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Coloro cui sfugge completamente l'idea che è possibile aver torto non possono imparare nulla, tranne la tecnica. (Gregory Bateson)
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Jung e Pauli intrapresero l'esplorazione di quella "terra di nessuno" che sta tra fisica e psicologia dell'inconscio, alla ricerca della connessione tra mente e materia
TEORIE > CONCETTI > QUANTISTICA2
Scopo di questa pagina
Negli anni '30 del Novecento, nella fisica teorica vennero al pettine molti nodi che erano rimasti insoluti nella fisica classica, quella newtoniana. Questi nodi vengono discussi nella nota editoriale che Giuseppe Trautteur fa nel libro di Wolfgang Pauli "Psiche e natura" (p.16): "La tensione sempre presente in Occidente tra la visione aristotelica e quella platonica, negli ultimi decenni si è venuta accentuando. Da una parte troviamo un movimento di pensiero di tradizioni - peraltro tra loro assai diverse, quando non conflittuali - quali quelle della Scolastica, della grande scienza del Seicento, dei Lumi, insomma dell'anima insieme analitica e sperimentale dell'Occidente, e dall'altra una fame di spiritualità che tenta di ricostruire quell'autorizzazione o rassicurazione che anche il più incallito Voltaire percepiva e di cui la perdita definitiva della fede nel soprannaturale cristiano ci ha privati,"
Inoltre questi nodi vennero affrontati dai principali fisici dell'epoca: Albert Einstein e Niels Bohr, e ne parla il fisico Antonio Sparzani nella prefazione al libro "Jung e Pauli: il carteggio originale" dove scrive (p.29): "E' di questo periodo, tra altri simili, il sogno nel quale appare Einstein. Mentre il grande fisico tedesco si confrontava animatamente con Bohr sul tema dell'incompletezza della fisica quantistica, Pauli sognò un uomo somigliante ad Einstein che gli mostrava come la meccanica quantistica descriva solo una sezione uni-dimensionale di una realtà bi-dimensionale più dotata di senso. Al risveglio realizzò subito che la seconda dimensione mancante nella descrizione quantistica della natura poteva essere l'inconscio, sul quale indagava Jung." Quando Pauli descrisse il sogno a Jung, questi trovò eccellente la traduzione del Sé in "nucleo radioattivo". Ma i risultati più importanti vennero ottenuti dai fisici più giovani dell'epoca quali Werner Heisenberg, Erwin Schrödinger, Paul Dirac e Wolfgang Pauli. Quest'ultimo, particolarmente sconvolto da turbamenti psichici, forse dovuti al suicidio della madre e all'arrivo di una "cattiva matrigna", come egli sempre definì la nuova moglie del padre iniziò, spinto dal padre medico, un'analisi psicoanalitica con Carl Gustav Jung. Iniziò dunque una lunga esplorazione in quella "terra di nessuno" che sta tra la fisica teorica e la psicologia dell'inconscio di cui parla questa pagina web. Nel 2023 lo psichiatra Alan Steinberg scrive: "Le intuizioni acquisite dalla fisica quantistica suggeriscono che ciò che la psicologia ha scoperto sulla mente umana potrebbe applicarsi a una coscienza singolare e unificata o a ciò che potremmo chiamare la Mente Cosmica. Le Upanishad affermano che esiste una sorprendente simmetria insita nel nostro universo, che ci consente di applicare ciò che abbiamo imparato dalla psicologia alla Mente Cosmica: “Come è il corpo umano, così è il corpo cosmico. Come è la mente umana, così è la mente cosmica. Come è il microcosmo, così è il macrocosmo. Come è l’atomo, così è l’universo.” Le Upanishad implicano che il nostro universo opera in base ai principi di simmetria e analogia. Questa intuizione ha ripercussioni sostanziali per la psicologia. La disciplina, convenzionalmente focalizzata sulla comprensione delle menti individuali e delle loro interazioni con il mondo, potrebbe aver bisogno di espandersi per esaminare la natura della coscienza unificata che comprende il nostro universo."
Donna: ragazzi, cosa state facendo?
Uomo: lascia perdere i ragazzi, sono troppo piccoli per obbedire alle leggi della fisica classica.
Punto chiave di questa pagina
LA RELAZIONE MENTE-MATERIA: Anna Panepucci scrive nell'introduzione al libro "Jung e Pauli - Il carteggio originale" (pp.38-40): "La teoria della sincronicità continua a suscitare l'interesse di alcuni fisici perché le correlazioni non-causali e non-locali lì postulate sono ben note nella teoria quantistica come correlazioni entanglement. Essi assumono, in sintesi, che prima dell'Heisenberg's cut - che produce oggetti locali materiali e mentali - non c'è un taglio Cartesiano ma una realtà olistica nella quale le correlazioni non locali includono sistemi fisici e sistemi mentali. In questa cornice, nell'Istituto IGPP di Friburgo, sono in corso da anni studi empirici che osservano gli ExE (Exceptional Human Experiences) - ESP nel linguaggio di Pauli e Jung - studi considerati da Pauli, con la biologia, il prerequisito "per ampliare l'odierna concezione del mondo e [...] trovare un terzo tipo di leggi naturali". Uno studio basato su un campione di 1465 individui osservati dal 1996 al 2006 mostra come un contenuto mentale represso in un individuo (desiderio di autonomia) si possa manifestare ed essere rappresentato all'esterno in anomalie di oggetti fisici (quale il movimento autonomo di oggetti). Il ruolo dell'inconscio è corroborato dall'effetto degli interventi nel 'counseling': se l'individuo diventa conscio del desiderio represso il fenomeno esterno (la correlazione non-locale) scompare, come descritto da Jung nel suo saggio del 1954. Gli studi, validati su un ampio corpo di materiale empirico, confermerebbe sia la complementarità tra mente e materia sia che l'atto di osservazione, sul versante mentale, può modificare le condizioni psicofisiche e in linea di principio psicosomatiche." Per sintetizzare si può dire che la fisica quantistica stravolge la visione della psicologia, infatti il cervello e la mente non sono più cose diverse, il primo un organo fisiologico e la seconda un epifenomeno, cioè un fenomeno spirituale secondario rispetto ai fenomeni corporei!
La fisica quantistica stravolge la visione della psicologia, infatti il cervello e la mente non sono più cose diverse, il primo un organo fisiologico e la seconda un epifenomeno, cioè un fenomeno spirituale secondario rispetto ai fenomeni corporei!

