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Coloro cui sfugge completamente l'idea che è possibile aver torto non possono imparare nulla, tranne la tecnica. (Gregory Bateson)
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Ecologia dello sviluppo umano: la salute dell'individuo e la sua longevità dipendono da Stress cronico e Carico Allostatico
TEORIE > CONCETTI > RESILIENZA
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La salute di ogni individuo e la sua aspettativa di vita sono fortemente influenzati dall'ambiente socio-economico in cui vive. Nel 1977 il neuroscienziato Peter Sterling e il biologo Joseph Eyer misero in luce la correlazione tra mortalità e organizzazione sociale in un loro studio ("Stress-Related Mortality and Social Organization") scrivendo: "L'organizzazione sociale capitalista moderna, attraverso il lavoro intensificato e conflittuale e la distruzione di forme cooperative e di sostegno della comunità sociale, provoca una forte mortalità in eccesso tra gli adulti nei paesi sviluppati. Questa eccessiva mortalità è particolarmente evidente nel confronto dei tassi vitali delle società capitalistiche avanzate e quelle di cacciatori-raccoglitori della preistoria." Essi svolsero ricerche volte a identificare la correlazione tra condizioni sociali destrutturanti (disoccupazione, migrazione, divorzio, ecc) e maggiori incidenze di accidenti cardiovascolari e fenomeni di ipertensione arteriosa. Poi iniaziarono a cercare i mediatori biologici in grado di predire il rischio cardiovascolare correlato allo stress. La salute di ognuno di noi e la nostra resilienza allo stress sono determinate già alla nascita, come scrivono le ricercatrici Risi e Trovalusci: "Le nostre soglie di regolazione fisiologica vengono tarate a partire dalla vita intrauterina (fetal programming, Barker DJ, 2002); in particolare lo stress, l’alimentazione, la composizione del microbiota intestinale, i comportamenti e gli stili di vita della madre in gravidanza si traducono in segnature epigenetiche in grado di determinare la predisposizione alle malattie (Developmental Origins of Health and Disease www.dohadsoc.org) e la resilienza allo stress (Younson N.A. and Whitelaw E., 2008) del nascituro."  Per valutare lo stress e il carico allostatico che una specifica società esercita sui suoi membri occorre definire il suo ambiente, cioè il suo modello ecologico e le forze che sostengono o ostacolano lo sviluppo umano. Lo psicologo Urie Bronfenbrenner nel 1979 propose un modello ecologico dello sviluppo umano nel quale l'interazione individuo-ambiente viene descritta immaginando l'ambiente composto da una serie di strutture concentriche poste una dentro l'altra. Come scrive il ricercatore Michele Capurso, nella presentazione del libro di Bronfenbrenner "Rendere umani gli esseri umani": "Siamo convinti che il merito principale di Bronfenbrenner sia stato quello di cercare di scoprire e documentare le interconnessioni sistemiche che legano lo sviluppo individuale e il contesto sociale in cui vive. L'autore è sempre stato fortemente convinto che le possibilità di crescita, di evoluzione e di benessere dell'uomo non dipendano da una causa singola ma siano piuttosto legate a una complessa rete di strutture che comprendono gli individui con le loro specificità biologiche e psicologiche, l'ambiente, i gruppi, la cultura, la società nel suo insieme."  