscienti non si riferiscono al mondo reale, ma sono soltanto rappresentazioni che hanno luogo nelle loro menti. [...] Avendo esperienza cosciente di alcuni elementi del nostro tunnel in termini di mere immagini o di pensieri relativi al mondo, siamo divenuti consapevoli della possibilità di avere rappresentazioni erronee. Abbiamo capito che talvolta commettiamo degli errori, poichè la realtà non è che un tipo specifico di apparenza. In quanto sistemi rappresentazionali evoluti, abbiamo potuto rappresentare uno dei fatti più rilevanti fra quelli che ci riguardano, ossia che "siamo" sistemi rappresentazionali. Siamo stati abili a cogliere i significati di nozioni come verità e falsità, conoscenza e illusione. Non appena siamo divenuti padroni di questa distinzione, l'evoluzione culturale è esplosa, poichè siamo diventati sempre più intelligenti aumentando sistematicamente le conoscenze e riducendo parallelamente l'illusione."
- Metabolismo del cervello: qual è il costo metabolico del pensiero e della coscienza? L'aumento delle dimensioni del cervello che caratterizza gli esseri umani è strettamente legato a un aumento del metabolismo basale, cioè alla quantità di energia necessaria per mantenere il funzionamento del corpo a riposo, che indica una maggiore attività metabolica degli organi - e a un cambiamento nella destinazione dell'energia prodotta. Per comprendere la straordinaria storia evolutiva della specie umana, dobbiamo considerare non solo i fattori sociali e culturali, ma anche le condizioni ecologiche, la costruzione di nicchie e i vincoli energetici. Tuttavia, una grave mancanza di dati empirici ha ostacolato la presa in considerazione dell'energia dei primati non umani, a causa delle limitate possibilità di un approccio sperimentale. Nel 2016 l'antropologo Herman Pontzer e i suoi colleghi hanno fornito prove convincenti che il lignaggio umano ha subito un aumento del dispendio energetico metabolico giornaliero medio rispetto ai nostri parenti viventi più stretti. L'antropologa Karin Isler infatti scrive: "Pontzer si proponeva di raccogliere dati sul dispendio energetico di scimpanzé, bonobo, gorilla e oranghi. Inoltre Pontzer ha corretto un precedente malinteso dimostrando che il tasso metabolico basale, vale a dire, il flusso metabolico minimo durante il riposo, è inferiore negli scimpanzé rispetto all'uomo, se viene applicata la correzione appropriata per le differenze nella quantità di grasso corporeo immagazzinato. Ciò si adatta bene agli studi comparativi su mammiferi e primati che hanno dimostrato che fino al 35% della variazione nella dimensione relativa del cervello può essere spiegato da differenze nel tasso metabolico basale. I nuovi risultati confermano che l'insolita combinazione umana di un cervello enorme e un alto tasso di riproduzione era basata non solo su una riallocazione di energia da altre funzioni, ma anche su un aumento complessivo dei tassi metabolici". In effetti Herman Pontzer, nel 2016, ha messo in luce quello che è stato chiamato il "paradosso energetico" della nostra specie che, rispetto agli altri primati non solo ha un cervello grande, ma allo stato naturale si riproduce più spesso, alleva a lungo piccoli che crescono lentamente e ha una vita particolarmente lunga. Tutte caratteristiche molto costose in termini di energia e che, a priori, si potrebbero considerare difficili da conciliare.