Punti di riflessione
Nel gennaio 1932 Wolfgang Pauli chiese a Carl Gustav Jung un appuntamento per valutare la possibilità di intraprendere un'analisi. Fu l'inizio di un rapporto che si protrasse per oltre un quarto di secolo: un incontro, costellato dall'archetipo della coniunctio, dal quale nascerà uno dei documenti tra i più sconcertanti, emozionanti e profondi del nostro tempo. (Anna Panepucci p.25 di "Jung e Pauli - il carteggio originale")
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Il pensiero occidentale, fortemente condizionato dalle tesi di Descartes, postulava una netta separazione tra la res extesa e la res cogitans e collocava pressoché unanimemente la psiche nella materia oggettiva cerebrale. Del resto, ancora nei primi decenni dell'Ottocento la psichiatria era profondamente scissa e dominata da due tendenze, quella dei Somatiker e quella degli Psychiker. Gli uni spiegavano le malattie mentali in termini di malattie del cervello, gli altri esclusivamente attraverso criteri psichici. (Silvano Tagliagambe, Angelo Malinconico pp.22-23 del libro Pauli e Jung)
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Sono laureato in fisica e ho trascorso molto tempo imparando e insegnando la meccanica quantistica. I non fisici sembrano avere l’impressione che la fisica quantistica sia davvero esoterica, con coloro che la studiano trascorrendo il loro tempo a discutere sulla natura della realtà. In verità, gran parte di un corso di meccanica quantistica è costituito da un sacco di matematica, al servizio dell'utilizzo dello stato quantistico di una particella - l'insieme di proprietà fisiche come posizione, energia, rotazione e simili - per descrivere i risultati degli esperimenti. Certo, ci sono alcune cose strane ed è divertente parlarne, ma la meccanica quantistica mira a essere pratica (idealmente, almeno). (Matthew Francis)
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La crescente passione del pubblico per la fisica potrebbe trovare una qualche spiegazione nel surplus immaginativo che questa disciplina può permettersi. Sostenuta da formalismi di tutto punto e da comprove sperimentali che ne confermano pressoché tutte le previsioni, quando la fisica si consente di superare l’ambito del testabile può certo permettersi di stupire, nella ben riposta speranza che di qui a qualche decennio quanto detto verrà verificato. Così, chi ama perdersi nelle tentacolari spire delle molte teorie concorrenti troverà ogni sorta di universo, da quello in cui gli oggetti non esistono (là dove esistono solo particelle subatomiche) a quello in cui ogni singolo elettrone è dotato di una mente (nella misura in cui dà luogo a fenomeni quantistici). E dalla negazione della realtà ordinaria, almeno per come restituitaci dai sensi, al panpsichismo, la fisica teorica sembra riabilitare le proposte più fantasiose che il canone filosofico aveva saputo seppellire nelle sue macerazioni razionaliste. Il dubbio è se non si sia un po’ troppo indulgenti verso questa naturale attitudine alla speculazione non supportata da esperimenti, se cioè questo abuso di fantasia non tenda a esaltare la pretesa della fisica di farsi nuova filosofia con ciò erodendo però la durezza della fisica come scienza. Non sorprende quindi che divulgatori raffinati come Jim Baggott, Sabine Hossenfelder o Peter Woit lamentino la tendenza di molti loro colleghi a seguire le più astruse perversioni delle loro ipotesi, specie quando producono rotture flagranti con il modo in cui noi esseri umani vediamo il mondo. In ciò, d’altro canto, seguono un esempio insigne: già da metà Novecento si ripete a più riprese il giudizio ingrato e stentoreo “non solo non è giusto: non è nemmeno sbagliato” con cui Wolfgang Pauli, uno dei decani della fisica novecentesca, in ben due occasioni stroncò sul nascere le tendenze speculative dei suoi più giovani colleghi Ernst Stueckelberg e Hugh Everett. (Emilia Margoni)
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Cos'è veramente un archetipo? Curiosamente tutti sanno usare questa parola anche senza una definizione formale. Per Pauli si tratta di immagini fondamentali e primitive che si impongono fortemente, inconsciamente, ma oggettivamente, cioè indipendentemente dal soggetto che le intuisce. Essi sono per lui legati ai concetti fisici della scienza comune e da questo legame scaturirebbe quella unità di psiche e materia che, al di là della terapia, lo legava a Jung. (Giuseppe Trautteur p.16 del libro "Psiche e natura" di Wolfgang Pauli)
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Le scoperte della fisica quantistica obbligano la psicologia ad un cambiamento sostanziale, in quanto la loro incontrovertibile incidenza cambia la definizione tradizionale della costituzione dell’essere umano e della realtà nella quale esso abita. La psicologia può divenire essa stessa, ed inevitabilmente, una scienza su base quantica. (Fabio Scolari)
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La convergenza tra meccanica quantistica e psicologia ha portato allo sviluppo della cognizione quantistica, che esplora la possibilità di comportamenti di tipo quantistico nei processi cognitivi (Conte et al., 2007). La meccanica quantistica, caratterizzata dai principi di sovrapposizione, entanglement e incertezza, offre una nuova lente attraverso la quale è possibile esaminare l’intricato arazzo delle emozioni umane, del processo decisionale e persino del nebuloso costrutto della coscienza (Khrennikov et al., 2014). Le dimensioni concettuali dell’“entanglement” sono promettenti nel chiarire nuove prospettive sulle interconnessioni emotive e sul tessuto intrecciato delle relazioni interpersonali. Allo stesso tempo, la “sovrapposizione” illumina potenzialmente il panorama sfaccettato inerente allo spettro delle emozioni umane e alla gamma caleidoscopica degli stati cognitivi (Zadeh-Haghighi e Simon, 2021). (Theodoros Kyriazos, Maria Poga)
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L’entanglement quantistico, un fenomeno della fisica quantistica ripetutamente verificato, propone un collegamento istantaneo tra tutte le entità nell’universo. Questa interconnessione pervasiva ha senso con l’idea che il nostro universo è composto da una coscienza singolare unificata, rendendo l’apparente separazione un’illusione. La fisica quantistica ha lottato fin dall’inizio con le ramificazioni filosofiche di questa mancanza di separazione, o non dualità. Erwin Schrödinger, nel 1944 nel suo libro Cos'è la vita? Con Mente e Materia scriveva “soggetto e oggetto sono una cosa sola. Non si può dire che la barriera tra loro sia crollata… perché questa barriera non esiste.” (Alan Steinberg)
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Una fra le lezioni principali che i fisici hanno dovuto apprendere in questo secolo [il XX] è che tutti i concetti e le teorie che noi usiamo per descrivere la natura sono limitati. A causa delle limitazioni essenziali della mente razionale, noi dobbiamo accettare il fatto che, come si è espresso Werner Heisenberg, "ogni parola o concetto, per chiari che possano essere, hanno soltanto un campo limitato di applicabilità". Le teorie scientifiche  non potranno mai fornire una una descrizione completa e definitiva della realtà. Esse saranno sempre approssimazioni alla vera natura delle cose. Per formulare la cosa in termini molto schietti, gli scienziati non si occupano della verità; essi si occupano solo di descrizioni limitate e approssimative della realtà. (Fritjoff Capra p.43 del libro "Il punto di svolta")
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La pulsione appare come una particella subatomica, una sorta di fotone, un quantum d’energia. Se la logica della coscienza è quella lineare, del razionale e del mondo macroscopico, la logica dell’inconscio appartiene al regno dell’intuitivo, dell’emotivo, è circolare e risponde al comportamento del mondo microscopico. La psiche è una coppia di opposti complementari, inconscio-conscio, come il dualismo onda-particella della fisica. (Piero Di Giorgi)
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Se l’energia cosmica originaria pervade l’Universo, se il mondo in cui viviamo è parte dell’energia cosmica originaria trasformatasi in materia e se anche noi siamo parte di quell’energia materializzata dentro un organismo fisico, ci deve essere nell’uomo un nucleo, dotato di energia cosmica primordiale. Ritengo che il contenitore di quel nucleo di energia originaria, che contiene la memoria della storia dell’universo, compresa la nascita della vita e l’evoluzione biologica, possa essere l’inconscio. (Piero Di Giorgi)
Il mito di questo nostro tempo: il rapporto tra mente e materia
Wolfgang Pauli scrive (p.23): "Contro la rigorosa separazione delle attività dello spirito umano in camere stagne, in atto dal diciassettesimo secolo, io considero l'aspirazione a un superamento dei contrasti, quale potrebbe essere una sintesi della comprensione razionale con l'esperienza mistica unitaria, come il mito espresso o inespresso di questo nostro tempo.
Riusciranno mente e materia a incontrarsi?
quantistica
Cos'è l'inconscio secondo Jung? Gli autori del libro "Pauli e Jung - Un confronto tra materia e psiche" scrivono (p.26): "E' il luogo psichico che custodisce in forma primaria e autonoma i contenuti e le immagini individuali e universali, potremmo dire le 'verità' sul singolo individuo, sui gruppi sociali di appartenenza, sull'intera umanità che contiene l'individuo stesso."
Il percorso di ricerca di Pauli e Jung
La psicologa Anna Panepucci nella introduzione al libro "Jung e Pauli", descrive i turbamenti di Wolfgang Pauli che lo portarono ad avvicinarsi a Carl Gustav Jung (p.26):

