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Coloro cui sfugge completamente l'idea che è possibile aver torto non possono imparare nulla, tranne la tecnica. (Gregory Bateson)
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Ottobre 2018
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pensierocritico.eu
I temi trattati in questo numero sono:

  1. La post-verità, le fake news e il cambiamento avvenuto nella società: L'emergere della post-verità indica un profondo cambiamento culturale nella società. Un cambiamento avvenuto silenziosamente nel corso di molti decenni. Infatti nel corso del Novecento, mentre andavano perfezionandosi gli strumenti della propaganda e della manipolazione, cambiava lo statuto dei concetti di verità e realtà. Si andava affermando una concezione che enfatizza l'esistenza di un mondo di forme socio-culturali malleabili, fluide o fragili, di cui la "modernità liquida" di Baumann costituisce la più efficace e nota immagine. Negli ultimi anni poi la rivoluzione digitale ha accelerato tale cambiamento con l'irruzione sulla scena mediatica e politica di nuovi soggetti in grado di sfruttare il potere persuasivo dei "social media". Anche il concetto di realtà ha cambiato statuto: la perdita di autorità delle istituzioni tradizionali che strutturavano la nostra vita sociale e politica: famiglia, chiese, partiti politici, sindacati, corporations ne è la prova. Come ha scritto il politologo Francis Fukuyama, con l'accesso a nuovi "spazi informativi online" abbiamo assistito a un declino della fiducia. Se abbiamo un problema lo abbiamo con l'uso del senso critico più che con la tecnologia, ed è un problema che abbiamo sempre avuto. Secondo il sociologo Piero Dominici il problema educativo/formativo è una dimensione strategica essenziale se si vogliono affrontare i rischi ai quali vanno incontro le moderne democrazie. Infatti il vero pericolo della post-verità è che quando non esiste più nessun criterio per distinguere i discorsi validi da quelli meno validi, si impongono i discorsi e le idee ei soggetti più potenti, più organizzati o più aggressivi. Per evitare di essere condizionati dalla post-verità il sociologo Guido Gili e il filosofo Giovanni Maddalena suggeriscono all'essere umano l'acquisizione di un abito mentale sostenuto da relazioni comunitarie vitali che stimolino l'apertura al mondo. Relazioni umane che permettano di confrontarsi senza reticenze o sudditanze con le informazioni provenienti dal mondo esterno e da una pluralità di emittenti, perseguendo un'educazione "non scettica" al pensiero critico.

  2. In che modo i dati (e in particolare i Big Data) influenzano sempre più economia e politica mentre sempre più gente rifiuta le evidenze quantitative: La statistica ha sempre offerto degli "argomenti quantitativi" per sostenere le proprie opinioni. Essa appartiene a quel gruppo di scienze dure che si basano su un'interpretazione del mondo basata su dati piuttosto che su opinioni, su fatti piuttosto che su illazioni. Quando i dati a disposizione erano pochi la statistica ha consentito di estrarre da essi correlazioni utili a chiarire il fenomeno in esame. L'avvento dei "Big Data", causato dalla digitalizzazione della società, ha iniziato a mettere in crisi il valore della statistica. L'avvento dei Big Data ha reso possibile una transizione: il "come" dei dati ha sostituito il "perchè" delle ipotesi: ciò che conta è applicare sofisticati algoritmi matematici a enormi quantità di dati e verificarne le correlazioni. Alcuni studiosi sostengono che questa transizione sarà dannosa per il metodo scientifico dato che molte correlazioni scoperte dagli algoritmi non sono comprensibili all'essere umano, benchè esse si rivelino vere nella realtà. In campo scientifico vedremo come in un prossimo futuro (guidato dall'Intelligenza artificiale) si svilupperà la tesi della "fine della teoria". Ma anche nella realtà sociale e politica i Big Data stanno producendo drammatici effetti. Infatti oggi è possibile accumulare una quantità enorme di dati sulle attività umane attraverso le interazioni dei singoli utenti, ad esempio i commenti su Facebook, le ricerche su Google, gli acquisti con carta di credito, ecc. Questi sono alcuni dei cosiddetti "Big Data", sui quali vengono applicati sofisticati algoritmi matematici per cercarne le correlazioni. Ciò è avvenuto inizialmente soprattutto per ragioni commerciali: individuare una correlazione tra un certo comportamento in Rete e un acquisto online, fa vendere di più. Tutta questa attività rimane ignota agli utenti/consumatori che, così, non possono lamentarsi di essere sottilmente manipolati.
    Oggi di dati iniziano ad essercene fin troppi e la gente rifiuta la loro supponenza quando essi "non" confermano le loro credenze: è una battaglia contro il pensiero critico. Ad esempio, l'Istituto britannico Think Tank British Future, in uno studio su "immigrazione e multiculturalismo", ha messo in luce il rifiuto delle persone verso l'elitarismo delle "evidenze quantitative" e ha trovato che la gente risponde più positivamente alle "evidenze qualitative" (quali le storie di singoli migranti) mentre la reazione opposta la suscitano i benefici economici dovuti alla migrazione. Le persone suppongono che i numeri siano stati manipolati e non apprezzano l'elitarismo delle evidenze quantitative. Il declino dell'autorità della statistica è al centro della crisi della politica denominata "post-verità".
    Gli effetti più pericolosi avvengono nella realtà sociale e politica, a causa del fatto che, per molti fenomeni sociali i Big Data cominciano a rendere disponibili "tutti" i dati di quel fenomeno. Il caso di Cambridge Analytica che ha manipolato con i Big Data le ultime elezioni USA è solo la punta dell'iceberg. La fiducia nella statistica è in declino nelle democrazie liberali. Ad esempio, in Gran Bretagna, secondo una ricerca della Cambridge University e di YouGov si è scoperto che il 52% della popolazione crede che la UE stia gradualmente cercando di impadronirsi di tutti i poteri legislativi della UK (tale credenza è poi culminata nella Brexit), e che il 55% della popolazione crede che il governo stia nascondendo la verità sul numero di immigrati che vivono in UK.
    Anche in Italia l'attuale governo (ma la questione si pone per qualsiasi altro governo) propone soluzioni legislative che tentano di contrastare la verità dei dati e favoriscono le credenze più irrazionali della gente.


  3. Le nuove tecnologie (Intelligenza artificiale, Big Data, Algoritmi) stanno favorendo i fascismi rendendo le dittature più efficienti delle democrazie: Il fascismo è in ascesa in tutto il mondo e anche in Europa con la nascita di movimenti politici nazionalisti e xenofobi che stanno lentamente conquistando consensi popolari e potere politico. Lo storicoYuval Noah Harari, nel suo libro "Homo Deus" sostiene che le tecniche commerciali delle società della Silicon Valley (Facebook, Google, Apple, ecc), che hanno manipolato le nostre emozioni per venderci i loro prodotti, incominciano adesso ad essere applicate a politiche fasciste. Certi politici manipolano i nostri sentimenti di rabbia, odio e vanità e poi usano queste emozioni per frammentare e distruggere la democrazia dall'interno. Dittatura oggi significa che troppi dati sono accumulati nelle mani di un governo o di una ristretta élite. Questi soggetti conoscono le debolezze psicologiche dell'essere umano e hanno imparato come sfruttarle, alimentando paure irrazionali. Sempre più i fascismi usano queste debolezze per conquistare il potere (Trump negli USA, Bolsonaro in Brasile, ecc). Oggi, il più grande pericolo per le democrazie liberali è che i veloci cambiamenti nella tecnologia dell'informazione renderanno le dittature più efficienti delle democrazie.
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Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 2.5 Generico
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