- Inconscio e coscienza degli antichi greci: I misteri di Eleusi . I funghi magici furono di moda negli anni Sessanta diventando uno dei simboli della cultura Hippie. Ma, in realtà, i funghi avevano conquistato la cultura antica greca durante i riti che venivano svolti annualmente a Eleusi, un sito posto a una ventina di chilometri da Atene. Un evento che si è svolto per quasi duemila anni (dal 1400 a.C al 400 d.C.) prima di essere interrotto dall'affermazione cristiana nel mondo romano. Eleusi è stata la sede di un precursore di quelli che oggi chiamiamo "Festival" culturali e che hanno influenzato milioni di persone dell'epoca. L'etnomicologo Gordon Wasson scrive: "Quando l'uomo emerse dal suo passato brutale, migliaia di anni fa, ci fu una fase nell'evoluzione della sua consapevolezza che coincise con la scoperta di un fungo (o di una pianta superiore?) dalle proprietà miracolose: fu per lui una rivelazione, un vero e proprio detonatore per la sua anima, capace di suscitare i più elevati sentimenti di timore e riverenza, di gentilezza e amore che l'umanità possa raggiungere. Gli è concesso di vedere ciò che l'occhio mortale non può vedere. Quanto saggi furono i greci nel proteggere questo Mistero, e la somministrazione di quella pozione, con il segreto e la sorveglianza! Ciò che oggi è considerata una semplice droga, una triptamina o un derivato dell'acido lisergico, era per loro un miracolo prodigioso capace di ispirare poesia, filosofia e religione". Ciò che agli albori della cultura greca, ma anche di altre antiche civiltà come quella induista, non si sapeva era che la maggior parte delle colture (mediterranee ma non solo) vengono parassitate da un fungo che contiene degli alcaloidi allucinogeni. Questi funghi hanno provocato in passato epidemie che hanno portato alla morte migliaia di persone (La farmacista Ilaria Randi scrive: "L'ergotismo è un'intossicazione nota già dal Medioevo. Infatti, in questo periodo vi furono diverse epidemie di ergotismo provocate dall'ingestione di farine contaminate dalla Claviceps Purpurea. L'ergotismo, oltre a dare origine a manifestazioni fisiche, spesso e volentieri provocava anche sintomi psichici, come le allucinazioni. Per tale ragione, questa "malattia" - di cui non si conoscevano le cause scatenanti - era spesso associata alle forze maligne, alla stregoneria e al demonio). Oggi, nelle colture cerealicole di orzo, grano, segale, ecc. i funghi non crescono più per effetto degli antiparassitari. I greci impararono a estrarre dai funghi una pozione gradevole e non letale (è probabilmente questo il vero segreto!) che provocava effetti allucinogeni. Si era allora nella prime fasi di sviluppo dell'agricoltura ed essi avevano bisogno di creare un culto che ne favorisse l'adozione. Il culto venne costruito intorno alle figure della Dea Demetra (Cerere per i romani), madre della Terra, e della figlia Persefone (Proserpina per i romani), che essa aveva avuta da Zeus. Il mito venne costruito per simboleggiare l'alternanza delle stagioni, dalla morte invernale al risveglio primaverile che ridà inizio al ciclo vitale: nei quattro mesi invernali Persefone dimora sotto terra, richiamata nell'Ade, e insieme a lei dorme il mondo della natura; ma quando la dea risale alla luce del sole, nelle stagioni della primavera e dell'estate, avviene il passaggio dall'Oltretomba alla vita, che si rinnova ogni anno. La Treccani scrive: "Nei misteri eleusini, celebrati nella città sacra di Eleusi, vicino ad Atene, si metteva in scena, ogni anno, nel periodo tra settembre e ottobre, quando si semina il grano, il ritrovamento di Persefone da parte di Demetra: una grande e solenne processione, partita da Atene, giungeva in piena notte, con le fiaccole accese, al santuario e alla grotta sacra dove si diceva vi fosse un accesso al mondo dei morti. Qui, solo coloro che erano stati ‘iniziati’ ai misteri, potevano finalmente compiere una cerimonia che è rimasta segreta fino a oggi, e che era probabilmente legata all’idea della fecondità e anche dell’immortalità dell’anima." I Misteri di Eleusi rappresentano probabilmente una chiave di accesso allo sviluppo della cultura greca, e quindi dell'intera cultura occidentale, perchè a Eleusi parteciparono i principali filosofi e drammaturghi del tempo (Platone, Socrate, Aristotele, Sofocle, Euripide, Eschilo, Aristofane e molti altri). Ciò che oggi si conosce dell'effetto degli alcaloidi presenti nei funghi enteogeni che venivano somministrati a Eleusi, è che essi provocano, nella mente umana, un'incredibile espansione dell' Io cosciente. Esperimenti neuroscientifici sono stati condotti negli ultimi vent'anni sugli effetti che LSD provoca nel cervello umano e ciò che è emerso preliminarmente, come scrivono la neuropsicologa Katrin Preller e i suoi colleghi: "c'è l'ipotesi che gli psichedelici alterino la capacità del