Da New York, poco prima del rientro in Europa nel settembre del 1931, confidava [Pauli] all'amico G. Wentzel: "Tra le donne e me le cose non funzionano affatto e probabilmente non mi riuscirà mai. Ho paura di dover convivere con questo, ma non è sempre facile. Ho paura che invecchiando mi sentirò sempre più solo. L'eterno soliloquio è così noioso."


Il motivo per cui Pauli andò in analisi da Jung
Il fisico Antonio Sparzani, nella prefazione al libro "Jung e Pauli", descrive il processo mentale attraversato da Wolfgang Pauli e anche da tutte le persone che nel corso della propria maturazione, dopo essersi liberate dalle illusioni adolescenziali, approdano ad una fase più matura (p.21):

Un po' alla volta Pauli passa da una primitiva posizione scientista-razionalista a un modo più complessivo di concepire la realtà, cominciando a costruire una visione del mondo che ha molte dimensioni, non solo quella della scienza 'strictu sensu', altresì, e con pari dignità, quella del mondo delle emozioni e dei processi, assai più complicati. che avvengono nella psiche.
Dalla misurazione dei fenomeni mentali al concetto di Archetipo
Pauli parlò a Jung del fatto che in negli esperimenti di microfisica era impossibile eliminare gli effetti dell'osservazione e bisognava dunque rinunciare alla comprensione obiettiva dei fenomeni. Occorreva un postulato che rendesse conto dell'interazione tra dimensione ontica ed epistemica, sia nel campo mentale che materiale, nel quale l'atto di misura costituisse il punto d'incontro tra ontico ed epistemico, nonlocale e locale.