La ricerca medica ha dimostrato (vedi bibliografia McEwen 2006) che un cattivo adattamento a situazioni/ambienti stressanti ha serie conseguenze sulla salute degli individui. Se si implementassero programmi per coltivare la "resilienza" ne potrebbe risultare un miglioramento della salute pubblica. Cosa si potrebbe fare: (1) a livello individuale: iniziative che migliorino la qualità/quantità del sonno, il supporto sociale, il senso di scopo, l'autostima, una dieta sana, l'evitamento di sostanze dannose e lo svolgimento di attività fisica; (2) a livello sociale: politiche che incentivino pratiche vantaggiose sul posto di lavoro, quartieri più puliti e più sicuri, e una maggiore motivazione verso l'istruzione superiore sono solo alcuni esempi di benefici che potrebbero migliorare la salute fisica e mentale della società. Un esempio che vede pratiche svantaggiose per i lavoratori è quello della liberalizzazione totale dell'apertura dei negozi (gli esercenti italiani, caso unico in Europa, in teoria possono tenere su le serrande 365 giorni l’anno, senza limiti.
stress
I am optimistic. I see the glass half full of shit.
Punti di riflessione
Piuttosto che l'assenza di patologia o decelerazione della senescenza, la resilienza è uno stato di adattamento a una vita di stress e tensione. (Robert-Paul Juster, Bruce S. McEwen, Sonia J. Lupien)
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Il compito del terapeuta dovrebbe quindi essere non più quello di aggiustare un “pezzo fallato, un meccanismo rotto”, secondo la metafora meccanicista dell’essere umano come macchina, ma di valutare quanto l’anomalia sia funzionale all’adattamento di quel particolare soggetto, eventualmente promuovendo un cambiamento “sostenibile” per prevenire il vero rischio di malattia, ovvero il carico allostatico (McEwen B.S., 2012)
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Ma come possiamo pensare di coinvolgere una popolazione nella costruzione della propria salute, se il modello dominante di medicina sostiene modelli culturali che depotenziano la naturale competenza umana di salutogenesi, che allerta le persone sane a non ritenersi tali, che trascura e oscura la fisiologica correlazione tra biologia e psiche e viceversa? (Marina Risi, Liliana Trovalusci)
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Il mantenimento della salute, a livello mondiale, dipende: da interventi sanitari per il 10-15%, da fattori socio-economici e stili di vita per il 40-50%, dall'ambiente per il 30-40%, da fattori genetici per il 20%. (Christopher J L Murray, Alan D Lopez)
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Le possibilità di crescita, di evoluzione e di benessere dell'uomo non dipendono da una causa singola ma sono piuttosto legate a una complessa rete di strutture che comprendono gli individui con le loro specificità biologiche e psicologiche, l'ambiente, i gruppi, la cultura, la società nel suo insieme. (Urie Bronfenbrenner)
Nel 1977 il neuroscienziato Peter Sterling e il biologo Joseph Eyer misero in luce la correlazione tra mortalità e organizzazione sociale in un loro studio. La grande intuizione di Sterling ed Eyer fu quella di rendersi conto che la fissità dei parametri biologici non è il vero scopo della regolazione fisiologica, piuttosto l’organismo è teso a ricercare una continua stabilità adattativa, una stabilità non più attraverso la costanza, ma tramite un continuo cambiamento, una fluttuazione dinamica e più predittiva possibile, in base alle esperienze acquisite e alle richieste dell’ambiente interno ed esterno. I due autori coniarono così il termine Allostasi
Ogni individuo è sottoposto a una vita di stress e tensione che determina il suo stato di salute
La salute di ogni individuo e la sua aspettativa di vita sono fortemente influenzati dall'ambiente socio-economico in cui vive. Nel 1977 il neuroscienziato Peter Sterling e il biologo Joseph Eyer misero in luce la correlazione tra mortalità e organizzazione sociale in un loro studio ("Stress-Related Mortality and Social Organization") scrivendo:

L'organizzazione sociale capitalista moderna, attraverso il lavoro intensificato e conflittuale e la distruzione di forme cooperative e di sostegno della comunità sociale, provoca una forte mortalità in eccesso tra gli adulti nei paesi sviluppati. Questa eccessiva mortalità è particolarmente evidente nel confronto dei tassi vitali delle società capitalistiche avanzate e quelle di cacciatori-raccoglitori della preistoria.

Essi svolsero ricerche volte a identificare la correlazione tra condizioni sociali destrutturanti (disoccupazione, migrazione, divorzio, ecc) e maggiori incidenze di accidenti cardiovascolari e fenomeni di ipertensione arteriosa. Poi iniaziarono a cercare i mediatori biologici in grado di predire il rischio cardiovascolare correlato allo stress. Una descrizione approfondita dei meccanismi individuati da Sterling ed Eyer è rintracciabile nell'articolo "Salute: un'architettura plastica" (vedi bibliografia) delle ricercatrici Marina Risi e Liliana Trovalusci che scrivono (pp. 191-192):

La grande intuizione di Sterling ed Eyer fu quella di rendersi conto che la fissità dei parametri biologici non è il vero scopo della regolazione fisiologica, piuttosto l’organismo è teso a ricercare una continua stabilità adattativa, una stabilità non più attraverso la costanza, ma tramite un continuo cambiamento, una fluttuazione dinamica e più predittiva possibile, in base alle esperienze acquisite e alle richieste dell’ambiente interno ed esterno. I due autori coniarono così il termine Allostasi.

Il termine "Allostasi", coniato nel 1988 da Sterling ed Eyer, proviene dal greco 'allo' che significa variabile e 'stasis' che significa stabile, per indicare che la stabilità dell'organismo umano è il risultato del cambiamento. Infatti le conclusioni cui arrivarono Sterling ed Eyer furono che il modello dell'Omeostasi (endocrinologicamente autocorrettivo), che aveva dominato la fisiologia per un intero secolo, era destinato ad essere sostituito da un altro modello (Allostasi) che si può definire 'predittivo' perchè cerca di anticipare le domande dell'ambiente agendo sempre sugli stessi sistemi dell'organismo.

Da cosa dipende la salute?
La salute di ognuno di noi e la nostra resilienza allo stress sono determinate già alla nascita, come scrivono le ricercatrici Risi e Trovalusci (vedi bibliografia p. 192):

Le nostre soglie di regolazione fisiologica vengono tarate a partire dalla vita intrauterina (fetal programming, Barker DJ, 2002); in particolare lo stress, l’alimentazione, la composizione del microbiota intestinale, i comportamenti e gli stili di vita della madre in gravidanza si traducono in segnature epigenetiche in grado di determinare la predisposizione alle malattie (Developmental Origins of Health and Disease www.dohadsoc.org) e la resilienza allo stress (Younson N.A. and Whitelaw E., 2008) del nascituro.

Negli ultimi anni si sta facendo strada un modello transdisciplinare della salute umana che prende in considerazione aspetti biologici, psicologici, sociali, comportamentali e spirituali i quali, sinergicamente, vanno a determinare la salute globale dell'individuo  (vedi immagine a fianco) e articolo in bibliografia (M. Picard, C. M. Sabiston, J. K. McNamara, 2011). Il modello del carico allostatico è coerente con il modello transdisciplinare perchè enfatizza la modulazione psicologica della fisiologia e della patologia, come scrivono Risi e Trovalusci (p. 192):

Se l’allostasi è capacità di promuovere stabilità attraverso il cambiamento, in termini psicologici si traduce nella capacità di abitare nei vari luoghi psichici, dai palcoscenici dell’Io agli anfratti più nascosti dell’anima, dai forti volumi delle emozioni alle intermittenze ritmiche degli umori variabili, dai riflettori della coscienza che misura, ai sussurri nebbiosi delle atmosfere oniriche che sfumano ogni senso della realtà. [...] L’intento è quello di assumere una postura esistenziale disposta all’accoglienza della molteplicità di sé. Raggiungere e mantenere un equilibrio di direzione, di rispetto per ciò che si è, richiede la possibilità di cambiare residenza nel proprio essere per contemplare tutto quello che si è e trascenderne al contempo. Questo permette di non identificarci mai completamente, ma favorisce lo spaesamento che attiva l’apertura al nuovo, al diverso, all’inaspettato e ci rende mobili, agili, pronti e al contempo fuori dal mondo, fuori tempo, come diceva Oscar Wilde, sempre un po' ‘improbabili’.

E' evidente che si tratta di un atteggiamento opposto a quello promosso dall'attuale cultura capitalista e neoliberista, che è fondamentalmente "egocentrica" e "narcisista".

