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Coloro cui sfugge completamente l'idea che è possibile aver torto non possono imparare nulla, tranne la tecnica. (Gregory Bateson)
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Falsificazionismo di Popper tra errori e confutazioni
TEORIE > CONCETTI > DEMOCRAZIA E WEB
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Karl Popper è stato un filosofo della scienza il cui contributo epistemologico più importante è il "falsificazionismo", cioè l'idea che quando ci si confronta con una Teoria non è bene cercare prove scientifiche che la sostengano, ma è più saggio cercare prove che la contraddicano, quindi che la falsifichino. Tutto nasce dal "confirmation bias", cioè dall'innata tendenza umana a cercare conferme alle proprie idee, piuttosto che cercare errori in esse. Nelle sue prime pubblicazioni il filosofo propose come criterio del carattere empirico di una teoria scientifica, il principio della falsificabilità o controllabilità, la possibilità, cioè, di sottoporre le teorie a controllo, procedendo per congetture e successive confutazioni. Popper cercò di mostrare che la controllabilità è equivalente alla falsificabilità: vale a dire che una teoria è controllabile se esistono condizioni che possono confutarla. Una teoria è controllabile se implica predizioni che possono essere falsificate, e che possono risultare sbagliate, che possono quindi non concordare con le nostre ipotesi. Se si dà questo, allora vuol dire che la nostra teoria implicava una predizione falsa, ed una teoria che implica una predizione falsa è una teoria falsa. Ma ciò non significa che essa sia da gettare nel cestino solo perché ha condotto ad una predizione falsa. Possiamo, infatti, correggere la nostra teoria, possiamo apportare delle modifiche. Da ciò deriva il carattere scientifico di ogni teoria, come riportato dalle teche RAI: "Cos’è, dunque, che caratterizza in modo specifico la scienza?” Innanzitutto, se siamo scienziati sul serio, i nostri problemi ce li scegliamo con cura tra quelli che abbiamo ricevuto dalla cosiddetta situazione problematica della scienza. In altri termini, generalmente partiamo da problemi già affrontati da altri. A volte, invece, capita la fortuna d’imbattersi in un problema completamente originale: un’esperienza davvero molto eccitante, che rappresenta di per sé una specie di scoperta. Vi è dunque qualcosa di inconscio nel tentativo di formulare, di non mollare od inseguire un problema. Va detto, naturalmente, che molto spesso il problema da noi affrontato cambia aspetto proprio mentre ci stiamo lavorando: capita allora di rendersi conto che non è esattamente il problema che dovremmo indagare, o quello più promettente, e così via. In realtà, persino nella scelta del problema noi adottiamo il metodo per tentativi ed errori. A volte, lo ricaviamo dalla nostra esperienza di insegnamento. Spesso capita poi, come s’è detto, che il problema muti mentre ci stiamo lavorando sopra: così lo capiamo meglio, sempre procedendo per tentativi ed errori. "Se ipotizzo che domani pioverà, questa è ovviamente una congettura incerta. Può accadere che domani piova, nel qual caso la congettura sarà vera; ma può anche accadere che domani non piova, e allora la mia ipotesi sarà falsa. Qui tutto è molto semplice, dall’inizio sino al momento in cui la congettura cessa di essere tale: domani, infatti, o pioverà o non pioverà, ma, prima di allora, l’ipotesi resterà incerta. Consideriamo ora un’ipotesi più generale: per esempio, quella secondo la quale “piove sempre quando io ho qualche giorno di vacanza”. Questa ipotesi, non solo è un’ipotesi più generale, ma contiene in sé il termine “sempre”. È davvero molto difficile che io, controllandola, possa stabilire che è vera; ma, ciò nonostante, potrebbe anche darsi che piova davvero ogni qualvolta ho qualche giorno di vacanza. Anche ammesso che ciò sia vero, l’ipotesi in quanto tale non lo sarà ugualmente, perché è talmente generale da non potersi confermare come vera dopo un numero finito qualsiasi di osservazioni (una, due, tre, non importa quante), cessando di essere una semplice congettura. Esiste, dunque, una differenza tra ipotesi (e tentativi) che consistono di asserti singolari e altre ipotesi che hanno un carattere più universale. Ma, per l’appunto, quel che cerchiamo nel fare scienza sono leggi generali, ipotesi universali." Dal principio di falsificabilità possiamo arguire quanto Karl Popper sia stato il prototipo del "pensatore critico", infatti egli ha posto il "dubbio" ad architrave di tutto il suo pensiero, sostenendo l'asimmetricità che esiste tra la verifica di una teoria e la prova definitiva della sua correttezza scientifica: ciò è impossibile per Popper! Per Popper una teoria non potrà mai essere ritenuta vera, ma solo falsificata...in attesa di ulteriori fatti che la smentiscano (se mai arriveranno).