Anna Panepucci scrive (p.33):

Riflettendo su quanto è epistemicamente accessibile attraverso l'atto di misura in fisica e psicologia, Pauli e Jung inferirono retrospettivamente una realtà ontica unica, neutrale, perfettamente simmetrica, non direttamente accessibile e alla quale è possibile riferirsi solo attraverso simboli, per la loro funzione unificante. [Pauli, come esempio, considera la funzione d'onda un simbolo unificante il dualismo tra rappresentazione ondulatoria e corpuscolare di tutte le particelle materiali, come per Jung il simbolo è sintesi tensionale tra opposti, prodotto dallo sforzo umano ed espressione di un ordine obiettivo nel cosmo) Realtà che appare simile alla rappresentazione dell'Unus Mundus concepita dall'alchimista Dorneus: "Tutto ciò che è separato e distinto appartiene a un unico e medesimo mondo che non è il mondo dei sensi ma un postulato". Il quadro appena delineato si andò precisando grazie alla revisione del concetto di archetipo.
Epistemico (ciò che si conosce)
Wikipedia scrive: L'epistemologia (dal greco antico ἐπιστήμη?, epistème, "conoscenza certa ossia scienza" e λόγος, logos, "discorso") è quella branca della filosofia che si occupa delle condizioni sotto le quali si può avere conoscenza scientifica e dei metodi per raggiungere tale conoscenza. L'epistemologia può essere considerata una parte della filosofia della scienza, la disciplina che oltre ai fondamenti e ai metodi delle diverse discipline scientifiche si occupa anche delle implicazioni filosofiche delle scoperte scientifiche.
Ontico (ciò che è)
Wikipedia scrive: Il termine ontico, che deriva dal greco ὄντος (òntos), genitivo singolare del participio presente ὤν di εἶναι (eînai), il verbo essere, in filosofia si riferisce all'esistenza particolare dell'oggetto «in ciò che è per come è».
Nell'opera Essere e tempo Martin Heidegger (1889-1976) introduce la radicale distinzione tra ontico (tutto ciò che concerne le singole cose in quanto sono ovvero gli enti) e ontologico (ogni discorso inerente all'essere in sé, al tutto)
In sintesi, un postulato permette di spiegare molte cose: una realtà ontica unica, neutrale, perfettamente simmetrica, non direttamente accessibile e alla quale è possibile riferirsi solo attraverso simboli, per la loro funzione unificante.
Cosa sono Io e Sé per Carl Gustav Jung
Sonu Shamdasani scrive nell'introduzione del  "Libro Rosso" (pag. LXXXI):

In Tipi psicologici Jung fornì anche una panoramica generale delle sue nuove teorie sull'inconscio, a cominciare dal concetto psicologico del Sé, che egli equiparò alla nozione indù dell'atman-brahman e di cui diede questa definizione:

Poiché l'Io è solo il centro del campo della mia coscienza, esso non è identico alla totalità della mia psiche, ma è soltanto un complesso fra altri complessi. Distinguo quindi fra l'Io e il Sé, in quanto l'Io è solo soggetto della mia coscienza, mentre il è il soggetto della mia psiche totale, quindi anche di quella inconscia. In questo senso il Sé sarebbe un'entità (ideale) che include l'Io. Nelle fantasie inconsce il Sé appare spesso come una personalità di grado superiore o ideale: così Faust in Goethe e Zarathustra in Nietzsche.

Silvano Tagliagambe ed Angelo Malinconico scrivono nel libro "Pauli e Jung - un confronto tra materia e psiche" (p.128):

Cerchiamo, per assunto metodologico, di schematizzare:

- L'Io si muove nel mondo e nelle relazioni privilegiando una logica dirimente, persegue il principio di non contraddizione e quello del terzo escluso.

- Il Sé invece procede secondo una logica componente, capace di tenere uniti gli opposti, e per farlo deve dispiegare uno sforzo notevole. Il volano e il prodotto, la matrice e l'obiettivo di questo impegno è il simbolo junghiano; anzi, per essere più precisi possibile, l'attività simbolica.

Siamo in totale sintonia con Trevi, quando afferma:

Possiamo dire che l'Io ha a disposizione il concetto e il giudizio, mentre il Sé ha a disposizione la tensione e il simbolo. Possiamo dire che il discorso dell'Io è direttivo, consequenziale, semplice, mentre il discorso del Sé è rizomatico, dendritico, polidimensionale e complesso. Possiamo dire che l'Io distingue e decide, agisce, opera, mentre il Sé non distingue, non agisce, non opera. Possiamo dire che l'Io traccia un breve segmento di retta nell'apparente groviglio del Sé, che è invece ordinato, ma così complesso da non potersi descrivere. Possiamo dire che la dimensione normale dell'Io è la semplicità sillogistica e monodirezionale, mentre la dimensione normale del Sé è la complessità multipla, ricorsiva e indescrivibile. Possiamo dire però che il discorso dell'Io è anche un fare, perchè l'Io deve decidere, vale a dire tagliare e separare quel piccolo segmento di retta dalla sgomentante complessità del Sé. Possiamo dire che la dimensione emozionale dell'Io è l'ansia, mentre quella del Sé è la pace, nonostante la tensione che è sottesa al simbolo.  Possiamo dire che l'atteggiamento fondamentale dell'Io è l'esame della realtà, e perciò la richiesta e la cura, mentre l'atteggiamento fondamentale del Sé è la visione globale e infinita del reale, e perciò l'accettazione e la trascuranza.