Le nostre soglie di regolazione fisiologica vengono tarate a partire dalla vita intrauterina; in particolare lo stress, l’alimentazione, la composizione del microbiota intestinale, i comportamenti e gli stili di vita della madre in gravidanza si traducono in segnature epigenetiche in grado di determinare la predisposizione alle malattie e la resilienza allo stress del nascituro
Modello transdisciplinare della salute individuale
L'approccio transdisciplinare alla salute contempla l'integrazione di aspetti biologici, psicologici, sociali, comportamentali e spirituali che vanno a formare un quadro della salute globale dell'individuo. (cliccare sull'immagine per approfondire)
10 regole d'oro per la salute
Scrivono Risi e Trovalusci (vedi bibliografia p.195): "Attualmente le informazioni sulla promozione della salute sono ampiamente divulgate; anche se ancora poco studiate nelle accademie di medicina, è relativamente facile l’accesso alle regole d’oro per mantenersi in buona salute. Eppure poco conosciuti sono i risultati di ampi studi epidemiologici ormai ventennali che hanno risposto alla più semplice e naturale delle domande che ogni governo dovrebbe porsi: “In quale misura gli interventi sanitari, su cui investiamo la maggioranza delle nostre risorse finanziarie, concorrono al mantenimento della salute?” La risposta è inquietante, anche se osservata solo dal punto di vista del rapporto costi/benefici: la percentuale è del 10-15%, mentre fattori socio-economici e stili di vita pesano per il 40-50%, l’ambiente è al secondo posto con 30-40% e i fattori genetici 10- 20% (vedi bibliografia Murray C.J., Lopez AD., 1997). "

REGOLE

  1. Non essere povero. Se puoi, smetti. Se non ci riesci, cerca di non essere povero per molto tempo
  2. Non vivere in un’area deprivata. Se puoi, trasferisciti altrove
  3. Non essere disabile e/o non avere un figlio disabile
  4. Non fare un lavoro malpagato e stressante
  5. Non vivere in una casa umida, non essere un senza-tetto
  6. Sii in grado di pagarti attività sociali e vacanze annuali
  7. Non essere un genitore solo
  8. Richiedi tutti i benefici di cui hai diritto
  9. Sii in grado di possedere un’auto
  10. Sfrutta l’istruzione per migliorare la tua posizione sociale

Ovviamente tutti vorrebbero evitare di trovarsi in una delle condizioni sopra esposte, ma non tutti ci riescono: come mai?

David Gordon - Università di Bristol
È indiscutibile che la personalità di tipo A rappresenti un importante fattore di rischio per la Cardiopatia Ischemica. Il comportamento di tipo A è contrassegnato da alcune caratteristiche patognomoniche: impazienza, fretta, stress, irritazione, rabbia. In passato si è generata molta confusione su questo tipo di comportamento, soprattutto in relazione all’opinione comune che un atteggiamento simile sia determinante nel raggiungimento del successo sociale e dell’affermazione personale, il che, in realtà, non corrisponde al vero
Tipi di personalità e suscettibilità allo stress
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Lo stress cronico è la causa principale di mortalità nella società?
Come il fondamentale studio di Peter Sterling e Joseph Eyer (vedi bibliografia 1970) ha evidenziato, lo stress cronico e le sue conseguenze sembrano essere la causa principale di mortalità nella società statunitense. Infatti, nonostante la diffusione ed espansione delle cure sanitarie, il tasso di mortalità degli uomini è aumentato nell'ultimo secolo (dal 1870 al 1975) soprattutto negli anni successivi alla grande depressione e agli inizi degli anni '90. Essi scrivevano:

Noi sosteniamo che contributi estremamente importanti ai tassi di mortalità degli adulti sono causati dallo stress cronico derivante dal tipo di relazioni umane che sono fondamentali per l'organizzazione sociale capitalistica.