Altan
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FALSIFICAZIONISMO: Il fisico Stefano Bagnasco scrive: "ll criterio di falsificabilità di Popper è troppo schematico, o meglio, è un criterio ideale che non funziona tanto bene nel mondo reale. In più, riguarda esclusivamente la struttura logica della teoria, indipendentemente dal fatto che questa descriva correttamente i fatti oppure no: una teoria può essere falsificabile, e quindi scientifica, anche se completamente falsa, e viceversa. Come ha scritto il filosofo Larry Laudan, il falsificazionismo di Popper «ha la disdicevole conseguenza di incoraggiare come “scientifica” qualunque eccentrica dichiarazione che faccia false asserzioni in maniera accertabile». Per risolvere questi problemi il filosofo ungherese Imre Lakatos propose di sostituire al criterio proposto da Popper, che chiamò «falsificazionismo ingenuo», un altro che chiamò «falsificazionismo (metodologico) sofisticato». Già dal nome si capisce che è più complicato: una teoria è falsificata soltanto quando viene proposta un’altra teoria che ne comprende le previsioni e in più prevede fatti nuovi che sono confermati dagli esperimenti. Nell’idea di Lakatos, l’attenzione si sposta dalla singola teoria al “programma di ricerca”, cioè una sequenza di teorie che evolvono una nell’altra col tempo. Un programma di ricerca include un nucleo di affermazioni che non sono in discussione e una serie di ipotesi ausiliarie più negoziabili che, nelle parole di Lakatos, costituiscono una «cintura protettiva» intorno al nucleo. L’esempio che fa Lakatos è ancora la scoperta di Nettuno: invece di mettere direttamente in discussione la teoria della gravitazione, gli scienziati hanno prima provato ad attaccare un’ipotesi ausiliaria (l’esistenza di un dato numero di pianeti), per vedere se il problema non stesse in realtà lì".
Punti di riflessione
Invece di posare a profeti, è nostro compito fare le cose nel miglior modo possibile - e andare alla ricerca dei nostri errori. (Karl Popper  - Le fonti della conoscenza e dell'ignoranza p.9)
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Esperienza - ripete più d'una volta Popper insieme ad Oscar Wilde - è il nome che ciascuno di noi dà ai propri errori. (Dario Antiseri p.10)
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Il diavolo sceglie strane forme per confondere l'innocente. Ad esempio, potrebbe scegliere la forma di un razionalista londinese con accento ungherese. (Paul Feyerabend)
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La mancanza di falsificabilità può essere una caratteristica delle teorie pseudoscientifiche, ma non sempre lo è: più che una condizione necessaria, sembra essere quella che i logici chiamano una condizione sufficiente. In realtà è possibile elaborare il criterio della falsificabilità in modo che sia in grado di riconoscere queste pseudoscienze: tentò di farlo in parte lo stesso Popper e più compiutamente il suo allievo Lakatos. Si tratta in pratica di richiedere che una teoria non sia semplicemente falsificabile, ma sia sopravvissuta a diversi tentativi di falsificarla: astrologia e omeopatia chiaramente non soddisfano questo requisito. (Andrea Ferrero)
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Nel mondo reale, ci vuole molto più di un risultato negativo perché una teoria ben corroborata dai dati sperimentali venga abbandonata: soprattutto, bisogna che sia già disponibile una teoria alternativa che possa convincere la comunità scientifica. (Stefano Bagnasco)
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Negli anni Sessanta del Novecento il filosofo americano Thomas Kuhn, per descrivere la ritrosia degli scienziati ad abbandonare le loro teorie, introdusse il concetto di “paradigma scientifico”: in ogni dato momento, la comunità scientifica ragiona e teorizza all’interno di un quadro coerente che non viene seriamente messo in discussione da piccole incoerenze o aspetti non spiegati. Si è in un periodo di «scienza normale»: gli scienziati si dedicano a risolvere problemi e chiarire lati oscuri senza spostarsi dal quadro generale di riferimento. L’accumularsi di problemi e inconsistenze nella teoria, però, alla fine la mette davvero in crisi: se a questo punto gli scienziati hanno a disposizione una nuova teoria migliore, si verifica un cambiamento di paradigma (Kuhn le chiama «rivoluzioni scientifiche») e il quadro generale di riferimento cambia. (Stefano Bagnasco)