Differenze tra Io e Sé

Io
Strumenti a disposizione
Concetto e
giudizio
Tensione e
simbolo
Caratteristiche
Direttivo, Consequenziale, Semplice
Rizomatico, Dendritico, Polidimensionale, Complesso
Comportamenti
Agisce, decide, opera
non agisce, non decide, non opera
Dimensione normale
semplicità sillogistica e monodirezionale
complessità multipla, ricorsiva e indescrivibile
Dimensione emozionale
Ansia
Pace
Atteggiamento fondamentale
Esame della realtà,
e perciò
la richiesta e la cura
Visione globale e infinita del reale,
e perciò l'accettazione e la trascuranza
Secondo Mario Trevi nel libro "L'altra lettura di Jung"
Cos'è un archetipo
Wikipedia scrive: "L'archetipo è un concetto appartenente alla psicologia analitica sviluppato dallo psichiatra e psicoanalista svizzero Carl Gustav Jung (1875 - 1961) che definisce la tendenza umana a usare la stessa «forma di rappresentazione a priori» contenente un tema universale strutturante la psiche, comune a tutte le culture ma rappresentato in varie forme simboliche. L'archetipo è per la psicologia junghiana un processo psichico fondante delle culture umane perché esprime i modelli elementari di comportamento e rappresentazioni derivanti dall'esperienza umana in tutti i tempi della storia, in connessione con un altro concetto junghiano, quell'inconscio collettivo. Gli archetipi compaiono nei miti, nelle religioni, ma anche nei sogni; formano categorie simboliche che strutturano culture e mentalità e orientano il soggetto verso la sua evoluzione interiore, chiamata individuazione nella psicologia di Jung. Per quest'ultimo, gli archetipi sono fondamentalmente caratterizzati dal fatto che uniscono un simbolo a un'emozione. In tal modo, sono «potenziali di energia psichica» costituenti tutte le attività umane e che guidano la libido. Gli archetipi incarnano così, nello spazio mentale, depositi permanenti di esperienze ripetute continuamente per generazioni."
Probabilità e archetipi
La psicologa Anna Panepucci, a proposito dell'olismo perduto dall'essere umano con le tesi di Descartes, che postulavano una netta separazione tra la res extesa e la res cogitans, scrive (pp.34-35):

In questa sempre più ampia e articolata prospettiva "troverebbe casa" il concetto di sincronicità, l'occorrenza di eventi mentali e fisici correlati a un significato comune, visti come indicazioni retrospettive o tracce dell'olismo perduto, per il quale manterrebbero un rapporto di reciproca complementarietà. "Prospettiva che tende a suggerire correlazioni ubiquitarie tra mente e materia" [...] Pauli propose di considerare una definizione ristretta, limitandola agli effetti che appaiono quando c'è un piccolo numero di casi individuali ma scompaiono con i grandi numeri, pensando a situazioni non psichiche come il decadimento radioattivo. Finì però con l'accettare la formulazione più ampia, in virtù della forte tendenza del suo intuito verso una rappresentazione olistica della realtà, purché si procedesse a un adeguamento del termine di archetipo. Jung si disse d'accordo con la proposta e commentò: "La sua idea che il concetto matematico di probabilità corrisponda all'archetipo è molto illuminante. Infatti l'archetipo non rappresenta altro che la probabilità che gli eventi psichici accadano".
Jung scrisse a Pauli: "La sua idea che il concetto matematico di probabilità corrisponda all'archetipo è molto illuminante. Infatti l'archetipo non rappresenta altro che la probabilità che gli eventi psichici accadano"
Keplero e l'origine della scienza moderna
Riguardo al legame tra sviluppo della scienza e la presenza di preesistenti immagini archetipiche, Tagliagambe e Malinconico scrivono (pp.28-30):

L'opera di Keplero, a giudizio [di Pauli], si presta in modo ottimale a esemplificare l'incidenza che, all'origine e nello sviluppo della scienza moderna, ebbero immagini simboliche e religiose che hanno radici in un livello del tutto inconscio e che rimangono inizialmente intrecciate al nascente "spirito scientifico", in quanto in essa "l'immagine simbolica precede la formulazione cosciente di una legge di natura". A spingerlo alla ricerca delle leggi naturali sono immagini ordinarie, che la mente percepirebbe grazie a un "istinto innato" e che vengono da lui chiamate "archetipiche". Si tratta di immagini come quella di Dio in quanto sfera infinita, che risale al medievale Liber XXIV Philosophorum, del XII secolo, e che ha comunque delle precedenti versioni filosofiche e antiche nel mondo greco, come pure mitiche e arcaiche, quelle del cerchio, il numero tre, legato alla Trinità, "attorno alle quali storicamente e 'preistoricamente', sin dall'infanzia  dell'umanità, e invariantemente rispetto a differenti etnie e civiltà, si sono costellate una serie di idee e rappresentazioni che le hanno avute come "nuclei ordinatori". Pauli evidenzia dunque come, alla fine del XVI secolo e della prima metà del XVII, si abbia un complesso rapporto tra magia e tradizione alchimistica da una parte, e spirito scientifico, dall'altra, che è insieme di mescolanza e intreccio e di contrapposizione e distinzione: in questa temperie intellettuale Keplero si presenta come un pensatore che, per un verso, reagisce all'universo misterico, con la sua forte carica di immagini qualitative e simboliche, in quanto assertore e portatore di un modo di pensare allora del tutto nuovo, scientifico e quantitativo, basato su un'inedita alleanza tra indagine empirico-induttiva e pensiero logico-matematico; per l'altro e contemporaneamente mostra di avere, verso quella tradizione, un debito molto profondo; "Il suo punto di vista non è, infatti, puramente empirico, ma contiene elementi essenzialmente speculativi, come l'idea che il mondo fisico sia la realizzazione di immagini archetipiche preesistenti". Si viene così a realizzare una forte integrazione tra le due componenti, nell'ambito della quale il pensiero causale della scienza naturale prende avvio da "immagini dal forte contenuto emozionale, che non sono pensate, ma piuttosto intuite con immaginazione quasi pittorica". In quanto "espressione d uno stato di cose vagamente intuito ma ancora sconosciuto", queste immagini possono anche venire definite simboliche, secondo la definizione di simbolo proposta da Jung. In qualità di "principi ordinatori e formativi  di immagini in questo mondo di immagini simboliche, gli archetipi svolgono appunto la funzione di quel ponte da noi cercato tra percezioni sensoriali e idee e sono dunque una precondizione necessaria anche per  la formazione di una teoria scientifica della natura."
Gli archetipi svolgono la funzione di quel ponte da noi cercato tra percezioni sensoriali e idee e sono dunque una precondizione necessaria anche per  la formazione di una teoria scientifica della natura.
Keplero
Dio
Come procedono oggi, sessant'anni dopo la morte di Jung, le ricerche sulla relazione mente-materia?
Nel 2023, diversi decenni dopo gli studi congiunti di Pauli e Jung, possiamo dire che le ricerche sulla relazione tra mente e materia sono andate avanti e vi sono diversi ricercatori che stanno approfondendo il tema, ad esempio Nicoletta Lanese scrive:

Xiaochu Zhang, biofisico e neuroscienziato dell'Università di Scienza e Tecnologia della Cina a Hefei. Zhang è tra i sostenitori della cosiddetta cognizione quantistica. In un nuovo studio pubblicato il 20 gennaio 2020 sulla rivista Nature Human Behavior, lui e i suoi colleghi hanno studiato come i concetti presi in prestito dalla meccanica quantistica possano aiutare gli psicologi a prevedere meglio il processo decisionale umano. Durante la registrazione delle decisioni prese dalle persone su un noto compito psicologico, il team ha anche monitorato l'attività cerebrale dei partecipanti. Le scansioni hanno evidenziato specifiche regioni del cervello che potrebbero essere coinvolte in processi di pensiero di tipo quantistico.
Lo studio è "il primo a supportare l'idea della cognizione quantistica a livello neurale", ha detto Zhang.

Probabilità quantistica

A proposito della teoria decisionale, gli psicologi Emmanuel M. Pothos e Jerome R. Busemeyer scrivono (2021):

Alcuni lettori potrebbero essersi imbattuti nella meccanica quantistica, che è una teoria della fisica. I fisici pionieristici che svilupparono la meccanica quantistica si resero presto conto che la CPT non era adatta a questa nuova teoria fisica: sembrava che le informazioni incerte per le particelle microscopiche obbedissero a regole di probabilità diverse da quelle familiari della CPT. Quindi, insieme a una nuova teoria fisica, svilupparono anche una nuova teoria della probabilità: quella che chiamiamo QPT. QPT è la teoria della probabilità della meccanica quantistica, senza alcuna parte della fisica. Infatti,Bohr (1958), uno dei padri fondatori della teoria quantistica, fu uno dei primi a proporre che i principi della fisica quantistica, come la complementarità, potessero essere applicati alla conoscenza umana al di fuori della fisica (per un esempio recente, vedi Lu & Busemeyer 2014). Una precisazione importante è che l’uso del QPT nelle scienze cognitive non fa ipotesi riguardo alla natura della neurofisiologia cerebrale; tutti gli attuali modelli cognitivi quantistici non si basano sull’ipotesi del cervello quantistico, che è stata fortemente contestata (Hameroff 2007,Litt et al. 2006). [...] Il QPT offre alla psicologia diversi nuovi concetti con potenziale valore esplicativo, un quadro sofisticato per la modellazione e il potenziale per formalizzare potenti intuizioni che finora sono state spiegate euristicamente. I modelli cognitivi QPT sembrano funzionare particolarmente bene in alcuni casi empirici, come quando sembra che ci siano interferenze, influenze costruttive o contestualità, ed è in quest’area che i ricercatori di questa comunità hanno concentrato i loro sforzi. Allo stesso tempo, riteniamo di aver solo scalfito la superficie dei modelli QPT in termini del loro potenziale di rivoluzionare la teoria psicologica. Questa è una sfida per i prossimi 10 anni.


Salute mentale
la meccanica quantistica stravolge la visione della psicologia, infatti il cervello e la mente non sono più cose diverse,
il primo un organo fisiologico e la seconda un epifenomeno, cioè un fenomeno spirituale secondario rispetto ai fenomeni corporei!

Il fisico Harvey Sapigao scrive:

L’ovvia connessione tra la meccanica quantistica e la psicologia è che il nostro cervello è composto di materia e la materia, a livello subatomico, si comporta in modo quantistico. I neuroni tipicamente comunicano passandosi ioni tra loro. I canali attraverso i quali passano questi ioni hanno uno spessore di solo frazioni di nanometri, abbastanza piccoli da consentire il verificarsi di effetti quantistici. Infatti, la trasmissione degli ioni si è dimostrata compatibile con i modelli di tunneling quantistico. Questo è un netto allontanamento dalla nozione classica secondo cui gli ioni passano semplicemente attraverso i canali come sfere attraverso i tubi.
Ma il contributo della meccanica quantistica va ben oltre i neuroni e gli ioni. Ora sappiamo che le particelle elementari non si comportano solo strettamente come particelle; si comportano anche come onde. E proprio come esiste una dualità onda-particella nella meccanica quantistica, esiste un analogo paradosso in psicologia: la dualità mente-cervello (nota anche come dualità mente-corpo, o 'corpo-mente').
Quando la fisica classica era l'unica versione della realtà che conoscevamo, l'idea della mente e del cervello era quella di un dualismo, non di dualità. Cioè, si pensava che la mente e il cervello fossero due cose completamente diverse. I pensieri, i sentimenti, le esperienze e tutto ciò che non può essere rappresentato dalla materia sono stati separati da quelli che lo possono. Gli stati "mentali" erano separati dagli stati "fisici" in modo molto simile al modo in cui le onde venivano separate dalle particelle.
René Descartes rese popolare questo dualismo e prese il suo nome. Il dualismo cartesiano è una dicotomia apparentemente innocua, persino utile, ma in realtà ha contribuito allo stigma della salute mentale che stiamo affrontando fino ad oggi. Questo dualismo ha contribuito a far ritenere che i problemi mentali siano molto diversi da quelli fisici, per cui, ancora in molti paesi, gli ospedali psichiatrici sono separati dagli ospedali generali. Nel corso della storia, i trattamenti per i malati di mente sono stati spesso molto diversi da quelli per i malati fisici, e anche l'espressione “malati di mente” ha una connotazione negativa. Il dualismo cartesiano ha anche contribuito all’idea sbagliata comune secondo cui i problemi mentali sono “tutti nella mente” e possono essere trattati con la giusta mentalità.

La meccanica quantistica ha portato l’idea che la realtà non era così semplice come pensavamo. Gli atomi possono trovarsi in una sovrapposizione di stati: un'onda e una particella. E così è nata la dualità. Questo ci ha aiutato a capire che la salute mentale potrebbe essere una questione sia mentale che fisica; una dualità – non dualismo – della mente e del cervello.
Inutile dire che la salute mentale non è la stessa cosa della salute fisica. Ma i due non sono così dissimili che un tempo i trattamenti per il primo erano considerati stregoneria e il secondo come scienza medica, come avveniva ai tempi di Cartesio. In effetti, la ricerca suggerisce che gli psicofarmaci sono altrettanto efficaci nel trattamento delle malattie mentali quanto altri farmaci lo sono nel trattamento delle malattie fisiche. Tuttavia, poiché la salute mentale dipende anche dalla mente, funzionano anche altri trattamenti come la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) o la terapia della parola. Gli psicofarmaci affrontano il problema in senso fisico mentre la terapia della parola lo affronta in senso mentale, eppure uno può essere efficace quanto l’altro.
Alcuni principi della meccanica quantistica

  • Dualità onda-particella : uno dei capisaldi della meccanica quantistica, questo principio presuppone che le entità fondamentali (come fotoni ed elettroni) mostrino comportamenti che ricordano particelle e onde.
  • Principio di indeterminazione di Heisenberg : questo principio sottolinea una limitazione fondamentale della meccanica quantistica: è impossibile conoscere contemporaneamente la posizione precisa e la quantità di moto di una particella.
  • Equazione di Schrödinger (Equazione di Schrödinger in una dimensione dipendente dal tempo) : fungendo da fondamento della dinamica quantistica, l'equazione di Schrödinger delinea come si evolve un sistema quantistico.
  • Entanglement quantistico : un fenomeno veramente non classico, l'entanglement coinvolge le particelle che diventano profondamente legate in modo tale che lo stato di una influenza istantaneamente lo stato di un'altra, indipendentemente dalla distanza che le separa.
  • Tunneling quantistico : questo fenomeno consente alle particelle di attraversare barriere classicamente ritenute insormontabili.
  • Sovrapposizione quantistica : impregnando la meccanica quantistica della sua natura probabilistica, la sovrapposizione suggerisce che un sistema quantistico può abitare contemporaneamente più stati.
  • Decoerenza quantistica : la decoerenza descrive l'evoluzione di un sistema quantistico coerente in una miscela, in gran parte dovuta a influenze esterne. Sebbene non si riduca a una singola equazione, il fenomeno può essere compreso attraverso la complessità delle matrici di densità e la loro evoluzione temporale (Saxon, 2013).
  • Teletrasporto Quantistico : Più un protocollo che un fenomeno solitario, il teletrasporto descrive in dettaglio la trasmissione di stati quantistici tra entità. La procedura, ricca di dettagli, sfrutta gli stati entangled e una serie di operazioni quantistiche per un'esecuzione riuscita (Saxon, 2013).
Entanglement e Coscienza
Anna Panepucci scrive (pp.38-40):

La teoria della sincronicità continua a suscitare l'interesse di alcuni fisici perché le correlazioni non-causali e non-locali lì postulate sono ben note nella teoria quantistica come correlazioni entanglement. Essi assumono, in sintesi, che prima dell'Heisenberg's cut - che produce oggetti locali materiali e mentali - non c'è un taglio Cartesiano ma una realtà olistica nella quale le correlazioni non locali includono sistemi fisici e sistemi mentali. In questa cornice, nell'Istituto IGPP di Friburgo, sono in corso da anni studi empirici che osservano gli ExE (Exceptional Human Experiences) - ESP nel linguaggio di Pauli e Jung - studi considerati da Pauli, con la biologia, il prerequisito "per ampliare l'odierna concezione del mondo e [...] trovare un terzo tipo di leggi naturali". Uno studio basato su un campione di 1465 individui osservati dal 1996 al 2006 mostra come un contenuto mentale represso in un individuo (desiderio di autonomia) si possa manifestare ed essere rappresentato all'esterno in anomalie di oggetti fisici (quale il movimento autonomo di oggetti). Il ruolo dell'inconscio è corroborato dall'effetto degli interventi nel 'counseling': se l'individuo diventa conscio del desiderio represso il fenomeno esterno (la correlazione non-locale) scompare, come descritto da Jung nel suo saggio del 1954. Gli studi, validati su un ampio corpo di materiale empirico, confermerebbe sia la complementarità tra mente e materia sia che l'atto di osservazione, sul versante mentale, può modificare le condizioni psicofisiche e in linea di principio psicosomatiche. [...] Sul versante della biologia, nella forma attuale delle neuroscienze, la ITT (Integrated Information Theory) di Giulio Tononi, che ha il sostegno di Christof Koch mostra qualche imprevedibile analogia - insieme a divergenze - con le congetture in esame. Tononi, come Jung ai suoi tempi, parte dall'osservazione clinica degli stati consci e inconsci nel cervello, validata da una nuova tecnica basata dalla combinazione di due strumenti e metodi di misura (TMS e EEG) ed espressa in parametri matematici, per poi estrapolarla ai casi più remoti.