Esistono evidenze epidemiologiche della relazione tra stress e ipertensione, infatti nelle società urbane la pressione sanguigna media (la cosiddetta ipertensione essenziale) è molto più alta di quella delle società agricole. Inoltre l'ipertensione cresce con l'età nelle società urbane, mentre questo fenomeno è meno marcato nelle società agricole o persino assente in talune società non coinvolte nello sviluppo economico moderno. Lo sviluppo economico ha forgiato la personalità umana indirizzandola verso un modello dannoso per la salute, come scrive il cardiologo Italo Richichi (vedi bibliografia 2005):

Negli USA, il 75 percento dei maschi adulti presenta una personalità di tipo A. Le coronarie nel reperto autoptico di molti quarantenni, anche senza alcuna sintomatologia di tipo ischemico, possono risultare molto alterate; spesso si osserva la presenza di arteriosclerosi con delle placche nella cui struttura è presente colesterolo e altri lipidi, filtrati dal sangue. È indiscutibile che la personalità di tipo A rappresenti un importante fattore di rischio per la Cardiopatia Ischemica. Ma con quale meccanismo patogenetico questo fattore può accelerare l’istaurarsi della cardiopatia coronaria? Il comportamento di tipo A è contrassegnato da alcune caratteristiche patognomoniche: impazienza, fretta, stress, irritazione, rabbia. In passato si è generata molta confusione su questo tipo di comportamento, soprattutto in relazione all’opinione comune che un atteggiamento simile sia determinante nel raggiungimento del successo sociale e dell’affermazione personale, il che, in realtà, non corrisponde al vero. [...] Oggi lo stress viene identificato come un fattore vero e proprio di malattia fisica e di tipo A, come la predisposizione a contrarre questa malattia.

Il genere umano non può sopportare troppa realtà
Le più grandi verità sull'essere umano sono destinate ad essere espresse dai poeti piuttosto che dagli scienziati. Così il poeta TS Eliot scrisse nei "Quattro quartetti":


Via, via, via, disse l'uccello. Il genere umano
non può sopportare troppa realtà
Il tempo passato e il tempo futuro
Ciò che poteva essere e ciò che è stato
tendono a un solo fine, che è sempre presente.
Il gene che predispone allo stress
Il carico allostatico è determinato dai geni, dall'ambiente e dal comportamento dell'individuo. Le persone rispondono allo stress in modo diverso. La ricerca (vedi: An angiotensin-1 converting enzyme polymorphism is associated with allostatic load mediated by C-reactive protein, interleukin-6 and cortisol) ha individuato nel gene ACE rs4968591 l'enzima responsabile di molti disordini cardiovascolari, oltrechè predisponente alla depressione. Questo gene sembra predisporre ai disordini affettivi e suggerisce che maggiore è il carico allostatico, più estesa sia la disregolazione fisiologica e più elevato il rischio di malattia e morte prematura.
ACE rs4968591
gene
La risposta allo stress dipende dal tipo di personalità individuale
Lo stress non colpisce tutti allo stesso modo ma dipende dalla personalità del soggetto. Di questo si accorsero i cardiologi Meyer Friedman e Ray Rosenman negli anni '50, quando misero in risalto la relazione tra comportamento e malattie coronariche. In un'intervista, essi descrissero il comportamento competitivo e aggressivo di talune persone che definirono come "personalità di tipo A". Tale attitudine sembrava avere una correlazione più stretta con le malattie coronariche rispetto ad altri fattori quali fumo, mancanza di esercizio fisico, dieta scorretta. Le loro ricerche furono contestate a causa dei finanziamenti ricevuti dalla Philip Morris. In seguito, alla personalità di tipo "A" venne contrapposta la personalità di tipo "B" che indica persone calme e rilassate. In realtà classificazioni come questa sono attribuzioni semplificate utili solo a mettere in guardia le persone nei confronti del proprio "stile di vita". Probabilmente ogni persona ha uno stile comportamentale frutto di sovrapposizioni tra i vari tipi citati. Il rischio di sviluppare determinate malattie è correlato con la personalità umana. I cardiologi hanno definito le personalità di tipo "A" a rischio coronarico. Le persone psicologicamente opposte, inclini a sopprimere le emozioni e a evitare i conflitti (tipo "C") hanno un alto rischio di malattie infettive e di alcune forme di cancro.