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Il criterio di falsificabilità di Popper è troppo schematico, o meglio, è un criterio ideale che non funziona tanto bene nel mondo reale. In più, riguarda esclusivamente la struttura logica della teoria, indipendentemente dal fatto che questa descriva correttamente i fatti oppure no: una teoria può essere falsificabile, e quindi scientifica, anche se completamente falsa, e viceversa. Come ha scritto il filosofo Larry Laudan, il falsificazionismo di Popper «ha la disdicevole conseguenza di incoraggiare come “scientifica” qualunque eccentrica dichiarazione che faccia false asserzioni in maniera accertabile». Per risolvere questi problemi il filosofo ungherese Imre Lakatos propose di sostituire al criterio proposto da Popper, che chiamò «falsificazionismo ingenuo», un altro che chiamò «falsificazionismo (metodologico) sofisticato». Già dal nome si capisce che è più complicato: una teoria è falsificata soltanto quando viene proposta un’altra teoria che ne comprende le previsioni e in più prevede fatti nuovi che sono confermati dagli esperimenti. Nell’idea di Lakatos, l’attenzione si sposta dalla singola teoria al “programma di ricerca”, cioè una sequenza di teorie che evolvono una nell’altra col tempo. Un programma di ricerca include un nucleo di affermazioni che non sono in discussione e una serie di ipotesi ausiliarie più negoziabili che, nelle parole di Lakatos, costituiscono una «cintura protettiva» intorno al nucleo. L’esempio che fa Lakatos è ancora la scoperta di Nettuno: invece di mettere direttamente in discussione la teoria della gravitazione, gli scienziati hanno prima provato ad attaccare un’ipotesi ausiliaria (l’esistenza di un dato numero di pianeti), per vedere se il problema non stesse in realtà lì. (Stefano Bagnasco)
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Non è possibile stabilire se una disciplina sia scientifica o meno osservandola in un dato momento, ma solo esaminandone lo sviluppo storico: quindi non possiamo usarlo per giudicare una teoria di recente introduzione, per la quale potremo però valutare semplicemente, come indizi, l’adesione agli standard del metodo e della prassi scientifica. (Stefano Bagnasco)
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“Dunque, nella scienza, come in altri ambiti, noi andiamo alla ricerca della verità attraverso l’eliminazione degli errori. Ma in quale senso preciso il metodo per tentativi ed errori è legato alla ricerca della verità?”
Noi aspiriamo alla verità, e poiché non possiamo mai essere sicuri di averla davvero trovata, andiamo alla ricerca dei punti deboli delle nostre ipotesi, cercando di eliminare i possibili errori, i quali ci mostrano che quanto abbiamo raggiunto non è la verità, che la nostra ipotesi non è vera, ma falsa. In altri termini, tentiamo di falsificare le nostre stesse ipotesi, cioè di dimostrarne la falsità, di confutarle. In questo consiste il metodo consapevolmente critico. Lo scienziato serio, che è sempre critico, non assume un’ipotesi sperando che sia vera, ma con la determinazione di controllarla per stabilire se non sia invece falsa. (Teche RAI)
L' epistemologia o teoria della conoscenza è la branca della filosofia che studia la natura, l'origine e la portata della conoscenza e della credenza
L'essere umano, permanentemente, si dibatte tra verità da confermare e credenze da sfatare. (Cliccare per approfondire)
Karl Popper, prototipo del pensatore critico - Non è saggio morire per le proprie aspettative errate
Dal principio di falsificabilità possiamo arguire quanto Karl Popper sia stato il prototipo del "pensatore critico", infatti egli ha posto il "dubbio" ad architrave di tutto il suo pensiero, sostenendo l'asimmetricità che esiste tra la verifica di una teoria e la prova definitiva della sua correttezza scientifica: ciò è impossibile per Popper! Per Popper una teoria non potrà mai essere ritenuta vera, ma solo falsificata...in attesa di ulteriori fatti che la smentiscano (se mai arriveranno). Il filosofo Dario Antiseri, nell'introduzione al libro di Karl Popper "Le fonti della conoscenza e dell'ignoranza", scrive (p. 9):
Se errare humanum est, è ancora più tipico dell'uomo correggere senza sosta, come un Sisifo felice, gli eventuali errori che possono annidarsi nelle proprie e nelle altrui teorie. Il moscone sbatte contro il vetro e torna indietro, sbatte una seconda volta contro il vetro e torna di nuovo indietro, sbatte ancora contro il vetro...finchè muore con la sua aspettativa errata. Einstein, invece, fa morire la teoria al posto suo, perchè è teso a far tesoro dei propri errori. Egli è stuzzicato dal piacere di trovare un errore nella propria teoria: sa che prima trova un errore, prima mette se stesso e la comunità scientifica nell'urgente necessità di trovare e provare una teoria migliore. Qui sta la ragione per cui la fisica va avanti: "va avanti perchè non sbaglia mai due volte allo stesso modo" (R. Oppenheimer).