talamo di controllare o bloccare il flusso di informazioni alla corteccia. Il talamo è la parte centrale del diencefalo contenente cellule relè che proiettano alla corteccia. Il talamo porta anche l'input principale alla corteccia dalle aree sottocorticali e probabilmente tutte le regioni della corteccia ricevono input dal talamo. Svolge anche un ruolo chiave in varie teorie neurobiologiche della coscienza, suggerendo che l'attività neurale nei circuiti talamo-corticali dà origine all'esperienza cosciente. Durante il sonno, la sedazione o l'anestesia, la connettività talamo-corticale è ridotta, mentre il trasferimento di informazioni dal talamo alla corteccia è massimo durante gli stati che richiedono livelli elevati di attenzione sostenuta. [...] L'LSD non provoca un'inondazione corticale indifferenziata come prima ipotizzato nel modello, ma porta piuttosto a un modello di aumento del flusso di informazioni verso particolari aree della corteccia mentre la connettività talamica con altre aree corticali è ridotta nello stato di riposo. Ciò potrebbe spiegare gli effetti soggettivi apparentemente paradossali spesso riportati negli stati alterati di coscienza indotti da psichedelico, che sono caratterizzati da un aumento dell'eccitazione nonché da un'esperienza onirica, cognizione alterata ma allo stesso tempo segnalata "chiarezza mentale" percepita ed effetti simil-psicotici combinati con esperienze felici". Pare dunque che gli psichedelici provochino effetti sull'attività cosciente determinando una maggiore "chiarezza mentale". Nel 1953 questa chiarezza mentale venne sperimentata anche dallo scrittore Aldous Huxley, che fece delle esperienze con la mescalina, estratta dal peyote (un cactus messicano che produce lievi effetti allucinogeni), e scrisse in seguito il libro "Le porte della percezione", nel quale riportò le sue riflessioni sull'esperienza farmacologica e il suo significato per l'arte e la religione. Qual è il messaggio dei Misteri Eleusini per il mondo odierno? Albert Hofmann scrive nel libro "La strada per Eleusi" (pp.191-192): "La grande importanza e la lunga durata dei Misteri indicano che essi rispondevano a una profonda necessità, a un anelito dell'anima. Se adottiamo il punto di vista di Nietzsche, lo spirito greco era caratterizzato da una consapevolezza della realtà divisa dalla sua origine. La Grecia fu la culla di un'esperienza di realtà in cui l'Io si sentiva separato dal mondo esterno. Qui, la separazione cosciente dell'individuo dal suo dall'ambiente si sviluppò prima che in altre culture. Questa visione dualistica del mondo, che il medico e scrittore tedesco Gottfried Benn ha caratterizzato come "destino nevrotico europeo", ha avuto un ruolo decisivo nel corso della storia spirituale europea ed è ancora pienamente operativa nel mondo occidentale"
- Perchè prendiamo decisioni contrarie ai nostri interessi? Come prendere decisioni migliori. Le decisioni sono parte integrante della vita quotidiana di ogni persona. Non c'è un minuto nella nostra vita senza che ognuno di noi produca decisioni. Dalle più banali alle più importanti. Le decisioni umane sono state viscerali fin dalla preistoria e, per renderle di qualità accettabile, l'evoluzione ha creato lentamente dei dispositivi mentali inconsci chiamati "euristiche". Le euristiche sono scorciatoie mentali rapide e frugali, che continuano ad agire nell'inconscio della mente umana anche al giorno d'oggi e indirizzano ogni nostra decisione quotidiana. Infatti, se ci si pensa, noi ci creiamo rapidamente un'opinione su tutto ciò che ci si para davanti (eventi, situazioni, persone, ecc.), salvo poi modificarla quando nuove informazioni si presentano, ma non sempre come scrive lo psicologo Daniel Kahneman nel libro "Rumore" (p.203) : "Ci formiamo rapidamente un'impressione, e vi restiamo attaccati perfino quando subentrano informazioni contradditorie. Questa tendenza viene definita eccesso di coerenza." Questo è un esempio di come le euristiche, talvolta, si trasformino in bias cognitivi. I bias hanno lo scopo di favorire rapidità e frugalità delle decisioni da prendere. Sia le euristiche che i bias sono inconsci, e possono affiorare alla coscienza solo quando la gravità di una situazione ci chiede di fermarci a riflettere per prendere una decisione migliore di quella istintiva ed euristica. La crescente complessità del mondo moderno ha costretto gli scienziati sociali, gli psicologi, i filosofi, e oggi i neuroscienziati, a cercare di capire in quale modo è possibile migliorare la qualità delle decisioni umane. Perchè la qualità delle nostre decisioni, al giorno d'oggi, è sempre più importante? Come scrive il giornalista scientifico Eric Vargo: "In un'economia basata sulla conoscenza. . . il risultato principale di un knowledge worker è una buona decisione. Inoltre, sempre più persone hanno il compito