Lo psicologo medico Johan Denollet (ved. bibliografia 1996, 2005, 2010) ha svolto delle osservazioni cliniche su un elevato numero di pazienti cardiaci, dimostrando che gli individui con personalità di Type-D (D sta per distressed) hanno più elevate probabilità di sviluppare una malattia cardiaca e di morirne, rispetto a coloro che sono più abili ad adattare la loro risposta allo stress, nonostante lo stesso tipo di esposizione. Gli individui con personalità di tipo D hanno la tendenza a vivere emozioni negative crescenti e a non condividerle con altre persone per paura di ricevere rifiuti o disapprovazione. Esse hanno un rischio di mortalità 4 volte superiore a quella degli individui con personalità di altro tipo, soprattutto per infarti miocardici ripetuti. L'incidenza nella popolazione di questo tipo di personalità è del 21%.
Lo stress non colpisce tutti allo stesso modo ma dipende dalla personalità del soggetto. Di questo si accorsero i cardiologi Meyer Friedman e Ray Rosenman negli anni '50, quando misero in risalto la relazione tra comportamento e malattie coronariche. In un'intervista, essi descrissero il comportamento competitivo e aggressivo di talune persone che definirono come "personalità di tipo A".  In seguito, alla personalità di tipo "A" venne contrapposta la personalità di tipo "B" che indica persone calme e rilassate. I cardiologi hanno definito le personalità di tipo "A" a rischio coronarico. Le persone psicologicamente opposte, inclini a sopprimere le emozioni e a evitare i conflitti (tipo "C") hanno un alto rischio di malattie infettive e di alcune forme di cancro.Gli individui con personalità di tipo D hanno la tendenza a vivere emozioni negative crescenti e a non condividerle con altre persone per paura di ricevere rifiuti o disapprovazione.
Probabilmente ogni persona ha uno stile comportamentale frutto di sovrapposizioni tra i vari tipi citati
Il modello ecologico dello sviluppo umano di Bronfenbrenner
Per valutare lo stress e il carico allostatico che una specifica società esercita sui suoi membri occorre definire il suo ambiente, cioè il suo modello ecologico e le forze che sostengono o ostacolano lo sviluppo umano. Lo psicologo Urie Bronfenbrenner nel 1979 (vedi bibliografia Colugnati) propose un modello ecologico dello sviluppo umano nel quale l'interazione individuo-ambiente viene descritta immaginando l'ambiente composto da una serie di strutture concentriche poste una dentro l'altra. Come scrive il ricercatore Michele Capurso, nella presentazione del libro di Bronfenbrenner "Rendere umani gli esseri umani" (p.9):

Siamo convinti che il merito principale di Bronfenbrenner sia stato quello di cercare di scoprire e documentare le interconnessioni sistemiche che legano lo sviluppo individuale e il contesto sociale in cui vive. L'autore è sempre stato fortemente convinto che le possibilità di crescita, di evoluzione e di benessere dell'uomo non dipendano da una causa singola ma siano piuttosto legate a una complessa rete di strutture che comprendono gli individui con le loro specificità biologiche e psicologiche, l'ambiente, i gruppi, la cultura, la società nel suo insieme.
Modello di Bronfenbrenner
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I sistemi sociali che ci creano (e che, allo stesso tempo, noi "creiamo")
La complessità ambientale in cui ogni individuo si trova a crescere è descritta da Bronfenbrenner come una serie di strutture concentriche poste una dentro l'altra. Ogni struttura sociale ci aiuta a costruire la nostra individualità mentre, allo stesso tempo, in un processo relazionale continuo, noi stessi contribuiamo a crearla. Le strutture individuate da Bronfenbrenner sono così definite, dal cerchio più interno e vicino all'individuo (Microsistema) a quello più esterno e lontano (Macrosistema):