Proprio il caso di Einstein è emblematico della validità di tale principio. Einstein, quando venne scoperta la fisica quantistica era scettico della sua completezza e validità. Nel 1935 espresse delle critiche verbali, ma non ebbe il tempo per accertarsi di avere torto.
Non è indice di saggezza morire per le proprie aspettative errate. Popper scrive: "Einstein, invece, fa morire la teoria al posto suo, perchè è teso a far tesoro dei propri errori. Egli è stuzzicato dal piacere di trovare un errore nella propria teoria: sa che prima trova un errore, prima mette se stesso e la comunità scientifica nell'urgente necessità di trovare e provare una teoria migliore"
Cos'è il progresso scientifico per Popper
popper
Modello interpretativo della scienza basato sull'errore: quanto più si sbaglia e quanto più si elaborano nuove teorie che si rivelano fallaci, tanto più è possibile circoscrivere l'orizzonte della verità. Il progresso, secondo Popper, non consiste nell'accumulo di certezze, bensì nella progressiva eliminazione degli errori, in modo analogo all'evoluzione biologica.
Cliccare per vedere l'intera presentazione
Cos'è il falsificazionismo nella relazione fra i tre mondi di Popper
Una breve descrizione del falsificazionismo può essere tratta dal blog "Lo scoglio del naufrago":

Popper ha descritto la genesi della sua teoria della conoscenza come il risultato di un confronto, da lui operato in età giovanile, tra la teoria della relatività di Einstein, da una parte, e la psicoanalisi e il marxismo dall'altra. Mentre queste ultime si presentano come teorie capaci di spiegare qualunque fenomeno di loro pertinenza e, quindi, come inconfutabili, la teoria di Einstein fornisce l'indicazione di esperimenti possibili che potrebbero confermarla o confutarla. Partendo da questa constatazione, Popper sviluppa nella Logica della scoperta scientifica una delle teorie scientifiche. Le teorie scientifiche sono costituite da asserzioni universali (ipotesi o leggi) e si ritiene che si arrivi ad esse attraverso un processo di induzione, che parte da asserzioni singolari, cioè da resoconti dei risultati di osservazioni o esperimenti. Ma, come già si era chiesto Hume, è giustificabile logicamente l'inferenza di asserzioni universali da asserzioni particolari, per quanto numerose queste siano? Secondo Popper la risposta è no: dal fatto che molti cigni sono bianchi non si può concludere che "tutti i cigni sono bianchi". Popper respinge, dunque, la logica induttiva; ma così facendo non si elimina ogni distinzione tra la scienza, che è conoscenza autentica, e la metafisica? In realtà, a suo avviso, è il criterio di verificazione, sostenuto dai neopositivisti, che non fornisce un criterio di demarcazione adeguato tra esse, in quanto consente di concludere che il linguaggio della metafisica è privo di senso ma finisce per distruggere anche le scienze della natura. Esso presuppone, infatti, che solo asserzioni empiriche elementari, cioè resoconti di osservazioni di eventi singolari, permettono di decidere in modo conclusivo della verità o falsità di asserzioni generali, ossia delle leggi scientifiche. Ma se non è logicamente ammissibile l'inferenza da asserzioni singolari a teorie generali, le teorie non potranno mai essere verificate empiricamente; bisogna, dunque, individuare un criterio che permetta di accogliere entro le scienze empiriche anche asserzioni non verificabili. Dal punto di vista della storia delle scoperte scientifiche, alcune idee metafisiche sono state di ostacolo, ma altre, come per esempio l'atomismo, sono state fruttuose. Popper propone, quindi, un altro criterio di demarcazione tra scienza e ciò che non è scienza: si tratta del metodo dei controlli, per cui è scientifico solo un sistema che possa essere controllato dall'esperienza. Tale criterio non esige che un sistema sia capace di essere scelto una volta per tutte ma richiede soltanto che esso possa esser confutato dall'esperienza, cioè sia