di prendere decisioni che potrebbero essere distorte a causa della presenza di troppe informazioni, di tempi ristretti, di scelte simultanee o di qualche altro vincolo. E man mano che l'economia diventa sempre più globale, è probabile che ogni decisione parziale abbia implicazioni per una fascia più ampia della società. In un mondo del genere, la comprensione e il miglioramento del processo decisionale diventeranno decisamente una priorità sempre maggiore per gli scienziati psicologi di ogni tipo". Il percorso della capacità umana di prendere decisioni razionali è stato lungo. E questo processo si è avviato nel XV secolo ad opera del matematico e filosofo Blaise Pascal. Scrive Eric Vargo: "Nel 1670, nei suoi Pensées, il filosofo francese articola quello che, ai suoi tempi, era un dilemma piuttosto profondo per le persone razionali: credere o non credere nell'esistenza di Dio. [...] La famosa scommessa di Pascal è la prima formulazione di quella che nello studio delle decisioni è diventata nota come la Teoria del valore atteso: di fronte a una scelta tra alternative incerte, dovresti determinare i valori positivi o negativi di ogni possibile risultato, insieme a ogni probabilità del risultato, quindi dovresti moltiplicare i due e scegliere l'opzione che produce il numero più alto". Eric Vargo prosegue il suo percorso verso la razionalità così: "Sembra semplice, ma le scelte nel mondo reale raramente sono così azzeccate. Il valore atteso ricevette più sfumature da Daniel Bernoulli nel 1738 con la sua Teoria dell'utilità attesa. Insieme ai valori e alle probabilità di diversi esiti incerti, ha osservato il matematico olandese-svizzero, ci sono due fattori individuali che sarebbero anche presi in considerazione da qualsiasi decisore razionale: il suo benessere o avversione al rischio e l'utilità di un determinato guadagno a seconda delle sue preferenze o esigenze. Il valore, in altre parole, non è un assoluto. Ad esempio, un piccolo guadagno monetario sarebbe di maggiore utilità per una persona povera che per una persona ricca, e quindi le sue decisioni in una scommessa potrebbero essere completamente diverse ma ugualmente razionali". Eric Vargo prosegue, nel percorso che svela al mondo la presenza delle euristiche nelle decisioni umane, con queste parole: "L'assunto di base degli economisti è sempre stato che, quando si tratta di denaro, le persone sono essenzialmente razionali. Era in gran parte inconcepibile che le persone prendessero decisioni contrarie ai propri interessi. Sebbene i successivi perfezionamenti della teoria dell'utilità attesa abbiano fatto spazio a differenze individuali nel modo in cui le probabilità sono state stimate, il comportamento economico irrazionale in superficie di gruppi e individui potrebbe sempre essere costretto a adattarsi a calcoli rigidi e razionali. Il problema è che - e tutto, dalle fluttuazioni del mercato azionario alle decisioni tra il risparmio per la pensione o l'acquisto di un biglietto della lotteria o una maglietta sullo scaffale di vendita lo dimostra - le persone semplicemente non sono razionali. Fanno sistematicamente scelte che vanno contro ciò che un economista predice o sostiene. Entrano in scena una coppia di scienziati psicologi - Daniel Kahneman e Amos Tversky - che negli anni '70 ribaltarono le teorie razionali degli economisti. La ricerca di Kahneman e Tversky su euristica e pregiudizi e il loro contributo vincitore del Premio Nobel, "La teoria del prospetto" . Dunque nel 1974 Daniel Kahneman e Amos Tversky ribaltarono le teorie razionali degli economisti con la loro "Teoria del prospetto" che ha utilizzato la matematica per descrivere un comportamento reale, irrazionale e solo umano, consentendo una previsione molto più potente di come gli individui scelgono davvero tra opzioni rischiose. Scrive Eric Vargo: "Una chiave di volta della teoria del prospect è l'avversione alla perdita, o la scoperta basata su numerosi esperimenti che vincere $100 è attraente solo la metà di quanto perdere $100 non sia attraente. L'idea che la relazione tra valore e perdite/guadagni non sia lineare - o, più semplicemente, che "le perdite contano più dei guadagni" - è importante per le decisioni che comportano rischi e apre la porta a effetti di inquadratura (framing), in cui il contesto e la formulazione di un problema può influenzare la scelta di una persona". Qui, forse, conviene prendere atto che l'essere umano è complesso, uno e molteplice, come ha scritto il filosofo Edgar Morin: "Il XXI secolo dovrà abbandonare la visione unilaterale che definisce l'essere umano a partire dalla sua razionalità (homo sapiens), dalla tecnica (homo faber), dalle attività utilitaristiche (homo economicus), dagli obblighi della vita quotidiana (homo prosaicus). L'essere umano è complesso e porta in sé in modo bipolarizzato caratteri antagonisti".