Per approfondire andare alle pagine: "Entanglement", "Coscienza".
La fisica Gabriella Greison scrive : "le rappresentazioni a noi visibili emergono da un mondo invisibile sottostante, ed è quella la dimora della realtà fisica ultima. Il mandala è un messaggio che dice quando il conscio e l'inconscio si fondono per diventare uno: il Sé che diventa il tutto"
Riflessioni sul carteggio tra Jung e Pauli
Interessanti riflessioni della traduttrice dal tedesco Giusi Drago del libro "Jung e Pauli - Il carteggio originale: l'incontro tra Psiche e Materia"
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Il pensiero di Carl Gustav Jung sull'essenza dell'essere umano
Importante lezione dello psicoanalista junghiano Aldo Carotenuto sull'essere umano
Cos'è l'inconscio collettivo
Wikipedia scrive: "L'inconscio collettivo, secondo Jung, rappresenta un contenitore psichico universale, vale a dire quella parte dell'inconscio umano che è comune a quello di tutti gli altri esseri umani. Esso contiene gli archetipi, cioè le forme o i simboli che si manifestano in tutti i popoli di tutte le culture. Gli archetipi esisterebbero prima dell'esperienza e in questo senso sarebbero innati ed istintivi. I critici hanno però affermato che questa è una visione etnocentrica, che universalizza gli archetipi culturali europei in archetipi di tutta l'umanità. In altri termini si potrebbe dire che l'inconscio collettivo è la struttura della psiche dell'intera umanità, sviluppatasi nel tempo, e suddivisibile in inferiore, medio e superiore. L'inferiore è legato alle radici arcaiche, al passato dell'umanità; il medio è costituito dai valori socio-culturali di questo attuale momento; il superiore è invece relativo ai valori, alle potenzialità, alle mete future dell'umanità. Propugnatori del modello junghiano, caratterizzati da un minor misticismo, sostengono che l'inconscio collettivo può essere adeguatamente immaginato come emergente in ciascun individuo dall'istinto condiviso, dall'esperienza comune e dalla cultura condivisa. Il processo di naturale generalizzazione nella mente umana unisce questi tratti ed esperienze comuni in un substrato dell'inconscio pressoché identico. Che la connessione dell'individuo all'inconscio collettivo sorga per ragioni materiali oppure spirituali, il termine inconscio collettivo fu introdotto da Jung per denominare un modello esplicativo con cui fosse possibile descrivere un'importante caratteristica comune osservata nei sogni di differenti individui."
La fisica quantistica stravolge la visione della psicologia,
infatti il cervello e la mente non sono più cose diverse,
il primo un organo fisiologico e la seconda un epifenomeno,
cioè un fenomeno spirituale secondario rispetto ai fenomeni corporei!

Conclusioni (provvisorie): Il rapporto tra inconscio (mente) e materia (mondo) è l'oggetto di studio comune di Wolfgang Pauli e Carl Gustav Jung
Negli anni '30 del Novecento, nella fisica teorica vennero al pettine molti nodi che erano rimasti insoluti nella fisica classica, quella newtoniana. Questi nodi vennero affrontati dai principali fisici dell'epoca: Albert Einstein e Niels Bohr, ad esempio ne parla Antonio Sparzani nella prefazione al libro "Jung e Pauli: il carteggio originale" dove scrive (p.29): "E' di questo periodo, tra altri simili, il sogno nel quale appare Einstein. Mentre il grande fisico tedesco si confrontava animatamente con Bohr sul tema dell'incompletezza della fisica quantistica, Pauli sognò un uomo somigliante ad Einstein che gli mostrava come la meccanica quantistica descriva solo una sezione uni-dimensionale di una realtà bi-dimensionale più dotata di senso. Al risveglio realizzò subito che la seconda dimensione mancante nella descrizione quantistica della natura poteva essere l'inconscio, sul quale indagava Jung." Quando Pauli descrisse il sogno a Jung, questi trovò eccellente la traduzione del Sé in "nucleo radioattivo". Ma i risultati più importanti vennero ottenuti dai fisici più giovani dell'epoca quali Werner Heisenberg, Erwin Schrödinger, Paul Dirac e Wolfgang Pauli. Quest'ultimo, particolarmente sconvolto da turbamenti psichici, forse dovuti al suicidio della madre e all'arrivo di una "cattiva matrigna", come egli sempre definì la nuova moglie del padre iniziò, spinto dal padre medico, un'analisi psicoanalitica con Carl Gustav Jung. Iniziò dunque una lunga esplorazione in quella "terra di nessuno" che sta tra la fisica teorica e la psicologia dell'inconscio di cui parla questa pagina web.
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Spesa annua pro capite in Italia per gioco d'azzardo 1.583 euro, per l'acquisto di libri 58,8 euro (fonte: l'Espresso 5/2/17)

Pagina aggiornata il 4 aprile 2024

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Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 2.5 Generico
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