falsificabile. Popper precisa che la falsificabilità non è un criterio di significato, ovvero non distingue tra quel che ha senso e quel che non ha senso, come avviene con il principio di verificabilità dei neopositivisti, ma traccia una linea di demarcazione all'interno del linguaggio significante. Le asserzioni universali, in cui consistono le teorie, non possono essere derivate da asserzioni singolari, ma possono essere controllate da queste. Il che significa che le asserzioni base, ossia le asserzioni di un fatto singolare (per esempio, che un determinato cigno è nero) possono servire come premesse di una falsificazione. Ma anche queste asserzioni base devono essere controllate inter-soggettivamente; esse, infatti, non hanno quello stato privilegiato di certezza attribuito loro dai neopositivisti. Le osservazioni e gli esperimenti e i resoconti di essi non sono neutrali, ma sono sempre condotti e interpretati alla luce delle teorie. Per questo, secondo Popper, è sempre ingannevolmente facile trovare verificazioni di una teoria: così avviene con il marxismo e con la psicoanalisi, che interpretano ogni fenomeno come verifica positiva della loro teoria. Nella scienza, invece, non possono esserci asserzioni definitive, non più controllabili inter-soggettivamente, ossia non confutabili. Questo non vuol dire che, prima di essere accettata, ogni asserzione scientifica debba essere di fatto controllata, ma solo deve poter essere controllata. Per chiarire in che consista la falsificabilità, Popper precisa che le asserzioni base, che devono servire a falsificare una teoria, hanno la forma di asserzioni singolari esistenziali. La negazione di un'asserzione strettamente universale (per esempio, "Non tutti i corvi sono neri") equivale a un'asserzione strettamente esistenziale (per esempio, "Esiste almeno un corvo che non è nero"). Le leggi di natura hanno la forma di asserzioni strettamente universali, del tipo: "Tutti i corvi sono neri", e, quindi, sono esprimibili come negazioni di asserzioni strettamente esistenziali (ossia, "Non esiste alcun corvo che non sia nero"). Le leggi di natura sono pertanto paragonabili a dei divieti: esse, anziché asserire che qualcosa esiste o accade, lo negano. Le asserzioni strettamente universali non sono dunque verificabili, perché la loro verificazione richiederebbe una esplorazione esaustiva del mondo in ogni tempo per stabilire che qualcosa non esiste, non è mai esistito e non esisterà mai. Se invece è vera una sola asserzione singolare che infrange ciò che la legge proibisce o esclude, allora la legge risulta confutata. Questo significa che una teoria è falsificabile se la classe di tutte le asserzioni base, con le quali essa è in contraddizione o che essa esclude o vieta, non è vuota: queste asserzioni base vietate dalla teoria sono dette falsificatori potenziali di essa. Quanto più una teoria vieta, tanto maggiore è il contenuto di informazioni che essa fornisce e ciò è connesso appunto dall'ampiezza della classe dei suoi falsificatori potenziali. Per scegliere tra teorie bisogna, dunque, tener conto del loro grado di falsificabilità, il quale consiste appunto nel numero maggiore o minore di falsificatori potenziali. Le leggi scoperte nell'indagine scientifica sono sempre ipotesi, ma la cosa essenziale non è tanto discutere quanto sia probabile un'ipotesi, bensì valutare a quali controlli e prove ha resistito, mostrando la sua capacità di collaborazione. A determinare il grado di collaborazione interviene più che il numero dei casi a favore, la severità dei controlli, che dipende dalla semplicità dell'ipotesi più semplice, ossia falsificabile in grado più alto, è anche quella corroborabile a un grado più alto. La conclusione di Popper è che solo la confutabilità o falsificabilità distingue le teorie scientifiche dalla metafisica. In questo senso, egli non può essere scambiato per un neopositivista, che si sia limitato a sostituire la verificabilità con la falsificabilità.