  1. Microsistema: è l’ambiente più immediato e vicino all'individuo, un luogo in cui le persone interagiscono faccia-a-faccia. La casa, l’asilo nido o la scuola, il campo-giochi, il gruppo di amici, il luogo di lavoro, l’associazione sportiva o ricreativa frequentata quotidianamente, il quartiere e così via sono alcuni esempi di microsistema. L’attività svolta in tale contesto, il ruolo, la relazione interpersonale costituiscono - secondo Bronfenbrenner gli elementi, o i blocchi costitutivi di questa prima realtà ambientale. In questo contesto lo stress viene alimentato nella famiglia da: violenze/turbolenze, separazioni o divorzi, richieste o critiche eccessive; o nell'ambiente di lavoro da: mancanza di autonomia lavorativa, eccessive richieste, instabilità lavorativa, squilibrio sforzi/ricompense; o dalle caratteristiche del gruppo di pari: benestanti/poveri.

  2. Mesosistema: è costituito dalle interrelazioni tra due o più situazioni ambientali alle quali l’individuo in via di sviluppo partecipa attivamente (per un bambino, ad esempio, le relazioni tra casa, scuola e gruppo di coetanei che abitano nelle vicinanze di casa sua; per un adulto, quelle tra famiglia, lavoro e vita sociale), cioè è un insieme di microsistemi che si forma o si estende ogni qualvolta l’individuo che cresce entra a far parte di una nuova situazione ambientale.

  3. Esosistema: è costituito da una o più situazioni ambientali di cui l’individuo in via di sviluppo non è un partecipante attivo, ma in cui si verificano degli eventi che determinano, o sono determinati da ciò che accade nella situazione ambientale che comprende l’individuo stesso.” Nel caso del bambino piccolo esempi di esosistema potrebbero essere il posto di lavoro dei genitori, le loro amicizie, la classe frequentata dal fratello più grande, le attività del consiglio scolastico locale, il consiglio di quartiere. In questo contesto lo stress viene alimentato dalle caratteristiche dell'ambiente di vita: rurale/urbano, tipo di vicinato, affollamento, rumore ambientale, mancanza di alloggi; e dall'esistenza di supporti sociali: legami con amici/vicini, posizione sociale, supporti emotivi.

  4. Macrosistema: consiste delle congruenze di forma e di contenuto dei sistemi di livello più basso (micro- meso- ed esosistema) che si danno, o si potrebbero dare, a livello di subcultura o di cultura considerate come un tutto, nonché di ogni sistema di credenze o di ideologie che sottostanno a tali congruenze. In ogni società i vari ambiti sociali - scuole, negozi, luoghi di svago, ecc - funzionano secondo schemi simili ma possono differire in accordo ai sistemi di credenze dei vari gruppi sociali.
    In questo contesto lo stress viene alimentato dalle caratteristiche socioeconomiche e spirituali: istruzione, reddito, stato occupazionale, mobilità sociale; oppure da partecipazione religiosa, motivazione, razza, ecc.
Cosa si potrebbe fare per migliorare la salute pubblica di una società?
La ricerca medica ha dimostrato (vedi bibliografia McEwen 2006) che un cattivo adattamento a situazioni/ambienti stressanti ha serie conseguenze sulla salute degli individui. Se si implementassero programmi per coltivare la "resilienza" ne potrebbe risultare un miglioramento della salute pubblica. Cosa si potrebbe fare:

  • a livello individuale: iniziative che migliorino la qualità/quantità del sonno, il supporto sociale, il senso di scopo, l'autostima, una dieta sana, l'evitamento di sostanze dannose e lo svolgimento di attività fisica

  • a livello sociale: politiche che incentivino pratiche vantaggiose sul posto di lavoro, quartieri più puliti e più sicuri, e una maggiore motivazione verso l'istruzione superiore sono solo alcuni esempi di benefici che potrebbero migliorare la salute fisica e mentale della società. Un esempio che vede pratiche svantaggiose per i lavoratori è quello della liberalizzazione totale dell'apertura dei negozi (gli esercenti italiani, caso unico in Europa, in teoria possono tenere su le serrande 365 giorni l’anno, senza limiti - vedi bibliografia 2018)