- Euristiche e Bias cognitivi condizionano inconsciamente tutte le decisioni umane. Come si formano le opinioni sulla base delle quali prendiamo decisioni? E' ormai assodato scientificamente che le nostre opinioni sono inconsce (Kanehman e Tversky, 1974 - Koch, 2019 - West, Toplak, Stanovich, 2008 - ecc, ecc.) e che il nostro controllo sulle decisioni euristiche che prendiamo guidati dalle opinioni è difficile, anzi quasi impossibile. Lo psichiatra Mauro Maldonato scrive: "Ma cos'è, precisamente un'euristica? E' una strategia di ragionamento che consente di scegliere rapidamente (compatibilmente con la complessità della situazione e i limiti della memoria) aggirando le procedure logiche, deduttive o probabilistiche. In situazioni incerte, è spesso l'unico strumento a nostra disposizione. Diversamente dal calcolo formale, l'euristica è una soluzione immediata". Le decisioni umane sono state viscerali fin dalla preistoria e, per renderle di qualità accettabile, l'evoluzione ha creato lentamente i dispositivi mentali inconsci chiamati "euristiche". Dunque le euristiche sono scorciatoie mentali rapide e frugali, che continuano ad agire nell'inconscio della mente umana anche al giorno d'oggi e indirizzano ogni nostra decisione quotidiana. Infatti, se ci si pensa, noi ci creiamo rapidamente un'opinione su tutto ciò che ci si para davanti (eventi, situazioni, persone, ecc.), salvo poi modificarla quando nuove informazioni si presentano (framing e re-framing). Ma le euristiche hanno degli antagonisti: i bias cognitivi. I bias hanno lo scopo di favorire rapidità e frugalità delle decisioni da prendere, ma sono euristiche inefficaci che sfociano in pregiudizi. Sia le euristiche che i bias sono inconsci, e possono affiorare alla coscienza solo quando la gravità o l'importanza di una situazione ci chiede di fermarci a riflettere per prendere una decisione migliore di quella istintiva ed euristica. La presenza delle euristiche in ogni nostra decisione è stata amplificata dai social media che hanno avviato un processo di "cattura" e "manipolazione" dell'attenzione di ogni utente/cliente, come scrivono lo psicologo Paolo Legrenzi e il neurologo Carlo Umiltà nel libro "Molti inconsci per un cervello" (p.159): "Dato l'enorme flusso di informazioni, noi tendiamo a selezionare quelle che già conosciamo, quelle con cui siamo d'accordo, quelle che possiamo assimilare meglio grazie alla presenza di schemi e categorie mentali che ci sono familiari e che sono già consolidate. Inoltre, noi siamo inclini a condividere queste informazioni con chi la pensa come noi e con chi sappiamo che potrà apprezzarle perchè la pensa come noi. Queste nuove forme di vita danno luogo a una sorta di inconscio collettivo che si traduce nella radicalizzazione delle opinioni della persone. I singoli sono confortati dalla condivisione di una corrente di opinioni che è semplice, chiara, e che richiede bassi sforzi cognitivi e attentivi". Questa frase, la cui fondatezza possiamo verificare quotidianamente nell'informazione che riceviamo sia dai mass media che dai social media ci permette di confermare la classificazione delle principali categorie in cui si suddividono euristiche e bias cognitivi, classificazione (ancoraggio, costo, desiderio, framing e rappresentatività) fatta dagli psicologi Andrea Ceschi e Roberto Sartori. I Bias cognitivi sono il rovescio della medaglia delle euristiche, nel senso che hanno lo scopo di rendere l'essere umano "cieco" rispetto a certe informazioni per favorire rapidità e frugalità decisionali, così facendo essi ci portano però a commettere errori di valutazione. A questo proposito Legrenzi e Umiltà scrivono nel libro "Molti inconsci per un cervello" (p.132): "Meglio l'illusione della conoscenza e l'animo in pace che i tormenti della complessità? Questo è il dilemma che si trova davanti Neo, il personaggio interpretato da Keanu Reeves in Matrix. Prendere la pillola rossa e vivere nel mondo reale, con le sue sofferenze e complicazioni, oppure prendere la pillola blu e mantenere la comodità dell'illusione? Per chi è stanco, deluso, arrabbiato, la pillola blu è un'ancora di salvezza. Ma l'ancora di salvezza non sarebbe disponibile se l'equilibrio tra processi inconsci e coscienza non fosse sbilanciato a favore dei primi e non producesse quell'illusione della conoscenza che ci mette la coscienza a posto." Di persone deluse e arrabbiate è pieno il mondo e oggi è possibile constatarne la presenza sui social media (Troll, Hacker, ecc.) e sulle piazze (No Vax, No Green Pass, ecc). Si spera che, prima possibile, siano nella condizione di scegliere la pillola rossa, e vivere nel mondo reale...