Cos'è il falsificazionismo per Karl Popper
Un esempio medico: la regolazione fisiologica umana, cioè il passaggio dall'omeostasi all'allostasi
Un esempio medico di come venga considerato l'errore è costituito dal passaggio teorico tra due modelli della regolazione fisiologica umana, cioè l'omeostasi  e l'allostasi, come descritto dal fisiologo e neuroscienziato Peter Sterling (vedi bibliografia 2004):
Il primo modello, l'omeostasi ("stabilità attraverso la costanza"), ha dominato la fisiologia e la medicina da quando Claude Bernard ha dichiarato: "Tutti i meccanismi vitali ... hanno un solo oggetto: preservare costanti le condizioni ... dell'ambiente interno". Il suo detto è stato interpretato letteralmente nel senso che lo scopo della regolazione fisiologica è di bloccare ogni parametro interno a un "setpoint" rilevando gli errori e correggendoli con feedback negativo (Fig. 1.1; Cannon, 1935).
Sulla base di questo modello, i medici ragionano sul fatto che quando un parametro devia dal suo valore di setpoint, alcuni meccanismi interni devono essere violati. Di conseguenza, progettano terapie per riportare il valore “inappropriato” a “normale. Il modello dell'omeostasi ha contribuito incommensurabilmente alla teoria e alla pratica della medicina scientifica, quindi criticarlo potrebbe sembrare quasi assurdo.
Tuttavia, tutti i modelli scientifici alla fine incontrano nuovi fatti che non si adattano, e questo è ora il caso dell'omeostasi. In fisiologia, si accumulano prove che i parametri non sono costanti. Le loro variazioni, piuttosto che significare un errore, sono apparentemente progettate per ridurre l'errore. In medicina, ora aumentano in prevalenza le principali malattie, come l'ipertensione essenziale e il diabete di tipo 2, le cui cause non possono essere spiegate dal modello di omeostasi. Perché contrariamente all'ipertensione causata da un'arteria renale ristretta e al diabete causato dalla distruzione immunitaria delle cellule che secernono insulina, questi nuovi disturbi non presentano alcun meccanismo evidentemente difettoso. Trattarli con farmaci per riparare i meccanismi di basso livello che non si rompono risulta non funzionare particolarmente bene.

Il secondo modello, l'allostasi ("stabilità attraverso il cambiamento"), ha praticamente la visione opposta.
Suggerisce che l'obiettivo della regolamentazione non è la costanza, ma piuttosto l'idoneità nella selezione naturale.
L'idoneità vincola la regolamentazione ad essere efficiente, il che implica la prevenzione degli errori e la riduzione al minimo dei costi.
Entrambe le esigenze vengono soddisfatte al meglio utilizzando le informazioni preliminari per prevedere la domanda e quindi regolando tutti i parametri per soddisfarla (Fig.1). Fitness sotto selezione naturale.