Secondo i ricercatori Robert-Paul Juster, Bruce McEwen e Sonia Lupien (vedi bibliografia) negli approcci centrati sulla persona la riduzione del carico allostatico rappresenterebbe un allontanamento dalle panacee polifarmaceutiche che attualmente affliggono le strategie di trattamento biomedicale.
Riduzione della spesa sanitaria pubblica
sanità
Riduzioni della spesa sanitaria pubblica sarebbero possibili se si implementassero politiche per aumentare la resilienza e ridurre il carico allopatico individuali
Conclusioni (provvisorie): la salute e l'aspettativa di vita dipendono dallo stress cronico e dal carico allopatico che gravano sul singolo individuo
"Il genere umano non può sopportare troppa realtà". Questa semplice verità non è stata espressa da uno scienziato, ma da un poeta: Thomas Stearns Eliot. Nel 1977 il neuroscienziato Peter Sterling e il biologo Joseph Eyer misero in luce la correlazione tra mortalità e organizzazione sociale. Secondo Sterling ed Eyer l'organizzazione sociale capitalista moderna, attraverso il lavoro intensificato e conflittuale e la distruzione di forme cooperative e di sostegno della comunità sociale, provoca una forte mortalità in eccesso tra gli adulti nei paesi sviluppati. Essi svolsero ricerche volte a identificare la correlazione tra condizioni sociali destrutturanti (disoccupazione, migrazione, divorzio, ecc) e maggiori incidenze di accidenti cardiovascolari e fenomeni di ipertensione arteriosa. Poi iniziarono a cercare i mediatori biologici in grado di predire il rischio cardiovascolare correlato allo stress. Secondo loro lo sviluppo economico ha forgiato la personalità umana indirizzandola verso un modello dannoso per la salute. Esistono evidenze epidemiologiche della relazione tra stress e ipertensione, infatti nelle società urbane la pressione sanguigna media (la cosiddetta ipertensione essenziale) è molto più alta di quella delle società agricole. Comunque lo stress non colpisce tutti allo stesso modo ma dipende dalla personalità del soggetto. Negli USA, il 75 percento dei maschi adulti presenta una personalità di tipo A. Il comportamento di tipo A è contrassegnato da alcune caratteristiche patognomoniche: impazienza, fretta, stress, irritazione, rabbia. Infatti, lo stress cronico e le sue conseguenze sembrano essere la causa principale di mortalità nella società statunitense. Negli USA nonostante la diffusione ed espansione delle cure sanitarie, il tasso di mortalità degli uomini è aumentato nell'ultimo secolo (dal 1870 al 1975) soprattutto negli anni successivi alla grande depressione e agli inizi degli anni '90. Negli ultimi anni si sta facendo strada un modello transdisciplinare della salute umana che prende in considerazione vari aspetti: biologici, psicologici, sociali, comportamentali e spirituali i quali, sinergicamente, vanno a determinare la salute globale dell'individuo. Secondo i ricercatori Robert-Paul Juster, Bruce McEwen e Sonia Lupien i governi dovrebbero avviare politiche pubbliche per coltivare la "resilienza" negli individui, infatti la riduzione del carico allostatico che ne deriverebbe allontanerebbe dalle panacee polifarmaceutiche che attualmente affliggono le strategie biomedicali, portando a un miglioramento della salute pubblica e a minori spese sanitarie.
per scaricare le conclusioni (in pdf):
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Libri consigliati
a chi è interessato ad approfondire l'ecologia dello sviluppo umano
Spesa annua pro capite in Italia per gioco d'azzardo 1.583 euro, per l'acquisto di libri 58,8 euro (fonte: l'Espresso 5/2/17)

Pagina aggiornata il 25 novembre 2023

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Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 2.5 Generico
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