Figura 1. Modelli alternativi di regolazione. L'omeostasi descrive i meccanismi che mantengono costante una variabile controllata rilevando la sua deviazione da un "setpoint" e reagendo per correggere l'errore. L'allostasi descrive i meccanismi che modificano la variabile controllata prevedendo quale livello sarà necessario e ignorando il feedback locale per soddisfare la domanda prevista
Popper
Conclusioni (provvisorie): l principio di falsificazione di Karl Popper dimostra quanto egli sia stato il prototipo del "pensatore critico", infatti egli ha posto il "dubbio" a sostegno della sua epistemologia
Karl Popper è stato un filosofo della scienza il cui contributo epistemologico più importante è il "falsificazionismo", cioè l'idea che quando ci si confronta con una Teoria non è bene cercare prove scientifiche che la sostengano, ma è più saggio cercare prove che la contraddicano, quindi che la falsifichino. Tutto nasce dal "confirmation bias", cioè dall'innata tendenza umana a cercare conferme alle proprie idee, piuttosto che cercare errori in esse. Nelle sue prime pubblicazioni il filosofo propose come criterio del carattere empirico di una teoria scientifica, il principio della falsificabilità o controllabilità, la possibilità, cioè, di sottoporre le teorie a controllo, procedendo per congetture e successive confutazioni. Popper cercò di mostrare che la controllabilità è equivalente alla falsificabilità: vale a dire che una teoria è controllabile se esistono condizioni che possono confutarla. Una teoria è controllabile se implica predizioni che possono essere falsificate, e che possono risultare sbagliate, che possono quindi non concordare con le nostre ipotesi. Se si dà questo, allora vuol dire che la nostra teoria implicava una predizione falsa, ed una teoria che implica una predizione falsa è una teoria falsa. Ma ciò non significa che essa sia da gettare nel cestino solo perché ha condotto ad una predizione falsa. Possiamo, infatti, correggere la nostra teoria, possiamo apportare delle modifiche. Da ciò deriva il carattere scientifico di ogni teoria, come riportato dalle teche RAI: "Cos’è, dunque, che caratterizza in modo specifico la scienza?” Innanzitutto, se siamo scienziati sul serio, i nostri problemi ce li scegliamo con cura tra quelli che abbiamo ricevuto dalla cosiddetta situazione problematica della scienza. In altri termini, generalmente partiamo da problemi già affrontati da altri. A volte, invece, capita la fortuna d’imbattersi in un problema completamente originale: un’esperienza davvero molto eccitante, che rappresenta di per sé una specie di scoperta. Vi è dunque qualcosa di inconscio nel tentativo di formulare, di non mollare od inseguire un problema. Va detto, naturalmente, che molto spesso il problema da noi affrontato cambia aspetto proprio mentre ci stiamo lavorando: capita allora di rendersi conto che non è esattamente il problema che dovremmo indagare, o quello più promettente, e così via. In realtà, persino nella scelta del problema noi adottiamo il metodo per tentativi ed errori. A volte, lo ricaviamo dalla nostra esperienza di insegnamento. Spesso capita poi, come s’è detto, che il problema muti mentre ci stiamo lavorando sopra: così lo capiamo meglio, sempre procedendo per tentativi ed errori. "Se ipotizzo che domani pioverà, questa è ovviamente una congettura incerta. Può accadere che domani piova, nel qual caso la congettura sarà vera; ma può anche accadere che domani non piova, e allora la mia ipotesi sarà falsa. Qui tutto è molto semplice, dall’inizio sino al momento in cui la congettura cessa di essere tale: domani, infatti, o pioverà o non pioverà, ma, prima di allora, l’ipotesi resterà incerta. Consideriamo ora un’ipotesi più generale: per esempio, quella secondo la quale “piove sempre quando io ho qualche giorno di vacanza”. Questa ipotesi, non solo è un’ipotesi più generale, ma contiene in sé il termine “sempre”. È davvero molto difficile che io, controllandola, possa stabilire che è vera; ma, ciò nonostante, potrebbe anche darsi che piova davvero ogni qualvolta ho qualche giorno di vacanza. Anche ammesso che ciò sia vero, l’ipotesi in quanto tale non lo sarà ugualmente, perché è talmente generale da non potersi confermare come vera dopo un numero finito qualsiasi di osservazioni (una, due, tre, non importa quante), cessando di essere una semplice congettura. Esiste, dunque, una differenza tra ipotesi (e tentativi) che consistono di asserti singolari e altre ipotesi che hanno un carattere più universale. Ma, per l’appunto, quel che cerchiamo nel fare scienza sono leggi generali, ipotesi universali." Dal principio di falsificabilità possiamo arguire quanto Karl Popper sia stato il prototipo del "pensatore critico", infatti egli ha posto il "dubbio" ad architrave di tutto il suo pensiero, sostenendo l'asimmetricità che esiste tra la verifica di una teoria e la prova definitiva della sua correttezza scientifica: ciò è impossibile per Popper! Per Popper una teoria non potrà mai essere ritenuta vera, ma solo falsificata...in attesa di ulteriori fatti che la smentiscano (se mai arriveranno).
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Libri consigliati
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Spesa annua pro capite in Italia per gioco d'azzardo 1.583 euro, per l'acquisto di libri 58,8 euro (fonte: l'Espresso 5/2/17)

Pagina aggiornata il 21 novembre 2022

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Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 2.5 Generico
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